Sul
Brenta da S. Croce alla diga di Carturo
Visitiamo un'altra zona
interessante dei Brenta, caratterizzata da una ricca rete di canali e rogge.
Nei pressi del comune di Cittadella il fiume Brenta si allarga in un tratto di circa 20 chilometri relativamente pianeggiante, caratterizzato da un letto molto ampio, fatto di profonde buche e di lunghe piane. Grazie a una oculata gestione da parte della società locale "La Sorgente", questo fiume veneto ha qui mantenuto inalterata quella rilevante portata idrica che ne fa uno dei più importanti d'Italia. Il tratto che esaminiamo in questo itinerario è lungo circa 20 chilometri, parte a monte dal punto in cui il Brenta entra nella provincia di Padova e termina alla diga di Carturo. Più a valle ancora, il fiume assume le tipiche caratteristiche di pianura e subisce varie forme di canalizzazione che, pur con una buona consistenza di pesce, trasformano radicalmente le prerogative "naturali" di questo splendido corso d'acqua.
La gestione delle acque
Il tratto di Brenta
descritto in questo itinerario è gestito in concessione alla Società
Mandamentale Pescatori Sportivi
"La Sorgente". Ed è proprio
questa gestione, portata avanti con molta lungimiranza, che è la prima
"responsabili" dell'ottima consistenza ittica che rende celebri
queste acque. La Società non si limita,
infatti, alla burocratica formalità di distribuzione dei permessi, ma opera,
con grande oculatezza, a mantenere e incrementare (qualitativamente e
quantitativamente) il ricco patrimonio ittico del Brenta. I regolamenti e i ripopolamenti sono
improntati tutti a questo fine; così come la salvaguardia e l'incremento del
prezioso ceppo autoctono di marmorata.
Un po' di cifre
Ma forse, più che le parole,
valgono le cifre. A titolo
esemplificativo ne citiamo alcune relative al 1991. Alla voce ripopolamenti, effettuati non solo con il criterio
"pronta-pesca", troviamo 8.000 avannotti di marmorata, 240.000 di
fario, 3.000 kg di novellame e fario adulte e 8.500 kg di novellame e iridee adulte. E, più che altro a titolo sperimentale,
oltre 5.000 kg di temoli di 12/14 cm.
Sono cifre che parlano da sole.
Il loro riscontro immediato si può desumere dalle statistiche che la società La Sorgente, attraverso la
restituzione del tesserino, compila ogni anno.
Vediamo quelle del 1991 su una campionatura di 600 tesserini: 226 le
marinorate catturate, 174 gli ibridi, 42 i temoli, 11.366 le fario e 12.708 le
iridee; Il che significa una media di 40 capi a testa per stagione una cifra
che, considerando le limitazioni di tempo e di catture, nonché la diffusa
pratica del catch and release, è di
tutto ri petto ed è la fotografia di un fiume ricco e sano.
Le narmorate del Brenta
In questo tratto del fiume,
sia a monte verso Santa Croce Bigolina (con l'eccezione dei primi 20 metri dal
ponte citato in cui è stata istituita una zona di rifugio), sia a valle verso
San Giorgio, esistono ampie possibilità di pesca. L’ampiezza dell'alveo e la grande portata d'acqua rappresentano
la palestra ideale per molte tecniche di pesca, lasciando la scelta alle
preferenze personali, sempre tenendo conto, naturalmente, delle caratteristiche
del fiume. Gli amanti dello spinning
possono così avere grandi soddisfazioni con imitazioni dai 5 g in su. Buone possibilità per la pesca a mosca, che
trova in questi ampi spazi una palestra ideale; consigliabili, comunque, canne
"potenti" da 8 piedi e anche uno streamer
ben manovrato. La pesca a fondo e
al tocco con il verme è un classico e, specialmente con acque alte e velate, è
speso la più produttiva. Ma ciò che fa
di questo tratto di fiume un itinerario "speciale" è la presenza di
notevoli esemplari di trota marmorata o, come viene chiamata localmente, la
"brentarola". Le statistiche
di pesca hanno fatto registrare in questi ultimi anni la cattura di esemplari
di peso superiore ai 10 chilogrammi e il loro incontro, pur non essendo cosa di
tutti i giorni, rappresenta una possibilità frequente nelle buche più profonde
del fiume. Attenzione però ai regolamenti: la misura minima di tutte le
mormorate (anche quelle ibride) è fissata a 35 cm, pesci più piccoli vanno
reimmessi in acqua. Inoltre non si può
pescare più di un capo al giorno e non più di cinque per ogni stagione. Se la mannorata è il fiore all'occhiello del
Brenta, non trascurabile è però anche la buona consistenza di trote
"normali", iridee e fario, e di pochi, ma ben acclimatati temoli per
i quali il limite scende a due capi a stagione. Nel tratto più basso (Bacino Zanon e Terza Buca), a valle del
ponte ferroviario, accanto ai Salmonidi fanno la loro comparsa i ciprinidi, i
lucci e anguille di notevole taglia.
Permessi
e regolamenti
I permessi, stagionali o
giornalieri, ma sempre di prezzo molto contenuto. si possono ritirare presso
"La Sorgente" a Cittadella.
Consentono la pesca nel Brenta e nelle numerose rogge della Concessione
(roggia Uselino, roggia Ceresone, roggia Molina, roggia Ramon e fiume
Tergola). Nell'ambito di tutto il
tratto in concessione sono state istituite due zone particolari: la prima (da
20 m a monte del ponte sulla S.S. 53 e fino all'asse chiavica) è delimitata da
tabelle bianche con due fasce rosse; in essa si può pescare con sole esche
artificiali, senza ardiglione, con possibilità di slamare; misura minima per
salmonidi e timallidi: 35 cm. La
seconda zona particolare, contrassegnata da tabelle bianche con una sola fascia
rossa, permette la pesca a ogni socio una volta la settimana, usufruendo di un
solo permesso di mezza giornata. In
tutta la riserva si può pescare due giornate per ogni settimana o quattro mezze
giornate settimanali. Nel corso di
ciascuna uscita non si possono catturare più di tre capi per le uscite di mezza
giornata; cinque capi, invece, per le uscite di una giornata intera. t
consentita la cattura di un solo capo di marmorata (o ibrido) per ogni giornata
e non più di cinque esemplari l'anno.
Un solo temolo al giorno e non più di due capi l'anno-. Le misure minime sono stabilite in 35 cm per
la marmorata, 30 cm per il temolo e 20 cm per fario e iridea. La pesca alla trota marmorata chiude prima
delle altre specie e va fino all'ultimo giorno di luglio; la pesca al temolo,
invece, apre al primo di giugno. Non si
possono usare più di tre ami per moschera e camolera e anche quelli
esclusivamente a galla. Sono proibiti
il bigattino, il pesce vivo e le uova di pesce. Molta attenzione, infine, va messa nell'uso del blocchetto di
permessi che deve essere accompagnato dalla licenza di pesca e dal tesserino
gratuito regionale; occorre rispettare una serie di norme nella compilazione e
nell'aggiornamento a ogni cattura.
Obblighi dettati non tanto a scopi fiscali e di controllo, ma necessari
a fini statistici. Si potrà obiettare
il numero eccessivo di limitazioni che, per altro, stanno diventando comuni in
molti fiumi italiani. Nulla di più
errato, specialmente quando, a questi doveri comportamentali, corrisponde una
realtà di pesca ottimale come quella della "Sorgente" del
Brenta. Di fronte a questa
contropartita, ogni pescatore avveduto e senza "paraocchi" è ben
lieto di rispettare regole precise che fanno parte dell'etica sportiva. Anche quella non scritta.