Il Brenta a Bassano

 

Il tratto dei Brenta che attraversa la provincia di Vicenza è caratterizzato da un'ottima portata d'acqua; anche per questo è da considerarsi uno dei fiumi italiani più ricchi di salmonidi.

 

Il problema più grave che da almeno un decennio sta coinvolgendo un po' tutti i torrenti italiani è rappresentato sicuramente dalle captazioni idriche, che trasformano splendidi corsi d'acqua in piccoli rigagnoli. Vengono infatti effettuati massicci prelievi, a scopi industriali e agricoli, che impoveriscono molti fiumi, creando non pochi problemi anche allo svolgimento della pesca.  E’ facile quindi immaginare la forte impressione positiva che nasce dal vedere la straordinaria portata d'acqua del fiume Brenta, anche nel suo tratto vicentino. Il tutto in un bacino imbrifero imponente e vasto, incorniciato da maestosi contrafforti rocciosi. Insomma, il paragone con molti altri fiumi italiani è impietoso e a tutto vantaggio di questo bel corso d'acqua veneto.  Ma dal punto di vista della pesca le buone impressioni non si fermano qui: le caratteristiche uniche del Brenta sono, infatti, le necessarie premesse per poter annoverare questo fiume fra le più importanti e pescose acque da salmonidi dell'Italia settentrionale.  Questo itinerario fa preciso riferimento alla "Concessione Bacino Imbrifero Fiume Brenta", che gestisce la pesca in buona parte del tratto vicentino del fiume. Sono quasi quaranta chilometri di fiume (dai quali bisogna escludere un tratto libero di 4 chilometri) dalle acque ricchissime di fario, marmorate e temoli.  DifFicile indicare i punti migliori, perché sono veramente tanti: ci si limiterà dunque a descrivere le tre zone principali, che i locali chiamano zona "Pianura", zona "Carta Ittica" e zona "Artificiale".

Zona Pianura

Il nome di questo tratto non deve ingannare: si tratta di una "pianura" da trote e temoli dove, casualmente, ci sono anche grossi esemplari di carpe e cavedani che, però, non fanno testo.  La zona, partendo da valle, va dal confine con la provincia di Padova al Ponte della Vittoria a Bassano del Grappa.  Il Brenta in questo tratto è caratterizzato da un letto molto ampio, in cui a buche profonde 4-5 metri si alternano lunghissimi raschi. t la zona delle grosse marmorate che trovano in questo habitat condizioni ottimali di vita; proprio qui il Brenta ha regalato, nella metà degli anni Ottanta, un esemplare di marmorata di ben 22 kg!  La classica tecnica di pesca locale è quella con la piccola alborella viva, innescata a circa un metro da una spiralina di piombo e recuperata velocemente, come vuole una variante "vicentina" della pesca a striscio.  Ottime possibilità anche per la pesca al tocco con il verme, usando canne bolognesi teleregolabili di 5-6 metri; anche qui spiralina di piombo, inserita sulla lenza fra due girelle, mossa e recuperata con la tecnica "a rodolon", un modo di pescare nato proprio in queste acque.  Si lancia molto lungo, verso monte (lanci fino a 50 metri) e si lascia correre e rotolare sul fondo l'esca e la relativa piombatura, mantenendo il costante controllo della lenza.  In nessun altro fiume quest'azione di pesca, se ben eseguita, rende tanto.

Zona Carta Ittica

E’ il tratto di Brenta più lungo e pio bello.  Si estende dal Ponte della Vittoria di Bassano fino al confine con la Provincia di Trento.  E tutto gestito dalla Concessione, tranne i 4 chilometri che scorrono nel comune di San Marino, liberi alla pesca, in cui il fiume è completamente dissestato dai lavori della superstrada che corre sulla sponda sinistra.  Qui, quasi ogni domenica, si svolgono gare di pesca alla trota.  Tutto il restante tratto offre un posto più bello dell'altro; sempre fra ampie e profonde buche e lunghi raschi, solo saltuariamente interrotti da grossi massi a centro fiume.  Tra tutti segnaliamo, solo a titolo esemplificativo, tre punti dove sono state registrate le catture più interessanti.  Il primo posto è la grande buca a valle della Centrale Enel di San Nazario che, oltre alle grosse marmorate e a numerosissime fario, ospita anche qualche grossa carpa.  Sempre a proposito della centrale (in cui è stata, purtroppo, constatata la totale assenza di scale di monta) sembra vi sia stato un preciso accordo fra la Concessione e l'Enel secondo il quale l'Ente pubblico si impegna a mantenere il livello d'acqua a standard ottimali per la pesca.  Il secondo punto è la confluenza con l'Oliero, un immissario di destra del Brenta lungo poche centinaia di metri, ma che sprigiona una gran quantità d'acqua proveniente da una vasta e profondissima grotta.  Un ulteriore, importante contributo idrico al Brenta, già così ricco sotto questo punto di vista.  La buca che si fonna alla confluenza, profonda e molto vasta, merita sicuramente una sosta di pesca: è uno dei classici posti da marmorata.  Altro punto "buono" è la zona (molto più a nord) di Borgo Valsugana, in cui, oltre alle trote, sono presenti numerosi temoli. Si faccia però attenzione a una zona palinata in cui è vietato pescare sugli isolotti a centro fiume.  Oltre alle tecniche già descritte prima, la zona si presta molto alla pesca con la moschera a galla (sono permesse solo tre mosche, ma sono più che sufficienti).

Zona Artificiale

Nell'ambito della zona appena descritta è stato istituito un tratto in cui è consentita la pesca solo con esche artificiali (mosca e spinning) e che va dalla confluenza con il torrente Cismon al ponte di Enego-Primolano.  Una parte dell'acqua del Brenta viene "rubata", in questo tratto, da una rete di canali e restituita più a valle; i livelli della zona Artificiale risultano, quindi, più bassi del resto del fiume,,ma comunque costanti nella stagione. E una zona molto bella, ideale per mosca e spinning. Pescando con ami senza ardiglione, si possono poi rilasciare anche i pesci fuori misura senza arrecare loro il minimo danno.