Il regista presenta il nuovo film "Amnèsia". Nel
cast anche Sergio Rubini e Martina Stella.
Salvatores: ecco l’altro Mediterraneo
«Commedia su Ibiza con Abatantuono, ritratto amaro della civiltà
da discoteca»
COURMAYEUR
- Continua il viaggio di Gabriele Salvatores e i suoi allegri compagni
di scuola, col produttore Maurizio Totti preside e Diego Abatantuono e
Sergio Rubini capoclasse. Hanno scelto di presentare il loro misterioso,
nuovo film «Amnèsia», con l’accento alla spagnola, al
Festival in Noir, conclusosi col Leone nero a «The believer»,
storia di un naziskin ebreo e altri premi a «Gas attack», «The
experiment», Marcello Mazzarella per «Quello che cerchi».
Dice Salvatores: «La mia è una black comedy che racconta
in flashback, nel regno delle discoteche supermarket di Ibiza, storie incrociate
che il pubblico dovrà radunare, colmare, interpretare. Sono tre
famiglie bislacche, colpite dai conflitti generazionali coi figli (il più
psicosomaticamente colpito è Abatantuono), e che, nonostante una
valigia con 4 chili di droga che alla fine planerà disperdendosi
nel vento, riescono a rimettersi insieme. Un velo di amarezza malinconica
per raccontare la civiltà dell’apparenza che nasconde altri problemi:
è anche una metafora della società, un girotondo che mi ricorda
Schnitzler e Marivaux, su altri panorami».
Senza fare la voce grossa, con interesse sociologico. «Ibiza
ha dato il via negli anni alle nuove esperienze, i gay, la musica, droga
e sesso, libero o commercializzato, incrociando culture, costumi, lingue.
Tutti i personaggi, il regista porno in incognito con figlia da sballo,
il ragazzo che trova la coca, il capo della polizia con figlio trasgressivo,
si ispirano a vita vissuta. Storie che ho imparato a conoscere, pur odiando
dal profondo la civiltà della discoteca, ma ci sono anche i ragazzi
dai capelli viola che guardano un punto all’infinito del mare. Quando arrivai
a Ibiza tre anni fa, si stava celebrando un funerale che ho ricostruito
all’inizio di "Amnèsia", quello di Nestor, un argentino rivoluzionario
che, fuggito alla dittatura, si era arricchito con un ristorante, l’aveva
poi regalato a un amico che in cambio gli fece omaggio di una moto Norton,
simile a quella del Che, ma lo stesso giorno Nestor morì».
Siamo tornati sulle sponde del Mediterraneo, parola magica per il cinquantenne
regista Oscar. «Questi amici sono i ragazzi dell’isola greca e di
"Marrakech express" che si ritrovano con figli, acciacchi e cicatrici di
vita. Abbiamo passato, io con loro, quella linea d’ombra che cita Conrad,
oltre la quale si gioca in modo diverso, con un altro spirito, dopo le
esperienze di "Nirvana" e "Denti". Ma osservo tutto in modo distaccato,
gramsciano e ottimista, senza nostalgia». Ottimista, oggi? «Certo.
Il mondo migliora, la vita va comunque in positivo, anche se dobbiamo prima
toccare il fondo, ma i giovani sono la luce». La compagnia Salvatores,
con 11 miliardi usciti dai salvadanai di Totti e dei coproduttori spagnoli,
è stata ad Ibiza per tre mesi, sfidando maltempo e crisi internazionali:
«Amnèsia» esce a fine febbraio, festival possibile quello
di Cannes. «Abbiamo dato il primo ciak l’11 settembre - racconta
il regista - e dopo la tragedia abbiamo pensato che fare cinema non serviva
a nulla. Ma poi, ammutoliti, ci siamo rimboccati le maniche».
Nella classe mista, con Conti, Storti e colleghi inglesi e spagnoli
per un totale di 28 attori, ci sono nuove alunne, Martina Stella la miracolata
dell’«Ultimo bacio» e la bella Alessandra Martines in Lelouch,
felice di tornare italiana, che hanno amato il set, i personaggi, il regista,
i compagni. Intanto Gabriele, rimandato per ora il progetto troppo costoso
di «Cromosoma Calcutta», «in attesa che la tecnologia
digitale abbassi i costi», si prepara a dirigere il giallo «Io
non ho paura» di Niccolò Ammaniti, interpretato solo da bambini.
Lo attendono in Puglia, in primavera, fra il grano maturo.
Maurizio Porro
dal Corriere della Sera - 12 dicembre 2001
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