Italia Centrale

Parchi d'Abruzzo

 

 

Un itinerario nell’Italia Centrale al di fuori delle mete più battute dal turismo di massa, che tocchi però luoghi non per questo meno belli e ricchi di fascino rispetto alla sempre splendida Toscana.  E’ il primo obiettivo di questo viaggio che, partendo da Ravenna, va verso una regione ancora in parte selvaggia, l’Abruzzo.  Selvaggia perché le sue riserve naturali sono ancora intrise di quel mistero tipico dei luoghi in cui l’uomo ancora non è una presenza dominante.

Partiamo sotto un cielo plumbeo verso le 11 del mattino, orario consono a ciò che stiamo affrontando, una vacanza.

I primi 200Km scorrono veloci sulla superstrada E45 (che collega Ravenna a Roma e inevitabilmente scelta per raggiungere in tempi accettabili l’Umbria).   I colori del cielo, che spaziano in tutte le tonalità del grigio, ci danno una qualche preoccupazione nei pressi del valico del Verghereto, quando anche la temperatura si abbassa di colpo e la strada è costituita da ampi curvoni su lunghi viadotti, non certo tranquillizzanti in caso di fondo viscido. 

Per fortuna non piove e giungiamo, in tempo per un buon pranzetto, ad Assisi.  Inutile tentare di spiegare quanto fascino eserciti questo borgo medioevale, reso purtroppo ancora più famoso di quanto già potesse esserlo dal tremendo terremoto del 1997 che ha seriamente danneggiato la Basilica di S.Francesco, ora per fortuna pressoché completamente restaurata e già da diversi mesi riaperta al pubblico.   Assolutamente da non perdere all’interno la tomba del Santo, per la quale le parole non possono fornire un’idea di un sentimento che ciascuno di noi può sentire diversamente.   Di sicuro però non si rimane indifferenti a com’è stata costruita; sotto il pavimento della Basilica, al centro di una sala ottagonale, i cui quattro lati più piccoli accolgono i resti dei compagni più devoti a S.Francesco, svetta un abside di roccia sotto il quale riposa il Santo.

A chi arriva ad Assisi dalla superstrada, consigliamo di imboccare la prima uscita.  Avvicinandosi alla città si avrà così tutto il tempo di ammirare l’imponenza dell’edificio costituito dalla Basilica e dal Convento Francescano e di capire come questo formi l’ideale asse di partenza urbanistico del borgo medioevale.

Un violento scroscio di pioggia “benedice” la nostra partenza da Assisi.   Ci mettiamo ugualmente in viaggio seguendo la SS3 che si dimostra poco interessante, almeno fino a Spoleto, poiché troppo trafficata da camion e troppo dritta.      Poi la strada muta di fisionomia e le curve arrivano, soprattutto passata Terni, peccato che il traffico sia sempre piuttosto intenso.

A pomeriggio inoltrato arriviamo nel centro della nostra penisola.  Forse molti non sanno che Rieti è esattamente il centro dell’Italia.  Il punto esatto è ricordato dal monumento circolare che si trova in una piazzetta un po’ nascosta, ma poco distante dalla piazza principale.  A Rieti troviamo ospitalità all’Hotel Serena ad un prezzo pari a £. 120.000 per la camera doppia, colazione compresa.  Nonostante la gentilezza del personale l’Hotel non merita totalmente la spesa.  Ad ogni modo la motocicletta può riposare nel cortile in compagnia di due Ducati (una 916 ed una ST2) di turisti Tedeschi, il che ci garantisce che la nostra cavalcatura non sarà la prima ad essere rubata qualora durante la notte qualche malintenzionato….

Il giorno successivo ci aspetta la fase realmente appassionante di questa prima parte del viaggio, l’attraversamento del Parco Naturale del Gran Sasso d’Italia e del Parco Nazionale d’Abruzzo.

La statale che collega Rieti a L’Aquila si rivela molto piacevole da percorrere in moto, a tratti un bel misto veloce con un asfalto in discrete condizioni.  Una strada consigliabile quindi ai motociclisti che si trovino a passare da quelle parti.   La vera delizia viene però lasciando la statale prima di L’Aquila in direzione del Gran Sasso d’Italia.   La strada inizia velocemente a salire trasformandosi presto in un bel misto.   Da qui si può giungere a Prati di Tivo, ai piedi delle cime più alte di tutto l’Appennino (poco meno di 3000m).

In ogni caso è d’obbligo, per proseguire in direzione del Parco Nazionale d’Abruzzo, imboccare la strada che dopo il Passo delle Capannelle devia a destra verso l’abitato di Fonte Cerreto e quindi Campo Imperatore.   Vi troverete così catapultati in un ambiente davvero particolare, fatto di dolci pendii ed ampi prati ad oltre 1000m di quota. A contorno di una strada molto bella da percorrere in moto ci saranno cavalli allo stato brado, mucche e pecore al pascolo.   Unica avvertenza, attenzione ai “souvenir” che gli animali lasciano sull’asfalto, nonché alla possibilità che dietro una curva possa celarsi la sagoma di un bel toro in cerca di rosso (colore che nelle motociclette o nell’abbigliamento motociclistico non è difficile riscontrare).   Meglio allora lasciarsi alle spalle la guida troppo sportiva e ammirare lo splendido panorama al quale concorre la catena montuosa del Gran Sasso che vi accompagnerà per tutto questo tragitto correndo proprio alla vostra sinistra.

Circa 17km dopo la frazione di Fonte Cerreto (paese da cui parte la funivia che lo collega con il rifugio di Campo Imperatore), prendete la strada a sinistra che vi porterà esattamente alla della funivia.   Non abbiate timore nell’avventurarvi per una strada che le cartine meno dettagliate neppure riportano, l’asfalto è in ottime condizioni e la carreggiata è di normali dimensioni.   Dopo pochi chilometri vi si staglierà davanti la sagoma di nuda roccia del Corno Grande, la vetta più alta dell’Appennino.  Un lungo rettilineo vi darà modo di apprezzare la maestosità con cui questo sperone domina la vallata, quasi a volerla proteggere.

La strada è a fondo chiuso e termina proprio ai piedi dell’osservatorio meteorologico.  Lo stabile dove arriva la funivia che parte da Fonte Cerreto è adibito anche a Ristorante, ove si possono gustare le specialità locali e visitare, prima di arrivare alla sala ristorante vera e propria, il piccolo museo dedicato alla prima funivia ivi costruita.

Vista la tranquillità che il luogo suggerisce, non dispiace percorrere a ritroso questi pochi chilometri per ritrovarci all’incrocio ove si era precedentemente lasciata la via principale.   Svoltando a sinistra si proseguirà nel percorso lasciando a poco a poco la catena del Gran Sasso.

Attenzione, dopo qualche chilometro la carreggiata pare trasformarsi in un compatto sterrato.  Non è propriamente così, è che il fondo stradale diviene solo più irregolare e si dipinge di un colore rossastro che stupisce.   Con la dovuta prudenza si percorre anche questa breve distanza ed in men che non si dica si è già fuori dal parco naturale.

Successivamente, considerata   l’esiguità di indicazioni stradali, conviene proseguire per i borghi medioevali di Castel del Monte, Calascio e S.Pio delle Camere (Capestrano, che sarebbe comodo raggiungere, non è indicato e seguendo per Ofena si rischia di girare in tondo), raggiungendo così la SS17 che avevamo lasciato prima di L’Aquila e che lasceremo nuovamente 7km dopo Popoli in direzione di Avezzano.  Qui c’e’ anche la possibilità di scegliere: per i più pigri l’autostrada (uscire poi a Pescina), ma per i più arditi la SS5, un susseguirsi continuo di curve e controcurve, scollinando sul passo di Forca Caruso fino a quando, dopo circa 45km, occorre svoltare verso Pescina.   A questo punto si è già imboccata la strada che porterà proprio al centro del Parco Nazionale d’Abruzzo, ma ancora per circa 10-15km dopo Pescina occorrerà soffrire per un traffico troppo intenso.   E’ dopo Gioia dei Marsi che si capisce di essere entrati in un parco naturale e da qui in poi non c’è che da divertirsi in un misto stretto che si snoda come un serpentone in mezzo a pendii collinari fitti d’alberi fino al Passo del Diavolo.  Occorre prestare solo un minimo d’attenzione al fondo stradale che si presenta, a tratti, un po’ sporco.   Dopo il Passo del Diavolo le curve divengono più rare e, seguendo la vallata scavata dal fiume Sangro, ci si ritrova in un baleno a Pescasseroli, il più importante centro abitato del Parco, zona residenziale e turistica ben incastonata nel verde della natura circostante.

Da qui in poi sono i borghi medioevali che s’incontrano a rappresentare la maggiore attrattiva.   Opi, in cima ad uno sperone di roccia che lo rendeva inespugnabile dai vicini feudi e di seguito Villetta Barrea, Civitella Alfedena e Barrea, tutte prospicienti il lago di Barrea, da sempre fonte di sostentamento per questi centri abitati, prima per il pesce, oggi per il turismo.

Si è ormai ai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo e lo si capisce quanto s’incontra nuovamente la stessa statale più volte lasciata e ripresa, la 17, che verso sud porta ad Isernia.

Si spera che questo itinerario possa rappresentare una valida alternativa per il mototurista sempre in cerca di qualcosa di nuovo e di diverso dalle strade più battute, nonché un valido strumento di diversione per chi si trovasse a transitare nel Centro Italia.

Ne va trascurata la gastronomia: una nota particolare merita uno splendido ristorantino appena rinnovato che si trova a Castel di Sangro, la taverna “Il Boscaiolo”.   Vi abbiamo potuto gustare ottimi piatti tipici oltretutto a poco prezzo.  Proprio di fronte sorge l’Hotel Corradetti, in buona parte ristrutturato (sebbene da ultimare), ove abbiamo trovato una calda ospitalità per noi e per la moto (ricoverata nel garage dei proprietari) ad un prezzo totale di £. 120.000 per la camera doppia e la prima colazione.

 

Da: Italia Centrale -Parchi d'Abruzzo / di Roberto Romagnoli  -  giugno 2000