Il delta del Po

 

 

    Non starò a raccontarvi di luoghi dai panorami mozzafiato, o dai colori così intensi da confondere la vista, ma di zone che la natura ha segnato con profonde ferite, spazi che l’uomo ha potuto domare solo in tempi relativamente recenti con l’avvento delle grandi opere di bonifica.   In questi posti l’acqua la fa ancora da padrona.  L’itinerario che segue si può svolgere in una giornata partendo da Ravenna, totalizzando all’incirca 250 km.

Comacchio

    La prima tappa é Comacchio. Da molti detta “piccola Venezia”, è attraversata da canali sormontati da ponticelli (proprio come la “Serenissima”) che anticamente fungevano da vie di comunicazione fra tredici isolotti sui quali sorgeva il paese stesso.  Comacchio vanta diversi monumenti in buona parte rappresentati da chiese sorte in epoche differenti sotto il dominio ecclesiastico Ravennate ma l’opera simbolo della città è senza dubbio il ponte dei Trepponti.  E’ una massiccia costruzione con 5 scalinate, tre anteriori che terminano in una piazzetta e 2 posteriori.  Ha 5 archi a tutto sesto sotto i quali scorrono altrettanti canali.  Da non perdere, potendo, una visita in notturna, quando l’illuminazione rende la struttura molto suggestiva.

Vedute notturne del Ponte dei Trepponti

 

 Il comacchiese è rude, ma soprattutto diffidente.  E’ abituato a sopraffare l’altro, senza pentimenti, ma è disposto a slanci di generosità senza precedenti nei confronti di chi è amico.   E’ stato forgiato da secoli di lotta contro la natura e la fame, prima che la bonifica strappasse lembi di terra sempre più ampi da coltivare.  Oggi che il comacchiese è mediamente benestante, sente la necessità di ostentare, a confermare al mondo intero la posizione raggiunta. 

    Riprendendo la strada verso nord consiglio di percorrere la Via Acciaioli.  E' esattamente parallela alla SS Romea ma molto più interessante.  Corre sopraelevata e vi si trovano bei curvoni, oltre al più noto ritrovo locale per motociclisti nel parcheggio del lago di Lido delle Nazioni (si vede bene). 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'Abbazia di Pomposa

     

 

   La tappa successiva sarà l’Abbazia di Pomposa, la cui edificazione iniziò nel VII° sec. per mano dei Monaci Benedettini che nel tempo, fino al tardo medioevo, la ampliarono e trasformarono.   Come si avrà modo di consttare l’Abbazia è il monumento più visitato del litorale Ferrarese e conserva numerosi affreschi del XIV° secolo.

    Circa 12 km a nord di Pomposa sorge il Comune di Mesola con il suo Castello.  Costruito nel XVI° sec. per volere di Alfonso II d’Este che vi trovava riposo al ritorno dalle battute di caccia, fu l’ultima residenza della famiglia Estense. E’ una tipica struttura medioevale, con quattro torri poste secondo i punti cardinali, alla quale fanno da corona basse tettoie ove erano ricavati alloggi per il personale di corte, scuderie, cantine, magazzini ecc., locali attualmente adibiti a negozi, botteghe artigiane ed abitazioni.   Alfonso II amava recarsi a caccia nel “Gran Bosco della Mesola”, oggi occupante una superficie di oltre 1000 ettari (non pochi, ma niente in confronto al passato) ed attentamente preservato dalle autorità Statali, tanto che solo una parte è accessibile a piedi o in bicicletta (consigliabile il percorso in mountan bike).  Vi trovano dimora cervi, daini, lepri e fagiani ma sembra anche Tassi, Puzzole e Donnole, oltre a numerosissime specie di uccelli.

Ponte di chiatte sul Po

    Dal Bosco della Mesola si prosegue verso Goro, uno dei maggiori centri in Italia di allevamento e lavorazione della vongola che ci lasciamo alle spalle per giungere alle Bocche del Po di Goro dopo aver oltrepassato il primo ponte di chiatte, davvero suggestivo.  La strada qui segue l’argine che la separa dal mare aperto e dopo pochi chilometri, nella punta estrema della penisola, si trova l’imbarco per il battello che in pochi minuti porta sull’Isola dell’Amore, sulla quale sorge il faro di Goro.  Proseguiamo ed attraversiamo il secondo ponte di chiatte per poi iniziare a percorrere l’argine della Sacca degli Scardovari.  Sacca è il termine giusto per definire questa profonda e stondata insenatura, a metà fra un piccolo golfo (il suo perimetro misura una ventina di chilometri) ed una valle le cui acque hanno una profondità media di circa 1,5 metri.  La nostra attenzione è catturata dagli allevamenti di cozze, che a centinaia si mostrano a pelo d’acqua nello sgargiante arancione di un groviglio di reti sostenute da robusti pali di legno conficcati nel fondale.  

    Prima di tornare a casa può essere una buona idea fermarsi per una buona cenetta di pesce in uno dei ristorantini che si incontrano percorrendo la “sacca”.

   

   

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Allevamenti di cozze

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Surfisti

 

 

    di Roberto Romagnoli  -  ottobre 2001