Parte
prima
Dapprima
che il mondo venisse alla luce, tutto era oscurità.
In seguito una roca imprecazione e il suono ovattato di
uno ginocchio che si congiungeva, orgasmico, con lo spigolo
del tavolino di cristallo decretò il giungere salvifico
della luce. Era bastato premere un semplice interruttore.
Ci fu un lampo. Poi venne il suono... ma molto tempo dopo...
i primi furono i singhiozzi dei bambini avidi di marmellata
e i pianti degli infelici rimasti senza. Armando ruggì
di noia e la sua chitarra bestemmiò un assolo inciampando
sulla scala di Mi maggiore. Fu un inciampo felice e il
borbottio di pancia del basso elettrico di Renzo annunciò
la lieta novella.
Una banda di bastardi rumoreggiava in lingua volgare con
ritmi rock punk da svegliare i morti. Ed essi si svegliarono.
Vestiti di nero... infagottati di catene e orecchini...
si eccitavano per tre accordi anglosassoni e grattavano
via le parole torturando chitarre elettriche e batteria
di periferia... ormai pronte a tutto. Erano fratelli di
sangue. Erano truzzi. I morti ci hanno insegnato a vivere.
I morti ci hanno insegnato a suonare. I morti erano più
vivi dei vivi. Primavera del 1982... dalle ecatombe del
pensiero i Truzzi Broders mordevano la vita affamati di
suoni e parole.
il
seguito alla prossima bottiglia di vino...
Parte
seconda...
Quando
Marcello vide per la prima volta quei due pezzi di legno
credette di dover mangiare riso come un cinese... Renzo
paziente gli fece notare che "quella si chiama batteria"
e "queste si chiamano bacchette" poi come si
fa con i fuori di testa potenzialmente pericolosi gli
tolse di mano la bottiglia della birra... lo accompagnò
al seggiolino... lo fece sedere... gli mostrò prima
una e poi l'altra becchetta di legno... "una per
mano... mi raccomando" e gli consigliò di
andare a lezioni di batteria... se proprio ci teneva tanto...
considerato che alla prova come bassista aveva fatto decisamente
schifo.. il flauto traverso poi... soldi buttati via...
non era certo Jan Anderson e poteva metterselo nell'orifizio
posteriore... con rispetto parlando. Ha lezioni ci andò...
ben tre... giusto per capire che con il piede destro ci
pestava da folle sul pedale della cassa... con il sinistro
ci pestava da folle sul pedale del charleston e con le
due mani libere ci pestava da folle sui tamburi e sui
piatti... che cazzo ci vuole a fare un po' di rumore?
Se lo chiesero anche gli avventori del Pub Due Buoi Rossi
di Settimo Torinese al loro primo concerto... qualche
mese dopo... risero come matti... non tanto perché
erano dei cani a suonare... anche... ma cani intonati
e con un certo stile tutto naif... ma perché la
loro musica andava dove volevano loro... i testi ironici
e italianissimi raccontavano storie che potevano vivere
tranquillamente anche loro. Fu quella notte... ubriachi
fatti... fu quella notte che nacque il gruppo rock più
scalcinato della storia torinese... il più divertente...
il più politicizzato... fu in quella notte che
un gioco rimase un gioco... per moti anni a venire
Qualche mese dopo giunse Roberto... la voce... il frontman...
lo sciupafemmine per eccellenza e i Truzzibroders decollano.
Parte
terza...
Non
ricordo... non ricordo... dai nonno fai uno sforzo...
e tu piantala di rimboccargli la coperta sulle gambe e
copriti le tette... non vedi come sbava? Sbava perché
è vecchio... non è per le mie tette... su
quelle ci sbavi tu... ma te le scordi bellino! Dio se
puzza di cavolo e piscio sto' cesso di ricovero per vecchi...
va be' facciamo in fretta che c'ho voglia di farmi una
canna... allora signor Marcello... ci racconti di quando
suonava nei Truzzibroders... la vostra prima cassetta
audio... si ricorda che pezzi avevate messo?
"Non ricordo... non ricordo... certo che le tette
delle sua amica... ci vedo poco ormai... non è
che si avvicina un pochino... così forse mi ritorna
la memoria... memoria... memoria! Visto? Sbava per le
tue tette! E allora? Meglio lui che te! Shhh... fai silenzio
sembra che voglia dire qualcosa! A me pare che russa il
vecchiaccio! Te l'avevo detto di non dargli da bere...
se le scolata tutta la bottiglia di Barbera!
La luce filtra a tratti dal grande finestrone della salone
del ricovero... il vecchio sulla sedia a rotelle sembra
dormire... la pelle incartapecorita del viso si stira
in un sorriso... il ragazzo allunga la mano sui seni della
ragazza... più veloce di un Ming la mano di lei
si stampa sulla guancia del ragazzo che bestemmia in dialetto
piemontese. Lei si accende una sigaretta... si liscia
con la mano la cresta colorata che le orna il capo...
e bellissima pensa Marcello, nel suo finto dormiveglia,
mentre l'immagine di una giovane donna vestita di nero
con i lunghi capelli scuri sulle spalle risorge dai ricordi...
il fumo del locale... la cassa di birra posta dietro di
lui... Armando che termina l'assolo e il basso di Renzo
che martella l'aria come un cacciabombardiere... mentre
Roby sembra mangiarsi il microfono... Marcello non smette
di osservare quella ragazza... ne è già
innamorato... che si dimena pogando come una sciamana
in trance... l'urlo della folla lo riporta sul palco...
il pezzo è al suo epilogo... una rullata e la musica
finisce... applausi e fischi con i corpi dei pogatori
che continuano ancora a sbattere uno sull'altro... qualcuno
di loro si sdraia sul palco... sfatto e finito. Marcello
si distende verso la cassa a prendere una bottiglia di
birra... dopo il primo lungo sorso la porge a Renzo che
nel frattempo si è ripreso la sigaretta che aveva
incastrato tra una corda la paletta del basso. Si guardano
loro quattro... un cenno del capo di Renzo... quattro
colpi con le bacchette e il nuovo pezzo prende vita...
il fumo delle canne e l'odore pungente della colla sniffata...
gli occhi penetranti della ragazza dai capelli scuri...
Marcello non se li dimenticherà mai. La ritroverà
vent'anni più tardi.
|