Critica
Alfredo
Pasolino
PRINCIPATO TROSSO MICHELE
“SUGGESTIONI DI SPAZIO TEMPO
Recensione critica – Principato è uno di quegli artisti che, collocandosi sempre e comunque alle “frontiere” di qualcosa di certo già nel titolo, sfugge alla comprensione e non lascia mai che le parole cessino di significare qualcosa di loro.
Il suo, in fondo è un itinerario senza meta, perché sua è la perenne determinazione, giammai appagata, di spingersi oltre la realizzazione, nel momento stesso in cui si compie. Dall’altra parte l’arte di Principato si conosce assimilandone della propria interiorità. Se si riesce avvertire il tumulto dell’anima di questo pittore, il passo verso la comprensione dei suoi “stati di grazia” diventa breve, e si compie con partecipato godimento.
Indipendentemente dalla grande carica espressiva che egli libera, è d’obbligo evidenziare la varietà dell’estro creativo con cui riesce ad imprimere, sull’immaginario, la fecondità della produzione pittorica. Le immagini nascono dalla memoria, si trasfigurano in visioni sulla pellicola interiore del subconscio, specchio riverberante le estreme interiorità umane.
Michele Principato realizza le sue opere al limite della surrealità comunicativa, l’essenza della vita. E per questo artista sicano, è il tentativo di catturare le emozioni ed i sogni, per poi agganciare le sensazioni, e “trasformarli” sulle tele, in quei cupi travolgenti vortici di astrattismo post-espressionista, dal forte e violento cromatismo. Per poi, allargare ad altre allusioni figurative di una selva, microcosmi di rappresentazioni vasali, di cui il colore, sopra a tutto, è la parola, il tessuto parenchimale costitutivo della sua arte, la metafora germinante quale elemento costante di tutte le opere. Dove sembra ricomporsi tutto il fluire caotico della materia, unica morfologica salda in mezzo a fluttuazioni informi di colore, di plasticismi, una sorta di richiamo ad atmosfere sospese tra surrealità e metafisiche visioni oniriche.
La sua pittura ha un fascino sorprendente. Egli ama il paesaggio introspettivo umano, fatto essenzialmente di colori, di timbri, e della notte-zen. E le archetipe suggestioni dei ricordi e delle memorie primitivistiche, le atmosfere coloriste tempestose, le suggestioni dei bagliori rossicci, i blu-notte ed azzurri del suo pensiero idealista, che animano, in piccoli agglomerati di una straordinaria carica di energia, invitante a partecipare al mistero della vita. E a dividere con l’artista le forti emozioni, mentre tutto è spento, tutto è fermo nel mistero della notte visionaria.
L’alone di indefinito, di mistero che toglie ogni funzione descrittiva, o ogni valore alle forme, non è che una semplice suggestione intensa e provocatoria. Un’atmosfera selenica silenziosa e indifferente, anima ogni scelta di un tema: pochi elementi, pochi colori, ma ricchi di gestualità. Michele riesce a trasfigurare colori e luci, così strani in apparenza, mai banali, allusivi di eventi soprannaturali, paesaggi di fantascienza o figurazione inconsce.
Senza dubbio l’artista è dotato di una grande e profonda sensibilità verso l’umanità, il mito, l’autointerrogazione, e verso la vita.
Dentro se stesso e sulla tela, fa rivivere la sua percezione della realtà. Egli sente profondamente, e la vive intensamente, gli è compartecipe della natura dell’universo interiore, con grande pathos, fino quasi a smarrirsi dentro, a dilatare e sfumare il senso delle cose nel simbolo della metafora.
Biograficamente interprete, con la sua interiorità, di fronte al mistero sconfinato dell’ermetismo della scoperta interiore, del cosmo individuale, delle dicotomie che evidenziano ogni identità duale, ed ogni molteplicità formale, con le loro componenti oggettive di incanti sempre nuovi.
E la necessità di ridurre tutto ciò a immagini di sintetismo autonomo, a un raccordo tra rigore e sintetismo formale che si fa evento di una metamorfosi interiorizza della dimensione spazio-temporale.
Così pensando, per Principato è come osservare il mondo, le sue differenti proposizioni, rimanendo appostato nel sogno, e sfiorare, per quanto è concesso alla dimensione umana, il senso dell’indefinito, allo svolgimento della vita. Come una specialista della vertigine, fino a rimanerne stordito.
Ecco rappresentazioni che denotano come i fondamenti della tradizione siano affinati con il lungo esercizio. Le immagini sono per lo più trascrizioni, nello spazio della suggestione, di visioni dove predomina l’elemento naturale, resoconti di momenti che si alternano a inquadrature che la mente ha metabolizzato in termini poetici. A intendere le cose in una affiorante levità iconica
ALFREDO PASOLINI
Storico e critico d’arte internazionale