PICCOLE STORIE - DIARI MINIMI

  Narrativa contemporanea nel segno del Bersagliere

Eugenio Corti

da "Il Cavallo Rosso"   

http://www.kattoliko.it/corti/Vita_02.htm 

Corti sembra mimetizzarsi dietro il personaggio di Michele Tintori, oriundo di Nova Milanese, il quale s'iscrisse all'università Cattolica del Sacro Cuore pochi mesi prima dell'entrata in guerra italiana: e nell'ambiente universitario a lui inusuale, incontrava il rettore padre Gemelli, una giovane Nilde Jotti ancora fervente dell'Azione Cattolica, padre Bertrando intento a elogiare il fascismo (pseudonimo di padre Davide Turoldo), Baget Bozzo e altri. Michele poi partirà per il fronte russo, come Ambrogio e Stefano. Particolarmente riuscita è la figura di Stefano Giovenzana, giovane contadino della Nomanella al quale la cartolina del precetto militare chiama alle armi nel 3° reggimento Bersaglieri. Stefano attraversa la narrazione nel solo primo segmento, simile a una meteora nel cielo stellato. Per lui, l'autore si produce in una delle sue pagine più commoventi, all'interno della lunga e circostanziata descrizione dei giorni fatidici del 19 e 20 dicembre 1942, nella pianura tra Mescoff e Calmicov. La descrizione che Corti fa della fine di questo bersagliere tocca persino gli animi insensibili, e segue i moti dell'animo dal ferimento alla paura al dolore sino alle soglie misteriose della morte. Andrea Sciffo

"Sforzandosi di reprimere la propria orribile agitazione, Stefano si protese sul terrapieno per prendere di mira qualcuna di quelle invisibili ombre che avevano ucciso il suo compagno di squadra. Ma non poté sparare: un urto, come un pugno in pieno petto, gli tolse ogni possibilità d'agire ancora… s'afflosciò con lentezza al terrapieno. M'hanno colpito al cuore pensò. Tutt'intorno il combattimento che l'aveva impegnato fino allora continuava, ma egli ormai non ci aveva più a che fare: altre cose, diverse e accavallantisi, estenuavano i suoi ultimi istanti… Soprattutto il dolore… questo insopportabile dolore al petto: Ahi…ahi… Giovannino faccia-infarinata si voltò verso di lui… egli tuttavia non apriva gli occhi. Li aveva fissi su sua madre, seduta lì, nella cucina di casa, al solito posto: la mamma sulla sedia lo guardava, lo guardava, con occhi spalancati. Stefano l'invitava: Parlate, dai, dite qualche cosa voi, che io, con questa fitta al cuore, non posso parlare… e non c'è più tempo, mamma, non c'è più tempo. La figura della madre fluttuava, fino a divenire indistinta, si dissipava: Mamma! Mamma! urlò Stefano. Anche questo pensò Faccia - infarinata: anche lui! All'ultimo momento chiamano tutti la mamma!" (…)
La sua anima abbandonò il corpo. Come quando bambino, nel cortile della Nomanella, poggiati per gioco le mani e ventre su una stanga del carro Stefano spingeva le gambe in alto e la testa in giù per vedere il mondo capovolto, così ora intorno a lui si produsse un grande capovolgimento.
Nello stesso istante a Nomana - a tremila chilometri di distanza - un ticchettio su un vetro della camera da letto destò mamma Lucìa, che lanciò un grido: 

- Stefano è morto! Oh, povera me, povera me, povera me.
Si svegliò di soprassalto Ferrante: 

- Come? Cosa… cosa dici?
- Il nostro Stefano è morto, è morto.
- Calmati Lucia. 

Ferrante allungò un braccio, cercò la peretta della luce, ne premette il pulsante..... (pp. 322-323)

Un altra pagina di Corti http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri42.htm

Eugenio Corti nasce a Besana in Brianza il 21 gennaio 1921, primo di dieci figli. Il padre Mario è un industriale del tessile che si è comprato la fabbrica da operaio. Frequenta il collegio San Carlo di Milano (ginnasio e liceo classico): nonostante i genitori avessero stabilito per lui studi di ragioneria (per lavorare nella ditta familiare). La guerra interrompe anche per lui la scuola. Agli inizi di febbraio 1941, Corti si presenta alla caserma del 21° Reggimento Artiglieria Divisionale a Piacenza per un primo addestramento di sei mesi. Seguiranno altri sei mesi alla Scuola allievi ufficiali di Moncalieri, dove diventa sottotenente. Nel frattempo inoltra la richiesta di essere destinato al fronte russo, così motivata: "Avevo chiesto di essere destinato a quel fronte per farmi un'idea di prima mano dei risultati del gigantesco tentativo di costruire un mondo nuovo, completamente svincolato da Dio, anzi, contro Dio, operato dai comunisti.". Corti arriva in Russia con l’Armir in tempo per essere protagonista della disfatta del dicembre ’42. Questi 28 giorni sono i più drammatici della vita di Corti, narrati ne “I più non ritornano”: solo la sera del 16 gennaio riesce ad uscire dall'accerchiamento russo con pochi altri superstiti. Viene ricoverato prima a Leopoli, base italiana di transito, poi a Merano. L’armistizio lo coglie nel Lazio da dove riesce ad aggregarsi dopo una lunga marcia ai reparti del nuovo esercito “Gli ultimi soldati del Re”. Nel dopoguerra si laurea in legge e pubblica il primo libro sulla Russia. L’impegno del lavoro in azienda non gli impedisce di scrivere e da alla luce “Processo e morte di Stalin, scritto tra il 1960 e il 1961, sulla tragedia russa. I tempi non sono propizi per attacchi riservati solo alle caste di partito e Corti viene emarginato dal mondo della cultura. Agli inizi degli anni '70, Corti matura la decisione di dedicarsi completamente alla scrittura: la mastodontica opera cui sta per mettere mano, Il cavallo rosso, non consente nessun'altra occupazione. Gli undici anni di studio ed elaborazione dell'opera, infatti, assorbono completamente l'artista: leggendo il libro risulta evidente l'enorme sforzo storico e documentario compiuto dall'autore per offrire un romanzo che presenti una assoluta fedeltà agli avvenimenti. Nel 1983 il testo de Il Cavallo Rosso raggiunge la forma definitiva. Sorgono tuttavia problemi di pubblicazione, di natura politica ed economica (il manoscritto supera le 1500 pagine). Corti pertanto si rivolge a Cesare Cavalleri, direttore delle Ed. Ares. Il romanzo riscuote un grande successo in Italia (finora sono state già pubblicate 19 edizioni) e all'estero, con traduzioni in spagnolo, francese, inglese, lituano, rumeno e russo. sunto da http://www.kattoliko.it/Corti/Art_28.htm
 

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