Questo libro è il risultato di un lavoro fatto con allieve della 2° B Igea dell’ITCG Baggi. Lo scorso anno scolastico (quale ndr.?) ho chiesto alle ragazze di farsi raccontare una storia che riguardasse una persona anziana, preferibilmente nonno e nonna, della loro famiglia. Sono così comparse sulla scena di un vero palcoscenico, allestito per l’occasione nell’Aula Magna (!!!), adolescenti che si sono messe letteralmente nei panni delle loro nonne o che hanno narrato, portando anche oggetti e fotografie, vicende che chi aveva raccontato non voleva dimenticare. Le cose, sono poi andate per le lunghe, il che è del tutto normale, come sa bene chi lavora con gli studenti proponendo un’attività creativa che non entra nel conto dei voti e dei giudizi finali (ndr:!!! Le cose fatte per piacere risultano sempre migliori di quelle obbligate). Insomma, con un bel debito formativo, ci siamo ritrovate quest’anno a concludere il lavoro……Certo, se in questa breve presentazione facessi la professoressa, lo saprei, ma qui io parlo come una persona che si è sorpresa, commossa, ascoltando e poi leggendo le vicende che potevano sparire, come le persone che le hanno vissute… Allora ho sentito che vale sempre la pena ricordarsi del compito prezioso che è affidato alla letteratura:…. NDR: Tra le tante cose che compero e che purtroppo spesso non leggo o non finisco di leggere c’è un libricino edito in data indefinibile (non è rilevabile dal testo) e finito con altri nel dimenticatoio. In un ritaglio di tempo, o per meglio dire in una ventata di riorganizzazione e pulizia, l'ho ripescato perché una cosa su tutte mi aveva incuriosito: La foto di copertina stampata al rovescio !?. Non è il primo caso e forse non sarà neanche l’ultimo. Poco tempo fa in una autorevole serie storica biografica su grandi personaggi, uscita in edicola, l'immagine di copertina (un generale tedesco) non corrispondeva all’interessato trattato. Altri casi, spazio permettendo, ve li racconterò sempre nell’ottica “ad ognuno il suo mestiere” o “chi sa fa e chi non sa insegna e fa il giornalista”. Riporto in maniera integrale un brano del libricino con in calce alcuni appunti esplicativi. Se su alcuni racconti è possibile dare un giudizio memorialistico, ancorché letterario negativo, su altri è meglio stendere un pietoso velo di silenzio.
(Nel Maghreb oltre ai marocchini, c'erano
anche gli ebrei, coloro che facevano la spia o lavoravano per i francesi
organizzando attacchi terroristici, come sta accadendo da tempo nel povero
territorio della Palestina). si legge in una pagina. Comportamento razzista e incitamento
alla discriminazione ? legge 205/93 Mancino
Colpa del ragazzo ?, dell'insegnante ?, dei genitori ???. E' il solito
scaricabarile. Sull'argomento vedi
http://www.relint.org/paesi/storia-marocco.htm IL RACCONTO Ciao, io sono Enzo, e la storia
che vi sto per raccontare è il mio ritorno a casa. All’età di 19 anni circa fui
obbligato dai tedeschi ad addestrarmi da bersagliere alla caserma Montegrappa a
Torino. Il 28 aprile del 1944 io e Ugo, Giovanni, Giuseppe, Bruno, Aldo,
Armando, sei miei compagni che pensavano, come me, di non voler fare la guerra,
scappammo dalla caserma perché, se fossimo rimasti, saremmo stati portati in
Germania ad addestrarci con gli alleati tedeschi. –Scusi, signora, ci può offrire un pezzo di pane e un bicchier d’acqua ? sono giorni che non beviamo !-. La signora, che si chiamava Adele, rispose –Certo, vi do subito un bicchier d’acqua e un bel pezzo di pane-. Poi aggiunse:-Scusate, ma perché non lasciate qui anche le uniformi ? In questo modo i tedeschi faranno più fatica a riconoscervi-. Noi rispondemmo- Grazie Mille, le saremo riconoscenti per quello che ha fatto per noi-:
-Di niente, è stato un piacere aiutarvi-, concluse Adele.
Il
viaggio di Giovanni e Bruno è stato molto diverso dal mio. –Andiamo in stazione
a prendere il treno ? Arriveremo a casa prima, in questo modo!- disse il primo
all’altro. Bruno rispose – Va bene, così per stasera saremo a casa !- Andarono
in stazione e li incontrarono due tedeschi della Repubblica di Salò che gli
dissero:-Ehi Voi, dove state andando ?-. Noi .. e .. in nessun posto-
balbettarono i due. I soldati gli dissero:- E allora cosa fate qui ?-. -Siamo
venuti a fare un giro, ma vi assicuro che non avevamo intenzione di partire-,
rispose Giovanni a cui non riuscì però di essere abbastanza disinvolto. Il
soldato, in tedesco, ordinò al suo collega di arrestarli. Essi furono catturati,
interrogati e poi di nuovo portati alla Caserma Montegrappa dove ripresero ad
addestrarsi. - Ditemi! Avete bisogno, posso esservi d’aiuto?-. Armando le disse:-Scusi, ci può dare qualcosa da mangiare e da bere? Per favore, siamo affamati e assetati !-. Con piacere, aspettatemi qui un attimo!- rispose la donna.
Intanto, la signora entrò in casa
e andò a chiamare i tedeschi. Dopo alcuni minuti Giuseppe, Armando e Ugo videro
arrivare da lontano tre cavalli e dissero:-Scappiamo, i tedeschi….- la signora,
intanto, sulla soglia della porta scoppiò a ridere.
I tedeschi li portarono in
caserma. Dopo alcuni giorni Giuseppe, Armando, Ugo, Giovanni e Bruno furono
messi su un treno che li avrebbe portati in Germania nei campi di addestramento.
Dal treno Giuseppe, Armando e Ugo videro la signora che li aveva imbrogliati e
gridarono: - Ce la pagherai!-. In quel momento i soldati fecero fermare il treno
in partenza, vi salirono sopra e iniziarono a picchiare i miei amici, poi fecero
riprendere al treno la sua corsa. -Ho un’idea! Perché non scappiamo dai tedeschi e ci alleiamo con i partigiani ?-.
-Buona idea!- risposero gli altri in coro. Così scapparono, si unirono ai
partigiani e combatterono al loro fianco fino al giorno in cui l’Italia fu
liberata dal nazi-fascismo.
Note sulla
fotografia: La foto in alto (copertina) che si
riferisce al racconto (pensiamo) è una tipica foto da studio fotografico, stampata
probabilmente oggi rovesciata (si vede
oltre che dal cappello portato sulla sinistra dalla abbottonatura). Il
bersagliere tiene in mano guanti bianchi da fanteria (i bersaglieri li portano
neri), sicuramente prestati sul momento da un altro ignorante, il fotografo !!. Le mostrine al collo
indicano un militare di leva in periodo antecedente l’8 settembre 1943 (ma
nel diario non si fa alcun cenno a questo) e quindi di età superiore ai ventuno
anni alla data del racconto !!!. |