PICCOLE STORIE - DIARI MINIMI
Base di Katlanovo (Skopje) - "Buongiorno
amore mio" |
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Questo articolo e' apparso sul "Corriere della
Sera" segnalato da
http://www.caffeeuropa.it/attualita/32nicastro.html
Base di Katlanovo (Skopje) - "Buongiorno amore mio",
scrive appena sveglio sulla ‘messaggeria’ del telefonino il caporale maggiore
Turdo alla fidanzata Giuseppina. E la sera l'ultima cosa che fa, già nel sacco a
pelo, è battere lettera per lettera sulla tastiera del cellulare: "Buona notte e
sogni d'oro". In fondo, era prevedibile. Una generazione cresciuta a spot e
videoclip non aspetta 15 giorni che una busta passi dalle tende mimetizzate dei
bersaglieri in Macedonia all'Italia. O viceversa. E' una generazione che ha fame
di ‘tempo reale’. Che non rinuncia al ‘bello della diretta’. E sfrutta la
tecnologia. Per le armi come per i sentimenti.
Una rivoluzione: non c'è soldato italiano che non abbia nella tasca interna
della mimetica il suo portatile perennemente acceso. Nonni e bisnonni di questi
bersaglieri scrivevano alle future nonne e bisnonne dalle trincee al lume di
candela. Passioni e sospiri rimanevano impressi sulla carta e le lettere
dovevano fare il lungo e avventuroso viaggio per passare dal ‘teatro delle
operazioni’ alle mani dell'amata. O della mamma. Oggi sembra inconcepibile. "Per
mandare gli auguri di Pasqua ho dovuto spedirli il 17 marzo e la lettera è
arrivata il 2 aprile: più di due settimane. Quello che avevo scritto era già
tutto superato, vecchio" spiega il caporale Castrense. In estinzione lettere e
francobolli, in attesa che l'e-mail su Internet diventi realtà anche in tende e
camerate, il cellulare è la cosa più comoda. Con il telefonino si parla (a caro
prezzo), e con il telefonino si scrive (risparmiando).
Un messaggio inviato tramite etere dalla Macedonia all'Italia costa 300 lire
contro le oltre mille lire al minuto di una telefonata: i testi possono avere al
massimo 80/170 caratteri a seconda dei modelli. Una sorta di telegramma
portatile, a ben vedere. Pochi secondi e la destinataria sente un trillo che
l'avvisa della comunicazione. Si ha la sensazione di essere assieme, non si
perde il contatto. Unico rammarico (ma anche questo molto ‘contemporaneo’) è che
sono comunicazioni ‘usa e getta’.
Se un rinato Ungaretti scrivesse che nel campo dei bersaglieri a Skopje ‘si sta
come d'autunno sugli alberi le foglie’, la sua poesia andrebbe distrutta.
Bisogna confidare nella pazienza delle ragazze. Se e quando trascrivono. L'ha
fatto la ‘Bimba più bella del mondo’ quando il suo ‘Cucciolo’ le ha scritto ‘a
puntate’ una poesia d'amore, recuperata sempre tramite telefonino per il
giornalista curioso: "Ma che cos'hai di più/ di tutte le altre tu/ Sarà il tuo
viso dolce/ o le tue mani bianche/ creatura divina/ immagine unica/ di rara
bellezza/ così semplicemente donna/ così teneramente bimba/ Sono sicuro che non
arriverà/ il giorno che ti perderò/ e spero invece arrivi al più presto/ il
giorno in cui ti sposerò". Nostalgia e sentimenti non badano al futuro della
letteratura epistolare. Forse da queste tende non nascerà un capolavoro, ma i
soldati italiani di ritorno dall'addestramento corrono a pescare dallo zaino il
telefonino, lo accendono e leggono e rileggono nel minuscolo schermo le poche
parole arrivate. "Sto bene, ti amo. Mi manchi da morire. Tua ...". "Oggi che
fai? sei giù di morale?". "Sono triste orsacchiotto, questa è la seconda Pasqua
che passiamo separati". "Ciao Beppe, non vedo l'ora che scendi in licenza, di
abbracciarti perché mi manchi tantissimo".
E loro, i bersaglieri, rispondono. "Ciao amore, sono Beppe, ti amo e sei la mia
vita". "Oggi ancora esercitazione, stanco morto". "Mamma e papà, non
preoccupatevi, sto bene. Mi mancate. Un abbraccio forte". Oppure: "Amore,
chiamami stasera alle 9".
Con i messaggi scritti si fissano gli appuntamenti per le telefonate successive.
"Cara, oggi smonto alle 6. Ti aspetto". E sono le conversazioni a mangiarsi una
buona fetta di stipendio. In due mesi di missione in Macedonia i bersaglieri
dell'8° Reggimento della Brigata Garibaldi hanno speso da un minimo di mezzo
milione al milione e 700 mila di un caporal maggiore che pioggia o freddo passa
le serate fuori dalla tenda a parlare con la ragazza. "Il governo italiano
potrebbe pensare a delle agevolazioni", azzarda uno. Altro problema dei
portatili è che si scaricano. Senza il caporale maggiore Gaetano Lavino,
l'"angelo delle batterie", rimarrebbero muti in un paio di giorni. Invece Lavino
setaccia gli accampamenti, ritira le pile esaurite e consegna quelle ricaricate.
Una camerata della base di Petrovac è costantemente occupata da centinaia di
caricabatterie in azione. Un lavoraccio, ma tutti gli sono riconoscenti. E il
morale, dicono i superiori, rimane alto.
Qualcuno che scrive lettere vere e proprie, con carta e penna, ancora c'è. La
ragazza di un bersagliere a cui sono arrivate in due mesi quindici lettere,
tutte conservate nello zaino, all'asciutto. O la sorellina di 7 anni di Mendoza:
"Ciao sono Annalisa, ti voglio bene. Sto studiando come mi dici tu. Il gatto sta
sempre bene e ti saluta", con sotto il disegno del micione di casa. O anche il
caporal maggiore Andrea che scrive a Elisa: "Ciao amore, qui le cose per ora
sono tranquille. Credimi, ti capisco quando mi dici di tornare. Lo so che per te
è più dura aspettare quel giorno che finalmente mi stringerai tra le braccia.
Non credere che io non senta la tua mancanza, è solo che sono tanto impegnato
sul lavoro... L'altro giorno sono stato al campo profughi, per la distribuzione
del pranzo. Sono stato molto male, ho visto una coda interminabile di bambini
soli... E' una catastrofe senza fine! Amore mio, mi sono commosso pensando che
al posto loro avremmo potuto esserci noi... C'erano delle ragazze bellissime
proprio come te che magari sognavano serate fantastiche con i propri fidanzati,
ora invece hanno gli sguardi persi, il sorriso spento... Tesoro mio, ti prometto
che tornerò per riempirti di tutti quei baci e di tutte quelle coccole che ti ho
fatto mancare... Ti amo, a presto". Giuseppe Curò, bersagliere di Messina, è tra
i fedelissimi del telefonino. Di scrivere non ha alcuna intenzione e per essere
sicuro a Natale ha regalato il portatile alla fidanzata. "L'altra sera stavo
giocando a scopone in tenda - racconta - quando Domenica mi ha chiamato da un
pub dove era con la nostra compagnia. E' stato bello perché mi è sembrato di
stare un po' con loro a divertirmi. Geloso? Io non le impongo di stare a casa,
ha 21 anni come me e deve divertirsi. E' Domenica che rinuncia, non le sembra
giusto, dice. Gli amici sono andati a ballare mentre lei è tornata a dormire.
Anche Domenica in fondo è in missione".
Le regole - Portatile spento di guardia o in pattuglia
L'ordine stampato su tutti i muri dell'Italia fascista era: "Taci il
nemico ti ascolta". Ma come avrebbe fatto Mussolini davanti a un esercito con
tanti telefonini? Ai suoi tempi le lettere dal fronte arrivavano a
destinazione tagliuzzate dalla censura: le informazioni militari semplicemente
non ‘dovevano’ passare oltre le retrovie. Era in gioco la sicurezza delle
operazioni e soprattutto il ‘morale del fronte interno’. In questa guerra di
fine millennio, almeno tra le truppe dell'Alleanza atlantica, tutto è cambiato.
‘Colpa’ di un ‘teatro di operazioni’ (l'Europa) dove le retit elefoniche sono
capillari e soprattutto "colpa" dei cellulari. "Alla 11a compagnia Demoni, 4°
plotone, 18° Reggimento - assicura il bersagliere Giovanni Munno - il capitano
Piccirillo ci lascia tenere il cellulare acceso quasi sempre. Lo dobbiamo
spegnere quando siamo in pattuglia o di guardia. Allora lo diamo a un collega
che magari resta nel blindato o al campo". In tutta la Brigata Garibaldi le
regole sono queste. Ma se un bersagliere inviasse sul portatile della fidanzata
un messaggio del tipo "Cara, domani non chiamarmi, devo andare a occupare
Belgrado", sarebbe militarmente parlando una tragedia.
"Siamo professionisti - spiega Vincenzo Lauro, portavoce della Brigata - e
sappiamo valutare che cosa possiamo e che cosa non possiamo dire a casa".
Autocensura, dunque. Ma è sufficiente? "Ognuno di noi è comunque in possesso di
informazioni relative al suo livello" rassicura il capitano Lauro. Con l'enorme
trasparenza con cui agisce la Nato, una fuga di notizie persino da parte di un
tenente colonnello operativo non sarebbe un grande rischio.
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