Bersaglieri Archeologi

Parlando di Rodi (Isola greca del'Egeo), la prima cosa che viene in mente a noi, comuni mortali, è il  mitico Colosso (è effettivamente esistito anche se in forma diversa da quanto immaginato), considerato nell’antichità una delle sette meraviglie del mondo. Le altre sono il faro di Alessandria, i giardini pensili di Babilonia, Il mausoleo di Alicarnasso, Piramide di Cheope, la statua di Zeus e il tempio di Artemide. Subito dopo la seconda cosa che ci ricorda Rodi é un possibile luogo di villeggiatura e turismo dei molti che vanno di moda ora nel mediterraneo. Ma la parola "mortali" qui non è mai stata di casa. In queste isole vissero DEI IMMORTALI che hanno popolato la mitologia greca e poi romana e che hanno ispirato una produzione artistica insuperata da secoli. Qui è passata tutta la storia antica e tanta della nostra cultura occidentale. Tutto ebbe inizio nel 1600 a.c.(avanti cristo), 3.600 anni fa ca., quando alcune popolazioni migrarono da Creta, mescolandosi a nativi orientali già presenti. Era nata la culla della civiltà Minoica: più semplicemente quella che ha in Minosse e nel feroce Minotauro, chiuso nel labirinto, le figure del mito. Egeo si chiamava il padre dell’eroe che l’uccise, come ora si chiama quel mare. L’Espansione dei Micenei, dall’attuale Grecia verso le isole, portò 200 anni dopo al prevalere di questa cultura considerata più raffinata. Nel 1200 a.c. i rodiesi parteciparono alla conquista di Troia ed Omero, nato in queste isole, ce ne ha lasciato il racconto immortale (Dalla distruzione di Troia si fa ascendere la stirpe che portò alla nascita di Roma). Qui e nelle altre isole vissero Pitagora (Samo), Epicureo, Teocrito, Ippocrate, Lisippo e tanti altri. Rodi, in tempi felici, ospitava nei suoi boschi e nelle montagne dell’interno i Cervi, ancora oggi nell'iconografia ufficiale. Ma facciamo un passo avanti di qualche millennio per vedere cosa fecero i Bersaglieri.

 

                    

Consegna della medaglia al 4° Reggimento

... ad Ain Zara (Libia), nello scavare trincee i bersaglieri hanno di recente rinvenuto un magnifico pavimento a mosaico, forse appartenente a qualche villa suburbana dell'antica Oea e importanti resti di una necropoli romana..

Nel 1912, non riuscendo a districare la matassa libica, l’Italia  mosse guerra direttamente alla periferia dell’impero ottomano (le isole greche) ed al cuore stesso cercando di forzare via mare lo stretto dei Dardanelli. Il comandante Enrico Millo, nominato Contrammiraglio, decorato poi di Medaglia d’oro per l'azione, si era imbarcato su una silurante che aveva forzato il blocco e che fu fermata solo dai cavi d’acciaio stesi dai turchi. Se la soluzione di Rodi sembrava naturale non così lo fu sul piano tattico. Occupata con un colpo di mano Stampalia il 28 aprile, il comando navale e terrestre progetta l’occupazione di Rodi. Un'intera flotta, che ha imbarcato oltre ai Bersaglieri 4 reggimenti di Fanteria e 1 btg di alpini fa rotta verso l’Isola. Il 3 maggio l’isola è circondata per assicurare agli sbarchi la protezione. Nessuna resistenza apparente viene però dai Turchi che si sono ritirati nell’interno, lasciando ai Greci la gioia della liberazione. Il 4° reggimento bersaglieri quel Bronzo ( XXIX Btg) per i fatti di Pitsos (Psithos) se lo sudò comunque prima delle trattative descritte in altra parte. 

Ma torniamo ai nostri Bersaglieri nell'isola dei Cavalieri, a suo tempo ultimo baluardo cristiano contro l’Islam. Sfogliando un vecchio giornale del 1913 tutto mi sarei aspettato, fuorché la foto degli scavi archeologici dopo quella della consegna della medaglia. Se le rovine che emergevano dal terreno erano evidenti, quelle sotto andavano cercate ed estratte; e questo è quello che, "fuori dell’orario di lavoro", fecero i bersaglieri a Monte Smith. Spesso i soldati, per non annoiarsi come dicono gli ufficiali, vengono impegnati in attività oltremodo inutili. Non è questo il caso. I Bersaglieri non sono tonti: vengono da un paese il cui sottosuolo è pieno di storia e di resti. Li vediamo già all’opera sopra nella foto della Libia che riportano alla luce Mosaici romani.

Così un'altra rivista "La Lettura" - del 1912  - .... I giovani soldati del nostro esercito trovano ad ogni piè sospinto notevoli avanzi della civiltà irradiata dai nostri gloriosi antenati romani .... si trovano sparse nelle proprietà private statue e sculture di pregio .... ad Ain Zara (Libia) a pochi chilometri da Tripoli, nello scavare trincee i nostri bravi bersaglieri hanno di recente rinvenuto un magnifico pavimento a mosaico, forse appartenente a qualche villa suburbana dell'antica Oea e importanti resti di una necropoli romana.."

 

Sotto quelle mura, nelle viuzze ed in quei palazzi diroccati si celano oltre 3000 anni di storia, di splendore e di ricchezza. C’è già un fiorente commercio clandestino di pezzi da ricche sepolture affioranti dalle campagne circostanti. Molti di loro si mettono a scavare e riportano in superficie reperti preziosi  che non possono essere classificati dalle autorità provvisorie come souvenir. Alla fine del 1913 giungono al Ministero degli Esteri le voci di quanto avviene e sul posto viene allora inviato Giuseppe Gerola, insigne medievalista Questi compiuta una diligente ricognizione del patrimonio artistico dell’isola, capì che soltanto una missione archeologica  (simle a quella istituita in Grecia nel 1909), poteva amministrare tanta ricchezza. Cosi Gerola “..lo stesso tempio conventuale di San Giovanni, saltato in aria il secolo scorso, mostrava l’influenza italica col suo soffitto di legno a carena di nave e col tozzo campanile.” Fra i papabili per l’incarico spunta un giovane archeologo Amedeo Maiuri (* vedi sotto). La sua opera porterà poi all'isola la costituzione del Museo Archeologico. L’amministrazione militare cesserà nel 1920, quella civile nel settembre del 1943. Per la manutenzione e il restauro dei vecchi edifici di Rodi nello stile “fascista” l’Italia è impegnata ancor'oggi.

 

RODI E LE ALTRE   SUPERFICIE kmq   ABITANTI  
RODI  - Rodos 1412   56.818
COO  - Kos 296 21.169
SCARPANTO - Karpathos  306 6.574
CALINO - Kalimnos 128,2   16.500
STAMPALIA - Astipalea 116,3 1.610  
LERO  - Leros 72 6.151
PISCOPI  - Tilos 64,3 1.228
CASO  - Kassos 69,4 1.925
SIMI - Simi 63,6 9.462
NISIRO -Nissiros 48 3.436
PATMO - Patmos 57 2.990
CALCHI -Halchi 30,3 1.788
LISSO - Lipsi 17,4 962
CASTELROSSO 19,6 2.230
TOTALI 2.700 132.850

"Souvenirs" rinvenuti a Rodi

bolli provvisori

Amedeo Maiuri

Veroli 1886 - Napoli 1963

"Ho rivisto Agapito. Quindici e più anni fa quando incedeva portando a spalla il piccone: aveva un portamento da eroe camirese, pareami di vederlo nella parata di marcia dei guerrieri che appaiono sui grandi crateri (vasi) di Micene. Camino la conosce a palmo a palmo. Ha frugato, sondato e scavato. Cercava tombe antiche come un cacciatore la sua preda. Prima del 1912 nessuno gli impediva di considerare questa come una onesta e lucrosa professione. Ogni mese un cesto di bei vasi (anfore e coppe) e piatti e brocche lavati alla meglio nelle pozze d’acqua del torrente, portati all’usuraio levantino bastavano a sbarcare il lunario. Questi prendevano poi la strada degli antiquari e dei Musei di Parigi e Londra.” Amedeo Maiuri (dalle sue opere)

Maiuri, uno dei più importanti archeologi del nostro tempo fu, più che un tecnico della materia, un vero e proprio appassionato di antichità. La sua lunghissima e poliedrica attività in diverse località europee gli diede una fama internazionale. Alla sua attività di scavo di città sepolte (Pompei ed Ercolano fra queste), si affiancò una lunga serie di attività collaterali, infatti egli era Titolare della Cattedra di Antichità Pompeiane ed Ercolanesi presso l’Università di Napoli; Soprintendente alle Antichità della Campania; Socio Nazionale dell’Accademia dei Lincei; Membro della Società Nazionale di Scienze, Lettere ed Arti di Napoli; Membro dell’Istituto di Studi Etruschi; dal 1914 al 1924 fu Direttore della missione italiana nell’Egeo.* Sistemò e diresse il Museo Archeologico di Rodi; dal 1924 fu Soprintendente e Direttore degli scavi di Pompei ed Ercolano. Si interessò, inoltre, delle zone archeologiche di Capri, Ischia, Capua, ed altre ancora. Nel corso della rivolta di Napoli (le quattro giornate), il Prof. Maiuri, evitò che il Museo Nazionale venisse distrutto, mentre i partigiani bloccarono i "panzer", rovesciando sulla loro strada i tram abbandonati sul quadrivio di Salvator Rosa.

 

I Cavalieri di Rodi

Anteriormente alla prima crociata (1099), mercanti di Amalfi avevano ottenuto dai mussulmani di edificare nella Città Santa (Gerusalemme) un ospedale per assistere i pellegrini che andavano in visita ai luoghi santi della cristianità. Quando nel 1099 Gerusalemme cadde in mano di Goffredo di Buglione l’ospedale era ancora funzionante e non era stato saccheggiato dai mussulmani in fuga. Fra Gerardo, amalfitano, che lo dirigeva  continuò nella sua opera sotto la nuova  egida dell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni. L'Ordine fu ufficialmente approvato da Papa Pasquale II nel 1113. Le vesti originarie erano quelle benedettine (tunica nera). Ottenuto il riconoscimento ufficiale, gli ospitalieri aggiunsero il mantello, ancora nero, e la croce bianca, ad otto punte (amalfitana), apposta nel petto, dalla parte del cuore. La confraternita per fronteggiare le continue incursioni dovette attrezzarsi anche militarmente. I monaci di provenienza europea  erano quindi assistenti ospedalieri e cavalieri dei luoghi santi che cadranno inesorabilmente nel 1244 quando Gerusalemme tornava ai mussulmani. Combatterono in Egitto; lottarono ancora a Gerusalemme, in Siria, ad Acri, Tiro e Margat; e con Riccardo Cuor di Leone, a Tripoli, Antiocha, ed in Armenia. L’ultima resistenza fu a S. Giovanni d’Acri nel 1291. Emigrati dapprima a Cipro, vennero definitivamente ospitati a Rodi dal 1309. La sua insegna ora la croce bianca di Amalfi in campo rosso. L’espansione di Solimano il Magnifico, anche se in ritardo, raggiunse Rodi nel 1522 dopo due secoli di splendore isolano.  La migrazione dei monaci cavalieri riprese prima a Creta, poi in Sicilia per concludersi dopo una parentesi continentale nel 1529 a Malta. L’isola era stata concessa da Carlo V a condizione che i cavalieri combattessero i pirati saraceni che infestavano le coste. Nel 1571, l’ Ordine di Malta fa parte della potente Lega fra Spagna, Venezia, il Pontefice, il Duca di Savoia, il Granduca di Toscana, Genova, e il Regno di Sicilia, che affrontò vittoriosamente a Lepanto, sotto la guida di Giovanni d’Austria, l’ armata turca, comandata da Alì Pascià. L’ordine cessò di avere una sovranità civile e militare quando Napoleone nel 1798 conquistò l’isola che passò poi agli Inglesi come base strategica. Da allora l’Ordine Sovrano chiamato di Malta ha sede a Roma sotto la protezione del Papa ed è universalmente riconosciuto nella sua funzione di assistenza in operazioni di soccorso umanitario

Riassunto da Egeo Italia Editrice      http://www.orderofmalta.org/

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