IL COLONIALISMO IN AFRICA

              MASSAUA COME LA VIDERO GLI ITALIANI

Otumlo

Archico

Abd el Kader

Si ringrazia per la sequenza dei forti la sig.ra Laura Ryolo che ha fornito  la raccolta dell'epoca. Fanno parte di questa anche le immagini della ferrovia.

 

“L’isoletta di Massaua, occupata per la massima parte dalla città dello stesso nome, è un banco di madrepore, poco elevato sul livello del mare, situato nel golfo d’Archiko, presso Ras Gerara (penisola). Il canale che da quella parte divide la terraferma dall’isola, ne costituisce propriamente il porto, principale sbocco marittimo dei prodotti dell’Abissinia, stazione assai frequentata dalle barche arabe che esercitano il cabotaggio sulle due rive dell’Eritreo. Questo porto, in cui l’arte non ha quasi migliorate le condizioni naturali, è efficacemente difeso dalle mareggiate e dai venti dominanti, ed offre buoni ancoraggi; ma, a cagione della sua poca profondità, i bastimenti di grande portata vi sono confinati in un’area ristretta, nella quale convien loro manovrare con molta cautela, tanto più che i numerosi bassifondi disseminati in quelle acque, non sono indicati da alcun segnale. Accade però assai di rado che vi approdino grandi navi. (…)
La città di Massaua risulta di un gran numero di capanne in paglia, di forma generalmente rettangolare, tra le quali sorgono qua e là alcuni edifizi in pietra, di recente costruzione. Dalla banchina fabbricata di fronte al porto, per facilitare le operazioni d’imbarco e di sbarco, si passa in una sorta di piazza irregolarmente quadrangolare, sempre ingombra di legnami e di varie merci. Dessa è limitata, a destra, da uno steccato, sorta di ma­gazzino doganale, e dal contiguo ufficio della dogana (anche a Massaua ha attecchito codesto bel trovato della sapienza europea), a manca da una vec­chia baracca di paglia, abituale ritrovo della gente di mare, e da un fabbricato di fresca data, sede di parecchi pubblici uffizi. Quest’ultimo si con­nette col palazzo del governatore, casone nudo, alto e massiccio, d’un bianco abbagliante, che occupa quasi tutta la fronte della piazza. Attraverso ad un angusto passaggio, praticato nel palazzo stesso, si penetra in un laberinto di chiassuoli luridi, in parte coperti di stuoie sfilacciate, che pendono a brani tra le sconnesse impalcature e lasciano infiltrare i raggi ardenti del sole e chiazzar di luce il suolo polveroso....
Inoltriamoci ora nelle vicine stradicciole, ove si tiene il mercato dei commestibili, e vi osserveremo una scena del pari animatissima. Da una banda e dall’altra donne e ragazzi esibiscono cinguettando nel bastardo loro dialetto, misto d’arabo e di tigrino, datteri secchi di Egias, intorno a cui si radunano mosche a miriadi, latte contenuto in recipienti di paglia spalmati di sterco bovino, burro fuso in bottiglie, idromele, pani di tamarindi, ecc.; altri presenta agli avventori cocomeri, corbe di patate dolci od un cestino d’insalata. Più lunge sono esposte, sopra un banchetto, focacce di dura ancora calde, il pane del paese, e di contro un friggitore ritto alla porta della sua capanna, circondato dai fiumi penetranti del burro bollente che crepita in un gran vaso di rame, immerge in quello lunghe filze di pesci, e ne li trae fuori appena cotti. Tra molte bottegucce in cui esitano granaglie, farina, miele ed altro, merita speciale osservazione quella del semplicista, nella quale sono ostensibili in tanti vasetti di legno: un pugillo di garofani, alquanto pepe, alcun poco di henna, che serve a tingere in giallo le unghie delle mani e dei piedi, qualche frammento di galena, usata dalle donne per annerire i margini delle palpebre e le occhiaie, il kusso, rimedio sovrano contro la tenia (tanto comune in Abissinia), e molte sorta di semi ed erbe di cui ignoro il nome e l’uso. Quivi, non poche ragazze accoccolate od appoggiate al muro attendono alla vendita d’otri d’acqua attinta ai pozzi di Moncullo, e per un prezzo assai variabile, secondo i giorni e secondo l’ora, recano al domicilio del compratore il contenuto dell’otre. Non s’incontra al certo fra queste donne quella sorta di bellezza che siamo avvezzi ad apprezzare nel nostro paese e di cui la venere di Milo ci presenta la più perfetta effigie. Pur tuttavia, quelle loro labbra tumidette, che sembran fatte per scoccar baci, quelli occhioni limpidi, per tacere di altri pregi più reconditi, farebbero invidia a ben molte italiane. Insomma, se non si addice loro l’epiteto di belle, a buon diritto possono aspirare a quello di avvenenti.....

 
La cintura dei forti di Massaua - Da Nord a Sud da est a Ovest   Estratto da Italiani dell’Ottocento a Massaua con testi di Arturo Issel, Augusto Franzoj, Luigi D’Isengard a cura di Manlio Bonati http://www.ilcornodafrica.it/pde-it800.htm

forte Penisola Abdel Kader - Forte Otumlo - Forte Moncullo - (Forte) fornaci Zaga - Forte Taulud  - Forte Arcico o Arkiko raggiungibili per ferrovia nelle immediate vicinanze.

da scuola italiana Asmara (oggi).… Le due attraenti isole che formano Massaua si chiamano Taulud e Massaua, ed entrambe sono collegate alla terraferma tramite sopraelevate o diga foranea. Sull'isola di Taulud ci sono molti uffici governativi, come il palazzo originale del governatore, costruito nel 1872, la cattedrale Santa Maria, e l'originale stazione ferroviaria costruita dagli italiani.L'isola di Massaua contiene il porto, la parte più vecchia della città, che ha degli edifici corallini antichi e arcate che riflettono l'influenza turca, così come le moschee ancora più vecchie. Ci sono anche edifici costruiti in stile ottomano del XVIII secolo. Qui si trova la vecchia città moresca, coi suoi negozi splendidi, arcate, caffè e ristoranti che offrono cucina eritrea, araba, esotica e occidentale. L'isola di Sheik Said è la più vicina all'isola di Massaua

 

foto sotto: Sbarco dei binari per decauville premontato

 
 
 
   

 
 
 
 
 
 
 
 
     

     

Forte Taulud

http://www.ferroviaeritrea.it/la_ferrovia_massauasaati.htm

 

La Ferrovia Massaua-Saati

A levante quasi schierate davanti la baia stanno le isole Dahlak e le altre minori, taluna delle quali perennemente verde, mentre a ponente spiccano nel cielo a quasi 3000 metri d'altezza le lontane vette dell'altipiano Abissino, ai cui fianchi scoscesi fanno gradino le minori colline, che raggruppate in parecchie catene parallele quasi all'altipiano vanno degradando fino alla sottoposta pianura. Massaua com'è noto, è costruita sopra un'isoletta, che una diga fatta dal governatore Munzinger pascià congiunge ad un'altra isoletta detta Taulud, la quale alla sua volta mediante un'altra diga è congiunta alla terra ferma. In faccia a Taulud dalla parte di settentrione, separata da un  braccio di mare di cinquecento metri di larghezza trovasi la penisola Gherar ingombra oggi di capannoni di ogni forma, di tettoie, di magazzini. Ivi è installato il comando locale del genio e ivi pure si sta costruendo con muri di mattoni una fabbrica per il ghiaccio. Parecchi binari del sistema Decauville partono di là e si diramano verso Massaua, Arkiko, Hotumlo entro un raggio di 10 a 15 chilometri (Precedentemente costruita per ragioni militari che arrivava fino a Monkullo mentre la nuova sarebbe partita da Abdel Kader), e le piccole locomotive che percorrono quelle malferme rotaie fanno un attivo servizio di trasporti per i vari bisogni militari. Procedendo ancora verso settentrione ed attraversando un altro breve tratto di mare si trova la penisola di Abd el Kader che, a forma quasi di stivale, si protende in mare fino in faccia all'isola di Massaua formando con questa l'imboccatura del porto .Tale è il terreno ove dovevasi sviluppare la ferrovia da Massaua a Saati che il Governo aveva deciso di costruire per agevolare le (future) operazioni militari contro gli Abissini. Fu deciso di dare al binario la larghezza di m. 0,95 adottando il tipo di armamento delle complementari sarde. Perciò io ricorsi dapprima al Tardy e Beneck di Savona per la fornitura delle rotaie eguali a quelle già state ordinate per la Sardegna. Ma il Tardy non si vide poi in grado di fornirle nel tempo voluto; ed allora, stringendo il tempo, si dovette accettare un carico di rotaie provenienti da Swansea, ed il Tardy stesso si incaricò di farle spedire a Massaua direttamente. Frattanto prevedendo un ritardo nell'arrivo del vapore inglese, io feci caricare poche tonnellate di rotaie, che aveva pronte il Tardy ed altre ne comprai a Napoli, formando in tutto un centinaio di tonnellate.

Per il materiale mobile si dovette rinunciare a farlo costruire ex novo, come sarebbe stato mio desiderio, perchè fosse atto a passare su curve di piccolo raggio e nello stesso tempo adattato alle esigenze speciali di quel clima e di quel servizio. Dovremmo dunque accontentarci di prendere macchine e vagoni dove si trovarono. Così parecchi  carri ed una vettura di 1° classe vennero dal Belgio; una piccola locomotiva fu fatta ad  Esslingen, le vetture di 3° classe e miste ed alcuni carri di merce  furono fatti nelle officine di Castellammare sui disegni già adottati per le complementari sarde; le altre locomotive, che furono quattro, vennero da Henschel e figlio di Cassel prese fra quelle che dovevansi fornire per la Sardegna. Anzi una di tali locomotive e quattro carri per materiali furono, in seguito a mia richiesta, caricate a Cagliari sullo stesso vapore, che ci doveva portare a Massaua…

per saperne di più    

http://www.funivie.org/pagine/storia/mrw_massaua_asmara/index.htm  teleferica
http://www.miol.it/stagniweb/eritrea2.htm  Guida Touring per l'Eritrea

http://www.users.waitrose.com/~jraby/eritrea09.html materiali rotabili italiani d'epoca filmati
http://www.internationalsteam.co.uk/trains/eritrea06.htm   un'opera tutt'ora esistente galleria fotografica

LA TELEFERICA MASSAUA ASMARA DEL 1935.
La teleferica da Massaua (Campo di Marte) ad Asmara (Godaif) fu iniziata nel 1935 e completata nel 1937, destinata ad alleviare l'intenso traffico sulla rotabile e sulla ferrovia Massaua-Asmara; è (era) la più lunga del mondo (km.74,50), e supera un dislivello di 2326 m.. E' a due funi portanti e una fune traente, con stazioni motrici a Zaga, Mai Atal, Dig-Digta, Sabarguma, Embatcalla, Nefasit, Golei, Godaif. La teleferica cessa di funzionare con l'occupazione inglese. Essa disponeva di 1500 carrelli della portata di Kg. 300 disposti a 110 m. di  distanza fra loro, ognuno dei quali impiegava 7 ore per compiere il percorso totale. La potenzialità della linea era di 30 tonn./ora nei 2 sensi.

 

     

Massaua cinquanta anni dopo all'atto della resa e della fine della dominazione italiana nell'Africa Orientale. Sono segnati tutti i forti (e qualcuno in più) oltre l'aeroporto e le saline.

  La linea ferroviaria ha diversi raccordi nei dintorni di Massàua che sono: da Campo di Marte: uno per il pontile di Archico e uno per la penisola di Gheràr; da Otumulo: uno per la penisola di Abd el Cadèr e le cementerie di Gurgussum ed uno di circa 2 chilometri per la fornace "abbandonata" di Zàga. Da qui la teleferica per Asmara riceve la prima spinta a salire.

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