1916- Prima di Gorizia (12)
La situazione delle trincee austriache alla vigilia della conquista di Gorizia
Dopo Gorizia
Nella battaglia di agosto del 1916 avevamo fatto sfoggio delle bombarde e di artiglieria tanto da mettere il nemico in seria difficoltà vista anche l'assenza del generale Erwin Zeidler, comandante della divisione schierata a difesa della città di Gorizia. la relazione austro-ungarica: “Per effetto dell'eccellente preparazione da parte italiana sfuggì alla nostra osservazione il sensibile aumento di artiglierie e bombarde”. Gli Austriaci lasciavano Gorizia e per noi si avverava il sogno di aver scalzato da uno dei capisaldi del Carso il nemico. Ma il nemico come impareremo tristemente si era ritirato sulla seconda linea che era altrettanto fortificata e difesa come la prima e sulla quale aveva schierato anche i rincalzi e ci aspettava al varco. Lo scoramento fu totale quando nei giorni successivi attaccavamo e cadevano più morti che per la conquista di Gorizia.
Capello l'uomo d'assalto “Avessimo avuto truppe fresche e truppe molto mobili così come era sta fatta richiesta fin dal giorno 2 al Comando Supremo”.
Ma non era questa come detto la ragione dell'insuccesso. Noi andavamo all'attacco e lo ci aspettavano per decimarci. Era evidente che non avevano l'iniziativa per attaccare ma quella per difendersi non gli faceva difetto. I militari austriaci intuirono, anche perché analoghe situazioni si erano già presentate a Verdun e in Trentino, che in una guerra di posizione era più semplice conquistare la prima linea di difesa piuttosto che le successive.
Ma Cadorna continuava a chiedere a Capello, non a Piacentini, di attaccare: “Mentre esprimo il mio compiacimento per la vittoriosa espugnazione della testa di ponte di Gorizia sono malcontento della lentezza con cui procedono le operazioni per la conquista delle alture che cingono la città, mentre la situazione esige risolutezza stop Occorre con energia attività instancabili rovesciare le deboli resistenze di retroguardia del nemico, incalzarlo, non dargli tregua finché gli obiettivi assegnati a codesto Corpo d'Armata non siano raggiunti stop Metta le ali al piede a tutti stop.”
Alla fine se ne rese conto anche lui ma avevamo lasciato sul campo 50.000 uomini
e Gorizia era sottotiro dalle alture che la circondavano (Monte Santo, San
Marco, San Gabriele).
16 agosto Cadorna a Piacentini comandante della seconda armata (Capello
comandava una unità inferiore) sula opportunità di arrestare l'offensiva.
“I combattimenti svoltisi in questi ultimi giorni hanno
chiarito che le linee su cui l'avversario ci contrasta l'ulteriore avanzata
oltre l'Isonzo non sono semplici posizioni di retroguardia, ma vere e proprie
linee fortificate, per avere ragione delle quali occorre, come la lunga
esperienza ci ha insegnato, una preparazione all'attacco metodica e completa.”
La nostra sicurezza ed esaltazione per il parziale successo ci aveva anche
spinti alla dichiarazione di guerra alla Germania, alla buon'ora comunque visto
che ci spiavano e che comunque avevano uomini in trincea contro di noi (gli
errori di Cadorna passavano in secondo piano). La Stampa: “Chiunque voglia
preservare il paese dalle delusioni non meno pericolose, non può non ricordare
che il compito che ancora rimane da compiere è arduo e aspro”. Qualcun altro poi
dirà che avevamo spostato i nostri problemi un po' più avanti di qualche
chilometro delle migliaia che ne restavano. Avevamo passato più di un anno ad
assediare il San Michele, il Podgora, il sabotino ora ci lanciavamo contro il
monte Santo, il monte San Gabriele, il Dosso Faiti e le altre alture ignote al
di là del Vallone.....”