MarineKromatis

 

Nelle ultime opere dell’attività artistica di Trevisan vi è la volontà di creare immagini episodiche che, durante le frequenti passeggiate sul mare, si colgono in persone che passeggiano, in gabbiani che volano sulle onde, in oggetti e straccali di legno trovati sulla risacca della spiaggia. Dipingere un quadro è come comporre un puzzle di situazioni vissute; dentro l’animo è già tutto composto, ma nell’atto della creazione pittorica bisogna mettervi ordine cercando di creare qualcosa che si lasci raccontare da solo, in un’armonia che rimanga allo stesso tempo minimalista e narrativa. Si cerca dunque di arrivare ad una consonanza ed un’omogeneità dell’opera, per codificare, nella rappresentazione pittorica, i temi di una corretta e valida immagine.

Il dipinto vuole essere riposante e sereno, anche se a volte può essere disarmante poiché si propone in uno spazio marino vuoto e un orizzonte lontano e sconfinato da cui sempre più spesso l’uomo, alienato dalla vita moderna, si vuole allontanare e rifuggire.

Spesso la notte si pensa al dipinto da creare; la notte non ha colori, i sogni sono monocromatici, la notte vive il suo corso, i temi si sviluppano, le idee prendono vita nella mente. Poi, nell’indomani, il giorno sembra dimenticare ogni cosa, ogni tema, ogni idea e solo la sera, dopo un giornata di lavoro, si prendono i colori e i pennelli in mano: solo allora, nell’atto della creazione artistica quei sogni, quelle idee, quelle tematiche, quelle impostazioni della notte ritornano fluide senza più dubbi e incertezze, senza ostacoli, quasi fossero rimaste tutto il giorno a maturare nel limbo dell’inconscio.

Nel comporre un dipinto spesso si considera prima la dimensione della tela e la sua forma. La tela lunga e bassa può essere una sfida con se stessi perché il racconto del dipinto deve trovare la sua fluidità e la sua armonia nelle sue tonalità, nei suoi colori, nella luce, ecc., affinché portino ad un’eufonia dell’insieme.

C’è ormai da lungo tempo l’interesse da parte dell’artista per questo tipo di dimensione della tela a cassetta da lettere, stretto e allungato, in una sorta di formato panoramico. Anni fa scoprì per caso, con l’uso di una macchinetta fotografica panoramica, questo tipo di formato; gli scatti fotografici impressionavano solo una porzione centrale della pellicola, così che al momento dello sviluppo si ottenevano tali foto panoramiche. Da quest’episodio nasce l’interesse di sviluppare in orizzontale le rappresentazioni pittoriche. E’ un po’ come quando si guarda un film in cinemascope al cinema o in tv, dove due bande nere orizzontali mettono in primo piano le scene del film, dando loro maggiore risalto.

Nell’ultima produzione artistica di Trevisan sono numerosi i dipinti monocromatici nelle tonalità del grigio di Payne e del bruno Van Dyke. Esiste un’ipotesi per cui nei sogni ci sarebbe un colore dominante che ne influenzerebbe l’intero tono e le sue sfumature (kromatis da cromatismo – s.m. stile pittorico in cui il colore ha funzione preminente, dal greco chromatismos = colorazione). Tale colore onirico è certamente un richiamo alla realtà, all’importanza di certe situazioni già vissute, ma che nel sogno vivono di ricordo emotivo e profondo filtrando in un monocromatismo le scene vissute, le persone incontrate, le situazioni percepite. E’ a questo che l’autore vuole arrivare cercando un filtro onirico nelle creazioni artistiche. Il colore è un mezzo di comunicazione e pertanto la pittura non è fatta solo d’immagini, ma anche dei suoi materiali fisici a partire dalla tela, base dell’opera, alle composizioni chimiche dei colori che porta ad essere l’opera pittorica un’entità fisica che ha un suo peso, un suo odore, una sua materialità. Un colore può arrivare ai nostri sensi e scatenare delle emozioni, delle sensazioni diverse da persona a persona, in un caleidoscopio personale e introspettivo. Ma è la sua fisicità, la sua particolare composizione che lo fa essere materia fruibile alle emozioni in una sorta d’alchimia dei sensi. Il colore è di per sé un linguaggio e rimane pertanto una chiave di lettura predominante che influenza, arricchendola, l’intera opera nella sua tematicità e rappresentazione, perché è allo stesso tempo fenomeno fisico, emozione, simbolo ed evento chimico.

La creatività è influenzata da un colore. Oppure è la disponibilità di un colore che influenza la creatività?

In questa serie di dipinti in cui un monocromatismo trova terreno per un’anticonvenzionale rappresentazione pittorica, Trevisan cerca di trovare una risposta in un’analisi di situazioni rappresentative poiché si vuole arrivare ad un controllo della capacità espressiva pittorica in un’analisi introspettiva.

Nella creazione di un dipinto si guarda la tela bianca e all’inizio, spesso, non si sa mai da dove iniziare; si affronta un rettangolo bianco e poi pian piano l’opera si sviluppa da sola: il dipinto non è altro che un insieme di soggetti tratti dal quotidiano, idee che maturano già da qualche tempo nell’animo dell’artista e che si fermano sulla tela a testimonianza di un vissuto. Naturalmente si vuole anche inventare, lasciarsi portare da un sentimento poetico e surreale, che cerca sempre di rimanere il più possibile interpersonale.

Poche figure si aggirano come fantasmi in queste atmosfere marine ovattate e statiche, in calme e silenziose giornate invernali, nelle luci del primo mattino in cui le ombre si proiettano lunghe e s’accompagnano al volo di gabbiani o al lento navigare di lontane vele bianche.

Numerose sono le opere che parlano di gabbiani; in loro esiste certamente, al di là della realtà vissuta, un simbolismo che mette in relazione cielo e terra (secondo la mitologia greca sono sinonimo di “messaggeri”), lasciando il mare in una situazione di soggetto medianico. Sulla marina il volo dei gabbiani porta senz’altro un motivo di liberazione del peso corporeo. Così nella lettura del dipinto esiste una certa sospensione che aiuta l’osservatore a rimanere libero e leggero per identificarsi in un paesaggio interiore dell’animo, capace di trovare nelle distese e solitarie marine invernali il respiro di una vita più elegiaca e vera. (2002)