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San Pellegrino Laziosi Religioso
4 maggio - FESTA
Forlì, 1265 c. - 1 maggio 1345
Pellegrino non diventa sacerdote, non predica e
non scrive. Arricchisce l'Ordine dei Servi di Maria con l'esempio di
tutti i suoi giorni vissuti nella felicità del “servizio” in ogni sua forma:
preghiera, penitenza severa, fraternità sorridente e operosa, dentro e fuori
il convento.
Si inventa pure una penitenza personalizzata: sta trent'anni senza mai
sedersi, procurandosi disfunzioni circolatorie che esigono l'amputazione
urgente di una gamba: ma l'operazione poi non si fa per un improvviso
miglioramento, che Pellegrino definisce miracoloso: dice di aver visto in
sogno il Signore che lo liberava dall'infermità scendendo dalla Croce.
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Etimologia: Pellegrino = dal latino: pellegrinante
Pellegrino nacque a Forlì intorno al 1265, dalla nobile famiglia dei Laziosi.
C'è un episodio controverso dei vari agiografi, ed è quello in cui Forlì si
trovò avvolta in tumulti popolari, avvenuti per l'interdetto ricevuto da
papa Martino IV. Il Priore Generale dei Servi di Maria, s. Filippo Benizi, che si trovava in visita al convento di Forlì, fu percosso e
scacciato dalla città, perché esortava i forlivesi a ritornare sotto
l'ubbidienza al Pontefice, tra i ribelli c'era pure Pellegrino diciottenne.
Nei vari racconti e citazioni susseguitesi nei secoli si narra che s.
Filippo fu percosso con uno schiaffo da Pellegrino. Sui 30 anni (tra il 1290
e il 1295) entrò nell'Ordine dei Servi di Maria, ma non come sacerdote, come
sia avvenuta questa conversione non ci sono notizie certe, sembra che lo
stesso s. Filippo gli abbia concesso l'abito. Contrariamente a quanto
prescrivevano le regole antiche il noviziato fu fatto a Siena e non a Forlì.
Trascorso il noviziato, dopo i 30 anni fu rimandato alla città natale dove
rimase fino alla morte. Si distinse nell'osservanza della Regola e si dice
che si prestava ad atti di profonda penitenza fra i quali prediligeva quello
di stare in piedi senza sedersi, esercizio penitenziale che mantenne per
trent'anni. Ma giunto sui sessant'anni, quella penitenza gli procurò una
piaga alla gamba destra, causata da vene varicose. La malattia raggiunse un
grado di gravità tale che i medici dell'epoca ritennero necessaria
l'amputazione della gamba. Durante la notte precedente all'operazione,
Pellegrino si alzò e a stenti raggiunse la sala capitolare e davanti
all'immagine del crocefisso, pregò con fervore per ottenere la guarigione.
Assopitosi sugli scanni, in sogno vide Gesù che sceso dalla Croce lo
liberava dal male. Quindi risvegliatosi se ne tornò in cella, dove il
mattino seguente il medico venuto per l'amputazione poté constatare
l'avvenuta e totale guarigione. Il miracolo accrebbe la venerazione che i forlivesi avevano per lui. Pellegrino morì il 1° maggio del 1345 consumato
dalla febbre, durante gli affollati funerali avvennero due miracoli, liberò
una indemoniata e la guarigione di un cieco che il santo benedice
sollevandosi dalla bara, fu deposto in un loculo della parete e non in
terra, segno già evidente di una venerazione concessa a pochi. Il suo culto
si è esteso in Italia e nel mondo al seguito dell'espandersi dell'Ordine dei
Servi. Il 15 aprile 1609 papa Paolo V autorizzava con il titolo di beato un
culto che da tempo immemorabile gli era già tributato e il 27 dicembre 1726
veniva proclamato santo da papa Benedetto XIII. È compatrono della città di
Forlì, invocato come protettore contro le malattie cancerogene. È quasi
sempre raffigurato sorretto dagli angeli, mentre Gesù scende dalla Croce per
guarirlo.
Autore: Antonio Borrelli
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