Il nome di Charles
H. Dow, porta subito alla mente quell'indice della borsa USA
, il DOW-JONES, che cerchiamo anche più volte al giorno
per regolare la nostra operatività quotidiana nei mercati
finanziari internazionali.
Nel 1884 Dow , socio con Edward Jones nella società Dow-Jones
& C., introdusse un indice suddiviso in due parti: la prima
formata da 12 titoli di società industriali e la seconda
da 20 titoli di compagnie ferroviarie. Da allora i suoi numerosi
scritti apparsi sul Wall Street Journal, e ripresi successivamente
da William P. Hamilton e Robert Rhea, che li riorganizzò
nella forma che attualmente conosciamo, furono elevati a teoria
che ancora oggi, a più di un secolo di distanza, rappresenta
lo strumento alla base della moderna disciplina dell'analisi
tecnica.
Ecco in breve le
premesse da cui lo studioso americano è partito ed il
tipo di strumento da lui utilizzato: la MEDIA.
Dow notò
che i prezzi dei titoli delle più importanti società
tendevano a salire o a scendere insieme e che le poche azioni
che si muovevano in controtendenza rispetto ad essi ritornavano
a seguire l'andamento generale nell'arco di qualche giorno o
al massimo di qualche settimana. Nonostante che alcuni titoli
avessero maggiori ritardi rispetto agli altri, la direzione era
sostanzialmente la stessa. Per esprimere in concreto il livello
del mercato azionario Dow calcolò il prezzo medio
Costruì, così, due indici: uno composto dalle azioni
di 20 società ferroviarie, l'altro, industriale , rappresentativo
di 12 società di diversi settori. Con il passar degli
anni la composizione delle 2 medie è cambiata e nell'ultima
formulazione essa si articolava in 4 distinti indici:
Industriale
calcolato su 30 titoli
Trasporti " 20 "
Servizi pubblici " 15 "
La Media del totale delle azioni dei tre indici
Le
medie scontano qualunque fattore
Poiché l'oscillare delle chiusure giornaliere dei titoli
riflette l'insieme dei giudizi di tutti gli investitori, attuali
e potenziali, si presume che l'andamento delle media sconti ogni
aspetto conosciuto o solo previsto che possa in qualche modo
influire sull'offerta o sulla domanda dei titoli.
Si scontano così le aspettative vere o false , fondate
o immaginarie, proiezioni del passato, rumors ed altro, escludendo
ovviamente, tutto ciò che non è prevedibile come
terremoti e calamità naturali.
A proposito di questi ultimi, ritroviamo qualche eccezione nei
futures di alcune commodities, quali ad esempio quelli sui vini
e sul caffè. Quando i modelli matematici di previsione
del tempo a lungo termine nelle zone di produzione si mostrano
negativi, i prezzi dei relativi derivati scontano con molti mesi
di anticipo gli eventi avversi , quali siccità ,inondazione
ecc.
Il
mercato è composto da 3 movimenti
L'andamento dei prezzi può essere scomposto in 3 distinti
movimenti. Il più importante è il TREND Primario
o maggiore. Esso ha un'estensione temporale solitamente superiore
ad un anno, mediamente dura 4 anni, e presenta un apprezzamento
o un deprezzamento complessivo maggiore del 20%. In questo caso
si può definire il movimento rispettivamente BULL e BEAR
Market.
Un mercato primario
Toro è un ampio movimento verso
l'alto calcolato su medie di almeno 2 anni in cui ogni avanzamento
del prezzo raggiunge un livello più alto del rialzo precedente
ed in cui ogni reazione secondaria verso il basso si ferma ad
un livello superiore a quello della precedente flessione.
- Fig.1
- Un
mercato Toro (Up-trend) è un ampio movimento verso l'alto
in cui ogni avanzamento del prezzo raggiunge un livello più
alto del rialzoprecedente ed in cui ogni reazione secondaria
verso il basso si ferma ad un livello superiore a quello della
precedente flessione.
Il movimento primario
può essere a sua volta suddiviso il altre 3 fasi:
1. La 1° è
la fase di ACCUMULAZIONE, durante la quale gli investitori
più accorti e meglio informati, prevedendo un prossimo
miglioramento degli affari, incominciano a comprare a prezzi
molto bassi per poi aumentare gradualmente le offerte man mano
che il volume delle vendite tende a diminuire.
2. Nella 2°
fase , in conseguenza del migliorato clima economico generale,
i titoli incominciano a salire ed i volumi ad aumentare. Durante
questa seconda fase l'operatore che ha seguito la regola dell'analisi
tecnica, generalmente consegue i maggiori utili in quanto vende
a prezzi in rialzo, mentre l'insieme dei piccoli risparmiatori
(parco buoi - lemmings ) aumenta la pressione d'acquisto.
3. Viene, poi, la
fase finale del mercato primario toro, nella quale ogni norma
di buon senso viene dimenticata e le azioni sono richieste a
ritmi vertiginosi. A questo punto il mercato toro è teoricamente
finito ed una netta inversione di tendenza diventa ogni giorno
più probabile.
Per contro si definisce
mercato primario Orso un lungo declino in cui ogni massimo
e minimo di un movimento secondario tocca un livello inferiore
ai corrispondenti massimo e minimo del secondario precedente.
Anche la tendenza primaria ribassista è costituita da
3 distinte fasi:
1. Nella 1°
detta fase di DISTRIBUZIONE , gli investitori più
esperti alleggeriscono le proprie posizioni vendendo sempre più
velocemente, mentre i trend-follower, ancora influenzati dalla
precedente fase di rialzo, mantengono le posizioni. Il volume
degli scambi è elevato, ma tende a diminuire durante i
brevi momenti di correzione verso l'alto
2. La 2° fase
inizia quando all'incertezza subentra il pessimismo, poi la paura,
ed infine il panico (panic-selling). I compratori spariscono
letteralmente dalle sale di contrattazione e tutti vendono "al
meglio". La caduta dei prezzi diventa pressoché verticale
ed i volumi raggiungono livelli elevatissimi. Al termine di questa
fase di panico può aversi una leggera ripresa o movimento
laterale dei prezzi, seguiti dalla fase finale del ribasso. Gli
investitori che non hanno ancora venduto o che addirittura hanno
comprato ritenendo i prezzi convenienti escono dal mercato in
questa fase. Le prospettive economiche continuano a peggiorare
ed il flusso delle vendite rimane costante, anche se non frenetico.
3. Quando tutti
i fattori fondamentali e psicologici che hanno determinato il
ribasso sono stati scontati nei prezzi, il mercato Orso può
considerarsi concluso ed un nuovo ciclo può iniziare.
-
- Fig.
2
- Un
Mercato Orso (Down-trend) è rappresentato da un lungo
declino in cui ogni massimo e minimo di un movimento tocca un
livello inferiore ai corrispondenti massimo e minimo precedente.
Il trend primario
ha ,dunque, una tendenza ben definita ed è l'unico dei
3 movimenti che dovrebbe interessare l'investitore che vuole
seguire il mercato secondo un'ottica di lungo termine.
Consideriamo, adesso, i movimenti secondari od intermedi.
Essi, normalmente,
durano da 3 settimane a parecchi mesi e rappresentano reazioni
che accelerano o frenano il movimento di base primario. Le fasi
di correzione secondaria possono essere dei ribassi in un mercato
Toro o dei rialzi in un mercato Orso e generalmente hanno un'ampiezza
che va dal 33% al 66% della distanza coperta dal precedente movimento
nel senso del trend principale. Infine vi sono i movimenti giornalieri,
o comunque di durata sempre inferiore alle 3 settimane, denominati
Trend Inferiori o terziari.
L'importanza di
questi movimenti è relativa, in quanto, a differenza dei
movimenti 'maggiore' o 'intermedio' potrebbero riflettere le
strategie degli operatori più importanti. In altri termini,
l'azione concertata di un gruppo di operatori aventi obiettivi
comuni potrebbe condizionare le fluttuazioni di breve. I movimenti
primari e secondari, viceversa, rispecchiano le aspettative di
tutto il sistema economico, la suddivisione del movimento del
mercato secondo queste 3 categorie è un concetto base
dell'intera analisi tecnica e da essa prendono le mosse i restanti
principi fondamentali della teoria di Dow.
Dow in un articolo del succitato WallStreet Journal, paragonò
simpaticamente queste tre fasi alla marea, alle onde
ed ai frangenti. Il Trend primario poteva essere rappresentato
come l'effetto marea nella sua interezza. Le onde della marea
, che assicurano sulla spiaggia punti massimi crescenti (marea
in atto) o decrescenti (marea in esaurimento) ai movimenti secondari
o di medio periodo ed infine i frangenti ai trend minori (di
scarsa importanza nella teoria di Dow)
Fig.
3
- Un
grafico dell'indice Mib 30 con un movimento primario di uptrend
(linea rossa), un movimento secondario di distribuzione dopo
la prima fase rialzista (canale discendente) ed un esempio di
correzione intermedia
Le medie
devono confermare
Come già anticipato, la teoria di Dow utilizza due medie:
l'indice industriale e quello dei trasporti.
Uno dei più importanti concetti della teoria è
che il movimento dei due indici deve sempre essere analizzato
contemporaneamente. La prima media serve ad individuare la tendenza,
la seconda a confermare le indicazioni di tendenza dell'indice
industriale. Non si può considerare validi il segnale
di inversione di trend solo dall'azione di una media senza la
conferma dell'altra.
E ciò a differenza della teoria di Elliott (che sviluppò
il suo lavoro partendo dalle elaborazioni di Rhea sulla teoria
di Dow), che pur riconoscendo la suddivisione delle tre fasi
del trend principale richiede i segnali di conferma su un solo
indice.
Un altro principio fondamentale della Dow Theory è che
una tendenza esiste fino a quando un'inversione non è
definitivamente provata. Se, per esempio, in un mercato
tendenzialmente al ribasso l'indice industriale segnalasse il
probabile inizio di una nuova fase rialzista, ma l'indice dei
trasporti non confermasse tale indicazione, il mercato dovrebbe
senz'altro essere considerato ancora ribassista.
Non è necessario che i due indici diano la conferma contestualmente,
anche se in genere, più essa è temporalmente contigua
più forte è il movimento che segue.
I
volumi seguono il trend
Il volume degli scambi tende ad aumentare se i prezzi si muovono
nella stessa direzione del trend primario. In un mercato Toro,
infatti, il volume cresce quando i prezzi salgono e diminuisce
quando essi scendono; più semplicemente diremo che "i
volumi si espandono nella stessa direzione del trend".
In un mercato orientato al ribasso, viceversa, l'attività
aumenta quando i prezzi calano e si riduce se essi recuperano.
È importante sottolineare che il volume è solo
uno strumento di conferma o di negazione dell'andamento dei prezzi,
in quanto segnali definitivi sulla tendenza del mercato possono
venire solo dallo studio dei movimenti di quest'ultimo
La
linea indica la tendenza
Si definisce LINEA il "movimento laterale" di una o
di entrambe le medie della durata di almeno 2 o 3 settimane.
Durante questo periodo i prezzi oscillano entro un intervallo
di negoziazione relativamente ristretto che può variare
da pochi punti percentuali sino al 10% circa. La formazione di
una linea indica che la domanda e l'offerta sono sostanzialmente
bilanciate. Una linea può svilupparsi sia dopo elevati
rialzi, nel qual caso prende il nome di "zona di distribuzione"
sia dopo forti ribassi formando una "zona di accumulazione".
Più spesso ,tuttavia, le linee rappresentano intervalli
di consolidamento nell'ambito dell'avanzamento di un movimento
maggiore. In questi casi, la linea dev'essere considerata a tutti
gli effetti un movimento secondario. Un avanzamento dei prezzi
oltre il limite superiore della linea costituisce un segnale
rialzista, mentre la perforazione del supporto prelude ad ulteriori
ribassi.
L'uso degli oscillatori
(cfr. cap 6 - Momentum) aiuta a prevedere d'anticipo segnali
preoccupanti di perdita di forza. Il problema maggiore per i
seguaci della teoria di Dow è quello di distinguere un
movimento correttivo da un'inversione di tendenza.
Nella figura
4 riconosciamo una prima figura d'inversione(failure swing)
che potrebbe essere percepita come tale perché realizzata
con massimi e minimi decrescenti. (punti 2-3). La presenza però
di un pregresso minimo più alto (punto A) lascerebbe intendere
che si tratti solo di correzione per cui sarebbe opportuno attendere
un segnale più chiaro.
Questi arriva successivamente, quando dal punto 4 il grafico
ritraccia in aumento fino al punto 5 che è uguale a F1
ma inferiore al precedente massimo (3).Elliott avrebbe già
dato il segnale di vendita ma la teoria di Dow attende l'inequivocabile
Sell (F2)dato dalla rottura della linea di supporto della formazione
triangolare(4 -5-F2).
Fig.
4
Contano
solo i prezzi di chiusura
Quest'ultimo
principio è forse il più semplice ma non certo
il meno importante: la teoria non tiene in nessun conto i massimi
ed i minimi che possono essere toccati nell'arco della giornata
ed utilizza solo i prezzi di chiusura.Le rotture intraday vengono
ignorate.
Limiti
della Teoria di Dow
La
principale critica che si può avanzare a questa teoria
è la mancata tempestività dei suoi segnali.
Sia quelli di acquisto che di vendita trovano posto solo nella
seconda fase di up/down trend, con una perdita di circa il 25%
dell'intero movimento (cfr.fig.4).
Anche l'intera operatività degli strumenti derivati è
preclusa all'analisi per il diverso orizzonte temporale ma soprattutto
per l' assenza di ogni considerazione dei prezzi intraday perché
il breve termine non era preso in considerazione.
Lo scopo della Dow Theory non è comunque quello di anticipare
il trend, bensì quello di rilevare mercati al rialzo e
al ribasso e soprattutto prendere parte ai più importanti
movimenti di mercato.
E come tutte le teorie Trend-following nessuno pretende di cogliere
i massimi e minimi del periodo. Dalle statistiche pubblicate
nel 1984 su Barron's in occasione del centenario della nascita
della teoria si evince che, comunque, nel periodo 1920-1975 i
segnali della teoria di Dow hanno colto il 68% dei movimenti
sull'indice industriale ed il 67% dello Standard & Poors
500.
La
Teoria di Dow applicata al mercato USA ( da un commento del Sig. Lorenzo Dibari -Lista
Finanza )
......Il Dow Jones
Industrial Average (DJIA) è l'indice di mercato azionario
più largamente seguito nel mondo. Viene costruito con
i prezzi di trenta azioni e dividendo il risultato per un divisore
che viene pubblicato regolarmente su The Wall Street Journal
e Barron's e che cambia di tanto in tanto a seguito di frazionamenti
di azioni, dividendi ed altro. Il DJIA non è un indice
composto perchè non include il settore bancario, quello
dei trasporti e quello delle imprese di pubblica utilità,
tuttavia la capitalizzazione delle sue azioni equivale a circa
il 25 - 30 % del totale del New York Stock Exchange (NYSE).
Lo Standard and Poor's Composite (S&P500) comprende 500 azioni
rappresentanti ben più del 90% del valore di mercato del
NYSE ed è un'altra media indica abbastanza seguita.
Per la maggior parte del tempo DJIA e S&P500 si muovono entrambi
nella stessa direzione ma vi sono momenti in cui un nuovo massimo
o minimo viene conseguito da un indice ma non dall'altro. Tali
situazioni costituiscono di frequente un avviso di una inversione
di tendenza per tutto il mercato. In genere maggiore è
la divergenza più importante e l'avviso.
Il Dow Jones Transportation Average (DJTA) è un indice
formato da venti titoli azionari di azienda operanti nel settore
trasporti ed è influenzato da due fattori: il volume degli
affari ed i cambiamenti nei tassi di interesse.
Quando inizia la ripresa economica i magazzini sono vuoti e si
richiedono materie prime per iniziare la produzione. Il volume
dei trasporti aumenta e gli investitori, anticipando tale tendenza,
spingono al rialzo i prezzi delle azioni dei trasporti. In modo
analogo ai massimi del ciclo economico le aziende tipicamente
tendono a sovraccaricare le scorte e quando le vendite iniziano
a calare riducono la domanda di materie prime. Di conseguenza
il volume dei trasporti cala nettamente ed il mercato azionario
reagisce in modo conforme.
Allora l'importanza della regola della teoria di Dow riguardante
la conferma reciproca dei due indici dovrebbe risultare ora più
chiara, dal momento che una crescita delle azioni industriali
(DJIA) ha poco senso se non è
associata a quelle relative ai fornitori di servizi e mezzi di
trasporto. In modo analogo un incremento dell'attività
sui titoli dei trasporti avrà probabilmente un significato
temporaneo se le società industriali mancano di seguire
la tendenza con una crescita delle vendite e dei livelli di produzione.
Il Dow Jones Utility Average (DJUA) comprende 15 titoli azionari
relativi ad imprese di pubblica utilità scelte tra quelle
elettriche, del gas, dei telefoni. Questo indice ha dimostrato
storicamente di essere uno dei più attendibili barometri
dei titoli industriali, poichè le azioni delle imprese
di pubblica utilità sono sensibilissime ai cambiamenti
di tendenza nei tassi d'interesse i quali di solito anticipano
quelli del mercato azionario.
Il DJUA generalmente precede il DJIA sia nei massimi che nei
minimi del mercato.
Quando il DJUA smette di crescere o inizia a scendere, mentre
il DJIA continua ad aumentare, viene segnalato un'imminente cambiamento
di tendenza per gli Industrial.
Copyright ©1999-2000
Bibliografia:
Pring M. Technical Analysis Explained - Trend Research
Vari - Financial advisor- Hill 1991
J E. Freund, F.J Williams Modern Business Statistics -- Prentice
- Hall 1969
Steven A. Technical Analysis - Equis
S.Guarino - Introduzione all'Analisi tecnica - Università
pop. Napoli Nord |
- Firma
il GuestBook
- di Salvatore Guarino
|