GIUBILEO degli OPPRESSI 2002

Missionari Comboniani - Puglia
Scuola di Pace "d. Tonino Bello" - Molfetta 

 

 

DOSSIER

 

LA PRESENZA MILITARE IN PUGLIA

E IL RISCHIO NUCLEARE

 

a cura di

c.p.2009     74100 Taranto

a.marescotti@peacelink.it

http://www.peacelink.it

 

 

Molfetta 12 settembre 2002


 

Premessa

 Il presente dossier è solo un primo tentativo di tracciare una mappa della presenza militare in Puglia e si ringrazierà chi vorrà segnalare inesattezze, errori ed omissioni all'indirizzo a.marescotti@peacelink.it oppure a PeaceLInk, casella postale 2009, 74100 Taranto.

 L'obiettivo di questo dossier non è quello di rivelare segreti militari o facilitare il lavoro di eventuali terroristi, ma è quello - al contrario - di prendere consapevolezza di tutti i rischi che la Puglia ha corso e attualmente ancora corre in quanto terra fortemente militarizzata, avamposto di guerra e base per azioni che comportano un rischio nucleare che qui si intende di documentare.

Ricordiamo - per chi non lo sapesse - che tutti i sottomarini Usa sono a propulsione nucleare e che quindi sono assimilabili a piccole centrali nucleari viaggianti. Essi ci espongono ai rischi dei normali reattori nucleari di terra, con la differenza che i sottomarini sono privi delle pesanti schermature di protezione di cui invece sono dotati i reattori nucleari civili di terra, che peraltro l'Italia ha già rifiutato con un referendum abrogativo.

Non va infine dimenticato che viviamo in tempi in cui è stato rispolverato il progetto di "primo uso" delle armi nucleari in una "guerra preventiva". In coda abbiamo inserito alcuni cenni sugli incidenti che hanno interessato le armi nucleari e l'apparato di comunicazione. E' solo un tentativo di risvegliare l'attenzione sul rischio nucleare che non è mai finito e che oggi rispunta assieme ai progetti di "praticabilità" di una guerra nucleare "chirurgica" che la Casa Bianca ha in più occasioni rievocato contro gli "stati canaglia".

Alessandro Marescotti

Presidente di PeaceLink

 

Mappa della militarizzazione in Puglia

 

Bari

Esercito Italiano

·         Altamura: 60° Battaglione carri M.O. Locatelli

·         Bari: Comando artiglieria e Brigata meccanizzata Pinerolo

·         Barletta: 2° Gruppo di artiglieria pesante e 47° Battaglione Fanteria Salento (BAR).

·         Poggiorsini: Deposito munizioni

·         Trani: 9° Battaglione meccanizzato Bari e Compagnia genio guastatori Pinerolo 

Aeronautica Militare Italiana

·         Bari: Stato Maggiore 3' Regione Aerea; dipende (in caso di conflitto) dalla 5' ATAF (Allied Tactical Air Force, forza aerea tattica alleata della NATO); condivide con gli Usa il 3° ROC di Martina Franca.

·         Gioia del Colle: 36° Stormo caccia "Helmut Seidl", dotato anche di gruppo caccia bombardieri ognitempo speciali; questa base dispone di cacciabombardieri Tornado, armati di millisi antinave Kormoran, ed è classificata COB (Collocated Operating Bases), cioè base con possibilità di rischierare aerei dotati di armi nucleari.[1] Attualmente non è ufficialmente una base militare dotata di depositi con armi nucleari, ma negli anni '60 fu al centro di una vicenda segreta e pericolosissima: il dispiegamento di testate nucleari (bombe H di tipo Jupiter). Collocate non solo a Goia del Colle ma anche in altre località della Puglia furono esposte alle intemperie, tanto che due testate nucleari colpite da fulmini rischiarono di esplodere (si veda allegato). I missili nucleari Jupiter vennero tolti dopo la crisi di Cuba.

 

Siti specifici

DISTRETTO MILITARE NUCLEO INFORMAZIONI
P. LUIGI DI SAVOIA DUCA DEGLI ABRUZZI 4
70121 BARI

FORZE ARMATE/AERONAUTICA/AEROPORTO MILITARE
VL. EUROPA - PALESE MACCHIE
70123 BARI
 

FORZE ARMATE/AERONAUTICA/REPARTO LOGISTICO PRESIDIARIO AEROPORTO MILITARE
VL. EUROPA - PALESE MACCHIE STAZIONE CARABINIERI RLP
70123 BARI
 

FORZE ARMATE/AERONAUTICA/REPARTO LOGOSTICO PRESIDIARIO AEROPORTO MILITARE
VL. EUROPA - PALESE MACCHIE
70123 BARI
 

FORZE ARMATE/DISTRETTO MILITARE PRINCIPALE CAPO UFFICIO RECLUTAMENTO
P. LUIGI DI SAVOIA DUCA DEGLI ABRUZZI 4 CAPO UFFICIO RECLUTAMENTO
70121 BARI
 

FORZE ARMATE/ESERCITO/COMANDO PRESIDIO MILITARE/22 COMANDO OPERATIVO TERRITORIALE
V. GENTILE GIOVANNI 31 DIRETTORE SACRARIO MILITARE
70126 BARI
 

FORZE ARMATE/ESERCITO/COMANDO PRESIDIO MILITARE/22 COMANDO OPERATIVO TERRITORIALE
C. VITTORIO VENETO CAPO UFFICIO ATP
70123 BARI
 

FORZE ARMATE/ESERCITO/COMANDO PRESIDIO MILITARE/22 COMANDO OPERATIVO TERRITORIALE
C. VITTORIO VENETO 20 CENTRALINO
70123 BARI
 

FORZE ARMATE/ESERCITO/OSPEDALE MILITARE L. BONOMO ESERCITO
C. DE GASPERI ALCIDE CONSULTORIO PSICOLOGICO
70125 BARI
 

FORZE ARMATE/ESERCITO/15 DIREZIONE GENIO MILITARE BARI
V. NAPOLI 320 CAPO SERVIZIO AMMINISTRATIVO
70123 BARI

 

 

Brindisi

Esercito Italiano

·         Masseria Restinco: Deposito munizioni

·         Fasano: Centro raccolta collaudo e smistamento (CERACOMILES)

Aeronautica Militare Italiana

·         Casale: 32° Stormo CBR "Armando Boetto", 13° Gruppo Cacciabombardieri ricognitori

·         Francavilla Fontana: 114° Deposito sussidiario

·         Selva di Fasano: 5' Squadriglia analisi ed elaborazioni speciali

Marina Militare Italiana

·         Brindisi: Comando Marina (COMAR Brindisi), Stazione Navale, Battagione San Marco (MARIBATT), Servizio Telecomunicazioni (MARITELE Brindisi), Nucleo Logistico (NULOG Brindisi), Stazione Radar (MARIRADAR 608)

·         Isola di Pedagne: Gruppo Scuole

ONU

·         Base Onu, realizzata dopo l'intervento in Bosnia.

Spionaggio Usa

San Vito dei Normanni: qui ha funzionato per tanti anni una struttura top secret, la San Vito Air Station (Echelon, intercettazioni segrete), dotata di antenne circolari tipo Wullenberg capaci di ascoltare ogni genere di segnale telecomunicato (il che comporta evidenti problemi di compatibilità con il rispetto della privacy e delle leggi italiane a tutela della riservatezza delle comunicazioni). La base sta per essere ceduta allo stato italiano anche se formalmente nei registri ufficiali Usa la base appare ancora formalmente in carico all'aeronautica americana fino al 2002. Tonino Camuso dell'Osservatorio sui Balcani di Brindisi (osservatoriobrindisi@libero.it) ha proposto che in quella base nasca un "museo pacifista con possibilità di fare mostre sul tema della guerra nucleare rischiata (e possibile ancor oggi) , con l'utillizzazione dei bunker sotterranei nei quali vi erano le sale di intercettazione". Invece sembra che i progetti siano orientati a creare lì una cittadella per Giochi della Gioventu del Mediterraneo. Prossimamente l'accordo con gli Usa porterà allo smantellamento di tutta la struttura che ora appare uno spazio vuoto con i prati che un tempo erano usati dagli americani come campi da golf. Tornando al passato, va detto che questa base di spionaggio si è potuta avvalere nel corso della sua attività delle seguenti strutture: un'antenna radiogoniometrica ad alta frequenza AN/FRLG "Elephant Cage" della NSGA Naval Security Graoup Activity, l'apparato fotografico Baker/Nunn della rete di localizzazione spaziale del US Space Command, la stazione radar integrata del sistema NADGE e il centro SETAF (South Europe Task Force) di addestramento ala guerra elettronica (EW Electronic Warfare). La base è sede del 7275° Air Base Group, del 2nd Echelon Medical Logistics Storage, del Security Group Activity. Questa base è un potentissimo punto di ascolto e garantisce i servizi logistici, amministrativi e le comunicazioni per il 6917° ESG (Electronic Security Group) e il 2113° ESS (Electronic Security Squadron) dipendendi dal quartier generale di Ramstein Air Base (Germania) dell'Electronic Security Command. Lo scopo di questa installazione è quella di "signal intelligenze" (SIGINT) ed "electronic intelligence" (ELINT), ossia di monitoraggio ed intercettazione delle comunicazioni elettroniche dell'avversario, provvedendo anche a mettere in atto contromisure elettroniche di disturbo contro il sistema di comando e di controllo avversario. E' sede del Solar Optical Observing Network, una struttura collegata alla NSA (National Security Agency), la più grande centrale di spionaggio degli Usa.[2] Tanto per comprendere la CIA scompare letteralmente di fronte alla NSA, che impiega 65 mila persone (20 mila civili e 45 mila militari) ed ha il suo quartier generale nel Maryland (Fort George G.Meede). La lavoro delle strutture della NSA consiste nell'intercettare le comunicazioni radio, nell'infrangere i codici con i quali le comunicazioni militari, diplomatiche e commerciali sono spesso cifrate, nell'analizzare i messaggi decrittati e nell'inviare i testi in chiaro alle autorità governative. A metà degli anni Ottanta alla NSA ogni giorno giungevano 40 tonnellate di messaggi da esaminare e venivano intercettate 500 mila conversazioni.[3] La stazione di sorveglianza radar-elettronica della NSA a San Vito dei Normanni è tra l'altro collegata al sistema di allarme SAC (Comando strategico Aereo, al quale fanno capo i missili intercontinentali e i bombardieri Usa) di Omaha e del NORAD (Comando di Difesa Aerospaziale Nordamericano) di Colorado Spring.[4] Negli ultimi anni la base di San Vito dei Normanni (che contava circa 1300 uomini negli anni Ottanta) è stata snellita e poi recentemente disattivata. E' probabile che alcune funzioni siano state decentrate in altre località della Puglia (es. Martina Franca, Taranto) mentre altre potrebbero essere state incorporate in sistemi satellitari di intercettazione globale. In ogni caso va detto che lo smantellamento della Base di San Vito non comporterà alcuna perdita del potere di controllo del sistema di intercettazione globale Echelon su cui indaga anche l'Unione Europea per l'evidente invadenza ed illegalità delle intercettazioni a fax, e-mail, telefonate, ecc. in territorio che non è a giurisdizione Usa. E' evidente che il sistema C4i posizionato a Taranto e sulla portaerei Garibaldi - alle strette dipendenze dei comandi militari Usa - può surrogare varie funzioni di "intelligence" svolte dalla base di S.Vito dei Normanni

 

Siti specifici

 

UNITED NATION LOGISTICS BASE
V. MADDALENA UMBERTO
72100 BRINDISI
 

AEREONAUTICA MILITARE STAZIONE METEO
VL. PANORAMICA - SELVA DI FASANO 10
72010 FASANO (BR)
 

AERONAUTICA MILITARE DISTACCAMENTO
V. SPADONE
72021 FRANCAVILLA FONTANA (BR)


 

Foggia

Esercito Italiano

·         Foggia: 9° Gruppo artiglieria pesante campale Foggia.

Aeronautica Militare Italiana

·         Vico del Gargano (Monte Sant'Angelo): in località Monte Iacotenente opera il 31° centro radar dell'Aeronautica Militare Italiana, integrato nel sistema NADGE.

·         Amendola: 60' Brigata Aerea con annessi reparti servizi tecnici e logistici.

Marina Militare Italiana

·         Vieste: Stazione radar Marina Militare MARIRADAR 509.

Nato

·         Vico del Gargano (Monte Sant'Angelo): in località Monte Iacotenente opera, oltre alll'Aeronautica Militare Italiana, anche la stazione terminale NICS Iacotenente IIAZ della Nato.

 

Siti specifici

DIPARTIMENTO MILITARE MARITTIMO DELL`ADRIATICO
FARO S. DOMINO
71040 ISOLE TREMITI (FG)

AERONAUTICA MILITARE TELEPOSTO A.M.
LC.MADONNA DEGLI ANGELI
71037 MONTE SANT`ANGELO (FG)
 

AERONAUTICA MILITARE 31 GRUPPO RADAR
LOC. FORESTA UMBRA COMANDANTE
71037 MONTE SANT`ANGELO (FG)
 

AERONAUTICA MILITARE 31 GRUPPO RADAR
LOC. FORESTA UMBRA
71037 MONTE SANT`ANGELO (FG)
 

MARINA MILITARE FARO DI VIESTE
SCOGLIO S. EUFEMIA
71019 VIESTE (FG)
 

MARINA MILITARE STAZIONE RICONOSCIMENTO
CASTELLO SVEVO
71019 VIESTE (FG)


 

Lecce

Esercito Italiano

·         Lecce (località Fondone): deposito munizioni.

Aeronautica Militare Italiana

·         Otranto: 32° centro radar dell'Aeronautica Militare Italiana, integrato nel sistema NADGE.

·         Galatina: 61' Brigata Aerea.

 

Siti specifici

AERONAUTICA MILITARE TELEPOSTO
MARINA DI LEUCA
73040 CASTRIGNANO DEL CAPO (LE)
 

AREONAUTICA MILITARE 61` AEREOBRIGATA
STR. ST. 476
73100 LECCE
 

COMANDO DISTRETTO MILITARE COM.REPARTO SERVIZI
V. COSTADURA ARCHIMEDE COLONNELLO 2
73100 LECCE
 

FORZE ARMATE/MARINA MILITARE FARO CORTE
V. S. CATALDO - SAN CATALDO
73100 LECCE
 

FORZE ARMATE MARINA MILITARE STAZIONE R.G.
V. CODAZZI AGOSTINO - BORGO PIAVE
73100 LECCE
 

AERONAUTICA MILITARE C.I.T.S. HELIOS
VL. AEROPORTO
73010 LEQUILE (LE)
 

MARINA MILITARE UFFICI
V. FARO S. ANDREA MISSIPEZZA - TORRE DELL`ORSO
73026 MELENDUGNO (LE)
 

FORZE ARMATE AERONAUTICA MILITARE 32 GRUPPO RADAR CENTRALINO
V. CALAMURI
73028 OTRANTO (LE)
 

MARINA MILITARE STAZIONE CAPO POSTO
V. FARO
73028 OTRANTO (LE)
 

MARINA MILITARE FARO S. GIOVANNI
TORRE S. GIOVANNI
73059 UGENTO (LE)


 

Taranto

Aeronautica Militare Italiana

·         Martina Franca: sede del 3° ROC (Regional Operations Centre) della Nato, gestito dall'Aeronautica Militare Italiana in condivisione con gli Usa che qui hanno una base di telecomunicazione.

Marina Militare Italiana

·         Taranto: sede di MARIDIPART Taranto, ossia del Dipartimento Militare Marittimo dello Jonio e del Canale d'Otranto. E' base navale a comando italiano ma con funzioni logistiche NATO in particolare per il rifornimento, la riparazione e il controllo delle operazioni di combattimento. Alla stazione navale sita in Mar Piccolo (Stazione Torpediniere posta sul prolungamento dell'Arsenale Militare) e alla stazione sommergibili (MARISTASOM Taranto) si è aggiunta una nuova base molto più ampia sita in Mar Grande (località Chiapparo) in cui staziona la portaerei Garibaldi e a cui possono attraccare "di diritto" navi e sommergibili della NATO in quanto la nuova base è stata costruita anche con fondi NATO. La nuova base navale non è ancora completata ma ha già cementificato un largo tratto di costa. Il pericolo connesso alla nuova base navale è in particolare connesso ad un incremento del transito di natanti a propulsione nucleare (in particolare sottomarini) che fino ad ora è stato sporadico anche se rischioso, come attesta la vicenda del sottomarino statunitense Scorpion (vedi allegato). Al possibile transito di sottomarini atomici è connesso un piano di emergenza nucleare (denominato "Piano di emergenza per Taranto per incidenti ad unita' militari a propulsione nucleare") che prevede, in caso di grave incidente, l'evacuazione della città. Il piano, rimasto segreto per tanti anni, è stato diffuso via Internet da PeaceLink nel settembre del 2000 (era stato richiesto alla Prefettura di Taranto e ottenuto ricorrendo legalmente ad un "diritto all'informazione" contenuto nel Decreto legislativo 230/95). E' il primo caso in Italia in cui un'associazione pacifista riesce un piano di emergenza nucleare. Il clamore suscitato ha portato alla richiesta, in altri porti a rischio nucleare, degli analoghi piani e per questo motivo il governo di centrosinistra ha dato alle prefetture l'indicazione di non divulgarli; il prefetto di Taranto è stato trasferito dopo poche settimane per "normale avvicendamento"; si è saputo che per i funzionari che hanno consegnato il "piano segreto" è stato aperto un procedimento disciplinare interno.

·         Taranto: Arsenale Militare, destinato alla riparazione e manutenzione delle navi. Vi lavorano molti civili. E' situato nel Mar Piccolo, accanto alla Stazione Navale. Con la costruzione della nuova base navale nel Mar Grande, appoggiata praticamente da tutti i partiti politici, era stato previsto un rilancio. Invece adesso rischia di chiudere a causa dei forti investimenti richiesti dai piani militari di riarmo, come la costruzione della nuova portaerei che si andrà ad aggiungere alla Garibaldi e che in più sarà in grado di effettuare sbarchi anfibi imbarcando mezzi e uomini del battaglione San Marco. La nuova portaerei nel 2002 deve essere impostata nei cantieri di Rivo Trigoso a Genova: costo previsto 4 mila miliardi (2 mila per lo scafo e 2 mila per gli aerei). La chiusura dell'Arsenale Militare passa per l'affidamento della manutenzione - ipotizzato dal governo Berlusconi - direttamente alle aziende produttrici di armi. I "mercanti di armi" (per i quali è in corso di approvazione un'apposita legge di liberalizzazione dell'export bellico) diventerebbero così un monopolio in grado di asservire ai propri voleri lo Stato anche nel campo della manutenzione, fissando in tal modo i prezzi e potendo fare scambi del tipo "sconti manutenzione in cambio di nuovi acquisti".

·         Taranto (località Buffoluto): sede di MARIMUNI, la "polveriera" della Marina Militare dove è stoccato il munizionamento delle navi. Per la pericolosità è un sito collocato sul Mar Piccolo, ad una certa distanza dal centro abitato e dagli impianti ad alto rischio dell'area industriale.

·         Grottaglie: nella tradizionale base di MARISTELI (destinata agli elicotteri imbarcati sulle navi) è stata creata anche la base degli aerei a decollo verticale Harrier, imbarcati sulla Garibaldi. E' base dell'Aviazione di Marina.

Comando Comunicazioni Controllo Nato e Spionaggio Usa

·         Martina Franca: vi opera il 3° ROC (Regional Operatione Center) della Nato, una delle principali strutture di comando di guerra (Static War Headquarters, nella terminologia Nato). Nel 3° ROC vi è probabilmente una struttura connessa alle funzioni di monitoraggio e spionaggio Echelon di San Vito dei Normanni. Dipende dalla 5' ATAF (Allied Tactical Air Force, forza aerea tattica alleata della NATO). Per comprendere l'importanza di questo posto di comando protetto della NATO occorre dire che è collegato con Montedragone (in provincia di Caserta, per il coordinamento di tutte le forze terrestri, navali ed aeree dei paesi della Nato di CINCSOUTH, per un'estensione che va da Gibilterra alla Turchia, ossia centinaia di migliaia di uomini, migliaia di aerei e centinaia di navi), con Affi (in provincia di Verona, dove opera in una caverna, capace di ospitare duemila persone, il JCOC Joint Combat Operation Center, denominato in codice West Star, l'AOC Air Operation Center e l'ADOC Air Defence Operation Center, che hanno lo scopo di coordinare le forze militari offensive e difensive in tutta l'Italia, su terra, mare e cielo) e con Grezzana (in provincia di Verona, sede alternata del JCOC di Affi, nome in codice Back Yard). Nella sede del 3° ROC opera il 3° TAOC (Tactical Operation Center) e il 3° SOC (Section Operation Center).

·         Taranto: PeaceLink ha scoperto nel settembre del 2000 che la base di Taranto è diventata un nodo terminale del sistema di comando e di spionaggio C4i del Pentagono e della Marina Militare americana. I parlamentari della Commissione Difesa di Camera e Senato ne erano completamente all'oscuro, tanto che il senatore Stefano Semenzato ha presentato un'apposita interrogazione parlamentare. Il sistema C4i (comando, controllo, comunicazioni, computer e intelligence) è la più avanzata rete telematica militare per comunicare informazioni e "spiare" obiettivi da colpire, ed è un sistema del Navy Center for Tactical System Interoperability che ha base a San Diego in California. L'informazione è stata tratta dal motore di ricerca interno al sito del Pentagono. Il governo italiano, per bocca del sottosegretario Marco Minniti, ha tenta di smentire, ma la notizia è stata "ufficialmente" confermata in quanto PeaceLink ha divulgato ai giornalisti l'indirizzo Internet della specifica pagina del Pentagono che attesta l'esistenza dell'informazione "ignota" al Governo. Si è poi scoperto in seguito (a p.54 della pubblicazione di Marco Amatimaggio "Nave Garibaldi", edizioni Sinapsi http://www.sinapsilibri.it) che tra gli ammodernamenti apportati all'ammiraglia della flotta italiana c'è anche l'implementazione del sistema C4i. E' da notare che Taranto, nel documento trovato nel sito del Pentagono, risultava essere l'unico nodo europeo di quel piano di implementazione del C4i, a conferma dell'importanza strategica della nuova base navale nell'ambito dell'integrazione con i piani di guerra statunitensi. I computer del sistema C4i sono stati installati nel centro di addestramento aeronavale MARICENTADD. Taranto è sede anche del servizio MARITELE Taranto della Marina Militare Italiana.

Altre strutture Nato e Usa

·         Taranto: NAMSA Southern Europe Depot, con funzione logistica e di stoccaggio missili. A Taranto (Masseria Tarasconi) vi era anche una struttura americana - USAF Detechment 27, 2187th CGp (Forze Aeree Usa) - che dovrebbe essere stata smantellata.

 

Siti specifici

MARINA MILITARE BASE AEROMOBILI
STR. STAT. APPIA KM. 673.120
74023 GROTTAGLIE (TA)
 

AERONAUTICA MILITARE
VL. CHIATONA (PALAGIANO SCALO - CSN)
74019 PALAGIANO (TA)
 

CENTRO TRASFUSIONALE MILITARE CENTRO TRASFUSIONALE
V. PUPINO VINCENZO 1
74100 TARANTO
 

DIREZIONE ARSENALE MARINA MILITARE
V. DI PALMA FEDERICO (M.M.)
74100 TARANTO
 

FORZE ARMATE/AERONAUTICA MILITARE
V. PER S. GIORGIO - 65 DT A.M.
74100 TARANTO
 

FORZE ARMATE/AERONAUTICA MILITARE CAPO SERVIZIO AMMINISTRATIVO
CTR. PIZZONE AEROPORTO
74100 TARANTO
 

FORZE ARMATE/MARINA MILITARE
V. ACTON FERDINANDO 1 CENTRO ADDEST.E RECL.-PRES.CONS.LEVA
74100 TARANTO
 

FORZE ARMATE/MARINA MILITARE
CTR. BUFFOLUTO STABILIMENTO MUNIZIONAMENTO DIRETTORE
74100 TARANTO
 

FORZE ARMATE/MARINA MILITARE
V. CUGINI GIOVANNI
74100 TARANTO
 

FORZE ARMATE/MARINA MILITARE
V. DI PALMA FEDERICO COMANDO SOMMERGIBILI
74100 TARANTO

 

  

E SE ACCADESSE IN PUGLIA?


 

Non tutti sanno …

 …che un sottomarino a propulsione nucleare è una centrale atomica

L'affondamento nell'agosto del 2000 del sommergibile atomico russo Kursk nel mare di Barents ha reso di attualità la domanda: e se succedesse in un porto italiano?

Un sottomarino a propulsione nucleare è meno protetto rispetto ad una centrale atomica di terra in quanto ha – per esigenze di leggerezza e manovrabilità – di minori schermature esterne ed inoltre può essere soggetto a collisioni, affondamento, ecc.

L'Italia - che ha abolito le centrali nucleari con un referendum popolare - corre ancora il rischio, nelle aree marine di transito e sosta di unita’ nucleari, che si verifichi un incidente ai reattori atomici di bordo. Non è solo un rischio connesso a mezzi della Nato: il sottomarino atomico russo Kursk è pericolosamente transitato nel Mediterraneo durante la guerra del Kosovo per azioni di spionaggio. Esiste inoltre il problema del transito di scorie radioattive francesi (plutonio) nel Mediterraneo.  

…cosa è il plutonio

Il plutonio è un elemento radioattivo presente in vari reattori nucleari. Una dispersione di plutonio contaminerebbe il mare per oltre 24 mila anni (durata del dimezzamento radioattivo del plutonio).  Il chimico Enzo Tiezzi ha scritto: “Un chilo di plutonio disperso nell’ambiente rappresenta il potenziale per 18 miliardi di cancro al polmone. Un milionesimo di grammo costituisce una dose letale”. 

…cosa passò a Taranto nel 1968

Il sottomarino americano Scorpion (nella foto sotto) fu coinvolto il 15 aprile 1968 nel porto di Napoli in una tempesta e si scontrò sbattendo la poppa contro una chiatta, che affondo'. Fu ispezionato a Napoli. Esplose poche settimane dopo - il 22 maggio 1968 - nell'Atlantico al largo delle Azzorre inabissandosi con il propulsore nucleare, due atomiche e 99 uomini di equipaggio. Era passato il 10 marzo 1968 da Taranto. 

…cosa accadde nello Jonio nel 1975

La notte del 22 settembre 1975, nello Jonio meridionale, la portaerei americana Kennedy si scontro' con l'incrociatore (sempre americano) Belknap. Scoppiò un incendio che giunse a pochi metri dalle testate nucleari dei missili Terrier e parti' uno dei più alti livelli di SOS nucleare, denominato "broken arrow". Ha commentato l'esperto di questioni militari William Arkin: "Se le fiamme avessero raggiunto i missili le possibilità sarebbero state due: o le testate atomiche sarebbero esplose con effetti facilmente immaginabili, oppure la nave sarebbe affondata a poche miglia dalle coste di Augusta, zona frequentata dai pescherecci italiani, con conseguenze ambientali molto gravi". L'incrociatore Belknap è stato poi rimorchiato nel porto di Augusta, ma se fosse stato più vicino a Taranto sarebbe stato ricoverato nell'Arsenale militare di Taranto. Dell'SOS nucleare non se ne è saputo nulla fino al 1989 quando l'ammiraglio Eugene Carrol diffuse quelle che il Corriere del Giorno ha definito "agghiaccianti rivelazioni": "Una catastrofe nucleare nello Ionio l'abbiamo sfiorata quattordici anni fa" (prima pagina del 26 maggio 1989). 

…cosa è accaduto nel maggio 2002

Il sottomarino a propulsione nucleare Tireless perde liquido radioattivo al largo della Sicilia e chiede, secondo alcune informazioni trapelate su Internet, di poter essere ricoverato in un porto italiano ottenendo un diniego. Verrà poi ospitato nella base britannica di Gibilterra creando gravi preoccupazioni. Nel tragitto verso Gibilterra ha operato in situazioni di grave rischio, disperdendo radioattività.

…cosa è accaduto a La Spezia nel luglio 2000

Nel mese di luglio 2000 un sottomarino nucleare americano ha subito un’avaria nel porto di La Spezia per ragioni non ufficialmente comunicate. La popolazione non avrebbe saputo nulla se non ne avesse dato informazione il quotidiano locale “Il Secolo XIX”. Il 6 settembre il quotidiano il Manifesto ha informato su una "fuga radioattiva da un sottomarino nel porto di Tolone", in Francia. Per maggiori informazioni si consulti il sito http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/porti.shtml 

 

DOCUMENTI

 Alleghiamo qui di seguito una serie di documenti che attestano in rischio atomico che corre la Puglia e il pericolo nucleare che, più in generale, è connesso alle tecnologie militari che fanno ricorso al nucleare (propulsione e armamento).

 

Avaria Tireless: lettera di PeaceLink del 12 novembre 2000 al Ministro della Difesa 

Oggetto:  sottomarini a propulsione nucleare difettosi 

Le scriviamo allarmati per il rischio che l'Italia ha corso nel maggio scorso con il transito del Tireless nelle acque vicine alla Sicilia.

Considerando

·         la gravita' dell'incidente accaduto al sottomarino nucleare Tireless;

·         che i controlli a cui sono stati sottoposti i sottomarini gemelli non sono garanzia che la grave avaria del Tireless non si ripresenti nuovamente;

·         che una ragionevole fase di prova richiede mesi di test e che e' bene che tali prove non avvengano nelle acque territoriali italiane;

chiediamo

·         che il governo italiano si attenga in maniera stretta e rigorosa al "principio di precauzione" della Dichiarazione ONU di Rio de Janeiro del 3-14 giugno 1992 che l'Italia ha sottoscritto ed in particolare all'art.15 che recita: "Gli Stati, a seconda delle loro possibilità, devono applicare largamente misure di precauzione per proteggere l’ambiente. In caso di minaccia di danni gravi o irreversibili, l’assenza di certezze scientifiche assolute non deve servire da pretesto per ritardare l’adozione di misure convenienti miranti a prevenire la degradazione dell’ambiente."

 

Richiediamo pertanto al Governo italiano 

·         che non conceda l'autorizzazione di attracco e navigazione in acque territoriali ai sottomarini nucleari inglesi soggetti ad avaria (come i sottomarini inglesi delle classi Trafalgar e Swiftsure);

·         che in particolare venga tenuto lontano dall'Italia il sottomarino a propulsione nucleare inglese Triumph (sosia del Tireless);

·         che la stessa misura venga estesa ad altri sottomarini nucleari basati su propulsori gia' soggetti a crepe nel reattore e di cui si sospettano difetti di progettazione;

·         che (cosi' come ha chiesto il governo spagnolo per il Tireless) vengano richiesti i piani di emergenza dei sottomarini nucleari che intendano transitare nelle acque nazionali.

 

Le ragioni scientifiche e precauzionali di questa richiesta sono ampiamente spiegate nel comunicato qui sotto riportato. 

Si chiede una risposta di codesto Ministero, da inviare a:

 

PeaceLink

c.p.2009

74100 Taranto

Distinti saluti

Prof. Alessandro Marescotti - presidente di PeaceLink

 

Comunicato stampa sul Tireless 

Dopo l'incidente (accaduto al largo della Sicilia il 12 maggio 2000) il Tireless ha chiesto di dirigersi verso un porto italiano, ma gli è stato negato il permesso. Questo è quanto si può leggere sul sito Internet

http://www.btinternet.com/~warship/Today/tboat.htm

Per dare un'idea di ciò che è successo nel "cuore radioattivo" del sottomarino Tireless, si vedano le crepe nel sistema di propulsione nucleare.  Sono su Internet a questi indirizzi:

http://ds.dial.pipex.com/cndscot/images/pwr1a.gif

http://ds.dial.pipex.com/cndscot/images/pwr1b.gif

Sul The Guardian del 28/10/2000 si evidenzia la gravità dell'incidente e il fatto che non si sia andati molto lontani dall'innescare ciò che più si teme in un reattore nucleare, ovvero la fusione del nocciolo: una Chernobyl in mare.

 

Tutto ciò è stato mantenuto segreto e solo la disgrazia del sottomarino russo Kursk ha consentito che il mostro radioattivo ormeggiato oggi a Gibilterra facesse breccia in qualche notiziario.

 

Ricordiamo che in quel periodo era in piano svolgimento a Taranto la mobilitazione pacifista contro il rischio nucleare, con lettera al prefetto per conoscere i piani di emergenza. Contemporaneamente l'on. Vittorio Angelici aveva poche settimane prima ricevuto dal governo una risposta di rassicurazione all'interrogazione in cui il parlamentare di Taranto diceva: "Occorrono risposte esaurienti sull'effettiva rilevanza del rischio nucleare, sull'eventuale esistenza di piani d'emergenza, su ipotesi di attracco di sottomarini e navi nucleari nella base navale jonica". 

Altri parlamentari avevano seguito questa strada sollecitando il governo a dare garanzie. Intanto in un convegno prendeva corpo l'idea del circolo "Che Guevara" di avviare una raccolta di firme contro il rischio nucleare da inviare al sindaco.

 

Ora a Gibilterra il Tireless sta provocando forti preoccupazioni e un coro crescente di proteste dei cittadini e delle autorita' spagnole a cui viene negata la possibilita' di compiere adeguati controlli.

 

Dopo il segreto iniziale che ha accompagnato il Tireless nel suo viaggio dal luogo dell'avaria (al largo della Sicilia) fino alla base di Gibilterra e la sua successiva permanenza, si e' venuti a sapere che:

- il sottomarino aveva rilasciato dell'acqua dal circuito di raffreddamento (e quindi radioattiva) in mare aperto;

- la crepa nel circuito di raffreddamento non era di 2mm, ma di vari centimetri;

- la posizione della crepa non riguarda solo la tubatura secondaria che porta al pressurizzatore, ma coinvolge anche la tubatura principale del circuito di raffreddamento;

- il difetto non era occasionale, ma strutturale, e quindi riguardava tutti i reattori montati a bordo di due classi di sottomarini inglesi (Trafalgar e Swiftsure), in seguito richiamati per riparazioni.

 

Il sottomarino a propulsione nucleare britannico "Tireless" in avaria aveva gia' perso liquido radioattivo vicino alla Sicilia (1). Si ignora per ora dove intendesse attraccare, la sua meta era l'Italia, non si puo' escludere che volesse dirigersi verso la base navale di Taranto con il suo Arsenale Militare.

 

E' importante ricordare come da anni varie associazioni pacifiste inglesi (soprattutto il CND - Campaign for Nuclear Disarmament) avevano piu' volte denunciato i potenziali rischi di questi sottomarini, soprattutto nel circuito di raffreddamento il cui potenziale difetto era noto da tempo. Purtroppo solo di fronte ad un grave incidente la marina militare inglese ha deciso di prendere il provvedimento di ritirare 12 sottomarini a propulsione nucleare e di sottoporli a controlli. (2)

 

E sempre dal CND (Campaign for Nuclear Disarmament) scozzese, che ci giunge la segnalazione che il Triumph, un sottomarino "gemello" del Tireless in avaria, ora e' stato "controllato" (3) e verra' rimandato in missione; secondo il governo britannico non manifesterebbe i problemi rilevati sul Tireless e su altri 6 sottomarini della medesima classe.

 

Il Triumph ha operato nel Mediterraneo fino al 21 ottobre scorso, sostando nel porto di Tolone (Francia), mentre il sottomarino fratello "Splendid" transitava nel 1999 nell'Adriatico (4); probabilmente il Triumph ora ritornera' pericolosamente vicino a noi (5).

 

Abbiamo inviato al Ministro della Difesa, al Ministro dell'Ambiente e al Ministro della Sanita' una pressante richiesta affinche' anche al Triumph - cosi' come al Tireless - venga negato l'accesso ai porti e alle acque territoriali italiane e che una simile precauzione venga applicata per tutti i sottomarini della stessa classe del Tireless.

 

La richiesta, a Taranto, e' stata inviata anche al Prefetto e al Sindaco; l'iniziativa si sta estendendo anche agli altri undici porti a rischio nucleare.

 

Chiediamo che venga applicato un elementare principio di prudenza, il cosiddetto "principio di precauzione" in base al quale va interdetta la potenziale nocività per ogni tecnologia di cui non e' comprovata la sicurezza sulla base di una sufficiente quantità di anni di esperienza. (6)

 

Nel governo italiano questo "principio di precauzione" e' stato oggetto di esame per gli alimenti contenenti organismi geneticamente manipolati (OGM): perche' non estenderlo anche a quei sottomarini nucleari inglesi (e americani) mal progettati che sono molto piu' pericolosi? (7)

 

Facciamo presente che in presenza di simili sottomarini che hanno presentato difetti strutturali al propulsore nucleare, non possiamo piu' parlare solo di "rischio nucleare" ma di vero e proprio "pericolo nucleare".

 

 

Francesco Iannuzzelli - responsabile armamenti di PeaceLink

Alessandro Marescotti - presidente di PeaceLink

 

 

------------------ note -----------------------

 

(1) Il comandante Mike Walliker ha ammesso che durante il tragitto il sottomarino ha rilasciato in mare acqua contaminata, cioe' proveniente dal sistema di raffreddamento interno al reattore. Secondo il comandante la quantita' di liquido refrigerante rilasciato e' solo una goccia nel mare Mediterraneo e la sua radioattivita' e' al di sotto della soglia; si e' dichiarato disponibile a berne un bicchiere di fronte a testimoni, ma per sua fortuna nessuno ha preteso che mantenesse fede alla promessa.

Fonte: ftp://ftp.nautilus.org/npp/091000elpais.txt

 

(2) Riassumendo, dopo le prime ispezioni cinque sottomarini sembrano sani e il ministero della difesa si mostra particolarmente felice di poterne rispedire subito in missione uno (il Triumph) armato con missili Tomahawk. Negli altri 6 invece e' stato riscontrato il medesimo difetto del Tireless, ovvero crepe nel sistema di raffreddamento del reattore nucleare. Tutti e sette ora sono in riparazione, ma fino a poco tempo fa alcuni di loro circolavano liberamente anche nel Mediterraneo. Uno di questi sottomarini difettosi, lo Splendid, aveva lungamente operato nell'Adriatico ai tempi dei bombardamenti Nato sulla Jugoslavia l'anno scorso. Lo Splendid era stato il primo sottomarino nucleare non statunitense della Nato ad essere impiegato per il lancio di missili Tomahawk. Di tutti i missili che colpirono la Jugoslavia, il 25% furono lanciati dai sottomarini che stazionavano nell'Adriatico, lo Splendid piu' altri 2 USA.

 

(3) Con ogni probabilita' pero' questi controlli non sono stati svolti. Il 21 ottobre era a Tolone! Non e' credibile infatti che in cosi' pochi giorni siano stati controllati tutti gli 11 sottomarini difettosi. E' un'operazione complessa e difficile che richiede parecchio tempo. Per lo stesso Tireless sono stati necessati 5 mesi di controlli nella base di Gibilterra prima di scoprire qualcosa in piu' sulle cause dell'avaria. I 6 sottomarini che sono stati fermati ora dalla Royal Navy avevano gia'  manifestato in passato problemi simili e quindi solo su questa base la Marina inglese ha ritenuto necessario fermarli, non grazie a nuovi controlli. Cio' significa che la scelta di dichiarare operativi 5 sottomarini, tra i quali il Triumph, e' motivata da ragioni strategiche e militari, cioe' garantire la presenza della flotta inglese, e non da reali controlli effettuati sui sottomarini nucleari.

 

(4) Nel 1999, durante la guerra in Kosovo, lo Splendid era operativo nell'Adriatico, impegnato insieme ad altri due sottomarini USA a bombardare con missili Tomahawk la Jugoslavia. Ora lo Splendid e' stato fermato perche' ha lo stesso difetto del Tireless e presumibilmente ce l'aveva anche l'anno scorso mentre operava nelle acque dell'Adriatico.

 

(5) Su questo ci sono informazioni discordanti; secondo alcune fonti riprende la missione in cui era impegnato, e quindi ritorna nel Mediterraneo, secondo altre potrebbe essere impiegato come scorta ai sottomarini balistici Trident che operano nelle acque scozzesi.

 

(6) Il Principio di Precauzione (incluso nella Dichiarazione ONU di Rio de Janeiro, del 3-14 giugno 1992) consultabile online a questo indirizzo:

http://www.un.org/documents/ga/conf151/aconf15126-1annex1.htm

Tutti gli articoli meriterebbero di essere considerati, ad es. l'articolo 15: "Gli Stati, a seconda delle loro possibilità, devono applicare largamente misure di precauzione per proteggere l’ambiente. In caso di minaccia di danni gravi o irreversibili, l’assenza di certezze scientifiche assolute non deve servire da pretesto per ritardare l’adozione di misure convenienti miranti a prevenire la degradazione dell’ambiente."

 

(7) L'HMS Tireless e' stato rimorchiato fino a Gibilterra dopo aver sofferto di una perdita non isolabile nel suo sistema di raffreddamento primario. Questo tipo di incidente nucleare viene definito come LOCA (Loss-Of-Coolant-Accident = incidente di perdita di liquido refrigerante) ed e' potenzialmente disastroso perche' la scopertura del nocciolo puo' provocarne la fusione con un conseguente rilascio di enormi quantita' di radioattivita'. Su mandato della Nuclear Regulatory Commission, tutti i reattori nucleari commerciali statunitensi impiegano dei sistemi di raffreddamento del nocciolo di emergenza (detti ECCS) per proteggersi dal LOCA. Ma per mancanza di spazio a bordo dei sottomarini, ne' i sottomarini USA ne' quelli di altri stati esteri sono equipaggiati con questo vitale sistema di sicurezza; cosi' pure non lo sono i due prototipi di sottomarini nucleari presso Kesselring. Dopo altre indagini, una crepa, descritta anche come una spaccatura, e' stata trovata in una giunzione critica delle tubature nel sistema di raffreddamento ad acqua pressurizzata del reattore, in corrispondenza di un difetto di saldatura. Nel discutere sulla esatta locazione della crepa, la Marina inglese parlava di "problema dei pantaloni", facendo riferimento ai ristretti condotti di accesso alle tubature crepate (fate caso all'uso del plurale).

E' stato anche stabilito che la perdita iniziale era un sintomo di quanto poi si e' rivelato essere un problema molto piu' devastante, cioe' un potenziale catastrofico errore di progettazione.

Una fonte ha detto che le crepe (notare ancora l'uso del plurale) non potevano essere in una posizione peggiore.

Letteralmente, cio' puo' significare che le crepe si trovano al di sotto del livello del nocciolo. Niente puo' essere peggio che delle crepe nelle tubature al di sotto del nocciolo che non possono essere isolate in quanto l'impianto e' privo di ECCS.

Sebbene le suddette scarne informazioni sulle crepe siano state diffuse, i dettagli sulla condizione del nocciolo nucleare sono sotto il piu' stretto riserbo. Una fonte ha detto che a causa del danno il reattore e' stato li' li' per "grippare". La terminologia usata ("grippare") puo' riferirsi al fatto che il danno al reattore e' stato tale da impedire l'inserimento delle barre di controllo necessarie per

spegnerlo. E' stato anche detto che il reattore e' stato vicino "all'estremo punto

di rottura", in altre parole la fusione del nocciolo. Di conseguenza, il Ministero della Difesa britannico ha dichiarato di non poter spiegare ulteriormente il difetto del Tireless "senza prima consultare gli Americani", in quanto il reattore si basa su un progetto americano.

 

John P. Shannon - Nuclear Physicist/Nuclear Engineer

Former Manager of Health and Safety at the Nuclear Navy's

Knolls Atomic Power Laboratory

 

PeaceLink “simula” a Taranto il piano di emergenza nucleare

 

Comunicato stampa

 

Taranto è preparata al rischio nucleare? Abbiamo fatto una prova.

Lunedì 11 settembre 2000 alle ore 9.30 PeaceLink ha svolto un’accurata indagine per verificare il livello di informazione di cui dispongono le strutture sanitarie locali nel caso la città sia investita da una nube radioattiva. Nel caso di incidente ad un reattore nucleare di un sommergibile o di una nave uno degli effetti più nefasti sarebbe infatti – come contemplato nel piano di emergenza della Prefettura – l’emissione di una nube radioattiva contenente, tra le varie sostanze radioattive, il micidiale Iodio 131. Tale sostanza radioattiva si fissa infatti velocemente nell’”organo bersagio” della tiroide, provocandone l’impazzimento delle cellule fino alla generazione di una patologia tumorale. Lo Iodio 131 provoca questo impatto in particolare sui bambini e le donne in gravidanza. L’effetto radioattivo dello Iodio 131 ha ripercussioni sull’intero organismo inducendo uno stato di tachicardia, alterando i fattori metabolici e compromettendo il sistema immunitario.

Ce n’è abbastanza per alzare le mani e arrendersi all’ineluttabilità della sorte.

Ma non è così: l’esperienza di Chernobyl ha dimostrato che una rapida risposta delle strutture sanitarie può – se non mettere del tutto in salvo – almeno proteggere temporaneamente la fascia della popolazione più esposta, quella appunto dei bambini e delle donne in stato di gravidanza. 

E’ questione di minuti: occorre intervenire per evitare preventivamente l’inalazione dello Iodio 131 (ponendo al riparo le persone e sigillando gli edifici) e somministrare dei medicinali a protezione della tiroide. Basta perdere qualche ora e il danno diventa irreversibile.

PeaceLink ha voluto verificare se vi è un livello di informazione adeguato nelle strutture sanitarie e ha compiuto un’inchiesta a partire dalle farmacie per verificare se disponevano di medicinali per la protezione della tiroide dei bambini. L’inchiesta si è basata sulla consultazione di quattro farmacie scelte casualmente che – dopo diverse incertezze - hanno risposto dicendo di non conoscere tali medicinali. A questo punto l’inchiesta ha mirato più in alto con diverse telefonate che – per oltre un’ora – hanno inteso appurare chi avesse dentro l’Azienda Sanitaria Locale e l’Ospedale SS.Annunziata le informazioni necessarie a rispondere alla domanda: “Quali farmaci sono in grado di proteggere la tiroide dei bambini in caso di possibile contaminazione dovuta a Iodio 131?”

Vi è stato un notevole rimpallo di responsabilità del tipo “non è il mio settore, si rivolga al quest’altro numero di telefono”. Sono stati consultati i numeri telefonici delle più alte cariche di responsabilità sanitaria locale e netta è stata la sensazione che non vi sia una chiara informazione sui medicinali da assumere in caso di emergenza nucleare del tipo preso in considerazione. Tutti hanno detto di non sapere e di rivolgerci ad altri numeri. Infine, dopo un’ora di telefonate, presso il reparto di medicina nucleare del SS.Annunziata abbiamo ricevuto l’informazione circa il farmaco da assumere per proteggere bambini e donne in stato di gravidanza in caso di nube contenente iodio radioattivo (I 131). E’ stato possibile quindi conoscere l’esistenza del “Lugol forte”, un preparato galenico a base di ioduro di potassio che manda in saturazione la tiroide evitando che assuma ulteriori sostanze pericolosissime come lo Iodio 131. A questo punto, rivolgendoci alle varie farmacie abbiamo potuto verificare che esse erano – partendo da una simile indicazione – in grado di preparare in un quarto d’ora (dietro però prescrizione medica) il “Lugol forte”.

Questa “simulazione” ha potuto mettere in evidenza un evidente “buco organizzativo” del piano di emergenza della Prefettura che non prevede – su un punto di così specifica rilevanza - la distribuzione di un simile preparato, né un’informazione preventiva ai medici, alle farmacie e alle strutture sanitarie presenti sul territorio. Nel caso in cui fossero alcune migliaia le persone che si rivolgessero alle farmacie per richiedere il “Lugol forte” si creerebbe un ingorgo di proporzioni colossali. Distribuire “il giorno dopo” il Lugol forte infatti non servirebbe a molto. Conta invece l’intervento rapido, immediato e capillare a livello di massa. Possiamo dire di essere in mani sicure?

Come mai queste cose così non sono state affrontate ed approntate in termini di efficienza e di efficacia da chi è preposto alla tutela della salute pubblica?

 

Alessandro Marescotti

 

 


 

Mappa dell'inquinamento radioattivo da Cesio 137

 

Le mappe di seguito riportate tracciano la presenza del Cesio 137 nei sedimenti superficiali marini. I dati sono forniti dall’ENEA (luglio 1986). Preoccupano i residui versati in mare in prossimità dell'impianto civile di Rotondella (Basilicata) destinato a laboratorio nucleare. Ma sorge spontanea anche la domanda: perché ci sono queste tracce di radioattività dove stazionano i sottomarini nucleari? Il Cesio 137 è indicato nel piano di emergenza nucleare di Taranto come possibile radionuclide emesso in caso di incidente.

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Puglia: negli anni '60 rischiò una mega Hiroshima

 

Il Quotidiano del 4 novembre 2000 ha pubblicato la sconvolgente notizia - tratta dal sito scientifico http://www.bullatomsci.org - che all'inizio degli anni '60 per quattro volte i missili Jupiter installati in Puglia (dotati di bomba H) furono colpiti da fulmini e la Puglia arrivò ad un passo dall'apocalisse atomica.

Cercando su Internet emergono ulteriori particolari che danno alla notizia una rilevanza storica.

Il rischio di esplosione nucleare accidentale era noto agli scienziati americani del JCAE (il comitato congiunto per l'energia nucleare, Joint Committee on Atomic Energy) ma le gerarchie militari rimanevano impassibili alle segnalazioni degli esperti nucleari e non prendevano in considerazione l'introduzione di meccanismi di sicurezza. Uno speciale gruppo del JCAE intraprese alla fine del 1960 un viaggio che toccò 15 installazioni nucleari in otto nazioni, giungendo anche in Puglia. Durante le ispezioni i membri del JCAE rimasero colpiti per la trascuratezza dei sistemi di sicurezza. Rimasero così allarmati che ritornarono indietro convinti della necessità che si dovesse cambiare strada, per evitare l'apocalisse atomica accidentale. Il 15 febbraio 1961 veniva inviato al presidente degli Stati Uniti John Kennedy un resoconto segreto delle ispezioni e il 5 luglio 1962 il presidente stanziava 23,3 milioni di dollari (di allora) per adottare un sistema di sicurezza denominato PAL allo scopo di evitare esplosioni nucleari accidentali o non autorizzate.

Ma di tutti questi rischi il parlamento italiano non è mai stato informato e tanto meno le popolazioni pugliesi.

Le trattative tra il governo italiano e quello americano sugli Jupiter "durarono a lungo (rigorosamente segrete) non certo per ottenere garanzie sulla sicurezza del popolo italiano, ma per cercare di spillare più quattrini dagli americani in cambio di questa nuova servitù militare", spiega Giorgio Nebbia in un saggio completo sull'argomento, rintracciabile su Internet all'indirizzo:

http://web.tiscalinet.it/casalepodererosa/univerde/03039900.htm

 

Sulla sicurezza delle popolazioni è prevalso il concetto di "sicurezza nazionale", e quindi il segreto militare. Solo nel 1996 è stata tolta la classifica di segretezza alla lettera del 15 febbraio 1961 del responsabile del JCAE con cui si comunicavano al presidente Kennedy le preoccupazioni sulla sicurezza di alcune basi nucleari NATO in Europa. Ma, guarda caso, sono state cancellate, per ragioni di "sicurezza nazionale", le parole "Turchia" e "Italia".

Oggi si viene a sapere la verità per intero.

Fu proprio a causa di simili episodi che il presidente John Kennedy cambiò i sistemi per la sicurezza nucleare e venne gradualmente adottato ed esteso il PAL (Permessive Action Link), un dispositivo di controllo e sicurezza finalizzato a prevenire esplosioni accidentali o non autorizzate delle armi nucleari, fino a quel momento non caldeggiato alle gerarchie militari (per i sottomarini nucleari è stato adottato solo nel 1997).

"Oggi - dice Giorgio Nebbia - chi sale da Gravina, in provincia di Bari, verso il "Bosco", in località "Difesa grande", e si guarda intorno con un poco di pazienza, trova, in mezzo agli alberi, una casetta abbandonata e tre piattaforme rotonde di cemento armato, ormai coperte di sterpi. Nessuna indicazione che si è di fronte ad una delle pagine drammatiche della guerra fredda che ha portato in Puglia trenta missili Jupiter, con testate nucleari ciascuna cento volte più potente delle bombe atomiche esplose a Hiroshima".

Il quartier generale degli Jupiter fu installato a Gioia del Colle dove i primi missili arrivarono dal febbraio al settembre 1960; oltre che a Gioia, i trenta missili furono schierati in altre nove postazioni, quasi allineate da nord-ovest a sud-est: Spinazzola, Gravina, Acquaviva delle Fonti, Altamura (due postazioni), Irsina, Matera, Laterza, Mottola.

Giace alla Camera dei Deputati il PROGETTO DI LEGGE - N. 6045 (*) per chiedere che quei luoghi della follia atomica divengano museo della pace: le recenti rivelazioni chissà che non spingano ad attuarlo.

E chissà che - facendo tesoro degli errori dei vecchi governanti - il problema della sicurezza nucleare non entri nell'agenda di questo governo. Porti a rischio nucleare sono qui vicino, a Taranto e Brindisi.

 

Alessandro Marescotti

Presidente di PeaceLink

 

(*) http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk6500/relazion/6045.htm

 

 

 

 

Su Internet per scoprire l'incubo nucleare

 

Di queste cose non se ne deve parlare altrimenti la gente non vuole più le 29 bombe atomiche ancora piazzate in Italia

 

 

L'incubo nucleare esiste ed è sul sito del Center for Defense Information:

http://www.cdi.org/Issues/NukeAccidents/accidents.htm

Riporta un dettagliato elenco di incidenti nucleari militari. Per chi non ha dimestichezza con l'inglese ecco qui il riassunto di quattro episodi salienti.

 

Cominciamo con il 10 marzo 1956, siamo sopra il Mar Mediterraneo.

Un bombardiere B-47 che trasporta due capsule nucleari e scompare sopra il Mar Mediterraneo. L’aereo, in un volo senza soste dalla base aerea di MacDill (Tampa, Florida) si dirige verso una base aerea straniera segreta (italiana?). Nonostante una ricerca estesa non viene ritrovato né l’aereo, né l'equipaggio e neppure le capsule nucleari.

 

 

Il 24 gennaio 1961 a Goldsboro, in Nord Carolina, sta per accadere una catastrofe nucleare. Un bombardiere B-52 con due bombe nucleari va a pezzi mentre è in volo.. Cedimento strutturale dell'ala destra. Cadono le due bombe nucleari. Il paracadute di una delle due bombe si aprì correttamente e il danno alla bomba è minimo. Ma il secondo paracadute della bomba funziona male, la bomba va in pezzi nell’impatto. Materiale radioattivo si sparge sopra un’ampia area. Secondo Daniel Ellsberg, la bomba avrebbe potuto accidentalmente esplodere perché “cinque dei sei dispositivi di sicurezza avevano fallito”. Il fisico nucleare Ralph E. Lapp ha sostenuto quest’affermazione, dicendo che “solo un unico interruttore” ha “impedito alla bomba di detonare e di spargere fuoco e distruzione sopra un’ampia area”. Malgrado una ricerca estensiva il nucleo della bomba altamente arricchito di uranio non è mai stato ritrovato. Tre membri dell’equipaggio sono rimasti uccisi nell'incidente.

 

Il 5 dicembre 1965, a bordo della portaerei Ticonderoga USS (CVA-14) nell’Oceano Pacifico,

un aereo A-4E Skyhawk dotato di una bomba nucleare rotola fuori dal montacarichi della nave e cade in mare. La bomba cade negli abissi ad una profondità di approssimativamente 16.000 piedi. I funzionari del Pentagono temono che l’intensa pressione dell’acqua possa causare l'esplosione della bomba B-43 all’idrogeno. Muore il pilota l’aereo mentre l'aereo e la bomba vanno perduti.

 

Scoppia la crisi di Cuba, la Casa Bianca schiera la sua flotta perché impedire l'installazione dei missili sovietici nell'isola. Il mondo è sull'orlo della guerra atomica. Un campanello d’allarme indicava che stava iniziando una guerra con l’Unione Sovietica si accese accidentalmente. E' il 25 ottobre 1962 e il campanello squilla nella base militare di Volk Field, nel Wisconsin. I piloti corrono ai loro aerei dotati di armi nucleari e sono pronti a partire quando l’errore viene individuato da un ufficiale nel posto di comando. Ai piloti viene ordinato di ritornare.

 

Il 17 gennaio 1966 un bombardiere B-52 sta trasportando quattro bombe all’idrogeno. Si scontra a mezz’aria con un aereo cisterna Kc-135 vicino Palomares, in Spagna. Il bombardiere infatti stava attendendo il suo terzo rifornimento quando il boccaglio del tubo per il rifornimento dell’aereo cisterna urta il bombardiere. E' la catastrofe: il bombardiere atomico precipita. Delle quattro bombe H a bordo, due bombe con materiale altamente esplosivo si schiantano facendo schizzare via, nell’impatto con il suolo, materiali radioattivi, incluso il plutonio, sopra il campo di Palomares. Approssimativamente 1400 tonnellate contaminano il terreno e la vegetazione. Una terza bomba nucleare cade sul terreno ma rimase relativamente intatta; l’ultima cade in mare. Comincia ad una delle più grandi ricerche e operazioni di recupero nella storia. La ricerca dura otto giorni e impiega 3000 uomini del personale della marina e 33 navi, senza contare le barche, gli aeroplani, e il personale usato per muovere l’equipaggiamento sul luogo. Benché il piccolo sottomarino “Alvin” localizzi la bomba dopo due settimane, essa non viene recuperata prima del 7 aprile. I rottami dell’incidente vengono rinvenuti in un’area di circa 100 miglia quadrate, fra suolo e acqua.

Il braccio squarciò il B-52 davanti al suo dorso, spezzando il bombardiere in pezzi. I 40.000 galloni di rifornimento del KC-135 andarono a fuoco, uccidendo sette uomini dell’equipaggio.

 

Il 21 gennaio 1968 (Thule, Groenlandia) quattro bombe nucleari vengono distrutte in un incendio dopo che il B-52 che le trasportava si era schiantato approssimativamente sette miglia a sudovest della pista della base dell’Air Force di Thule in Groenlandia. All’impatto con il suolo, l’aeroplano prende fuoco, facendo esplodere la carica di detonazione della più piccola fra le bombe. Si sparge plutonio (e altri materiali radioattivi) sopra un’area di circa 300 iarde.

 

Il 19 settembre 1980 (Damascus, Arkansas) i vapori del combustibile di un missile balistico intercontinentale Titan II (ICBM “Intercontinental Ballistic Missile”) nella base di lancio del missile, fanno saltare via la porta da 740 tonnellate (di calcestruzzo e acciaio) della base sotterranea di lancio. La testata del missile nucleare viene catapultata a 600 piedi. L’incidente accade quando un addetto alle riparazioni dell’Air Force si lascia cadere una pesante chiave inglese che colpisce il missile, causando una crepa nel serbatoio di carburante pressurizzato del missile. Il carburante prende fuoco e esplode approssimativamente 8 ore e mezza più tardi, uccidendo una persona e ferendone altre ventuno. La fortuna gioca a favore dell'umanità: il veicolo di rientro del missile, che conteneva una testata nucleare, viene ritrovato intatto.

 

Di queste cose non se ne deve parlare perché la gente si allarma e alla fine non vuole più le 29 bombe atomiche ancora piazzate in Italia, 18 ad Aviano e 11 a Ghedi, come si legge nel recente saggio dello scienziato Paolo Cotta-Ramusino anch'esso rintracciabile su Internet. Tralasciano il sito di Greenpeace e il noto dossier sugli incidenti nucleari in mare, segnaliamo infine un notiziario del rischio nucleare (Peace News Nuke www.energy-net.org/IS/PEACE/FED/OLIST.HTM) e un altro dossier molto documentato è nel sito www.bashar.com/GSP/nukeaccidents.htm

 

Alessandro Marescotti

a.marescotti@peacelink.it

 

 

 

Fonti utilizzate nel presente dossier:

 

·         "Lo stivale militare", Dossier CDA (Centro Documentazione Antimilitarista), Milano, 1989

·         Eugenio Melandri, Stefano Semenzato, Dipertimento Pace di DP, "Bella Italia armate sponde", Irene Edizioni, Roma, 1989

·         Edward Luttwak, Stuart Koehl, "La guerra moderna - uomini, armi, strategie", Rizzoli, 1992

·         Sezione tematica di PeaceLink dedicata al disarmo (andare su www.peacelink.it e cliccare su "archivio tematiche" e poi su "disarmo")

·         Mailing list di PeaceLink dedicata al disarmo  (andare su www.peacelink.it e cliccare su "archivio liste" e poi su "disarmo")

·         Dossier di PeaceLink sui porti nucleari   (andare su www.peacelink.it e cliccare su "archivio dossier" e poi su "porti nucleari")

·         Siti internet sul rischio nucleare citati nell'ultimo articolo.

 

 

 


 


[1] "Lo stivale militare", Dossier CDA (Centro Documentazione Antimilitarista), Milano, 1989

 

[2] "Lo stivale militare", Dossier CDA (Centro Documentazione Antimilitarista), Milano, 1989

[3] Mario D'Arcangelis, "La storia dello spionaggio", Mursia, 1987

[4] G.Chaliand-J.P. Rogean, "Atlante geostrategico", SEI, 1985

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