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C’era una volta un uomo

intento a costruirsi la casa.

Voleva che fosse la più bella,

calda e accogliente del mondo.

Vennero a chiedere il suo aiuto

perché il mondo stava andando a fuoco.

Ma a lui interessava la sua casa,

non il mondo.

Quando finalmente ebbe finito,scoprì

che non c’era più un pianeta.

 

(Anonimo Contemporaneo)

Nevè Shalom,

il villaggio della pace

Tutto è cominciato con un sogno. Contrariamente al suo nome Gerusalemme non è la città della pace e dell’unità. Non parlo solo del conflitto più visibile, più doloroso fra ebrei e arabi che si disputano questa terra, ma anche quello fra gli ebrei e i cristiani, fra arabi cristiani e arabi mussulmani, tra cristiani e cristiani, disgraziatamente, o fra ebrei ed ebrei. Con un gruppo di laici, verso la fine degli anni 60 ci siamo messi a sognare: che cosa fare per rompere le barriere della paura, dei pregiudizi, delle idee preconcette, dell’ignoranza? Ci siamo messi a sognare un villaggio che fosse lontano da Gerusalemme, dove persone appartenenti a comunità in stato di conflitto vivessero nell’uguaglianza, nella pace, nella collaborazione. Lo scopo: essere riferimento per quel che chiamo la scuola della pace, dove la gente, venendo da tutti gli angoli del paese, sostasse per alcuni giorni nel lavoro in comune, nello studio in comune. E così due popoli, l’ebreo e l’arabo, tornando nel loro Kibbutz, nel loro villaggio arabo, nella loro città continuerebbero là dove vivono a costruire ponti. Questo era il sogno il sogno pazzo di Nevè Shalom che in arabo vuol dire “Oasi della pace”.

Abbiamo voluto fare una scuola della pace e abbiamo cominciato ad invitare in due grandi riunioni di un centinaio di persone alla volta, ebrei e arabi di un paese intero. È stato molto difficile, perché gli adulti sono troppo feriti gli uni dagli altri: chi ha perduto un membro della propria famiglia, chi ha avuto la casa distrutta dall’esercito. Abbiamo così deciso, sin dal 79, di mettere l’accento sui giovani che non hanno sofferto personalmente e di lavorare con i ragazzi dai 15 ai 18 anni. Oggi ci sono più di 100 scuole medie in Israele che partecipano alla nostra scuola per la pace.

Esistono in Israele il 14% di arabi che sono oggi cittadini israeliani. Siamo riusciti a Nevè Shalom a fare un  cosa difficile: avere il 50 % di arabi. Siamo un sessantina di abitanti metà ebrei e metà arabi, e gli arabi sono, più o meno, metà mussulmani e metà cristiani. Abbiamo 14 famiglie oggi, con 25 bambini. Abbiamo la prima scuola in Israele che sia mista, dove ebrei e arabi studiano in uguaglianza con un professore, una donna ebrea, e un mussulmano che impartiscono lezioni nelle due lingue. Ognuno impara quello che può imparare dalla cultura dell’altro, ma ciò che per noi è molto importante è che ognuno esprima la propria identità.

Il nostro scopo è formare una nuova generazione di giovani cittadini israeliani, ebrei, arabi, perché domani, elettori o eletti al parlamento, possano fare quella pace che i genitori oggi non possono fare.  

Bruno Hussar