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“Per me il vero cambiamento non sarà mai dall’alto in basso, ma dal basso in alto: è la forza che nasce dal lavoro della base che trasformerà le strutture”

Adolfo Pérez Esquivel

Gli invisibili

"Che cosa sono mai le persone di carne ed ossa? E gli economisti più famosi, numeri. Per i banchieri più potenti, debitori. Per i tecnocrati più efficienti, fastidi. E per i politici di maggior successo, voti."

Tutto iniziò con un’esplosione di violenza. Pochi giorni prima di Natale, molti affamati si lanciarono all’assalto dei supermercati. Fra i disperati, come succede di solito s’infiltrarono diversi delinquenti. E in quelle ore di caos, mentre il sangue scorreva, il presidente argentino parlò in televisione. Parola più, parola meno, disse: la realtà non esiste, la gente non esiste.

E allora nacque la musica. Iniziò piano piano, risuonando nelle cucine di alcune case, mestoli che colpivano le pentole, e andò alle finestre ed ai balconi. Andò moltiplicandosi, di casa in casa, e conquistò le strade di Buenos Aires. Ogni suono si unì ad altri suoni, la gente si unì alla gente, e nella notte esplose il concerto della rabbia collettiva. Al suono delle pignatte, e senza altre armi che queste, si levò il clamore dell’indignazione. Convocata da nessuno, la folla invase i quartieri, la città, il paese. La polizia rispose a suon di spari. Ma la gente, inaspettatamente potente, rovesciò il governo.

Gli invisibili avevano occupato, fatto nuovo, il centro della scena. […]

Non solo in Argentina, non solo in America Latina, il sistema è cieco. Che cosa sono mai le persone di carne ed ossa? E gli economisti più famosi, numeri. Per i banchieri più potenti, debitori. Per i tecnocrati più efficienti, fastidi. E per i politici di maggior successo, voti.

Il popolo che fece cadere il presidente De la Rúa diede prova di energia democratica. La democrazia siamo noi, disse la gente, e noi siamo stufi. O forse la democrazia consiste solo nel diritto di votare ogni quattro anni? Diritto di scelta o diritto di tradimento? In Argentina, in come tanti altri paesi, la gente vota, ma non sceglie. […]

Forse mai l’America latina aveva subito un saccheggio politico comparabile a quello dell’ultimo decennio. Con la complicità e la protezione del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, sempre esigenti austerità e trasparenza, vari governanti rubarono anche i ferri dei cavalli al galoppo. Negli anni delle privatizzazioni, arraffarono tutto, anche le mattonelle dei marciapiedi ed i leoni degli zoo, fecero sparire tutto.

I paesi furono consegnati per pagare il debito estero, secondo quanto ordinavano coloro che comandavano davvero, ma il debito, misteriosamente, si moltiplicò, nelle abili mani di Carlos Menem e di molti dei suoi colleghi.

E i cittadini, invisibili, sono rimasti senza paesi, con un immenso debito da pagare, piatti rotti di quella festa altrui e di quei governi che non governano perché sono governati dall’estero.

I governi chiedono permesso, fanno il loro dovere e ne rendono conto. Non ai cittadini che danno loro il voto, bensì ai banchieri che danno loro il veto. […]

L’Argentina era l’allieva più diligente del Fondo Monetario, della Banca Mondiale e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. E le è andata così.

Edoardo Galeano