Tutto iniziò con un’esplosione di
violenza. Pochi giorni prima di Natale, molti affamati si
lanciarono all’assalto dei supermercati. Fra i disperati,
come succede di solito s’infiltrarono diversi delinquenti. E
in quelle ore di caos, mentre il sangue scorreva, il
presidente argentino parlò in televisione. Parola più,
parola meno, disse: la realtà non esiste, la gente non
esiste.
E allora nacque la musica. Iniziò piano
piano, risuonando nelle cucine di alcune case, mestoli che
colpivano le pentole, e andò alle finestre ed ai balconi.
Andò moltiplicandosi, di casa in casa, e conquistò le strade
di Buenos Aires. Ogni suono si unì ad altri suoni, la gente
si unì alla gente, e nella notte esplose il concerto della
rabbia collettiva. Al suono delle pignatte, e senza altre armi
che queste, si levò il clamore dell’indignazione. Convocata
da nessuno, la folla invase i quartieri, la città, il paese.
La polizia rispose a suon di spari. Ma la gente,
inaspettatamente potente, rovesciò il governo.
Gli invisibili avevano occupato, fatto
nuovo, il centro della scena. […]
Non solo in Argentina, non solo in America
Latina, il sistema è cieco. Che cosa sono mai le persone di
carne ed ossa? E gli economisti più famosi, numeri. Per i
banchieri più potenti, debitori. Per i tecnocrati più
efficienti, fastidi. E per i politici di maggior successo,
voti.
Il popolo che fece cadere il presidente De
la Rúa diede prova di energia democratica. La democrazia
siamo noi, disse la gente, e noi siamo stufi. O forse la
democrazia consiste solo nel diritto di votare ogni quattro
anni? Diritto di scelta o diritto di tradimento? In Argentina,
in come tanti altri paesi, la gente vota, ma non sceglie. […]
Forse mai l’America latina aveva subito
un saccheggio politico comparabile a quello dell’ultimo
decennio. Con la complicità e la protezione del Fondo
Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, sempre
esigenti austerità e trasparenza, vari governanti rubarono
anche i ferri dei cavalli al galoppo. Negli anni delle
privatizzazioni, arraffarono tutto, anche le mattonelle dei
marciapiedi ed i leoni degli zoo, fecero sparire tutto.
I paesi furono consegnati per pagare il
debito estero, secondo quanto ordinavano coloro che
comandavano davvero, ma il debito, misteriosamente, si
moltiplicò, nelle abili mani di Carlos Menem e di molti dei
suoi colleghi.
E i cittadini, invisibili, sono rimasti
senza paesi, con un immenso debito da pagare, piatti rotti di
quella festa altrui e di quei governi che non governano
perché sono governati dall’estero.
I governi chiedono permesso, fanno il loro
dovere e ne rendono conto. Non ai cittadini che danno loro il
voto, bensì ai banchieri che danno loro il veto. […]
L’Argentina era l’allieva più
diligente del Fondo Monetario, della Banca Mondiale e dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio. E le è andata così.
Edoardo Galeano
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