Anno
dopo anno sento urli di vittoria, ma c'è meno pane al
mondo e ci sono meno forze nell’uomo sinché per la
terra corrono menzogne di vittoria.
La
vostra vittoria ha fronte bassa e occhi rossi. Lo
sguardo del vincitore è inquieto. Maledetto è il
vostro infuocato vino vittorioso. Quello non ristora,
né rallegra.
Dio
tiene la mano sul capo dei vinti e il vincitore è
solo e la sua gioia brucia e si spegne a poco a poco.
Quanto al mondo è speranza, conforto e bellezza si
rivela agli occhi dei vinti; i vincitori son ciechi,
fremono e bruciano e niente hanno all’infuori della
selvaggia, fiammeggiante allegria, oltre la quale è
la cenere.
Perché,
che altro son le vittorie dell' oggi se non le
sconfitte di domani? Agli occhi del singolo uomo non
ci son battaglie vinte o perdute; in tutte le guerre
allo stesso mondo, per le vinte come per le perdute,
un’unica umanità sconfitta.
I
vènti viaggiano e vengono le piogge, buone e feconde
de, sempre uguali, e le bandiere lentamente si
sfaldano e si lacerano; i colori sbiadiscono e tutto
si dimentica e l'uomo resta sempre lo stesso, curvo
nel dolore e tenace nella fatica; le corone di fiori
appassiscono, marciscono le bandiere, e resta l'uomo
che semina e lavora e la pioggia che l’aiuta. Chi
vincerà l’uomo?
Dio
ha girato solo un attimo il suo volto lasciando il
mondo al buio, e voi gridate vittoria, ma vittoria non
c’è; solo una piccola menzogna insanguinata e una
grande sventura.
Questi
vincitori son pallidi, con grandi bocche deformi, il
sangue s’è arenato loro nell’occhio, ma un
mattino il mare li farà arrossire con la sua pace, i
campi col loro sacro silenzio.
E
solo un breve, brutto sogno questo discorso sulle
vittorie.
Non
vi sono sconfitte né vittorie, ma sempre e ovunque,
accanto agli sconfitti come accanto ai vincitori,
l'uomo umiliato e affranto.
Ivo
Andrić (tratto da Inquietudine dei Giorni)
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