Le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e di contarsi, dire: “siamo seicentomilioni, siamo un miliardo e duecentomilioni”, e, approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere il diritto di vessare e di umiliare le minoranze. Credo che le minoranze, queste persone singole o questi gruppi di persone, proprio difendendo il loro diritto ad assomigliare a se stessi, in fondo senza fare del male a nessuno, difendano in fin dei conti la libertà.

Fabrizio De Andrè 14 febbraio 1998,

Roma Teatro Brancaccio

Sulle vittorie

Anno dopo anno sento urli di vittoria, ma c'è meno pane al mondo e ci sono meno forze nell’uomo sinché per la terra corrono menzogne di vittoria.

 

La vostra vittoria ha fronte bassa e occhi rossi. Lo sguardo del vincitore è inquieto. Maledetto è il vostro infuocato vino vittorioso. Quello non ristora, né rallegra.

 

Dio tiene la mano sul capo dei vinti e il vincitore è solo e la sua gioia brucia e si spegne a poco a poco. Quanto al mondo è speranza, conforto e bellezza si rivela agli occhi dei vinti; i vincitori son ciechi, fremono e bruciano e niente hanno all’infuori della selvaggia, fiammeggiante allegria, oltre la quale è la cenere.

 

Perché, che altro son le vittorie dell' oggi se non le sconfitte di domani? Agli occhi del singolo uomo non ci son battaglie vinte o perdute; in tutte le guerre allo stesso mondo, per le vinte come per le perdute, un’unica umanità sconfitta.

 

I vènti viaggiano e vengono le piogge, buone e feconde de, sempre uguali, e le bandiere lentamente si sfaldano e si lacerano; i colori sbiadiscono e tutto si dimentica e l'uomo resta sempre lo stesso, curvo nel dolore e tenace nella fatica; le corone di fiori appassiscono, marciscono le bandiere, e resta l'uomo che semina e lavora e la pioggia che l’aiuta. Chi vincerà l’uomo?

 

Dio ha girato solo un attimo il suo volto lasciando il mondo al buio, e voi gridate vittoria, ma vittoria non c’è; solo una piccola menzogna insanguinata e una grande sventura.

 

Questi vincitori son pallidi, con grandi bocche deformi, il sangue s’è arenato loro nell’occhio, ma un mattino il mare li farà arrossire con la sua pace, i campi col loro sacro silenzio.

 

E solo un breve, brutto sogno questo discorso sulle vittorie.

 

Non vi sono sconfitte né vittorie, ma sempre e ovunque, accanto agli sconfitti come accanto ai vincitori, l'uomo umiliato e affranto.

Ivo Andrić (tratto da Inquietudine dei Giorni)