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martedì 27 novembre 2001    



 

 

 

 


 CARBONIA
 
Un allarme lanciato dai sub
Ambiente, il Golfo
di Palmas rischia
la desertificazione

e.c.

GIBA. «Il golfo di Palmas rischia la desertificazione». Il grido d'allarme arriva dai sub, profondi conoscitori dei fondali marini e sempre più preoccupati per la situazione di degrado di alcune aree in prossimità delle coste sulcitane. Dito puntato contro una mancanza, ormai generalizzata, di rispetto per il mare: «Spesso le accuse vengono rivolte contro noi subacquei - afferma, Giorgio Pinna, quarant'anni di immersioni in tutti i mari del mondo - ma i danni che le reti dei pescatori possono provocare ai fondali marini sono ben più ingenti di quelli che vengono causati dai sub in immersione. Da oltre vent'anni assistiamo ai cambiamenti, in peggio, del nostro mare. Quando qualcuno di noi parla dei bei tempi che furono e racconta di fondali ricchi di pesce viene guardato come un marziano. Oggi è quasi impossibile fare incontri con una fauna marina interessante. Sotto questo punto di vista il mare del Golfo di Palmas è un autentico disastro». Dietro il declino relativo alla qualità e alla quantità della vita marina c'è un unico responsabile: «L'inquinamento industriale qui è rilevante - aggiunge - per chi è abituato scorrazzare lungo i fondali di mezzo mondo lo spettacolo è veramente deprimente. Qualcuno accusa l'attività subacquee fra quelle responsabili del declino del mare. Non posso che sorridere. La presenza costante dell'uomo può disturbare la fauna marina, portando al cambiamento delle abitudini di alcune specie, ma ciò che ha devastato maggiormente il mare in questi decenni è stata, più che la presenza diretta dell'uomo sott'acqua, la sua opera di sfruttamento delle risorse marine». Sul banco degli accusati salgono allora i responsabili di certi sistemi di pesca "da rapina". Metodi poco selettivi portano a morire uccelli marini, mammiferi e specie di pesci, di cui nessuno si ciba e vengono poi ributtati in mare: «E' sufficiente osservare il contenuto delle cassette di pesce scaricate da una barca dopo una strascicata - conclude, Giorgio Pinna - sono colme di centinaia di pesci, anche pregiati, lunghi al massimo qualche centimetro. Pesci cioè che se lasciati nel loro ambiente avrebbero raggiunto qualche chilo di peso. La stessa rete strascicante quando passa nei fondali marini lascia tutto distrutto e senza vita. Per non parlare infine delle navi che lavano le loro stive in mare e lasciano sui fondali residui di ogni genere. In realtà quindi chi pratica l'attività subacquea ha un forte rispetto per il mare; la sua cultura ecologica lo porta a denunciare gli autentici devastatori di questa risorsa».



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