Un allarme lanciato dai sub Ambiente, il Golfo di
Palmas rischia la desertificazione
e.c.
GIBA. «Il golfo di Palmas rischia la
desertificazione». Il grido d'allarme arriva dai sub, profondi
conoscitori dei fondali marini e sempre più preoccupati per la
situazione di degrado di alcune aree in prossimità delle coste
sulcitane. Dito puntato contro una mancanza, ormai generalizzata, di
rispetto per il mare: «Spesso le accuse vengono rivolte contro noi
subacquei - afferma, Giorgio Pinna, quarant'anni di immersioni in
tutti i mari del mondo - ma i danni che le reti dei pescatori
possono provocare ai fondali marini sono ben più ingenti di quelli
che vengono causati dai sub in immersione. Da oltre vent'anni
assistiamo ai cambiamenti, in peggio, del nostro mare. Quando
qualcuno di noi parla dei bei tempi che furono e racconta di fondali
ricchi di pesce viene guardato come un marziano. Oggi è quasi
impossibile fare incontri con una fauna marina interessante. Sotto
questo punto di vista il mare del Golfo di Palmas è un autentico
disastro». Dietro il declino relativo alla qualità e alla quantità
della vita marina c'è un unico responsabile: «L'inquinamento
industriale qui è rilevante - aggiunge - per chi è abituato
scorrazzare lungo i fondali di mezzo mondo lo spettacolo è veramente
deprimente. Qualcuno accusa l'attività subacquee fra quelle
responsabili del declino del mare. Non posso che sorridere. La
presenza costante dell'uomo può disturbare la fauna marina, portando
al cambiamento delle abitudini di alcune specie, ma ciò che ha
devastato maggiormente il mare in questi decenni è stata, più che la
presenza diretta dell'uomo sott'acqua, la sua opera di sfruttamento
delle risorse marine». Sul banco degli accusati salgono allora i
responsabili di certi sistemi di pesca "da rapina". Metodi poco
selettivi portano a morire uccelli marini, mammiferi e specie di
pesci, di cui nessuno si ciba e vengono poi ributtati in mare: «E'
sufficiente osservare il contenuto delle cassette di pesce scaricate
da una barca dopo una strascicata - conclude, Giorgio Pinna - sono
colme di centinaia di pesci, anche pregiati, lunghi al massimo
qualche centimetro. Pesci cioè che se lasciati nel loro ambiente
avrebbero raggiunto qualche chilo di peso. La stessa rete
strascicante quando passa nei fondali marini lascia tutto distrutto
e senza vita. Per non parlare infine delle navi che lavano le loro
stive in mare e lasciano sui fondali residui di ogni genere. In
realtà quindi chi pratica l'attività subacquea ha un forte rispetto
per il mare; la sua cultura ecologica lo porta a denunciare gli
autentici devastatori di questa risorsa».
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