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Mikoyan-Gurevich Mig 3
MiG 3
7° Reggimento Aviazione da Caccia Flotta del Mar Nero 1944
ICM 1/48

Arrigo Babini

Tutto è cominciato da un articolo sul MIG 3 di Richard J. Caruana apparso su "Scale Aviation Modeler International" (7/1998): fino ad allora ben poco sapevo di questo bel caccia da alta quota sovietico, e fui subito preso dalla sua storia, dai disegni in scala e dai bei profili a colori.
Poi ho letto una recensione del kit dell'ICM pubblicata su Replic, e, quando ho visto la riproduzione dell'illustrazione della scatola, che rende piena giustizia alle eleganti linee dell'aereo, è stato subito amore!

Un paio di e-mail ad Hannants e dopo un mese avevo il kit; e vi assicuro che per la modica cifra di 32.000 lire ho avuto, all'apertura della scatola, una bella sorpresa: stampate nitide, senza bave, plastica tenera e facilmente lavorabile, incisioni fini e precise, un livello di dettaglio molto spinto (bellissimo il motore), istruzioni chiare ed un buon foglio decal, che consente di realizzare fino a 10 diverse versioni. Il kit riproduce la versione tardiva del caccia, caratterizzata dal muso allungato di 15 cm. rispetto alla precedente per consentire lo spostamento in avanti del motore, probabilmente nel tentativo di migliorare il baricentro dell'aereo e quindi la stabilità in volo alle quote medio-basse, problema che aveva sempre afflitto la prima versione. Questa seconda versione modificata è immediatamente riconoscibile dalle carenature integrali delle armi da 7,62 sul cofano motore e dalla carenatura del primo blocco anteriore degli scarichi.
Punti negativi: qualche difetto di stampaggio con piccole cavità dovute ai ritiri del materiale che richiedono paziente stuccatura, brutte le superfici mobili ricoperte in tela, un enorme numero di pezzi da assemblare, ma niente di troppo serio, e, considerando il prezzo, poco da invidiare a più famose e costose marche del sol levante!

Beh, non restava che mettersi all'opera, iniziando come sempre a consultare la documentazione disponibile (il già citato n° di SAMI, "Ali sulla steppa" di Nicola Malizia, "Soviet Aces of WW2" della Osprey, " The aircraft and markings of the Soviet Air Forces of the Great Patriotic War, 1941 - 45" di Eric Pilawskii) e, ovviamente, da un'occhiata al foglio di istruzioni per pianificare le fasi di assemblaggio.
L'inizio è obbligato: è necessario partire assemblando il motore con i relativi telai di supporto e scarichi, anche se si vuole rappresentare (come ho fatto) un esemplare con le cofanature chiuse, dato che al castello motore sono vincolati l'abitacolo, le due semifusoliere, la pianta alare. E' da subito chiaro che i tecnici dell'ICM hanno cercato di riprodurre una replica costruttivamente il più possibile fedele all'originale, a costo di scomporre il kit in un gran numero di pezzi, rispettando le originali linee di separazione delle varie parti di cui era costituito l'aereo, a tutto vantaggio del realismo.
Anche esaminando i dettagli dell'abitacolo e dei carrelli, confrontandoli con la poca documentazione che avevo, mi sono reso conto che la riproduzione dei particolari considerati è assolutamente fedele, tanto che ho finito col fidarmi (quasi) ciecamente delle soluzioni proposte dal kit.
Nessuna difficoltà nella realizzazione dell'abitacolo, dettagliato con l'aggiunta di pochi piccoli particolari autocostruiti (cavi elettrici, cinture, ecc.), poi dipinto in un grigio medio, con successivo lavaggio e dry-brushing. Sono utili le indicazioni per i colori fornite dalla scatola, in quanto molto rimane ancora da accertare sugli smalti e sulle vernici usate dall'industria sovietica nella "Grande Guerra Patriottica": l'argomento - specie per quanto riguarda i primer per le superfici non esposte - si presta ancor oggi a molte interpretazioni.

Una volta chiusa la fusoliera, composta da ben 11 pezzi (senza considerare i piani di coda, abitacolo e trasparenti), si passa alle ali, sicuramente il punto più complesso del kit, essendo scomposte in 14 parti, che vanno accuratamente provate "a secco" fra loro prima di essere assemblate definitivamente.
Poiché il sommarsi dei giochi e i piccoli errori di accoppiamento possono diventare importanti, specie nelle superfici di raccordo ala-fusoliera, tanto da rendere problematico l'incollaggio con trielina o adesivo liquido per polistirolo, ho preferito incollare le parti adiacenti alla fusoliera con cianoacrilato, perché, consentendo un fissaggio istantaneo, esso permette piccole deformazioni e forzature dei vari pezzi, immobilizzandoli immediatamente nella giusta posizione.
Una volta fatto ciò, occorre carteggiare con cura tutte le linee di giunzione, reincidendo i particolari in negativo che vanno inevitabilmente persi in questa operazione. Bisogna inoltre assottigliare i bordi di uscita alari e ridurre lo spessore delle strisce metalliche che congiungevano le semiali esterne in legno con la parte centrale metallica della pianta alare, e soprattutto correggere pesantemente tutte le superfici mobili, di spessore eccessivo e veramente poco realistiche. Esse sono state ridotte ad un più opportuno spessore mediante carteggiatura, per essere poi intagliate con una lama x-acto e reincise dove necessario.
Nessuna particolare difficoltà nel montaggio dei piani di coda e del radiatore ventrale, e, quanto ai carrelli, le parti riprodotte (gambe di forza, ruote e attuatori) sembrano rispecchiare abbastanza fedelmente i disegni pubblicati sull'ormai famoso numero di SAMI : ho aggiunto solamente le leve per la chiusura delle coperture, chiaramente rappresentate sul disegno, ma non ho potuto né voluto aggiungere altri dettagli (se c'erano) all'interno dei vani, per mancanza di documentazione al riguardo.
Ciò fatto, dopo aver proceduto ad una passata su tutte le superfici con carta abrasiva molto fine (1000 o 1200) per eliminare l'aspetto un po' troppo rugoso della plastica, si può procedere alla colorazione.

Tutti gli esperti in materia concordano nell'affermare che le lacche utilizzate dall'industria sovietica erano prodotte allo stabilimento Zavod 30 di Mosca, quindi con poche o nessuna variazione fra i vari lotti. E' però praticamente impossibile oggi stabilire le esatte tonalità, in quanto esse degradavano molto facilmente, passando in breve tempo dall'originale finitura lucida ad una satinata, per poi divenire totalmente opache. Per quanto riguarda i MIG 3, avevano le superfici inferiori in Azzurro "goluboi" Aerolak AII e quelle superiori a bande in Verde Chiaro AII e Verde Scuro AII, con quest'ultimo colore a volte sostituito dal nero: le bande non avevano uno schema fisso, ma erano applicate a seconda dell'estro del momento.
Le corrispondenze per le tinte menzionate sembrano essere le seguenti (ma il condizionale è molto d'obbligo):

AII Verde: FS 34258 o 34151
AII Verde Scuro: FS 34062 o 34066 o 34058
AII Azzurro "goluboi": FS 35466 o 35550

Le tre tinte sono state ottenute con miscele di vernici acriliche lucide Tamiya nelle seguenti proporzioni:
- Azzurro: 0,2 Nero X1 + 5 Bianco X2 + 0,3 Blu X4 + 0,2 Verde X5
- Verde Chiaro: 0,6 Nero X1 + 2 Bianco X2 + 0,5 Blu X4 + 0,7 Rosso X7 + 3,25 Giallo X8
- Verde Scuro: 1 Nero X1 + 2 Bianco X2 + 2 Blu X4 + 2,5 Rosso X7 + 5 Giallo X8

L'esemplare che ho scelto, del 7° Reggimento dell'Aviazione da Caccia della Flotta del Mar Nero, è ritratto assieme ad altri aerei dello stesso reparto in una sequenza fotografica del 1944, e porta chiaramente una livrea a bande Verde/Verde scuro, anche se non è possibile apprezzarne lo schema per intero. Nemmeno l'illustrazione del foglio istruzioni fornisce uno schema completo per l'applicazione delle bande; è invece decisamente chiara nell'indicare i colori da utilizzare, specificando anche che l'ogiva era in metallo naturale. Non avendo altra scelta, e poiché le foto consultate non mostravano palesi contrasti con quanto riportato sulle istruzioni, ho preferito seguire queste ultime, lavorando un po' di fantasia solo per quanto riguarda lo schema delle bande mimetiche.
Dopo aver passato una mano di azzurro sulle superfici inferiori, ho dato un fondo di metallo naturale in corrispondenza delle aree delle superfici superiori dove sono visibili scrostature di colore, e le ho ricoperte in parte con piccole chiazze di colore a tempera, che una volta terminata la colorazione e lavato con acqua, scomparirà, facendo apparire il metallo naturale con un effetto di buon realismo.
Ho poi proceduto alla colorazione nei due toni di verde (prima quello chiaro, passato uniformemente e poi quello scuro a bande); l'invecchiamento di tutte le superfici è simulato sfumando con varia intensità l'area interna alle pannellature con le stesse tinte schiarite.
L'ogiva è in Polished Aluminium della Humbrol, seguita da una mano di trasparente lucido Tamiya.

L'applicazione delle decal comporta una certa attenzione, avendo esse un film di supporto molto sottile che tende a deformarsi rendendo difficoltoso il posizionamento e che impiega un tempo interminabile (giorni!) a seccare ed aderire bene alle superfici. Il trattamento con MicroSol è opportuno, anche se non necessario. Una volta asciutte, il film trasparente resta visibile, ma non in maniera drammatica.

Le linee di separazione dei vari pannelli sono evidenziate con miscele di acrilici diluite in fiele di bue, ed il modello è rifinito con una passata di Matt Cote Humbrol.

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