Il soggetto forse non è tra quelli più
interessanti, ma per gli appassionati della Regia acquista
comunque una certa rilevanza, poiché nel '43 alcune
squadriglie della R.A. furono equipaggiate con
questo caccia ormai obsoleto, ma pur sempre dotato di un
cannoncino da 20mm, molto più efficace delle Breda - SAFAT
12.7 contro i bombardieri angloamericani.
Ad un prezzo più che onesto il kit rappresenta al meglio
lo standard Tamiya, essendo composto di pochi pezzi, con un buon
livello di dettaglio e stampate d'alta qualità: di
conseguenza l'accoppiamento delle parti non presenta alcun
problema, e l'uso dello stucco (in minime quantità)
è limitato alle giunzioni della semiala inferiore con la
fusoliera. L'unico neo è costituito dal radiatore ventrale
del liquido, che non rispetta la forma della parte originale, e
dalle sedi di fissaggio dei carrelli, che non consentono di
aggiungere i bracci di azionamento delle stesse, se non a prezzo
di una modifica molto laboriosa.
L'abitacolo richiede pochissime aggiunte: solo qualche cavetto da eseguire con fili di rame, alcuni fori nel seggiolino e piccoli dettagli da aggiungere alle pareti prima di colorare gli interni nel grigio-blu scuro che pare fosse usato sui caccia francesi. Un po' di dry-brushing in grigio-azzurro, qualche tocco di colore al cruscotto e una goccia di trasparente lucido sui quadranti degli strumenti danno presenza e profondità al tutto.
Il montaggio, come prima accennato, avviene velocemente ed agevolmente; volendo si possono autocostruire, come ho fatto, i supporti che ancorano le coperture dei vani del carrello alle gambe dello stesso, il supporto dell'antenna poiché quello del kit mi è sembrato di dimensioni esagerate, le canne delle mitragliatrici alari che s'intravedono dalle relative aperture, eseguite con aghi di siringa, e il tubo di Pitot, realizzato con cottonfioc stirato a caldo e filo di rame da 0.1mm. Quanto al radiatore del liquido, ho preferito lasciarlo così com'è, dato che essendo in posizione relativamente poco visibile non nuoce molto all'aspetto generale del modello.
L'esemplare che ho scelto di rappresentare è il N°. 14 appartenente ad un lotto di caccia schierati in Francia sull'aeroporto di Montelimar (Istres), e qui prelevati tra il 20 e il 27 Febbraio del 1943 da alcuni piloti della R.A. per essere trasferiti in Piemonte. Di questo evento è rimasta una bella sequenza fotografica, che pur dando adito inevitabilmente a qualche interpretazione soggettiva, mette a disposizione sufficienti elementi per realizzare una replica piuttosto fedele del soggetto: dalle foto si può infatti notare sia il pronunciato stato di usura dei mezzi che l'obliterazione delle insegne francesi e dei relativi stemmi di reparto, probabilmente effettuata sul campo utilizzando alcune tonalità di grigio.
Il tutto dà luogo ad un'araldica inconsueta ed
originale: gli aerei mantengono infatti nelle superfici superiori
la classica colorazione francese a bande color cachi, terra di
Siena e grigio-azzurro medio, con quelle inferiori dipinte in
grigio-azzurro chiaro; il cofano motore è colorato in
grigio medio nella parte superiore e in grigio più chiaro
nella parte inferiore; la deriva è anch'essa in grigio
medio, con la croce sabauda ricavata dal tricolore francese (sono
ancora evidenti alcune tracce di rosso e blu intorno alla scritta
"Dewoitine D. 520") e gli stabilizzatori
sono in grigio più chiaro; le insegne di reparto, le
coccarde e le bande tricolori sulle ali sono coperte con mani dei
due grigi, e sono state aggiunte bande alari bianche di
riconoscimento.
La banda bianca in fusoliera, probabilmente già esistente,
sembra coprire anche parte delle finestrature laterali
dell'abitacolo (ciò è inequivocabilmente
documentato sull'esemplare che porta il numero 6).
La mimetica del modello è eseguita con miscele di acrilici
Tamiya, seguendo uno schema forzatamente di fantasia
(giacché non ne era seguito uno fisso) ma comunque
ispirato a riproduzioni di vari esemplari fotografati.
Per quanto riguarda le insegne, è giocoforza eseguirle
ad aerografo ricorrendo a mascherine adesive: particolarmente
impegnativa è stata la realizzazione del numero "14", che
presenta anche una bordatura nera sul suo lato destro (Nota: solo
qualche settimana dopo aver finito il modello ho letto su una
rivista specializzata la recensione di un nuovo foglio decal
della Tauro, contenente anche le insegne dell'esemplare
descritto: pazienza, può succedere).
Le scrostature di colore sulle superfici alari superiori sono
state ottenute applicando una mano di Flat
Aluminium Tamiya, ricoperto sulle zone interessate da
piccole chiazze di colore a tempera; successivamente è
stata applicata la mimetica, e, una volta asciutta, il colore a
tempera è stato rimosso con l'aiuto di uno stuzzicadenti e
di un pennello bagnato, lasciando scoperte le aree colore
alluminio.
Le linee di separazione dei pannelli sono evidenziate con una
miscela di acrilici Mo-Lak diluiti in fiele di bue, e una mano di
smalto trasparente opaco della Model
Master ha rifinito il tutto. Due parole su questo smalto:
l'ho usato per la prima volta su suggerimento del Beltrammi, e
trovo che il grado di finitura che consente sia nettamente
superiore a quello del Matt Cote della
Humbrol che avevo usato sino a ora; ha
inoltre un'aderenza alle superfici trattate ed un essiccamento
ottimali, consentendo di maneggiare poi il modello senza timore
di lasciare antiestetiche "ditate"; bisogna però avere
l'accortezza di diluirlo molto (circa 1 : 5, naturalmente con il
suo diluente) e spruzzarlo a pressione piuttosto bassa (1.2 - 1.5
bar) altrimenti ha una resa eccessivamente opaca e tende a
sbiancare.
Come documentazione, mi sono servito del numero 3 di Dimensione
Cielo "Caccia Assalto" edizioni Bizzarri, di un vecchio numero
del notiziario del C.M.P.R.
più due preziosi numeri di "Replic" gentilmente forniti da
Leo Bagnolini, e dalla pubblicazione "Regia aeronautica - Colori
e Insegne 1935 - 1943" edito da Intergest.
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