Prima di dare inizio alla descrizione di quanto sono riuscito
ad ottenere da un brutto modello della SMER, vorrei fare una
breve premessa.
Io, per mia fortuna, sono uno di quei modellisti che ha tempo a
disposizione e pochi altri interessi al di fuori del modellismo e
dell'uso del computer e quindi non devo forzare il tempo o
cercare di ottenere in un breve lasso di tempo, tanto risultato.
Sono, per di più, idealista, squattrinato e costretto, di
conseguenza, a fare di necessità virtù.
L'essere senza soldi mi porta a dover evitare con cura il
costosissimo Aftermarket modellistico e ad
acquistare, di un soggetto, la scatola che costa di meno.
L'essere un idealista mi porta a credere di poter ottenere da un
modello arcano e pessimo, gli stessi risultati che si potrebbero
ottenere, a parità di soggetto, da un kit di ultima
generazione.
Però con questi "difetti" ho la soddisfazione di
realizzare discreti modelli partendo da kit inguardabili od
inaffrontabili da chi ha meno tempo, più soldi e meno
idealismo di me.
Tutti quanti quelli che conoscono il modellismo operativo e non
chattato, sanno che i modelli della SMER sono talvolta degli
ammassi informi di plastica in qualche modo stampata e sono da
comprare non per aprirne la scatola, quanto per collezionare un
pezzo di storia antica del modellismo. Tuttavia e meno male,
hanno un pregio impareggiabile, quello di cercare di riprodurre
ad iniezione e seppur rozzamente, le linee di soggetti trascurati
da altri o che altri hanno riprodotto con sistemi costosi,
difficili da gestire o da rimediare. E' il caso del CR 42,
dell'S-79, del G-55, del C-200 e del Re 2000 Falco, oggetto di
questo articolo.
IL MODELLO
Il kit della SMER, meglio stampato del C 200 parimarca, è
orrendo sotto quasi tutti i punti di vista. Funestato dalla
presenza di centinaia di bave di stampaggio, da decine di ritiri,
da una bullonatura navale, da pezzi di fantasia, da linee quasi
esatte e da soluzioni di montaggio cervellotiche e scomode, il
kit è in robusta plastica grigio medio.
Dopo aver passato diversi minuti in trance, dopo aver lottato con
la nausea e con il mio braccio sinistro che ostinatamente cercava
di gettare dalla finestra l'intera confezione, ho pianificato i
lavori da fare ed alla fine della analisi, questi si sarebbero
concentrati su :
- Abitacolo
- Apparato propulsivo (Elica, Ogiva, Motore, Cappottatura,
Scarichi)
- Ali e Piani di coda (Alettoni, cerniere, Ipersostentatori,
timoni di profondità)
- Fusoliera (Profilo)
- Carrelli
- Dettaglio generale (Pannellature, superfici)
- Colorazione e insegne
E nient'altro, direte voi?
Secondariamente ho pianificato dove e cosa avrei cercato di
strafare (vano armamento e ricambio fluidi). Infine ho provveduto
a scegliere di quale soggetto avrei reso colorazione e
insegne.
L'inizio è stato traumatico! Un ora intera spesa a
purificare i pezzi dalle sbavature di stampa! Avevo l'esaurimento
nervoso quando ho provato ad allineare i pezzi ed ho controllato
che le linee fossero corrette, analizzando dove avrei dovuto
agire.
- Ho lisciato tutte le superfici del modello per asportare i
bulloni da panzer che le costellavano fittamente.
- Ho reso circolare la sezione inferiore della fusoliera dietro
il bordo d'uscita alare alla radice delle ali stesse che nel kit
è quadrata in modo irreale
- Ho incollato le due semiali esterne al pezzo alare unico
inferiore ed a questo complesso ho unito il troncone centrale
superiore nel quale è compreso il pavimento
dell'abitacolo. Non potete credere a quanti dislivelli sono
presenti tra i vari pezzi, dilivelli che hanno richiesto 4
stuccature, molte lisciature ed altre 3 o 4 rettifiche a stucco e
cianoacrilato.
- Ho aperto, da entrambi i lati della fusoliera, le pannellature
fenestrate del vano ricambio fluidi. I pannelli di chiusura con
la relativa fenestratura, sono stati poi realizzati in plasticard
da 0,25 mm., curvati e muniti di ganci di chiusura.
- Ho colmato con cianoacrilato i ritiri sparsi in qua e in
la
- Ho tagliato, per riposizionarli inclinati, gli alettoni, i
piani mobili di coda e gli ipersostentatori. Questi,
autocostruiti con plasticard, sono stati poi divisi in due
sezioni per lato come negli esemplari operativi.
- Ho reinciso le pannellature.
Questi sono stati i lavori sul "grosso" del modello, poi sono
sceso verso i dettagli più piccoli.
- Ho rifatto il pianale dell'abitacolo con un pezzo sagomato
del solito, beneamato, plasticard
- Ho riprodotto le strumentazioni sulle pareti laterali
dell'abitacolo, impiegando frammenti di plasticard, fili di rame
ed altro ciarpame
- Ho autocostruito la pedaliera e la barra di comando con fili di
sprue e plasticard
- Ho ricostruito l'ordinata posteriore dell'abitacolo che era poi
un disco forato e che io ho riprodotto con plastiicard
sagomato
- Ho autocostruito le due sezioni del cruscotto, la barra
trasversale che li agganciava, le culatte dei cannoncini ed il
resto della struttura dell'abitacolo
- Ho autocostruito il seggiolino utilizzando del plasticard e
dotato di cinture di sicurezza ottenute da del nastro da
carrozziere.
- Ho ristampato in acetato la parte scorrevole del
tettuccio
- Ho riprodotto con plasticrod e acetato, il collimatore S.
Giorgio.
Dopo la colorazione degli interni con Verde Anticorrosione (LifeColor UA 116 leggermente scurito con del
nero) e con altri colori come nero, alluminio e grigio, ho
provveduto a rendere un buon binomio ombreggiatura/lumeggiatura
con il sistema conosciuto da tutti
Ho chiuso le due semifusoliere dopo che ho autocostruito le
poche strutture che sono visibili nel vano ricambio fluidi. La
fusoliera chiusa è poi stata incollata al complesso alare
di cui sopra, così come le parti fisse dei piani di coda
sono state unite alla fusoliera. Da questo momento in poi
è ricominciatoo il festival delle stuccature, delle
lisciature, dei ritocchi, delle nuove lisciature, delle
bestemmie, delle imprecazioni e di tutto quello che può
rendere isterica una persona all'apparenza normale (ho detto "...
all'apparenza"!). Due settimane di impegno quotidiano hanno
portato il kit più volte sul davanzale della finestra,
pronto a spiccare il volo, ma non ho potuto compiere l'insano
gesto. Meno male!
Nel frattempo ho preso in cura l'intera struttura del propulsore,
per cui ho dovuto:
- Pulire dalle bave di stampa, la cappottatura motore
- Praticare i fori delle mitra badando a rimanere in asse con la
linea del velivolo
- Rifare la bocca della presa d'aria del carburatore, impiegando
del plasticard da 0,25 mm., riproducendo anche la paratia
mediana. Il tutto è stato raccorddato alla parte
posteriore della presa d'aria con innumerevoli ritocchi a
cianoacrilato.
- Asportare i flabelli di ventilazione, rifatti poi in plasticard
da 0,25 mm. e riposizionati un po aperti
- Forare la presa d'aria del raddiatore dell'olio posta
inferiormente
- Rifare le aste di punteria dei cilindri del motore, impiegando
delle sprue filato
- Rifare il cono anteriore del motore con un cono di plastica
tratto da un serbatoio di un HH-3E della Starfix (pensa un
pò!).
- Staccare le pale dell'elica dall'ogiva, ripulirle e lisciarle a
modino
- Rifinire e lisciare l'ogiva
Quindii ho sporcato e lumeggiato l'intero motore, le pale
dell'elica, l'ogiva e l'interno della cappottatura.
Quando la fusoliera ha raggiunto il giusto grado di finezza e
dettaglio, è stata unita ad essa la cappottatura motore
con motore incluso, quindi è stata la volta di unire i due
piani mobili di coda e gli alettoni. Nel frattempo ho dettagliato
gli interni del vano ipersostentatori, riproducendo le numerose
centine con delle striscioline di plasticard da 0,25 mm e con
altre striscioline ho dettagliato la faccia interna degli
ipersostentatori stessi.
Ho proceduto altresì ad autocostruire l'intero complesso
dei carrelli, impiegando plasticrod, strisce di rame e filo di
rame. Di quanto fornito dal kit, ho impiegato i soli copriruota e
le ruote, che hanno subito la ricostruzione dei cerchioni con dei
dischi di plasticard.
Dopo nuove lisciature, rettifiche e ritocchi di superficie, il
modello è stato infine lucidato e sottoposto ai processi
di colorazione.
Il velivolo che ho riprodotto è il Re 2000 3^ serie "74
nero" della 74^ Sq. del 23° Gr. Aut. di base in Sicilia nel
1942. Colorazione in Verde Oliva Scuro 2 (LifeColor UA 111) per le superfici superiori e
Grigio Azzurro Chiaro 1 (LifeColor UA 113)
per quelle inferiori. La metà anteriore della cappottatura
è in bianco, così come l'ogiva, la fascia bianca in
fusoliera e la croce caudale. Lo stemma sabaudo è
all'incrocio dei bracci della croce, mentre i fasci allari sono
neri su fondo trasparente. Non sono presenti i fasci policromi in
fusoliera.
Ho proceduto con la stesura a pennello di un sottofondo di grigio
medio, poi ho steso una mano di verde chiaro (tipo 34102) sul
quale ho passato, in corrispondenza delle pannellature, il nero
opaco. Solo successsivamente ho passato il V.O.S. 2 molto leggermente in
modo tale che le pannellature risaltasssero leggermente sulla
tinta verde di base.
Una abbondante passata di Gloss Cote Model
Master, ha preceduto le fasi di decalling e di sporcatura
delle linee di pannellatura. Al termine, dopo una passata di Matt
Cote Model Master, ho provveduto a metallizzare il modello ed a
rendere usurate le sue superfici.
L'incollaggio degli ultiimi dettagli strutturali e l'unione dei
trasparenti, hanno cooncluso la mia lavorazione su un modello
estenuante, ma generoso di soddisfaziioni.