Ogni tanto, per divertirsi davvero, bisognerebbe costruire modelli assolutamente "straight from the box", dove basta solo aprire la scatola, costruire, colorare, mettere le decal (quelle del kit, ovviamente), incollare su una basetta e finire il modello in una settimana.
L' F-8 Tamiya sembrava il kit ideale, facile da assemblare e con una ampia scelta di livree incluse nel foglio decal:
la costruzione comincia, e la fusoliera é già chiusa dopo una sera di lavoro.
Mi concedo una pausa, ed esamino le decal incluse nel kit : fra le livree possibili ne spicca una invernale del "2
Rosso" del 1/SG2, a bande di vernice bianca lavabile, sul fronte orientale nell'inverno del 1945, molto inconsueta
ed attraente, ma mi riprometto di rintracciare una foto che la testimoni.
La trovo, non di grande qualità ma che permette di osservare l'andamento delle bande bianche, almeno su un lato, e
che mostra un contenitore ventrale AB 250, colpevolmente non compreso nel kit. Bisogna autocostruirlo
Tutto procede comunque speditamente, fino a che una sera incerto se montare o no gli attacchi subalari per le bombe
esamino al microscopio la foto, che mi conferma l'assenza degli attacchi, ma mi fa notare sotto l'ala sinistra, nascosto
tra la gamba del carrello ed un flap abbassato, un pod di strana forma, mai vista in precedenza su aerei tedeschi.
A questo punto la tentazione di cambiare soggetto é stata forte, ma ormai vedevo già quel Wurger finito, impantanato nella
neve, con le sue belle righe bianco sporco che seguono l'andamento delle insegne di fusoliera e ho deciso di persistere.
La cosa si é rivelata quasi fatale per il rispetto dei tempi preventivati, perché é iniziata un'odissea
alla ricerca di un disegno, una foto, uno schizzo, una descrizione che rivelasse cos'era l'oggetto sotto l'ala.
I colleghi modellisti mi hanno letteralmente sommerso di pubblicazioni in giapponese, cecoslovacco e di numeri quasi
preistorici di "Aerei Modellismo", che anche se non hanno risolto il problema mi hanno fatto comunque giungere
alla conclusione che la strana installazione fosse una fotocamera, anche se forse non del tipo descritto in uno degli
articoli delle pubblicazioni menzionate.
Ultima chance, una telefonata all'autore di quell'articolo (G. P. Piva n.d.r.), il quale molto tranquillamente
mi ha detto :
"non lo so, non ho mai più trovato niente di simile, solo il due rosso l'aveva, dopo tante ricerche credo che
fosse un'installazione non standard che probabilmente hanno fatto sul campo su pochissimi esemplari, se proprio vuoi
fare quel soggetto accontentati di farla più somigliante possibile a quello che vedi sulla foto"
Perché no! Non so se la posizione e la forma siano quelle giuste, ma ho fatto così.
Il resto quasi non ha storia, dopo le superfici inferiori in 76, lo splinter in 74/75 di quelle superiori, il cofano motore in metallo naturale e la "V" gialla sull'ala sinistra (un grazie a Mauro Di Massimo per le conferme sulla sua forma e posizione), l'apposizione delle decalcomanie (Tamiya prima maniera, spesse qualche decimo, che dopo un robusto trattamento con Microsol aderiscono bene ma non riducono il loro spessore) ho dato il bianco pochissimo diluito per avere volutamente quegli spruzzi irregolari che produce l'aerografo in queste condizioni, poi ho spazzolato energicamente le strisce bianche con un pennello a setole dure per asportare parte del colore e simulare le abrasioni irregolari della vernice: il risultato mi é piaciuto, ed un lavaggio con acrilico nero diluito in fiele di bue ha messo in risalto le pannellature in negativo.
Le decal così spesse erano comunque veramente brutte, perciò ho sperimentato un trattamento costituito da un paio di mani ad aerografo di Future non diluito, seguite da un'altra mano dello stesso prodotto miscelato con il Flat Base Tamiya (proporzioni ad occhio, fino ad ottenere l'opacità voluta): voilà, lo spessore delle decal scompare, e questo intruglio di cera per pavimenti e Flat Base (mai usata con nessun trasparente acrilico perché sbianca vergognosamente con tutti) é sicuramente la miglior finitura opaca che io abbia mai sperimentato.
Il modello é stato poi fissato su una base che simula il terreno innevato nell’inverno ungherese del '44 - '45, realizzato con bicarbonato di sodio, fissato con acqua e colla vinilica, e successivamente cosparso ancora con Future data a pennello.
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