Alla prova dei fatti, la costruzione si è rivelata meno complicata ma più lunga e noiosa del previsto (le grandi e per me inconsuete dimensioni del modello non mi hanno aiutato, tutt'altro): il dettaglio in autocostruzione degli interni si è rivelato relativamente semplice, così come le modifiche alle carenature (asole di raffreddamento) ed alle gondole dei motori (i tubi di scarico sono stati realizzati sagomando spezzoni di una cannuccia da bibite), mentre i punti critici sono costituiti dall'accoppiamento delle ali alla fusoliera (risolto dopo molti tentativi semplicemente aumentando l'altezza del longherone fornito dal kit per ottenere il giusto diedro alare), dal montaggio del carrello (i cui supporti vanno montati prima di chiudere le gondole motore), e dai trasparenti (decentemente sottili, ma che fatica farli combaciare con la fusoliera). L'uso dello stucco è comunque molto limitato. Non bisogna dimenticarsi inoltre di aggiungere un peso di circa 35-40gr. nel muso, dato che l'A20 aveva un carrello triciclo.
Altri interventi da effettuare sono costituiti dal dettaglio delle Browning binate e delle 4 armi dello stesso tipo installate nel muso: le canne forate sono ottenute da profilati Evergreen da 1,6mm, i cui fori sono stati praticati con una punta da 0,5mm con l'aiuto di una piccola dima di foratura autocostruita. Non sapendo come erano disposte e installate le quattro Browning anteriori e non essendo riuscito a trovare una documentazione esaustiva, ho messo un "post" sul forum di Hyperscale: dopo poche ore un gentilissimo collega australiano mi ha inviato delle splendide foto di un esemplare magnificamente restaurato, con impressionanti primi piani dei dettagli che cercavo. Potenza di Internet! Ho effettuato la colorazione, come mio solito, con miscele di acrilici lucidi Tamiya, senza riferimenti al Federal Standard, dato che i Boston consegnati agli australiani erano colorati con vernici DuPont per le quali non è possibile stabilire una corrispondenza precisa, ma comunque somiglianti ai Dark Green e Dark Earth inglesi per le superfici superiori e in Sky Gray DuPont (un grigio azzurro chiaro) per quelle inferiori. Insegne e codici di reparto sono in parte dipinte con mascherine adesive e in parte provengono da un foglio Aeromaster sugli A20. I trasparenti sono stati trattati, immergendoli interamente e poi facendoli asciugare, con la famosa cera Future, che ho avuto modo di procurarmi approfittando di un viaggio negli Stati Uniti di mia cognata (la quale avrà sicuramente pensato che sua sorella ha sposato uno squilibrato che si fa comprare due litri di cera per pavimenti a più di 10.000 km da casa). La curiosità era però tanta, e il prodotto è sicuramente efficace, ma non ho avuto il coraggio di provarlo con l'aerografo, non si sa mai.
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