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Corno (Scoppito)
Appunti sul paese
La frazione di Corno appartiene al comune di Scoppito, al cui capitolo si rimanda per le relative note storiche, ed č costituita da due nuclei distinti, l'antico insediamento di Corno, ed un moderno agglomerato attorno alla stazione ferroviaria. Amministrativamente, c'č confusione sul nome del paese: sulla cartografia IGM e sulla segnaletica stradale, la frazione č denominata Sella di Corno, come l'importante valico sulla strada statale n° 17, che invece prende il nome proprio dall'antico castello di Corno. Si tratta, ad ogni modo, del primo centro di dialetto reatino lungo l'antica via Claudia Nova.
Il toponimo Corno č senz'altro dal latino cornu, e fa probabilmente riferimento allo sperone sul quale sorgeva il castello e che, chiudendo la valle, forma la Sella di Corno. Al sec. X, in piena epoca farfense, risale la prima attestazione (...in Cornu...). Nel sec. XII č invece citata la chiesa di San Pietro, ad incastellamento ormai avvenuto. I ruderi del castello si trovano sopra un colle dirimpetto alla stazione.
Appunti sul territorio
A Corno compete l'estremo lembo occidentale del comune di Scoppito, della provincia dell'Aquila e della regione, suddiviso in due porzioni sui due versanti della valle di Corno, tributaria dell'Aterno. La porzione che qui interessa č quella a nord della strada statale n° 17, appartenente orograficamente al massiccio di Monte Cavola: il territorio a sud della strada compete al massiccio di Monte Velino. A separare le due catena, la depressione nota col nome di Sella di Corno, anche valico stradale (990 m).
Tutta la montagna di Corno fa capo al nodo orografico di Monte Cavola (1898 m), divisa con i tenimenti di Scoppito e Forcella. Il lungo impluvio della vālle lārga-vālle cųpa divide il costone sud della montagna (mónde cāru), dal costone sudest, dove c'č un Ponte Radio. La valle delle pilācce separa invece quest'ultimo dalla cresta di Monte Caroso di Vigliano. Infine, il solco della vālle dell'inférnu divide mónde cāru dai costoni che competono a Rocca di Corno in provincia di Rieti.
Una strada asfaltata sale dalla statale fino al Ponte Radio (1476 m): č questa la modificazione antropica maggiore nel territorio. Un intervento minore, ma forse di maggior impatto ambientale, č costituito dalla sterrata che dal Ponte Radio sale verso la cima di Monte Cavola. La guida CAI denuncia lo stato di degrado di tale strada, dovuto soprattutto a frane.
I sentieri CAI che riguardano questo versante sono il n° 7F, dal Ponte Radio alla cima, il n° 7G, da Corno alla cima, nonché il n° 7, proveniente addirittura da Preturo.
La toponomastica
Il Monte Cavola (cresta Sud)
1. La cresta sud di Monte Cavola č oggidė risalita da una strada asfaltata, indicata al suo avvio dalla statale n° 17 (circa 1 km da Corno) come strada di Montecalvo. Detta localitā di partenza, nei pressi della stazione ferroviaria di Sella di Corno, č nota in loco come nóce ferrāta, designazione ripresa dall'IGM Noce Ferrata. Tale toponimo deriva dalla presenza di alberi di noce (il termine noce nela toponomastica č equivalente a noceto), in una zona in cui il colore del terreno assomiglia a quello del ferro, forse per via di minerali come la bauxite. Un composto simile si ritrova nel nome di Pizzoferrato (Ch).
2. Non lontano dall'avvio, la strada di Montecalvo passa nei pressi di un rudere (1058 m), noto ai locali semplicemente come lu casāle. Pių avanti (1100 m circa), compie un brusco tornante a sinistra, volgendosi in direzione ovest. Sulla destra, si passa sopra il fosso delle pilācce che, dopo aver ricevuto diversi impluvi, confluisce nella valle di Corno nei pressi del casello ferroviario (980 m). Il nome del vallone deriva dal termine pila 'vasca di pietra', ma anche 'polla, pozza', molto vitale in area appenninica, attraverso un suffisso -accio, dal valore accrescitivo.
3. Al'interno della valle delle Pilacce, si trovano due cocuzzoli gemelli (1308 m, 1278 m), separati da un fossetto. Si tratta della localitā detta le castellācce, frequentata anche dai locali di Vigliano che perō la chiamano castellācci, la quale era un tempo coltivata. Il tipo toponimico castello č usato, in questo caso, solo perché la forma dei colli richiama quella dei picchi sui quali venivano costruiti i castelli.
4. Il secondo grosso tornante della strada di Montecalvo č posto nel bosco degli arbųcci, che occupa anche il settore a valle della strada, fin sopra i terreni coltivati attorno a Corno. Si tratta di un bosco di ontani, come suggerisce il nome alvuccio (in ultima analisi dal latino albus, 'bianco') che designa, specialmente in toponomastica, tale tipo di ceduo. Si noti la resa del nesso -lv- in -rb-, tipica della fonetica locale, mantenuta dalla versione riportata sula cartografia IGM, ossia Arbucci.
5. Dopo circa 3 km di percorrenza, la strada di Montecalvo esce allo scoperto sulla spianata sommitale di cōlle tesóro. Questo č un cocuzzolo (1337 m), libero dal bosco solo alla sua sommitā, mentre le pendici sono occupate da fitto ceduo. Quanto al toponimo, esso sembra richiamare una qualche leggenda locale, relativa ad un 'tesoro', ma nessun informatore ha saputo ricordarla.
Il Monte Cavola (cresta Sud-Est, Costa Serpentana)
6. Il costone sudorientale della cima di Monte Cavola č noto, sia a Corno che a Scoppito, col nome di cōsta serpendāna, toponimo che dipende dal nome del fosso che chiude verso valle il costone. Si tratta di un impluvio tributario del vallone delle Pilacce, che a Corno č noto come vālle serpendāna. L'origine del nome puō senz'altro derivare dall'abbondanza di serpenti, ma anche la forma del fosso, che sulla cartografia IGM č indicato come Valle Ursuni, puō aver contribuito.
7. Il crinale di Costa Serpentana č scavato da numerose piste, tutte piuttosto recenti. La pių bassa č la prosecuzione della carrareccia di fondovalle che proviene dal fosso della coroélla di Scoppito, rimonta il vallone di Falenotte e, dopo aver svalicato alla sella (1338 m) dove č una cisterna, taglia a mezza costa la Costa Serpentana ricollegandosi alla strada di Montecalvo. Questa, poi, prosegue oltre la spianata di cōlle tesóro, impennandosi sulla salita delle montagnōle. Si tratta del crinale sulla cui cima si trova il Ponte Radio (1476 m), termine della strada asfaltata. Vista dal basso, tale crinale appare come una serie di dossi poco pronunciati, da cui il plurale nel nome, che č un diminutivo di montagna.
8. Dal Ponte Radio, parte una ulteriore strada bianca, molto dissestata, che sale verso la cima di Monte Cavola. Tale pista costituisce l'itinerario CAI n° 7F, ed č nota ai locali come lu straeróne, ovvero 'lo stradone', per le sue dimensioni notevoli (ed ingiustificate). Poco dopo l'attacco, a quota 1451 m, si trova una deviazione sulla destra per una acclive localitā, un tempo coltivata, alla cui testata ora sorge un ricovero. Probabilmente, anche questa vallecola era nota come vālle serpendāna.
9. Pių avanti, procedendo verso la cima di Monte Cavola, si tocca una localitā rocciosa (1475 m), dove si trova la rótta, un ricovero naturale ricavato in uno sgrottamento. Non lontano (1500 m) la cartografia IGM segna dei ruderi, con ogni probabilitā appartenenti ad una costruzione pastorale che a Corno č semplicemente nota come lu jācciu (jaccio, 'stazzo, addiaccio', dal latino jacere), mentre a Scoppito č detta situécchju, ossia 'sito vecchio'. Un altro stazzo era posto pių a monte, e la localitā č ancora chiamata secondo jācciu.
10. Fra il primo ed il secondo jaccio, si trova la zona del sammucāru. Si tratta di una localitā dove vegeta il sambuco, come si evince dalla designazione toponimica.
11. Il sentiero CAI n° 7F abbandona a quota 1613 m lu straeróne, e sale fino alla cima di Monte Cavola (1898 m), nota a Corno col nome la cróce, dovuto al fatto che vi č collocata una grossa croce di ferro. La strada bianca procede invece a mezza costa, toccando un pozzo (1650 m) e guadagnando la forchetta di brégnu (1705 m). L'omonima fonte, molto importante ma trascurata dalla cartografia IGM, si trova al di lā della sella, a 1709 m, ed č chiamata brégno a Scoppito e régna alla Forcella, tutte varianti del nome della 'vasca di legno per abbeverare gli animali'.
12. Poco ad ovest della cima di Monte Cavola, la cresta si deprime lievemente nella vālle della formėca (1863 m), nota anche col nome di cozzétta della formėca, perché vi si raccoglierā dell'acqua, come al vicino Laghetto di M. Calvo. Il termine dialettale cozza, infatti, indica una 'pozzanghera'.
Il Monte Cavola (cresta Sud-Ovest, Monte Caro)
13. Il toponimo mónde cāru che, come visto nell'Introduzione, č la variante locale del nome della montagna di Monte Cavola (mónde cāola al Termine, mónde cāole a Scoppito), si applica al largo crinale che si stacca dalla cima in direzione sudovest, fino all'abitato di Corno. Tale nome riflette una voce tardo latina carrum di oscura origine, molto vitale in toponomastica, relativa alle 'rocce'.
14. Il lungo vallone che separa la cresta sud da quella sudovest di Monte Cavola presenta due nomi distinti per i due tratti in cui viene divisa. In basso č chiamata vālle lārga, poiché si apre sui pendii coltivati a monte dell'abitato, mentre in alto, quasi per contrasto, č detta vālle cųpa. L'aggettivo cupo, come il corrispondente sostantivo, indica la forma concava ed incassata della valle e, come in italiano, ha anche una sfumatura negativa. Sulla cartografia IGM č riportato solo il toponimo Valle Cupa.
15. La vālle lārga-vālle cųpa č risalita dall'itinerario CAI n° 7G, che parte dalla parrocchiale di San Pietro nell'abitato di Corno. La prima localitā attraversata č quella, coltivata, delle prāta. Il nome riprende l'appellativo prata, femminile plurale, ma in origine neutro plurale di pratum 'prato'. Il tipo toponimico prata si č poi evoluto ad indicare delle localitā coltivate in piano, mentre prato designa i prati erbosi adatti al pascolo.
16. Il fosso che adduce al piano le acque della vālle lārga-vālle cųpa, e che č seguito dal sentiero CAI n° 7G, č chiamato sulla cartografia IGM col nome di Rio del Falconetto. Tale toponimo č sconosciuto ai locali, che chiamano il fosso le feuciāra, riprendendo il latino *filicarium 'felceto' - da filex, -icis 'felce' -, con cambio di genere dal neutro plurale (desinenza -a) al femminile plurale. Non č da escludere che la versione ufficiale Falconetto sia un'adattamento completamente errato del nome feuciāra, o forse di un diminutivo fauciarėttu o simili.
17. Ai margini della faggeta di Monte Caro, c'č la localitā detta le rottėcchje (č un diminutivo di grotta), mentre dentro alla valle, nel tratto in cui questa compie un largo gomito, č la localitā dell'acquāru. Si tratta di una zona dove si raccologono le acque, probabilmente alla confluenza della valle principale con un fosso che vi si getta dalla destra orografica (1263 m). Il significato del tipo toponimico acquaro č, infatti, duplice: luogo di raccolta dell'acqua piovana (buche nella roccia, nel terreno, ecc.) o polla dove confluiscono le acque portate da diversi fossi, come in questo caso.
18. Abbandonata la prativa vālle cųpa, il sentiero CAI n° 7G rimonta l'anticima meridionale di Monte Caro, indicata sulla cartografia IGM come C.le S. Agostino (1744 m). Tale nome non sembra tradizionale, giacché i locali lo conoscono per il tramite delle mappe militari (e forse del catasto). In effetti, č probabile che il toponimo mónde cāru si appliche all'intero costone, dalla cima alla base. Quanto all'agionimo, si confronta con il nome di una valle, anch'esso riportato sulle carte IGM, nel versante orientale della montagna.
19. Le pendici di Monte Caro sono tagliate da una mulattiera il cui avvio č ancora dalla parrocchiale di San Pietro. Una prima localitā incontrata č quella del giardėnu, recintata da filo spinato. Pur non conoscendo esattamente il tipo di coltura ivi praticata, i toponimi del tipo giardino si riferiscono ad orti, oppure a vivai forestali, ed in genere a localitā montane particolarmente rigogliose.
20. Usciti dal giardėnu, si lambisce la base del bosco di cerquėtu che, come indicato dal nome, č formato in prevalenza da querce. Il tipo cerqua infatti, č variante metatetica di quercia, mentre il suffisso -ėtu presente nel toponimo č la variante metafonetica (per influsso della -u finale) della nota formante collettiva -eto.
21. Proseguendo lungo la mulattiera, si rimonta una elevazione che si stacca dal compatto costone di Monte Caro, chiamata dai locali cōlle susétta (1142 m). Il nome, non riportato sulla cartografia IGM, č formato da una voce del tutto ignota, susétta, che potrā essere un personale locale, o piuttosto un 'falso diminutivo', derivato da un collettivo in -eta da un qualche fitonimo.
22. Al di lā del cōlle susétta, c'č un primo solco, di scarsa importanza, e poi la lunga vālle dell'inférnu, che scorre per lo pių in tenimento di Rocca di Corno, al di fuori dei confini regionali. Tale vallone, il cui nome deriva dal fatto di essere incassato e di aspetto sinistro (le designazioni del tipo inferno e paradiso sono abbastanza comuni), separa il costone meridionale di Monte Caro dagli altri che si aprono a ventaglio verso occidente.
Last modified: August 10, 2002
by Antonio Sciarretta
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