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Capitignano


Appunti sul paese


Capitignano è un comune sparso, con sede nell’omonimo capoluogo, e composto inoltre da tre ville pedemontanae, Sivignano, Paterno e Mopolino, e quattro nel piano di Montereale, Colle Noveri, Aglioni, Pago e Rovagnano. La località appartiene alla zona di dialetto novertino, sottogruppo del dominio sabino.

Nella zona di Capitignano sono state ritrovate resti d’epoca romana (sec. III-II a.C.), forse appartenenti ad una villa, a conferma dell’antichità degli insediamenti umani nella località. Ma le prime attestazioni del toponimo (...Capitinianus...) sono di epoca farfense (sec. X). Come conferma la forma d’archivio, si tratta di una formazione prediale, da un personale Capitonius, che troviamo anche nella toponomastica montana. Successivamente, in epoca normanna, pare che sia già concluso il processo di incastellamento.

Il paese possiede l’elegante chiesa parrocchiale di San Flaviano (sec. XVI-XVII), che conserva un pregevole organo del sec. XVI. Notevole anche la chiesa di Santa Maria di Loreto. Nella frazione Mopolino, si trova invece l’imponente Palazzo Ricci (sec. XVI), restaurato nel sec. XVII dal papa Pio VI che ne fece una sua residenza estiva. Nel secolo scorso, ospitò più volte il viaggiatore inglese E. Lear, durante i suoi viaggi nelle provincie d’Abruzzo.


Appunti sul territorio


Il territorio montano di Capitignano si estende per lo più sulla detsra orografica della valle di Faschiano, riguardando quindi la catena dei Monti della Laga. Una piccola porzione, però, è inclusa sul versante settentrionale della montagna di Mozzano, chiusa a valle dal solco di Faschiano.

Tale settore e piuttosto esiguo, purtuttavia raggiunge la cima di Mozzano (1493 m) e tutta la cresta sommitale, dal picco più orientale (1480 m) fino alla croce di capetone (1272 m).

Unica presenza rilevante nel bosco che ricopre buona parte della montagna di Capitignano è la fónde régnu (1200 m), poco sotto la cima. La sentieristica della guida CAI non comprende alcun itinerario su questo versante.


La toponomastica


La montagna di Mozzano
1. La cima della montagna di Mozzano è per metà appartenente a Capitignano, ma i locali non sembrano averle dato un nome specifico. Per indicare la cimata, quella che a Paganico è detta li pìcchi, si usa il toponimo le pianétte, con riferimento alle selle (1471 m, 1490 m) dove passa la mulattiera di cresta. Il nome è infatti un chiaro diminutivo di piano ‘luogo piano’.

2. Procedendo da ovest, a partire dai confini con Paganico, si nota in cima alla cresta lu péschju (1275 m), a breve distanza dalla croce di capetóne (1272 m), la quale deve il suo nome a quello stesso Capitonius che, attraverso una formazione prediale, ha dato il nome al paese. Quanto al tipo toponimico peschio, esso deriva da una voce italica con significato originario di ‘podio, basamento’, poi traslato ad indicare un ‘macigno’. In effetti il nome si applica ad un ammasso di rocce visibili anche dal fondovalle.

3. Il fosso maggiore che scende dal versante nord della montagna di Mozzano è la pózza ell’etecùccia, tributario del Rio Riano e quindi dell’Aterno. Sulla cartografia IGM è senza nome, mentre viene riportato un C.le della Veticuccia per indicare il crinale ad est del vallone. Come si vede anche dall'adattamento IGM, il toponimo dipende dal fitonimo vetica ‘vetrice, una pianta delle zone umide’, molto diffuso. Il nome comune pozza ‘cavità dove si raccoglie l’acqua’ indica invece che il fosso porta effettivamente acque al fondovalle.

4. Il colle indicato dall’IGM come C.le della Veticuccia è invece noto ai locali di Capitignano ed anche di Paganico come còlle pelàtu, dalla cava (859 m) che si trova in basso a ridosso della piana, fino alla cima sulla cresta di Mozzano. E’ proprio la cimata, nuda, ad avere fornito il senso al traslato geografico pelato ‘calvo’.

5. A solagna di Colle Pelato, c’è la più importante delle sorgenti del versante settentrionale della montagna. Si tratta della fónde régnu (1200 m), detta fónde rosìta a Paganico. La fonte è riportata sulla cartografia IGM, col nome F.te Regno, che dipende dalla voce dialettale per indicare la ‘vasca (di legno) dove si abbeverano gli animali’, variamente chiamata régna, régnu, brégnu, brégna.

6. Tutto il bosco che si estende ad est di Colle Pelato è noto complessivamente col nome le cèse, poiché trattasi di bosco ceduo. Tale è uno dei due significati della voce cesa, derivata dal latino caesa participio di caedere ‘tagliare’, mentre il significato di ‘debbio’, non si applica in questo caso.

7. Dal bosco delle Cese, numerosi sono i fossetti che scendono ripidi alla valle di Faschiano che lo chiude verso il basso. Questi fossi sono detti le trainàle, da una voce dialettale del tipo trainaro che indica gli ‘scivolatoi’ dove venivano convogliati i tronchi abbattuti (si tratta di una cesa) per condurli verso il paese, secondo una procedura molto utilizzata.

8. Il maggiore di questi fossi prende il nome specifico di pózza rànne, corrispondendo alla località indicata sulla cartografia IGM col nome Pozza Grande. Il termine pozza è usato a Capitignano quasi come sinonimo di fosso, allorchè vi sia portata d’acqua.

9. A confine con Pizzoli, in alto, si trova la rótte e palùmmu, una grotta (dialettale rótte) che trae la specificazione del nome da un personale locale (cognome Palombo), se non dal nome del ‘colombo selvatico’, che riflette per l’appunto il latino palumbus.


Last modified: October 13, 2002
by Antonio Sciarretta
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