Racconti Brevi
La porta
C’era una porta trasparente che ci si poteva guardare attraverso su di una parete completamente bianca ed impenetrabile. E chiunque passasse davanti alla Porta poteva vedervi attraverso ed ogni volta si vedevano mondi nuovi e diversi. Solo Tino vedeva sempre lo stesso mondo ed ogni volta restava immobilizzato a guardare quel posto fatto di sterminati campi di fiori, con miriadi di farfalle variopinte che volteggiavano sui fiori posandosi ora su uno ora sull’altro. E fatine-alate danzavano con gli elfi e tutto era incantato. Ma ogni volta che finalmente Tino prendeva coraggio e stava lì lì per avvicinarsi alla Porta per aprirla ed entrare nel suo mondo incantato arrivava qualcuno a strapparlo e trascinarlo via di lì, via dalla porta che ci si poteva guardare attraverso.
Aprite le porte e chiudete le finestre
“Aprite le porte e chiudete le finestre, affinché la gente possa entrare nel vostro mondo e rimanervi intrappolata, fino a quando tutti non sono riusciti ad entrare sgomberando l’uscio” andava cantando il vecchio Gonzalo per le vie del paese. E ciò significava che l’estate stava terminando e ci si apprestava alla lunga stagione autunnale. E le foglie, oramai brune, cominciavano a scendere giù dai rami, dove erano state ad abbronzarsi stese al sole. Ma i bambini continuavano a giocare e schiamazzare per i viottoli fino al tramonto che andava sempre più avvicinandosi al pranzo di mezzogiorno. E mentre Gonzalo cantava le giovani donne, con le guance rosse dal caldo tornavano dal fiume dove avevano lavato e sognato i giovani amati che erano ancora lì, lontano, dove il fiume si versa nel grande Oceano. Ed Anna con loro tornava ed anche lei pensava al suo amore, al suo Sebastian....
Il buio
...si avvicinò alla finestra per aprirla e mentre lo faceva si ricordò di quella volta che aveva desiderato di spiccare il volo da quel davanzale e mentre pensava si fermò ad ascoltare il rumore delle stelle e sussurrò qualcosa alla luna che si voltò sdegnata dall’altra parte, forse per ricambiare le tante volte che lui aveva ignorato il suo invito a baciarla nelle calde notti estive. E d’un tratto come se chiamato si voltò e vide che la parete dietro di se era svanita ed al suo posto c’era una parete di buio denso ed impenetrabile ad i suoi occhi così, curioso s'avvicinò e cercando di vedere cosa celava quella parete di buio cominciò a camminare incontro al nero ed andò avanti a camminare per almeno dieci ore. Ed allo scadere della decima ora senti arrivare da lontano, da un lato, e non sapeva più distinguere se fosse il destro o il sinistro: era completamente avvolto dal buio e non sapeva distinguere quali fossero e non c’erano più le stelle a chiacchierare o la luna a rivolgergli sdegnata le spalle, insomma senti arrivare da quel lato un suono indistinto, stupendo ma confuso. Sembrava il canto delle sirene che aveva attratto e voleva ingannare Ulisse. E pensò ad Ulisse e così decise di incamminarsi per la direzione opposta e seguito a camminare. E continuò a camminare per qualche giorno ma il suono invece di allontanarsi sembrava sempre più vicino e distinto ed il decimo giorno, ancora avvolto nel buio era completamente avvolto nel buio, capì di aver fatto l’intero Giro e di essere arrivato al punto di partenza. Ma d’improvviso si sveglio e si trovò al buio nel suo letto ed il canto era cessato e capì che veniva dal profondo della sua mente, dai meandri della sua mente. Quel mondo buio e quel canto erano solo un sogno del mondo che esisteva solo dentro di lui.