I "Racconti", scritti in un arco di tempo lungo 20 anni, sono la malinconica testimonianza di un "disagio" umano.
In cosa consiste tale disagio? E' quello che nasce sottoponendo l'uomo e le sue complesse vicende terrene, ad una minima analisi critica, soprattutto rispetto quell'ottica miope e maliziosa, della sua presunta "superiorità" riguardo tutti gli altri esseri del creato.
E tale disagio scaturisce proprio nel constatare, in modo terribilmente eclatante e palese, che l'uomo alla fin fine, non è un essere così tanto "eccelso", come ci hanno fatalmente fatto sempre credere (in special modo la religione). Prova ne è il fatto, che in così poco tempo dalla sua comparsa sulla terra, egli è riuscito a sconvolgere completamente l'ambiente che lo circonda, arrecandovi danni irreparabili, tanto da far tangibilmente presumere la sua prossima estinzione. E quando non si dedica alla distruzione irreversibile del pianeta, egli si lancia con brutale accanimento verso l'eliminazione sistematica dei suoi simili.
Questo accade quando un uomo (così facilmente influenzabile da motivi politici nonché religiosi) si convince di essere "superiore" ad un altro uomo. Dopo milioni di anni e di guerre, egli non ha ancora capito che questa assurda necessità di distinguersi l'uno dall'altro, è solo una sua vergognosa e drammatica debolezza, sfruttata sempre a suo danno: gli uomini infatti sono tutti uguali. Solo le vicende della vita, così macchinose e articolate, fanno sì che poi ciascuno diversifichi apparentemente la propria esistenza. Ma di fronte alla Natura e soprattutto di fronte alla morte, non c'è casta, classe o religione che tenga.
Dicevamo che i "Racconti" sono anche una "malinconica" testimonianza. Questo perché è tangibile la sensazione che l'uomo non sia mai stato in grado di "tornare indietro" una volta constatato i suoi tragici errori. E' il suo più grande difetto.
Vive pertanto sempre sull'orlo di un baratro (ora per una probabile guerra o disastro nucleare, ora per via del buco nell'ozono, ora per l'inquinamento delle falde acquifere, etc.) e non sarà più all'altezza di riconquistare la sua "naturale" integrità, la sua iniziale dignità. Solo una profonda intelligenza infatti (completamente al di fuori però dalla sua portata), potrebbe garantirgli il libero arbitrio della sua spiritualità, in quanto lo renderebbe effettivamente consapevole proprio della sua piccolezza, della sua impossibilità di sfuggire al suo triste destino.
Tanto più allora questi "Racconti" appariranno assurdi, tanto più conseguentemente, dovremo considerarci alienati e "corrotti" a nostra volta. Più rideremo di quelli, meno potremo sorridere di noi.
Ci sono infine, tanti fili sottili che li uniscono e li pervadono tutti: quel profondo senso di solidarietà, quell'acceso desiderio di rinascita, di libertà, di dignità dei protagonisti, che dovrebbero sempre in teoria, accompagnare e illuminare anche ogni nostra azione.
E ciò apparirebbe ben chiaro, se solo pensassimo che si vive su questa terra unicamente per "pochi secondi", anche se molti si illudono che si tratti dell'eternità. Ma che sostanzialmente siamo tutti sulla stessa barca, già tutti sconfitti in partenza e allo "stesso modo". Come già grandi scrittori e poeti avevano intelligentemente avuto modo, già molti secoli fa, di riscontrare ma soprattutto di capire.