XXII Ottobre


Il Circolo XXII Ottobre è la prima forma di lotta armata sorta a Genova, il 22 ottobre 1969, per iniziativa di alcuni militanti di formazione marxista-leninista.
I primi militanti genovesi sono quasi tutti proletari della Val Bisagno. La loro vita si svolge intorno a Piazzale Adriatico, uno dei quartieri più popolari di Genova. Pochi sono studenti. Per la maggior parte i militanti del XXII ottobre sono ex comunisti, come Rinaldo Fioroni, 32 anni ed ex partigiani, come Silvio Malagoli, 52 anni. Personaggio di spicco anche Mario Rossi, 32 anni. Alcuni elementi provengono dalla sinistra extraparlamentare come Augusto Viel, un elettrotecnico di 30anni, o dai gruppi cattolici, come Giuseppe Battaglia, 28 anni, fattorino.
Nel messaggio letto in una interferenza televisiva essi collocano la nascita della loro formazione nel quadro delle lotte per i contratti e le riforme del 1969 e del 1970, della resistenza di massa all’”offensiva padronale e fascista”, e dell'iniziativa “contro il giogo dell'imperialismo straniero”.
Il modello organizzativo al quale questo gruppo fa esplicito riferimento è quello della lotta partigiana. Proponendosi come "avanguardia partigiana", esso con le sue iniziative intende "scatenare la guerra partigiana rivoluzionaria".
Nel corso del 1970, a Genova, le azioni di maggior rilievo del gruppo sono:
- interferenze radio nel telegiornale serale del primo canale RAI (16-4; 23-9; 22, 24 e 30-12). La prima, firmata Radio GAP chiama con successo la popolazione alla mobilitazione per impedire un raduno fascista;
- attentato esplosivo ad una sede del Partito Socialista Unitario (PSU) in via Teano (24-4-70);
- attentato esplosivo al consolato generale USA in piazza Portello (3-5-70);
- sequestro, a fini di finanziamento, di Sergio Gadolla, figlio del noto industriale genovese (dal 5-10-70 al 10-10-70);
- attentato esplosivo contro un automezzo in dotazione del Nucleo Radiomobile dei carabinieri (24-12-70).

Nel 1971, alle interferenze di Radio GAP, con cui vengono rivendicate le iniziative armate delle Squadre d'Azione Partigiana (6-2-71; 19-2-71) si aggiungono i sabotaggi di impianti industriali:
- deposito di prodotti finiti ed elettrodomestici della IGNIS (Genova (-2-71);
- deposito costiero della raffineria Garrone (Arquata Scrivia (AL) 18-2-71).

Nelle rivendicazioni, il Gruppo XXII Ottobre attribuisce agli industriali colpiti il ruolo di finanziatori dei fascisti e delle trame golpiste.
L'ultima azione di questa organizzazione è la tentata rapina ad un portavalori dell'Istituto autonomo case popolari. Rapina che si risolve con la morte del fattorino Stefano Floris e la cattura di un dirigente del gruppo (Genova 26-3-71).
Successivamente, alcuni militanti del Gruppo XXII Ottobre trovano un appoggio solidaristico dai Gruppi d'Azione Partigiana. Altri, invece, dopo un periodo più o meno breve di latitanza, vengono arrestati.
Durante il processo di primo grado (ottobre 1972) Radio GAP trasmette un comunicato di solidarietà "ai compagni del XXII ottobre", con un registratore, montato su un traliccio, poco fuori le mura del carcere di Genova.
Il processo contro il Gruppo XXII Ottobre rivela la presenza nel gruppo armato anche di personaggi ambigui, inquisiti per il sequestro Gadolla e la rapina allo IACP, come Adolfo Sanguineti e Gianfranco Astara, legati agli ambienti della malavita genovese e Diego Vandelli, 44 anni, con un passato di fascista.
Nel 1974 le Brigate Rosse, con il sequestro di Mario Sossi - giudice istruttore e poi PM contro il Gruppo XXII Ottobre nel processo di primo grado (novembre 1972, marzo 1973) - reagiscono a questa campagna di criminalizzazione, riaffermando l'internità al processo rivoluzionario di otto militanti, dei quali chiedono anche la liberazione.
In carcere, negli anni successivi, alcuni militanti di questa formazione confluiscono nelle Brigate Rosse.
Per l’attività del Gruppo XXII Ottobre sono state inquisite 22 persone.