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Da "La Repubblica", 3 marzo 2003
Nel bagaglio dei due terroristi, anche una microcamera e poi appunti e
floppy disk con nomi e indirizzi
Le nuove Brigate Rosse preparavano un attentato
In un'agenda i segreti sui casi D'Antona e Biagi. Galesi somigliava a
uno dei killer di via Salaria
AREZZO - I brigatisti
stavano per colpire di nuovo. L'"inchiesta", la raccolta delle
informazioni, era quasi completata e Arezzo doveva essere la città
dove colpire o dove incontrare altre persone con cui scambiare le informazioni.
Ne sono certi i magistrati che ieri sera fin dopo le venti si sono riuniti
nella procura toscana per un summit e i poliziotti dell'Antiterrorismo
del Viminale. La città nel mirino era Arezzo? Di certo lo scorta
al sottosegretario del ministero del Lavoro Grazia Sestini è stata
rafforzata. E il ministero dell'Interno considera l'onorevole di Forza
Italia "un obiettivo probabile". Gli investigatori lasciano
intendere che gli assassini di Marco Biagi e Massimo D'Antona hanno le
ore contate. Mario Galesi, ad esempio, assomiglia in modo impressionante
all'identikit del killer di via Salaria che sparò a D'Antona. E
il materiale sequestrato nello zaino e nella borsa con cui ieri mattina
viaggiavano Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi fa pensare a una svolta
clamorosa nelle indagini sulle nuove Br che fino a ieri sembravano finite
in un vicolo cieco. Il verbale del sequestro è lungo una pagina
e mezzo. A parte la pistola calibro 7.65 su cui sono in corso gli accertamenti
balistici per vedere se sia stata usata in altre operazioni (sono esclusi
gli omicidi Biagi e D'Antona, in cui a sparare fu un calibro nove corto),
ci sono una decina di floppy disc, un'agenda palmare contenente indirizzi
e note anche "criptate" e scritte in codice, due cellulari,
una microtelecamera nascosta in un pacchetto di sigarette, un mazzo di
chiavi e pagine intere del "Sole 24 ore", che parlano della
riforma del lavoro voluta da Marco Biagi, diventata operativa proprio
nelle ultime settimane. C'è soprattutto un articolo dei primi di
febbraio che gli inquirenti definiscono "molto interessante".
E poi ancora appunti, scritti a mano, "che dobbiamo interpretare":
analisi politiche, nominativi e indirizzi. E mappe turistiche delle Toscana
e del Lazio segnate in alcuni punti. L'inchiesta resta alla procura di
Firenze competente per l'omicidio dell'agente della Polfer Emanuele Petri
e titolare delle indagini su terrorismo che riguardano la Toscana. In
collegamento con il procuratore Nannucci e l'aggiunto Fleury lavorano
i colleghi di Roma (Franco Ionta) e di Bologna (Giovagnoli e Di Nicola)
che si occupano delle indagini su D'Antona e Biagi. Fra le undici e mezzogiorno,
subito dopo il riconoscimento, si è scatenata la caccia ai complici
di Arezzo che alle 8 e 45 aspettavano il treno che veniva da Roma e al
"covo" o all'abitazione che doveva fare da appoggio per il gruppo.
Gli uomini della Criminalpol sono usciti dagli uffici della squadra mobile
con i giubbotti antiproiettile, i colleghi della Digos hanno cominciato
a leggere e interpretare fogli e agende palmari. "Bisogna uscire
dalla mentalità del covo come era inteso negli anni settanta"
dicono gli investigatori. Le nuove Br vivono in clandestinità ma
con falsi nomi riescono probabilmente a mimetizzarsi in vite normali:
una casa, lavori part time, facce anonime, profili banali, buona cultura,
ottima conoscenza di tutto ciò che è elettronico e informatico.
Di certo però, spiegano, "l'asse operativo del gruppo insiste
fra Lazio e Toscana". La certezza arriva da una lunga serie di indizi.
Lioce e Galesi sono partiti intorno alle sei e mezzo di ieri mattina da
Roma-Tiburtina, segno che probabilmente hanno dormito nella capitale,
dove potrebbe esserci un covo br. Dall'anagrafe di San Gregorio, zona
di Tivoli, sono state rubate nel Duemila le carte di identità in
bianco che ieri mattina sono state trovate in mano a Lioce e Galesi con
i falsi nomi di Domenico Marozzi e Rita Bizzarri. Il biglietto del treno
era solo andata per Arezzo, segno che i due si sarebbero fermati in Toscana
dove hanno appoggi. Nel comune di Firenze, quartiere dell'Isolotto, a
fine gennaio c'è stata una rapina alle Poste, un uomo e una donna
armati di kalashnikov a bordo di un motorino rubato a Roma. Bottino magro,
solo 30 mila euro, ma per l'aggiunto Fleury quella è stata chiaramente,
da subito, una rapina di autofinanziamento per il gruppo terroristico.
Le indagini sulle nuove Br tornano dunque in Toscana, fin dagli anni settanta
lo snodo per riorganizzare retrovie, nascondere covi e pianificare attentati.
E in Toscana, negli anni novanta, nacquero i Nuclei comunisti combattenti,
la sigla che ha firmato l'omicidio D'Antona per diventare da quel momento,
a tutti gli effetti, gli eredi della nuova lotta armata, le Brigate rosse-partito
comunista combattente.
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