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STORIA DELLE BRIGATE ROSSE
(1970-1987)
L'humus in cui nascono le Brigate rosse è quello che contraddistingue
il biennio 1968-1969, un biennio di lotte operaie e studentesche. Nell'area
milanese, al fianco di quelli che saranno i "gruppi storici"
della nuova sinistra si formano molti Comitati Unitari e Collettivi Autonomi.
Si tratta di formazioni esterne al controllo parlamentare e alle organizzazioni
sindacali.
Il coordinamento di un certo numero di esse, nell'autunno del 1969, prende
il nome di Collettivo Politico Metropolitano (CPM), che raccoglie operai
e tecnici presenti, in particolare, in due stabilimenti: Sit Siemens e
Pirelli. Ad essi si affiancano studenti di diversa estrazione: figli della
piccola e media borghesia, ma anche figli di operai. I due filoni principali
- che da lì a poco andranno a fondare il gruppo armato - provengono
dalla Libera Università di Trento (Curcio, Cagol, Semeria) e da
Reggio Emilia (Franceschini, Gallinari, Ognibene, Paroli, Pelli). Questi
ultimi - i Ragazzi dell'appartamento - sono tutti giovani usciti dalla
FGCI, l'organizzazione giovanile del PCI. Ad essi si uniranno giovani
provenienti da altre esperienze, come le lotte operaie della fine degli
anni (Bassi, Bertolazzi) o quello che diventerà prima il Superclan
e poi - usciti dalla formazione clandestina - la scuola Hyperion di Parigi
(Mulinaris, Berio, Simioni) o ancora l'immigrazione dalla provincia (Moretti).
Ad accomunare i militanti del CPM - il cosiddetto nucleo storico delle
Brigate Rosse - è il marxismo-leninismo nella versione della Terza
Internazionale, rinverdita dall'analisi maoista. Ma molti militanti del
CPM provengono dall'esperienza cattolica.
Un anno più tardi una parte del CPM dà vita al gruppo Sinistra
Proletaria.
Dopo la strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969), interpretata da gran
parte dei movimenti del tempo come strage di stato intesa a dissuadere,
con metodi terroristici, il cammino delle lotte operaie e studentesche,
il dibattito già in corso sull'uso della violenza, trova in molte
formazioni extraparlamentari sollecitazione ed impulso.
In Sinistra Proletaria esso si traduce nella scelta da un lato di dare
vita ad un giornale (Nuova Resistenza), mentre dall'altro si forma, alla
Pirelli di Milano, la prima Brigata Rossa (novembre 1970).
Il passaggio sul terreno del terrorismo avviene nell'autunno del 1970,
in un convegno che si svolge a Chiavari, in Liguria. In quella sede vengono
gettate le basi delle Brigate Rosse che inizialmente puntano alla propaganda
armata: con gesti eclatanti, ma non sanguinari (attentati incendiari,
sequestri lampo, gogne, rivendicazioni e proclami), il gruppo armato intende
scuotere le coscienze rivoluzionarie
Tra il novembre 1970 ed il maggio 1972, nascono Brigate rosse in alcune
grandi fabbriche milanesi (Pirelli, Sit-Siemens) ed in alcuni grandi quartieri
(Lorenteggio, Quarto Oggiaro).
Le loro posizioni sono esposte, oltre che dai volantini che accompagnano
i loro interventi, in brevi documenti o con autointerviste.
La prima azione delle Brigate Rosse che abbia un certo peso avviene nella
notte del 25 gennaio 1971: otto bombe incendiarie vengono collocate sotto
altrettanti autotreni sulla pista prova pneumatici di Lainate dello stabilimento
Pirelli. Tre autotrenivengono distrutti dalle fiamme.
La prima azione BR che invece ha come obiettivo una persona avviene a
Milano il 3 marzo 1972, quando l'ing. Idalgo Macchiarini, dirigente della
Sit-Siemens, viene prelevato di fronte allo stabilimento, fotografato
con un cartello al collo e sottoposto ad un interrogatorio di alcune ore
sui processi di ristrutturazione in corso nella fabbrica.
Il 2 maggio 1972, a Milano, scatta la prima rilevante operazione di polizia
contro le BR. La maggior parte dei militanti ricercati, tuttavia, riesce
a sottrarsi all'arresto. Da questo momento la semiclandestinità
si trasforma per la nascente organizzazione in vera e propria scelta clandestina.
Nell'agosto-settembre 1972 le BR, sul modello organizzativo proposto in
Uruguay dall'organizzazione guerrigliera urbana dei Tupamaros, costituiscono
a Milano e a Torino due colonne, ognuna delle quali composta da più
brigate operanti all'interno delle fabbriche e dei quartieri. Inoltre
con la distinzione tra forze regolari (militanti di maggior esperienza
politica totalmente clandestini) e forze irregolari (militanti di tutte
le istanze che fanno parte a tutti gli effetti dell'organizzazione senza
essere totalmente clandestini), viene precisata la definizione dei livelli
di militanza.
Intanto si consolidano accordi organizzativi con collettivi del lodigiano
e dell'Emilia-Romagna.
Tra il 1972 ed il 1974 le due colonne di Milano e Torino cercano di verificare
il seguente assunto: o le colonne riescono ad affermarsi nei rispettivi
poli e le brigate nelle rispettive fabbriche, o la loro esistenza non
ha ragione di essere.
Nell'autunno 1973, in un incontro tra esponenti della colonna di Milano
e di Torino viene deciso di articolare il lavoro delle colonne in tre
settori:
- settore delle grandi fabbriche;
- settore della lotta alla controrivoluzione;
- settore logistico.
A Milano la brigata di fabbrica della Sit-Siemens incoraggia la formazione
dei Nuclei Operai di Resistenza Armata (NORA) con una propria autonomia
operativa.
I NORA, la cui prima azione è del 2 maggio 1973 e l'ultima del
28 gennaio 1974, compiono alcuni attentati incendiari contro beni di fascisti
della fabbrica (in genere automobili) e contro alcune sedi della polizia.
A Torino, in breve tempo, le BR trovano adesioni in tutti gli stabilimenti
della Fiat ed in molte altre grandi fabbriche (Pininfarina, Bertone, Singer).
Con il contratto aziendale integrativo dell'autunno-inverno matura il
sequestro del capo del personale della Fiat Ettore Amerio (10 - 18 dicembre
1973).
Nel febbraio-marzo 1974 avviene il primo salto di qualità: una
riflessione congiunta delle due colonne sull'esito delle lotte operaie
alla Fiat, porta alla decisione di dare respiro strategico all'organizzazione,
proiettando la sua forza contro le istituzioni politiche e contro lo stato.
La fase della propaganda armata è finita. Comincia l'attacco al
cuore dello Stato.
Dalla necessità di coordinare a livello nazionale i Settori nascono
due Fronti: il Fronte delle grandi fabbriche ed il Fronte della lotta
alla controrivoluzione.
Il 18 aprile 1974, a Genova, viene sequestrato il magistrato Mario Sossi,
già inquisitore del gruppo XXII Ottobre. Questa azione è
la prima operazione nazionale progettata dal Fronte della lotta alla controrivoluzione.
Nel corso del sequestro le BR chiedono la liberazione di alcuni detenuti
della formazione armata genovese, ma libereranno l'ostaggio senza contropartite.
Oltre ai volantini, durante il sequestro, viene diffuso l'opuscolo: "Contro
il neo-gollismo portare l'attacco al cuore dello Stato".
Tra il 1973 ed il 1974, le BR allargano i loro rapporti organizzativi
in varie regioni:
- consolidando i contatti con operai dei Cantieri Navali Breda e del Petrolchimico
viene inaugurata la tera za colonna, la colonna veneta;
- in Liguria, con alcuni operai dell'Italsider, dopo la Campagna Sossi,
viene creata la prima istanza della nuova colonna genovese;
- nelle Marche si stringono relazioni con esponenti dei Proletari Armati
in Lotta, alcuni dei quali daranno vita al comitato marchigiano delle
BR.
Il 17 giugno 1974, a Padova, nel corso di un'incursione nella sede rnissina
di via Zabarella, restano uccise due persone, Graziano Giralucci e Giuseppe
Mazzola. Per le Br si tratta della prima azione mortale, anche se - con
ogni probabilità - non programmata.
Il nucleo veneto gestisce l'evento, rivendicandolo all'interno della pratica
dell'antifascismo militante. Le Brigate Rosse, a livello nazionale, pur
assumendone la responsabilità, ribadiscono che la questione centrale
dell'intervento armato è l'attacco allo Stato e non l'antifascismo
militante.
Nell'estate 1974 l'espansione delle BR, seguita alla campagna Sossi,
porta alla decisione di creare un terzo Fronte - il Fronte logistico -
al fine di affrontare, in modo più adeguato, oltre al coordinamento
dei settori logistici di ciascuna colonna, anche i problemi della scuola
quadri e del finanziamento.
Nel documento dell'estate 1974 ("Alcune questioni per la discussione
sull'organizzazione" tra l'altro si legge: "All'origine della
nostra storia c'è un nucleo di compagni che, operando scelte rivoluzionarie,
si è conquistato nel combattimento un ruolo indiscutibile di avanguardia...
Oggi con la crescita dell'organizzazione e della sua influenza... questo
nucleo storico è di fatto insufficiente. Si impone cioè
una ridefinizione e un ampliamento del quadro dirigente complessivo dell'organizzazione.
Si propone pertanto alla discussione dei compagni la formazione di un
consiglio rivoluzionario che raccolga e rappresenti tutte le tensioni
e le energie rivoluzionarie maturate nei fronti, nelle colonne e nelle
forze irregolari. Questo consiglio dovrà essere la massima autorità
nelle Br".
L'8 settmbre 1974 primo duro colpo per le BR: grazie da un infiltrato,
il falso Frate Mitra, Silvano Giorotto, i carabinieri del gen. Carlo Alberto
Dalla Chiesa arrestano due capi dell'organizzazione, Renato Cucio ed Alberto
Franceschini.
Il 13 ottobre 1974, alla cascina Spiotta di Arzello, Aqui (AL), si riunisce
la prima Direzione strategica delle BR. L'ordine del giorno riguarda la
ridefinizione delle strutture e dell'intervento alla luce degli arresti
dei due dirigenti dell'organizzazione.
Nell'inverno 1974 si riunisce, nel veneto, la seconda Direzione strategica.
All'ordine del giorno è la liberazione dei prigionieri. Viene deciso
l'assalto al carcere di Casale Monferrato, che viene effettuato il 18
febbraio 1975 e porta alla liberazione di Renato Curcio.
Nel marzo 1975 vengono riallacciati i contatti presi negli anni precedenti
con alcuni militanti di Roma, provenienti da varie aree ed esperienze
politiche (Potere Operaio, marxisti-leninisti), e viene dato avvio alla
costruzione della colonna romana.
Nell'aprile 1975 viene diffusa la prima Risoluzione della Direzione strategica.
Il 15 maggio 1975, nel quadro della campagna contro il neo-gollismo,
viene "gambizzato" il consigliere comunale della DC milanese,
Massimo De Carolis.
Il 4 giugno 1975, primo sequestro per autofinanziamento: l'industriale
Vallarino Gancia. Nel corso di questa operazione, il 5 giugno, in un conflitto
a fuoco viene ferito mortalmente l'appuntato dei carabinieri Giovanni
d'Alfonso, mentre resta uccisa Margherita Cagol Curcio "Mara".
La colonna di Torino assumerà il suo nome.
Sempre nel corso del 1975, il confronto politico con i Nuclei Armati
Proletari (NAP) porta ad una campagna congiunta che si concretizza in
due momenti offensivi:
- contro le strutture dell'Arma dei carabinieri con azioni in varie città
italiane (1 marzo 1976);
- con l'incursione nella sede dell'ispettorato distrettuale degli Istituti
di Prevenzione e Pena di Milano (22 aprile 1976).
Nei volantini di rivendicazione le due organizzazioni rendono noto che
"BR e NAP, nel rispetto della propria autonomia politica ed organizzativa,
possono praticare comuni scadenze di lotta e d'azione in un unico fronte
di combattimento".
Tra il 1974 ed il 1976, in conflitti a fuoco tra militanti e forze dell'ordine
perdono la vita tre militari:
- il maresciallo dei Carabinieri Felice Maritano, a Robbiano di Mediglia
(MI) il 15-10-74;
- l'appuntato di Polizia Antonio Niedda, a Ponte di Brenta (PD) il 4-9-75;
- il vice questore Francesco Cusano, a Biella (VC) il 11-9-76.
L'8 giugno, a Genova, le BR colpiscono mortalmente il procuratore generale
Francesco Coco e i due militari della sua scorta (Antioco Dejana e Giovanni
Saponara). Nei giorni del sequestro Sossi, Coco si era rifiutato di firmare
la liberazione dei detenuti che le BR chiedevano in cambio della liberazione
dell'ostaggio.
Le BR definiscono questa azione come una "disarticolazione politica
e militare delle strutture dello stato". Questo evento conclude la
campagna iniziata con il rapimento del giudice Mario Sossi e commemora,
ad un anno dalla sua uccisione, Margherita Cagol Curcio "Mara".
Il 15 dicembre 1976, intercettato da forze di polizia durante una visita
alla famiglia, Walter Alasia, militante clandestino della colonna di Milano,
ingaggia un conflitto a fuoco con la polizia. Muoiono, oltre ad Alasia,
due sottufficiali, Sergio Bazzega e Vittorio Padovani.
La colonna di Milano delle BR prenderà il suo nome: Walter Alasia
"Luca".
Nel corso del 1976, dopo il nuovo arresto di Curcio, catturato assieme
ad altri militanti, l'impianto organizzativo sancito nelle Risoluzioni
del 1974 e del 1975 subisce una trasformazione radicale che non resterà
senza conseguenze nel dibattito interno. Più precisamente: il Fronte
delle grandi fabbriche viene assorbito all'interno del Fronte della lotta
alla controrivoluzione. Il quale verrà poi articolato al suo interno
in vari settori d'intervento.
Questa trasformazione costituisce una vera e propria "seconda fondazione
delle BR": tutti i comparti e tutte le attività dell'organizzazione
vengono ripensati per mettere megli a punto "l'attacco al cuore dello
Stato". Il capo delle Brigate Rose ora è Mario Moretti.
Il 12 febbraio 1977, con il ferimento intenzionale di Valerio Traversi,
dirigente del ministero della Giustizia, la Colonna di Roma compie la
sua prima azione.
Il sequestro dell'armatore Costa a Genova (12 gennaio - 3 aprile 1977)
mira ancora una volta all'autofinanziamento. Fino ad allora, e ad esclusione
del sequestro dell'industriale Vallarino Gancia, le BR avevano compiuto
solo rapine in banche.
Il 28 aprile 1977, le BR uccidono Fulvio Croce, presidente del consiglio
dell'Ordine degli avvocati di Torino. La Corte d'Assise, in seguito a
questa azione, sospende nuovamente il processo in atto contro il primo
gruppo di inquisiti per le BR.
L' l giugno 77 prende avvio la campagna contro i giornalisti intesa a
"disarticolare la funzione controrivoluzionaria svolta dai grandi
media". Vengono feriti:
- Valerio Bruno, de Il Secolo XIX, 1-6-77 Genova;
- Indro Montanelli, de Il Gionale Nuovo, 2-6-77 Milano;
- Emilio Rossi, del TG1, 3-6-77 Roma.
Il 16 novembre, a Torino, viene colpito mortalmente Carlo Casalegno,
giornalista del quotidiano La Stampa. Il documento che gestisce questa
azione la inserisce nella risposta, ampia e diffusa, data dai movimenti
e dalle formazioni rivoluzionarie di tutta l'Europa all'assassinio di
Andreas Baader, Gudrum Enslin e jean Carl Raspe, avvenuto il 18 ottobre
1977 nel carcere di Stammhein (Germania).
L'iniziativa contro il trattamento carcerario dei prigionieri politici,
duramente irrigidito nel luglio del 1977 con l'apertura del circuito delle
carceri di massima sicurezza sotto il controllo del generale Carlo Alberto
Della Chiesa, si sviluppa con attentati mortali contro:
- Riccardo Palma, magistrato addetto alla direzione generale degli istituti
di prevenzione e pena (Roma 14-2-78);
- Lorenzo Cotugno, agente di custodia presso il carcere Le Nuove (Torino,
11-4-78);
- Francesco Di Cataldo, maresciallo degli agenti di custodia presso il
carcere S. Vittore (Milano, 20-4-78).
Il 10 marzo 1978 le BR colpiscono mortalmente Rosario Berardi, maresciallo
della Polizia, sezione antiterrorismo, in relazione alla riapertura del
processone a Torino.
Il 16 marzo 1978, le BR sequestrano, a Roma, l'onorevole Aldo Moro, presidente
della DC e candidato alla formazione del nuovo governo "aperto al
PCI". Cinque militari della scorta restano uccisi: Oreste Leonardi,
Raffaele lozzino, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.
Con questa azione le BR si propongono di intervenire negli equilibri politici
generali del Paese.
Nel corso dei 55 giorni del sequestro, l'onorevole Moro scrive varie lettere,
e le BR chiedono la liberazione di 13 prigionieri politici, distribuiscono
9 comunicati ed una Risoluzione della Direzione strategica (febbraio 1978).
Il sequestro si conclude il 9 maggio 1978, con il ritrovamento del corpo
dell'onorevole Aldo Moro in via Caetani, a Roma.
Il 21 giugno 1978, a Genova, le BR colpiscono mortalmente Antonio Esposito,
funzionario dell'Antiterrorismo. Questa azione coincide con l'entrata
in camera di consiglio dei giudici del processone di Torino, che si conclude
il 23 giugno.
Tra ottobre e dicembre del 1978, le BR continuano la campagna contro
il trattamento carcerario dei prigionieri. Vengono colpiti mortalmente:
- Girolamo Tartaglione, direttore generale degli affari penali del ministero
della Giustizia (Roma 10-10-78);
- Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu, agenti di polizia addetti alla
sorveglianza esterna del carcere Le Nuove (Torino 15-10-78).
Per tutto il 1978 la presenza delle BR nelle grandi fabbriche di Torino,
Milano, Genova e del Veneto è scandita da diverse azioni contro
le gerarchie ed i dirigenti industriali. Nel corso di questa campagna
viene ucciso Pietro Coggiola, capofficina Fiat (Torino 28-9 78). L'azione
contro di lui, nelle intenzioni dell'organizzazione, doveva essere solo
un ferimento. E' invece intenzionale l'attentato mortale contro Sergio
Gori, a Mestre, il 19 gennaio 1980, che di fatto sarà l'ultima
azione BR inserita in questo contesto.
Il 24 gennaio 1979, a Genova, il sindacalista della CGIL, Guido Rossa,
ritenuto responsabile dell'arresto dell'operaio dell'Italsider Francesco
Berardi (24-10-78), viene colpito mortalmente. Nella rivendicazione, le
BR rendono noto che questa azione era stata concepita come ferimento intenzionale.
Nel gennaio 1979 escono dalle BR sette militanti, tra cui Valerio Morucci
ed Adriana Faranda, della colonna romana. Le loro posizioni vengono esposte
nel documento: "Fase: passato, presente e futuro", Roma, febbraio
1979. Essi confluiranno nel Movimento Comunista Rivoluzionario.
Nei primi mesi del 1979, a Roma, vengono effettuati due interventi contro
la Democrazia Cristiana:
- viene colpito mortalmente il consigliere provinciale Italo Schettini,
il 29 marzo 1979;
- viene attaccata la sede della DC di Piazza Nicosia, dove perdono la
vita, intervenendo di pattuglia, gli agenti Antonio Mea e Pietro Ollanu,
il 3 maggio 1979.
Nel corso dell'estate dello stesso anno, le Brigate Rosse allacciano
relazioni in Sardegna anche al fine di sostenere un'eventuale evasione
dall'Asinara dei suoi militanti ivi incarcerati, e di costruire una nuova
colonna.
Nel luglio 1979, i detenuti BR del carcere speciale dell'Asinara fanno
pervenire all'Esecutivo dell'organizzazione un documento di 130 pagine
in cui vengono esposte le tesi politiche che, secondo la loro opinione,
dovrebbero indirizzare l'attività dopo la campagna Moro.
E' il primo segnale di una crisi che in breve tempo travolgerà
le Brigate rosse.
L'Esecutivo non condivide queste tesi e rende noto ai prigionieri il suo
disaccordo.
A ottobre, i prigionieri rispondono chiedendo le dimissioni dell'Esecutivo.
Tra il giugno del 1978 e la primavera del 1980 viene condotta una campagna
contro gli apparati dell'antiterrorismo. In complesso, tra carabinieri
e polizia, vengono colpiti mortalmente 12 militari di vario grado.
- A Genova: Antonio Esposito, il 21-6-1978; Vittorio Battaglini e Mario
Tosa, il 21-11-1979; Antonino Casu ed Emanuele Tuttobene, il 25-1-1980.
- A Roma: Antonio Varisco, il 15-7-1979; Michele Granato, il 9-11-1979;
Domenico Taverna, il 27-11-1979; Mariano Romiti, il 7-12-1979.
- A Milano: Antonio Cestari, Rocco Santoro, Michelle Tatulli, 1'8-1-1980.
Il 2 ottobre 1979 i brigatisti detenuti all'Asinara anunciano la loro
intenzione di smantellare il carcere speciale. Dopo una notte di battaglia,
con esplosivo, scontri a fuoco e lotte corpo a corpo, la struttura del
carcere viene resa inagibile.
Il 24 ottobre 1979, nel carcere speciale di Cuneo, si suicida Francesco
Berardi, militante BR denunciato da Guido Rossa. La colonna di Genova
verrà dedicata al suo nome: Francesco Berardi "Cesare".
Si conclude a Torino, nel mese di dicembre, l'appello del processone.
I detenuti riassumono le loro tesi, già esposte nel documento di
luglio, nel Comunicato n. 19.
Il 21 febbraio 1980 viene arrestato, a Torino, Patrizio Peci. Le modalità
del suo arresto sono ancora oggi avvolte nel più fitto mistero.
In seguito alla sua collaborazione con le forze dell'ordine, nei mesi
successivi si susseguono in tutta l'Italia centinaia di arresti e, il
28 marzo, a Genova, anche in risposta alla campagna contro gli apparati
dell'antiterrorismo, vengono uccisi dai carabinieri Annamaria Ludman,
Lorenzo Betassa, Riccardo Dura e Piero Panciarelli.
In ricordo di questi quattro compagni la colonna di Roma prende il nome
"Colonna XXVIII Marzo" e la colonna veneta quello di Colonna
"Annamaria Ludman 'Cecilia'".
Nei primi mesi 1980 viene colpita la magistratura con due attentati mortali,
a Roma:
- il 12 febbraio 1980 Vittorio Bachelet, vicepresidente del Consiglio
superiore della magistratura;
- il 18 marzo 1980 Girolamo Minervini, in procinto di essere nominato
direttore generale degli istituti di prevenzione e pena.
Il 12 maggio 1980, a Mestre, in relazione alla riunione dei capi di stato
dei paesi più industrializzati, in programma per il mese di giugno,
le BR intervengono colpendo mortalmente il dirigente della Digos Alfredo
Albanese.
Il 19 maggio 1980, con l'attentato mortale all'assessore regionale al
Bilancio e alla Programmazione, Pino Amato, della DC, nasce ufficialmente
la Colonna di Napoli.
Il 5 agosto 1980, in provincia di Roma, si riunisce la Direzione strategica.
Dopo la presa di posizione dei prigionieri del luglio 1979, la Colonna
Walter Alasia chiede a sua volta le dimissioni dell'Esecutivo. Nodi fondamentali
del dissidio sono la questione operaia ed il problema della liberazione
dei prigionieri. Tali nodi verranno pubblicamente esposti nei documenti:
- Opuscolo n. 9, Grandi Fabbriche, nazionale, 1979.
- Opuscolo n. 9 bis, Fabbriche, Colonna Walter Alasia, Milano 1979.
La Direzione strategica delle Brigate Rosse elabora comunque una propria
Risoluzione strategica (ottobre 1980).
Alle prese con le loro contraddizioni interne, le BR non riescono a manifestare
alcuna presenza nella reazione che tra ottobre e dicembre, la Fiat, sostenuta
anche dai suoi quadri intermedi (manifestazione dei quarantamila), sviluppa
contro le vertenze operaie, mettendo in cassa integrazione migliaia di
operai e effettuando un centinaio di licenziamenti.
Il 12 novembre del 1980 la Colonna Walter Alasia gestisce autonomamente
una propria azione - attentato mortale al dirigente industriale Renato
Briano - e con ciò, di fatto, si pone al di fuori del controllo
politico dell'Esecutivo.
Tentativi successivi di mediazione e composizione delle divergenze non
hanno esito alcuno.
Nel mese di dicembre, con l'Opuscolo n. 10, l'Esecutivo delle BR decreta
ufficialmente la separazione organizzativa della Colonna Walter Alasia.
Il 12 dicembre 1980, a Roma, con il rapimento del giudice Giovanni D'Urso,
direttore dell'Ufficio III della direzione generale degli istituti di
prevenzione e pena del ministero della Giustizia, le Brigate Rosse chiedono
la chiusura immediata dell'Asinara, che era stata tenuta aperta con pochissimi
detenuti brigatisti, dopo lo smantellamento della rivolta del 2 novembre
1979.
La campagna si sviluppa con l'attentato mortale al generale dei carabinieri
Enrico Galvaligi (Roma, 31-12-80), responsabile del coordinamento delle
misure di sicurezza nelle carceri speciali e ritenuto responsabile dell'assalto
compiuto il 29 dicembre 1980 dal Gruppo d'Intervento Speciale (GIS) per
riprendere il controllo del carcere di Trani in rivolta da due giorni.
Il sequestro di Giovanni D'Urso si conclude il 15 gennaio 1981 con la
liberazione del magistrato e la chiusura dei carcere speciale dell'Asinara.
Con la campagna D'Urso e la sua gestione (Opuscolo n. 11, gennaio 1981)
di fatto si conclude il percorso unitario delle Brigate Rosse.
Gli opuscoli n. 12 e 13, tuttavia, esprimono ancora posizioni unitarie
(ad eccezione delle BR-Walter Alasia) ed in particolare il secondo tenta
di fissare le basi per una ripresa d'iniziativa sul terreno delle lotte
operaie.
Nell'aprile 1981, i già precari equilibri tra le varie istanze
e le diverse posizioni politiche all'interno delle BR precipitano. A Milano
viene arrestato colui che era stato fino a quel momento il capo incontrastato
delle BR, Mario Moretti.
All'autonomizzazione delle BR-WA, che gestisce per proprio conto il sequestro
dell'ingegnere dell'Alfa Romeo Sandrucci, fa seguito quella della Colonna
di Napoli e del Fronte Carceri, che, insieme, gestiscono le campagne Cirillo
e Peci, dando vita alle Brigate Rosse - Partito della Guerriglia che saranno
guidate da Giovanni Senzani. .
Solo il sequestro dell'ingegnere Giuseppe Taliercio, direttore del Petrolchimico
di Mestre (20 maggio - 5 luglio 1981), viene ancora rivendicata con la
sigla BR. Ma anche nel Veneto, in seguito a divergenze sorte nella gestione
dell'operazione, tra ottobre e novembre del 1981, alcuni militanti della
colonna veneta escono dall'organizzazione e danno vita alla colonna "2
Agosto".
Nell'agosto del 1981, per iniziativa della colonna di Roma, viene fatto
un tentativo di ricomposizione delle contraddizioni esplose tra i vari
spezzoni. Ma esso fallisce.
Ad ottobre, si tiene a Milano una riunione della Direzione strategica.
In essa viene impostata la campagna contro il generale USA James Lee Dozier
e viene deciso, onde evitare conflitti sui diritti di primogenitura, di
modificare anche la sigla. Al vertice di quello che rimane delle Brigate
Rosse è ora una donna: Barbara Balzarani.
Da questo momento le Brigate Rosse, intese come un'unica formazione armata,
cessano formalmente di esistere.
Accanto alle BR-Walter Alasia e alle BR-Partito Guerriglia si formano
le BR-Per la Costruzione del Partito Comunista Combattente (BR-PCC) che
continueranno la strada della lotta armata.
Negli anni successivi alcuni detenuti delle BR, dopo aver esaurito in
tempi più o meno brevi la loro esperienza in uno o nell'altro di
questi raggruppamenti e non ritenendo di doversi dissociare, rimangono,
pur senza una precisa definizione organizzativa, nell'area di dibattito
generale delle BR.
L'inizio del processo Moro-ter, nel 1986, consente loro di incontrarsi
e confrontarsi.
Nel gennaio del 1987 una serie di "lettere aperte" firmate da
diversi militanti, sanciscono la chiusura unitaria dell'esperienza storica
delle BR e l'inizio di una battaglia di libertà finalizzata alla
soluzione politica del conflitto degli anni '70, alla liberazione di tutti
i prigionieri e al rientro degli esuli.
Per l'attività dell'organizzazione Brigate Rosse sono state inquisite
911 persone.
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