Alberto Franceschini

Alberto Franceschini appartiene a quella componente delle Br che proveniva da Reggio Emilia, cioè - come l'ha definita Robert Made nel suo Red Brigades, the story of italian terrorism - "the comunist heartland"; Nacque nel '47 in una famiglia fieramente comunista: il padre Carlo durante il ventennio era stato in prigione per attività antifascista, ed anche il nonno era passato agli altari come uno dei fondatori nel '21 del PCI dopo la scissione di Livorno; entrambi, insieme, parteciparono alla cacciata dei nazifascisti nelle file della "resistenza". L'ipotesi più logica in relazione al fatto di essere nato in un simile humus ideologico si verificò puntualmente, ed Alberto entrò in politica giovanissimo nelle file della FGCI, non in pochi ipotizzavano per lui una brillante carriera nei ranghi del PCI. Destino volle che la sua entrata in politica coincidesse con il mancato incontro tra il Partito comunista e le istanze nate dal '68, istanze largamente condivise tra i giovani comunisti e che porteranno ad uno scontro ideologico e generazionale profondo e quantomai significativo, per quanto proprio la sezione di Reggio Emilia era tra le più aperte nei confronti delle richieste giovanili. Dopo una manifestazione alla base NATO di Miramare di Rimini nella quale molti ragazzi di sinistra, compresi quelli della federazione giovanile di Reggio, si erano trovati contrapposti ad un incredulo servizio d'ordine del PCI, Franceschini si dimise dalla FGCI, << La burocrazia ci divide, ci ritroveremo uniti nelle lotte >> scrisse nella sua lettera d'addio, e con lui uscirono diversi altri giovani con i quali egli andò a formare un nuovo gruppo, il Collettivo politico operai studenti. Il CPOS si pose all'inizio come punto d'incontro di tutte le voci di dissenso, uno stimolo alla critica e al dibattito, uno spazio dove portare avanti un certo tipo di lavoro che non era più possibile svolgere all'interno del partito . Del gruppo, tra gi altri, facevano parte anche Lauro Azzolini, Fabrizio Pelli, Franco Bonisoli e Prospero Gallinari, tutti in seguito passati nelle Br . Gli scontri con il PCI si fecero però sempre più frequenti, e l'estremizzazione dell'evoluzione ideologica di Franceschini e compagni andò maturando di pari passo con le chiusure e l'isolamento che i dirigenti del partito inducevano via via nei loro confronti. Nel frattempo i contatti con i gruppi di operai e studenti milanesi si fecero sempre più frequenti, i racconti e le esperienze delle lotte nelle grandi metropoli erano il pepe delle monotone giornate reggiane, e poi si voleva a tutti i costi un confronto con altre realtà. In particolare Franceschini divenne molto amico di Renato Curcio, tanto che nel 1970 i rapporti tra il "gruppo dell'appartamento" di Reggio Emilia e quello milanese che ruotava attorno al giornale Sinistra proletaria si fecero così assidui che i due gruppi finirono per fondersi sotto la sigla comune di "Sinistra Proletaria". Ben presto in molti all'interno del CPOS si resero conto che non potevano sperare di sviluppare a Reggio un'azione analoga a quella condotta dai "compagni" a Milano, troppo diverse erano le condizioni, così accadde che l'unica maniera per dare un contributo vero alle lotte divenne il trasferimento nella metropoli lombarda. Fu così che si concluse l'esperienza di quello che era stato il Collettivo di Reggio Emilia: molti partirono, alcuni per restarvi, altri invece tornarono perché nella verifica di Milano non trovano la conferma delle premesse ideologiche e strategiche che li avevano spinti a tentare quell'esperienza, altri perché si resero conto che la strada intrapresa portava direttamente alla clandestinità ed alla lotta armata, e non si sentirono di proseguire. Infine per altri ancora, e tra loro Prospero Gallinari, il problema immediato non si pose e venne semplicemente rinviato . A Milano Franceschini visse dapprima in una "comune" insieme ad alcuni tecnici ed operai - tra i quali Mario Moretti -, infine iniziò a dividere un appartamento, e la propria esistenza, con la coppia formata da Mara Cagol e Renato Curcio. Per lui il salto nella clandestinità avverrà nel Febbraio 1972, quando, non rispondendo alla chiamata per il servizio militare, diventerà in primo brigatista ufficialmente latitante. Come ha raccontato nel suo libro , oltre all'ideologia comunista, alla voglia di cambiare il mondo, al presentimento che in Italia i tempi fossero veramente maturi per la rivoluzione, quello che spingeva Franceschini alla lotta armata era una sorta di collegamento mentale, un "filo rosso" che sentiva esistere tra lui e i vecchi compagni che, come i suoi genitori, avevano combattuto nella resistenza. Il mito del partigianato rosso, degli ideali traditi dalla svolta di Salerno fatta da Togliatti nel '44, il pensiero di dover terminare quella rivoluzione che il padre e tanti come lui non avevano saputo, o potuto, portare a termine, erano uno stimolo importante nella sua vita, tanto che quelle armi regalategli da un vecchio partigiano (che le aveva tenute nascoste proprio in vista della rivoluzione) divennero per lui molto più del passaggio di un testimone: un simbolo, uno sprono a continuare nella direzione della lotta armata per il comunismo. Dalle carte cecoslovacche (più precisamente dalla lista di 12 nomi fatta dal generale Jan Sejna) e dall'archivio Mitrokhin - esiste dunque un riscontro incrociato - siamo recentemente venuti a sapere che Franceschini era in contatto con i servizi segreti Cechi, ed anzi, era tra i brigatisti che si sono recati in dei campi di addestramento gestiti dal GRU, cioè dal servizio segreto militare sovietico, in Cecoslovacchia per attività di terrorismo. Ad ulteriore conferma di ciò, ed uso le testuali parole del deputato di AN Fragalà: "nel 1975 l'onorevole Berlinguer, allora segretario del PCI, manda l'onorevole Cacciapuoti in Cecoslovacchia per dire: "Attenzione, un amico del PCI, all'interno dei Servizi segreti italiani, ci ha comunicato che hanno le prove che Franceschini e compagni sono preparati nei campi di addestramento cecoslovacchi. Se questa cosa viene alla luce siamo tutti rovinati, voi come Repubblica socialista sovietica, noi come partito comunista"