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I 9 Comunicati delle BR
Comunicato n. 1
(16 marzo 1978)
Giovedì 16 marzo un nucleo armato delle Brigate Rosse
ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo ALDO MORO, presidente
della Democrazia Cristiana. La sua scorta armata, composta di cinque agenti
dei famigerati Corpi Speciali, è stata completamente annientata.
Chi è ALDO MORO è presto detto: dopo il suo degno compare
De Gasperi, è stato fino ad oggi il gerarca più autorevole,
il "teorico" e lo "stratega" indiscusso di quel regime
democristiano che da trent'anni opprime il popolo italiano. Ogni tappa
che ha scandito la controrivoluzione imperialista di cui la DC è
stata artefice nel nostro paese, dalle politiche sanguinarie degli anni
'50, alla svolta del "centro-sinistra" fino ai giorni nostri
con "l'accordo a sei", ha avuto in ALDO MORO il padrino politico
e l'esecutore più fedele delle direttive impartite dalle centrali
imperialiste. E' inutile elencare qui il numero infinito di volte che
Moro è stato presidente del Consiglio o membro del Governo in ministeri
chiave, e le innumerevoli cariche che ha ricoperto nella direzione della
DC, (tutto è ampiamente documentato, e sapremo valutarlo opportunamente),
ci basta sottolineare come questo dimostri il ruolo di massima e diretta
responsabilità da lui svolto, scopertamente o "tramando nell'ombra",
nelle scelte politiche di fondo e nell'attuazione dei programmi controrivoluzionari
voluti dalla borghesia imperialista. Compagni, la crisi irreversibile
che l'imperialismo sta attraversando mentre accelera la disgregazione
del suo potere e del suo dominio, innesca nello stesso tempo i meccanismi
di una profonda ristrutturazione che dovrebbe ricondurre il nostro paese
sotto il controllo totale delle centrali del capitale multinazionale e
soggiogare definitivamente il proletariato. La trasformazione nell'area
europea dei superati Stati-nazione di stampo liberale in Stati Imperialisti
delle Multinazionali (SIM) è un processo in pieno svolgimento anche
nel nostro paese. Il SIM, ristrutturandosi, si predispone a svolgere il
ruolo di cinghia di trasmissione degli interessi economici-strategici
globali dell'imperialismo, e nello stesso tempo ad essere organizzazione
della controrivoluzione preventiva rivolta ad annichilire ogni "velleità"
rivoluzionaria del proletariato. Questo ambizioso progetto per potersi
affermare necessita di una condizione pregiudiziale: la creazione di un
personale politico - economico - militare che lo realizzi. Negli ultimi
anni questo personale politico strettamente legato ai circoli imperialisti
è emerso in modo egemone in tutti i partiti del cosiddetto "arco
costituzionale", ma ha la sua massima concentrazione e il suo punto
di riferimento principale nella Democrazia Cristiana. La DC è così
la forza centrale e strategica della gestione imperialista dello Stato.
Nel quadro dell'unità strategica degli Stati Imperialisti, le maggiori
potenze che stanno alla testa della catena gerarchica, richiedono alla
DC di funzionare da polo politico nazionale della controrivoluzione. E'
sulla macchina del potere democristiano, trasformata e "rinnovata",
è sul nuovo regime che essa ha imposto che dovrà marciare
la riconversione dello Stato-nazione in anello efficiente della catena
imperialista e potranno essere imposte le feroci politiche economiche
e le profonde trasformazioni istituzionali in funzione apertamente repressiva
richieste dai partner forti della catena: USA, RFT.
Questo regime, questo partito sono oggi la filiale nazionale, lugubremente
efficiente, della più grande multinazionale del crimine che l'umanità
abbia mai conosciuto. Da tempo le avanguardie comuniste hanno individuato
nella DC il nemico più feroce del proletariato, la congrega più
bieca di ogni manovra reazionaria. Questo oggi non basta. Bisogna stanare
dai covi democristiani, variamente mascherati, gli agenti controrivoluzionari
che nella "nuova " DC rappresentano il fulcro della ristrutturazione
dello SIM, braccarli ovunque, non concedere loro tregua. Bisogna estendere
e approfondire il processo al regime che in ogni parte le avanguardie
combattenti hanno già saputo indicare con la loro pratica di combattimento.
E' questa una delle direttrici su cui è possibile far marciare
il Movimento di Resistenza Proletario Offensivo, su cui sferrare l'attacco
e disarticolare il progetto imperialista. Sia chiaro quindi che con la
cattura di ALDO MORO, ed il processo al quale verrà sottoposto
dal Tribunale del Popolo, non intendiamo "chiudere la partita"
né tantomeno sbandierare un "simbolo", ma sviluppare
una parola d'ordine su cui tutto il Movimento di Resistenza Proletario
Offensivo si sta già misurando, renderlo più forte, più
maturo, più incisivo e organizzato.
Intendiamo mobilitare la più vasta e unitaria iniziativa armata
per l'ulteriore crescita DELLA GUERRA DI CLASSE PER IL COMUNISMO.
Portare l'attacco allo stato imperialista delle multinazionali. Disarticolare
le strutture, i progetti della borghesia imperialista attaccando il personale
politico-economico-militare che ne è l'espressione.
Unificare il movimento rivoluzionario costruendo il partito comunista
combattente.
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Comunicato n. 2
(25 marzo 1978)
l. - IL PROCESSO AD ALDO MORO
Lo spettacolo fornitoci dal regime in questi giorni ci porta ad una prima
considerazione. Vogliamo mettere in evidenza il ruolo che nello SIM vanno
ad assumere i partiti costituzionali. A nessuno è sfuggito come
il quarto governo Andreotti abbia segnato il definitivo esautoramento
del parlamento da ogni potere, e come le leggi speciali appena varate
siano il compimento della più completa acquiescenza dei partiti
del cosiddetto "arco costituzionale" alla strategia imperialista,
diretta esclusivamente dalla DC e dal suo governo. Si è passati
cioè dallo Stato come espressione dei partiti, ai partiti come
puri strumenti dello Stato. Ad essi viene affidato il ruolo di attivizzare
i loro apparati per luride manifestazioni di sostegno alle manovre controrivoluzionarie,
contrabbandandole come manifestazioni "popolari"; più
in particolare al partito di Berlinguer e ai sindacati collaborazionisti
spetta il compito (al quale sembra siano ormai completamente votati) di
funzionare da apparato poliziesco antioperaio, da delatori e da spie del
regime. La cattura di Aldo Moro, al quale tutto lo schieramento borghese
riconosce il maggior merito del raggiungimento di questo obiettivo, non
ha fatto altro che mettere in macroscopica evidenza questa realtà.
Non solo, ma Aldo Moro viene citato (anche dopo la sua cattura!) come
il naturale designato alla presidenza della Repubblica. Il perché
è evidente. Nel progetto di "concentrazione" del potere,
il ruolo del Capo dello Stato Imperialista diventa determinante. Istituzionalmente
i1 Presidente accentra già in sé, tra le altre, le funzioni
di capo della Magistratura e delle Forze Armate; funzioni che sino ad
ora sono state espletate in maniera più che altro simbolica e a
volte persino da corrotti buffoni (vedasi Leone). Ma nello SIM il Capo
dello Stato ed il suo apparato di uomini e strutture dovrà essere
il vero gestore degli organi chiave e delle funzioni che gli competono.
Chi meglio di Aldo Moro potrebbe rappresentare come capo dello SIM gli
interessi della borghesia imperialista? Chi meglio di lui potrebbe realizzare
le modifiche istituzionali necessarie alla completa ristrutturazione dello
SIM? La sua carriera però non comincia oggi: la sua presenza, a
volte palese a volte strisciante, negli organi di direzione del regime
è di lunga data. Vediamone le tappe principali, perché di
questo dovrà rendere conto al Tribunale del Popolo.
1955 - Moro è ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni.
1957 - Moro è ministro della Pubblica Istruzione nel governo ZoIi,
retto dal Movimento Sociale Italiano.
1959-60 - Viene eletto segretario della DC. Sono gli anni del governo
Tambroni, dello scontro frontale sferrato dalla borghesia contro il Movimento
Operaio. La ferma resistenza operaia viene affrontata con la più
dura repressione armata: nel luglio '60 si conteranno i proletari morti,
massacrati dalla polizia di Scelba.
l963 - In quest'anno parte la strategia americana di recupero della frangia
di "sinistra" della borghesia italiana con l'inglobamento del
PSl nel governo, nel tentativo di spaccare il Movimento Operaio. E' la
"svolta" del centro-sinistra e Moro se ne assumerà la
gestione per tutti gli anni successivi come Presidente del Consiglio.
1964 - E' Presidente del Consiglio. Emergono le manovre del SIFAR, di
De Lorenzo e di Segni, che a conti fatti risulterà un'abile macchinazione
ricattatoria perfettamente funzionale alla politica del suo governo. Quando
la sporca trama verrà completamente allo scoperto, come un vero
"padrino" che si rispetti, Moro affosserà il tutto e
ricompenserà con una valanga di "omissis" i suoi autori.
1965-68 - E' ininterrottamente Presidente del Consiglio.
1968-72 - In tutto questo periodo è ministro degli Esteri. La pillola
del centro-sinistra perde sempre più la sua efficacia narcotizzante
e riprende l'offensiva del Movimento Operaio con un crescendo straordinario.
La risposta dell'Imperialismo è stata quella che va sotto il nome
di "strategia della tensione".
1973-74 - È sempre ministro degli Esteri.
1974-78 - Assume di nuovo la Presidenza del Consiglio e nel '76 diventa
Presidente della DC. E' in questi anni che la borghesia imperialista supera
le sue maggiori contraddizioni e marcia speditamente alla realizzazione
del suo progetto. E' in questi anni che Moro diventa l'uomo di punta della
borghesia, quale più alto fautore di tutta la ristrutturazione
dello SIM. Su tutto questo, ed altro ancora, è in corso l'interrogatorio
ad Aldo Moro.
Esso verte: a chiarire le politiche imperialiste e antiproletarie di cui
la DC è portatrice; a individuare con precisione le strutture internazionali
e le filiazioni nazionali della controrivoluzione imperialista; a svelare
il personale politico-economico-militare sulle cui gambe cammina il progetto
delle multinazionali; ad accertare le dirette responsabilità di
Aldo Moro per le quali, con i criteri della GIUSTIZIA PROLETARIA, verrà
giudicato.
2. - IL TERRORISMO IMPERIALISTA E L'INTERNAZIONALISMO PROLETARIO
A livello militare è la NATO che pilota e dirige i progetti continentali
di controrivoluzione armata nei vari SIM europei. I nove paesi della CEE
hanno creato L'ORGANIZZAZIONE COMUNE D1 POLIZIA che è una vera
e propria centrale internazionale del terrore. Sono i paesi più
forti della catena e che hanno già collaudato le tecniche più
avanzate della controrivoluzione ad assumersi il compito di trainare,
istruire, dirigere le appendici militari nei paesi più "deboli"
che non hanno ancora raggiunto i loro livelli di macabra efficienza. Si
spiega così l'invasione inglese e tedesca dei super-specialisti
del S.A.S. (Special Air Service), delle BKA (Bundeskriminalamt) e dei
servizi segreti israeliani. Gli specialisti americani invece non hanno
avuto bisogno di scomodarsi: sono installati in pianta stabile in Italia
dal 1945. ECCOLA QUI L'INTERNAZIONALE DEL TERRORISMO. Eccoli qui i boia
imperialisti massacratori dei militanti dell'IRA, della RAF, del popolo
Palestinese, dei guerriglieri comunisti dell'America Latina che sono corsi
a dirigere i loro degni compari comandati da Cossiga. E' una ulteriore
dimostrazione della completa subordinazione dello SIM-Italia alle centrali
imperialiste, ma è anche una visione chiara di come per le forze
rivoluzionarie sia improrogabile far fronte alla necessità di calibrare
la propria strategia in un'ottica europea, che tenga conto cioè
che i1 mostro imperialista va combattuto nella sua dimensione continentale.
Per questo riteniamo che una pratica effettiva dell'INTERNAZIONALISMO
PROLETARIO debba cominciare oggi anche stabilendo tra le Organizzazioni
Comuniste Combattenti che il proletariato europeo ha espresso un rapporto
di profondo confronto politico, di fattiva solidarietà, e di concreta
collaborazione. Certo, faremo ogni sforzo, opereremo con ogni mezzo perché
si raggiunga fra le forze che in Europa combattono per il comunismo la
più vasta integrazione politica possibile. Non dubitino gli strateghi
della controrivoluzione e i loro ottusi servitorelli revisionisti vecchi
e nuovi, che contro l'internazionale del terrore imperialista sapremo
costruire l'unità strategica delle forze comuniste.
Ciò detto va fatta una chiarificazione. Sin dalla sua nascita la
nostra Organizzazione ha fatto proprio il principio maoista "contare
sulle proprie forze e lottare con tenacia". Applicare questo principio,
nonostante le enormi difficoltà, è stato per la nostra Organizzazione
più che una scelta giusta una scelta naturale; il proletariato
italiano possiede in sé un immenso potenziale di intelligenza rivoluzionaria,
un patrimonio infinito di conoscenze tecniche e di capacità materiali
che con il proprio lavoro ha saputo collettivamente accumulare una volontà
e una disponibilità alla lotta che decenni di battaglie per la
propria liberazione ha forgiato e reso indistruttibili. Su questo poggia
tutta la costruzione della nostra Organizzazione; la crescita della sua
forza ha le solide fondamenta del proletariato italiano, si avvale dell'inestimabile
contributo che i suoi figli migliori e le sue avanguardie danno alla costruzione
del PARTITO COMUNISTA COMBATTENTE.
Mentre riaffermiamo con forza le nostre posizioni sull'Internazionalismo
Proletario, diciamo che la nostra Organizzazione ha imparato a combattere,
ha saputo costruire ed organizzare autonomamente i livelli politico-militari
adeguati ai compiti che la guerra di classe impone. Organizzare la lotta
armata per il Comunismo, costruire il Partito Comunista Combattente, prepararsi
anche militarmente ad essere dei soldati della rivoluzione è la
strada che abbiamo scelto, ed è questo che ha reso possibile alla
nostra Organizzazione di condurre nella più completa autonomia
la battaglia per la cattura ed il processo ad Aldo Moro.
Intensificare con l'attacco armato il processo al regime, disarticolare
i centri della controrivoluzione imperialista. Costruire l'unità
del movimento rivoluzionario nel Partito Combattente.
Onore ai compagni Lorenzo Jannucci e Fausto Tinelli assassinati dai sicari
del regime.
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Comunicato n. 3
(29 marzo 1978)
L'interrogatorio, sui cui contenuti abbiamo già detto, prosegue
con la completa collaborazione del prigioniero. Le risposte che fornisce
chiariscono sempre più le linee controrivoluzionarie che le centrali
imperialiste stanno attuando; delineano con chiarezza i contorni e il
corpo del "nuovo" regime che, nella ristrutturazione dello Stato
Imperialista delle Multinazionali, si sta instaurando nel nostro paese
e che ha come perno la Democrazia Cristiana. Proprio sul ruolo che le
centrali imperialiste hanno assegnato alla DC, sulle strutture e gli uomini
che gestiscono il progetto controrivoluzionario, sulla loro interdipendenza
e subordinazione agli organismi imperialisti internazionali, sui finanziamenti
occulti, sui piani economici politici militari da attuare in Italia, il
prigioniero Aldo Moro ha cominciato a fornire le sue "illuminanti"
risposte. Le informazioni che abbiamo così modo di recepire, una
volta verificate, verranno rese note al movimento rivoluzionario che saprà
farne buon uso nel prosieguo del processo al regime che con l'iniziativa
delle forze combattenti si è aperto in tutto il paese. Perché
proprio di questo si tratta. La cattura ed il processo ad Aldo Moro non
è che un momento, importante e chiarificatore, della Guerra di
Classe Rivoluzionaria che le forze comuniste armate hanno assunto come
linea per la costruzione di una società comunista, e che indica
come obbiettivo primario l'attacco allo stato imperialista e la liquidazione
dell'immondo e corrotto regime democristiano. Aldo Moro, che oggi deve
rispondere davanti ad un Tribunale del Popolo, è perfettamente
consapevole di essere il più alto gerarca di questo regime, di
essere il responsabile al più alto livello delle politiche antiproletarie
che l'egemonia imperialista ha imposto nel nostro paese, della repressione
delle forze produttive, delle condizioni di sfruttamento dei lavoratori,
dell'emarginazione e miseria di intere fasce di proletariato, della disoccupazione,
della controrivoluzione armata scatenata dalla DC, e sa che su tutto questo
il proletariato non ha dubbi, che si è chiarito le idee guardando
lui e il suo partito nei trent'anni in cui è al potere, e che il
Tribunale del Popolo saprà tenerlo in debito conto. Ma Moro è
anche consapevole di non essere il solo, di essere, appunto, il più
alto esponente del regime, chiama quindi gli altri gerarchi a dividere
con lui le responsabilità, e rivolge agli stessi un appello che
suona come una esplicita chiamata di "correità". Ha chiesto
di scrivere una lettera segreta (le manovre occulte sono la normalità
per la mafia democristiana) al governo ed in particolare al capo degli
sbirri Cossiga. Gli è stato concesso, ma siccome niente deve essere
nascosto al popolo ed è questo il nostro costume, la rendiamo pubblica.
Compagni, in questa fase storica, a questo punto della crisi la pratica
della violenza rivoluzionaria è l'unica politica che abbia la possibilità
reale di affrontare e risolvere la contraddizione antagonista che oppone
proletariato metropolitano e borghesia imperialista. In questa fase la
lotta di classe assume per iniziativa delle Avanguardie rivoluzionarie
la forma della Guerra. Proprio questo impedisce al nemico di "normalizzare
la situazione" e cioè di riportare una vittoria tattica sul
movimento di lotta degli ultimi dieci anni, e sui bisogni, le aspettative,
le speranze che essa ha generato. Certo siamo noi a volere la guerra!
Siamo anche consapevoli del fatto che la pratica della violenza rivoluzionaria
spinge il nemico ad affrontarla, lo costringe a muoversi, a vivere sul
terreno della guerra; anzi ci proponiamo di fare emergere, di stanare
la controrivoluzione imperialista dalle pieghe della società "democratica"
dove in tempi migliori se ne stava comodamente nascosta. Ma, detto questo,
è necessario fare chiarezza su un punto: non siamo noi a creare
la "controrivoluzione". Essa è la forma stessa che assume
l'Imperialismo nel suo divenire: non è un "aspetto ma la sostanza",
l'imperialismo è controrivoluzione. Fare emergere attraverso la
pratica della Guerriglia questa fondamentale verità è il
presupposto necessario della Guerra di Classe nelle metropoli. In questi
ultimi anni abbiamo visto snodarsi i piani della controrivoluzione; abbiamo
visto le maggiori città italiane poste in stato d'assedio, lo scatenarsi
dei "corpi speciali" e degli apparati militari del regime contro
il proletariato e la sua avanguardia; abbiamo visto le leggi speciali,
i Tribunali Speciali, i campi di concentramento; abbiamo visto l'attacco
feroce alla classe operaia e alle sue condizioni di vita, l'opera di sabotaggio
e repressione delle lotte dei berlingueriani e l'infame compito che si
sono assunti per la delazione, lo spionaggio, la schedatura poliziesca
nelle fabbriche. Ma abbiamo anche visto dispiegarsi il Movimento di Resistenza
Proletario Offensivo.
L'iniziativa proletaria non si è fermata, anzi si è estesa
e ha assunto i contenuti e le forme della Guerra di Classe Rivoluzionaria.
L'interesse del proletariato, l'antagonismo degli sfruttati verso il loro
oppressore, i bisogni e la volontà di lottare per il Comunismo,
vivono oggi nella capacità dimostrata dal MPRO di sferrare l'attacco
armato contro il nemico imperialista. Questo bisogna fare oggi. Estendere
l'iniziativa armata contro i centri economici-politici-militari della
controrivoluzione, concentrare l'attacco sulle strutture e gli uomini
che ne sono i fondamentali portatori, disarticolare a tutti i livelli
i piani delle multinazionali imperialiste.
E' fondamentale pure realizzare quei salti politici e organizzativi che
la guerra di classe impone, costruire la direzione del MPRO, assumersi
la responsabilità di guidarlo, costruire in sostanza il Partito
Comunista Combattente. Solo cosi è possibile avviarsi verso la
vittoria strategica del proletariato. La violenza e il terrorismo dello
Stato Imperialista delle Multinazionali, che si abbattono quotidianamente
sul proletariato dimostrano che la belva imperialista possiede sì
artigli d'acciaio, ma dicono anche che è possibile, colpirla a
morte, che è possibile annientarla strategicamente. Come pure non
incantano nessuno gli isterismi piagnucolosi di chi, intrappolato nella
visione legalista e piccolo borghese della lotta di classe, si è
già arreso ed ha accettato la sconfitta finendo inesorabilmente
ad essere grottesco reggicoda di ogni manovra reazionaria.
Il MPRO è ben altra cosa, e il dispiegarsi della Guerra di Classe
Rivoluzionaria lo sta dimostrando. Portare l'attacco allo Stato Imperialista
delle Multinazionali. Estendere e intensificare l'iniziativa armata contro
i centri e gli uomini della controrivoluzione imperialista.
Unificare il Movimento Rivoluzionario costruendo il Partito Comunista
Combattente.
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Comunicato n. 4
(4 aprile 1978)
IL PROCESSO AD ALDO MORO
Moro afferma nelle sue lettere che si trova in una situazione "eccezionale"
privo della "consolazione" dei suoi compari, e perfettamente
consapevole di cosa lo aspetti. In questo una volta tanto siamo d'accordo
con lui.
Che uno dei più alti dirigenti della DC si trovi sottoposto ad
un processo popolare, che debba rispondere ad un Tribunale del Popolo
di trent'anni di regime democristiano, che il giudizio popolare nella
sua prevedibile durezza avrà certamente il suo corso, è
una situazione che fino ad ora è stata "eccezionale".
Ma le cose stanno cambiando. L'attacco sferrato negli ultimi tempi dal
Movimento Proletario di Resistenza Offensivo contro le articolazioni del
potere democristiano, contro le strutture e gli uomini della controrivoluzione
imperialista, stanno modificando radicalmente questa situazione. Si sta
attuando in tutto il paese, con l'iniziativa delle avanguardie combattenti,
il PROCESSO AL REGIME che pone sotto accusa i servi degli interessi delle
Multinazionali, che smaschera i loro piani antiproletari, che è
rivolto a distruggere la macchina dell'oppressione imperialista, lo Stato
Imperialista delle Multinazionali. Il processo al quale è sottoposto
Moro è un momento di tutto questo. Deve essere quindi chiaro che
il Tribunale del Popolo non avrà né dubbi né incertezze,
quanto meno secondi o "segreti" fini ma saprà giudicare
Moro per quanto lui e la DC hanno fatto e stanno facendo contro il movimento
proletariato.
La manovra messa in atto dalla stampa di regime, attribuendo alla nostra
organizzazione quanto Moro ha scritto di suo pugno nella lettera a Cossiga,
è stata subdola quanto maldestra. Lo scritto rivela invece, con
una chiarezza che sembra non gradita alla cosca democristiana, il suo
punto di vista e il nostro. Egli si rivolge agli altri democristiani (nella
seconda lettera che ha chiesto di scrivere a Zaccagnini e che noi recapitiamo
e rendiamo pubblica, li chiama tutti per nome), li invita a prendersi
le loro responsabilità presenti e passate (le responsabilità
che essi dovranno assumersi di fronte al Movimento Rivoluzionario, e che
nel corso dell'interrogatorio il prigioniero sta chiarendo, sono ben altre
da quelle accennate da Moro nella sua lettera), li invita a considerare
la sua posizione di prigioniero politico in relazione a quella dei combattenti
comunisti prigionieri delle carceri del regime. Questa è la sua
posizione che, se non manca di realismo politico nel vedere le contraddizioni
di classe oggi in Italia, è utile chiarire che non è la
nostra.
Abbiamo più volte affermato che uno dei punti fondamentali del
programma della nostra Organizzazione è la liberazione di tutti
i prigionieri comunisti e la distruzione dei campi di concentramento e
dei lager di regime. Che su questa linea di combattimento il movimento
rivoluzionario abbia già saputo misurarsi vittoriosamente è
dimostrato dalla riconquistata libertà dei compagni sequestrati
nei carceri di Casale, Treviso, Forli, Pozzuoli, Lecce etc.
Certo perseguiremo ogni strada che porti alla liberazione dei comunisti
tenuti in ostaggio dalla Stato Imperialista, ma denunciamo come manovre
propagandistiche e strumentali i tentativi del regime di far credere nostro
ciò che invece cerca di imporre: trattative segrete, misteriosi
intermediari, mascheramento dei fatti.
Per quel che ci riguarda il processo ad Aldo Moro andrà regolarmente
avanti e non saranno le mistificazioni degli specialisti della controguerriglia
psicologica che potranno modificare il giudizio che verrà emesso.
Compagni, il proletariato metropolitano non ha alternative.
Per uscire dalla crisi deve porsi a risolvere la questione centrale del
potere.
USCIRE DALLA CRISI VUOL DIRE COMUNISMO!
Vuol dire: ricomposizione del lavoro manuale e intellettuale; organizzazione
della produzione in funzione dei bisogni del popolo, del "valore
d'uso" e non più del "valore di scambio", vale a
dire dei profitti di un pugno di capitalisti e di multinazionali.
Tutto questo è oggi storicamente possibile.
Necessario e possibile!
E' possibile utilizzare l'enorme sviluppo raggiunto dalle forze produttive
per liberare finalmente l'uomo dallo sfruttamento bestiale, dal lavoro
salariato, dalla miseria, dalla degradazione sociale, in cui lo inchioda
l'imperialismo.
E' possibile stravolgere la crisi imperialista in rottura rivoluzionaria
e questa ultima in punto di partenza di una società che costruisce
ed è costruita da UOMINI SOCIALI, mettendo al suo centro l'espansione
e la soddisfazione crescente dei molteplici bisogni di ciascuno e di tutti.
L'Imperialismo delle multinazionali è l'Imperialismo che sta percorrendo
fino in fondo, ormai senza illusioni, la fase storica del suo declino,
della sua putrefazione.
Non ha più nulla da proporre, da offrire, neppure in termini di
ideologia.
La mobilitazione reazionaria delle masse, in difesa di se stesso, che
sta alla base della sua affannosa ricerca di consenso, non può
appoggiarsi in questa fase su nessuna base economica.
La controrivoluzione preventiva come soluzione per ristabilire "la
governabilità delle democrazie occidentali" si smaschera ora
come fine a sé.
LA FORZA E' LA SUA UNICA RAGIONE!
La congiuntura attuale è caratterizzata dal passaggio
dalla fase della "pace armata" a quella della "guerra".
Questo passaggio viene manifestandosi come un processo estremamente contraddittorio,
che contemporaneamente si identifica con la ristrutturazione dello Stato
Imperialista delle Multinazionali.
Si tratta quindi di una congiuntura esternamente importante la cui durata
e specificità dipendono dal rapporto che si stabilisce tra rivoluzione
e controrivoluzione: non è comunque un processo pacifico, ma, nel
suo divenire, assume progressivamente la forma della GUERRA.
Per trasformare il processo di guerra civile strisciante, ancora disperso
e disorganizzato, in una offensiva generale, diretta da un disegno unitario,
è necessario sviluppare e unificare il Movimento di Resistenza
Proletario Offensivo costruendo il Partito Comunista Combattente. Movimento
e Partito non vanno però confusi. Tra essi opera una relazione
dialettica, ma non un rapporto di identità. Ciò vuol dire
che è dalla classe che provengono le spinte, gli impulsi, le indicazioni,
gli stimoli, i bisogni che l'avanguardia comunista deve raccogliere, centralizzare,
sintetizzare, rendere teoria e Organizzazione stabile e infine, riportare
nella classe sotto forma di linea strategica di combattimento, programma,
strutture di massa del potere proletario. Agire da Partito vuol dire collocare
la propria iniziativa politico militare all'interno e al punto più
alto dell'offensiva proletaria, cioè sulla contraddizione principale
e sul suo aspetto dominante in ogni congiuntura, ed essere cosi, di fatto,
il punto di unificazione del MPRO, la sua prospettiva di potere. Agire
da Partito vuol dire anche dare all'iniziativa armata un duplice carattere:
essa deve essere rivolta a disarticolare e a rendere disfunzionale la
macchina dello stato, e nello stesso tempo deve anche proiettarsi nel
movimento di massa, essere di indicazione politico militare per ,orientare,
mobilitare, dirigere e organizzare il MPRO verso la Guerra Civile Antimperialista.
Questo ruolo di disarticolazione, di propaganda e di organizzazione, va
svolto a tutti i livelli dell'oppressione Statale capitalista e a tutti
i livelli della composizione di classe. Non esistono quindi livelli di
scontro "più alti" o "più bassi". Esistono,
invece, livelli di scontro che incidono e intaccano il progetto imperialista,
ed organizzano strategicamente il proletariato oppure no.
Organizzare il potere proletario oggi significa individuare le linee strategiche
su cui fare marciare lo scontro rivoluzionario, ed articolare ovunque
a partire da questo, l'attacco armato contro i centri fondamentali politici,
economici, militari dello Stato Imperialista. Organizzare il potere proletario
oggi significa organizzare strategicamente la nuova situazione.
Non bisogna spaventarsi di fronte alla ferocia del nemico e sopravvalutare
la forza e l'efficacia dei suoi strumenti di annientamento.
SI PUO' E SI DEVE VIVERE CLANDESTINAMENTE IN MEZZO
AL POPOLO, perché questa è la condizione di esistenza e
di sviluppo della guerra di classe rivoluzionaria nello Stato Imperialista.
In questo senso parliamo di "contenuto strategico della clandestinità",
di "strumento indispensabile della lotta rivoluzionaria in questa
fase" e nello stesso tempo mettiamo in guardia contro ogni altra
interpretazione
"difensiva" o "mitica" che sia. Nelle fabbriche, nei
quartieri, nelle scuole, nelle carceri e ovunque si manifesti la oppressione
imperialista, ORGANIZZARE IL POTERE PROLETARIO significa: portare l'attacco
alle determinazioni specifiche dello Stato Imperialista e nel contempo
costruire la unità del proletariato metropolitano nel MPRO
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Comunicato n. 5
(10 aprile 1978)
L'interrogatorio del prigioniero prosegue e, come abbiamo già
detto, ci aiuta validamente a chiarire le linee antiproletarie, le trame
sanguinarie e terroristiche che si sono dipanate nel nostro Paese (che
Moro ha sempre coperto), ad individuare con esattezza le responsabilità
dei vari boss democristiani, le loro complicità, i loro protettori
internazionali, gli equilibri di potere che sono stati alla base di trent'anni
di regime DC, e quelli che dovranno stare a sostegno della ristrutturazione
dello SIM. L'informazione e la memoria di Aldo Moro non fanno certo difetto
ora che deve rispondere davanti a un Tribunale del Popolo.
Mentre confermiamo che tutto verrà reso noto al popolo e al movimento
rivoluzionario che saprà utilizzarlo opportunamente, anticipiamo
tra le dichiarazioni che il prigioniero Moro sta facendo, quella imparziale
ed incompleta che riguarda il teppista di Stato Emilio Taviani.
Non vogliamo fare nessun commento a ciò che Moro scrive perché,
pur nel contorto linguaggio moroteo che quando afferma delle certezze
assume la forza di "velate allusioni", esprime con chiarezza
il suo punto di vista su ciò che riguarda Taviani, i suoi giochi
di potere nella DC, e le trame in cui è implicato. Ma anche la
nostra memoria non ha difetto, ricordiamo
il teppista Taviani e la sua cricca genovese con in testa il "fu"
Coco, Sossi,
Castellano, Catalano montare pezzo per pezzo il processo di regime contro
il gruppo rivoluzionario XXII Ottobre, distribuire ai comunisti combattenti
secoli di galera che nella sua ottusità controrivoluzionaria avrebbe
dovuto essere una tremenda lezione per il proletariato genovese, togliergli
ogni speranza e possibilità di lottare per il Comunismo.
Le cose non sono andate cosi e questo pupazzo manovrato, finanziato, protetto
dai vari padroni americani sappia che ogni cosa ha un prezzo e che prima
o poi anche a lui toccherà pagarlo. Nonostante quanto già
abbiamo detto nei precedenti comunicati, gli organi di stampa continuano
la loro campagna di mistificazione, volendo far credere l'esistenza di
"trattative segrete" o di misteriosi "patteggiamenti";
riteniamo necessario ribadire che questo è ciò che vorrebbe
il regime, mentre la posizione della nostra Organizzazione è sempre
stata e rimane: NESSUNA TRATTATIVA SEGRETA. NIENTE DEVE ESSERE NASCOSTO
AL POPOLO!
Compagni, lo SIM, incapace di dare una risposta politica al processo contro
il regime in atto nel Paese da parte delle forze rivoluzionarie, ha risposto
con l'unica arma che gli rimaneva: la forza bruta del suo apparato militare.
Con la collaborazione attiva dei berlingueriani, ha dichiarato la guerra
controrivoluzionaria a tutto il proletariato metropolitano. L'attacco
che lo Stato ha sferrato nelle ultime settimane con perquisizioni, fermi
e arresti indiscriminati, tende infatti a colpire non solo le avanguardie
che praticano la lotta armata, ma l'intero movimento di classe.
Nonostante questo attacco repressivo, al quale dobbiamo aggiungere l'opera
sempre più scoperta di polizia antiproletaria, delatori e spie
da parte dei revisionisti del PCI, è cresciuta nelle fabbriche
l'opposizione operaia allo SIM e alla politica collaborazionista dei berlingueriani
e, nel contempo, è continuata l'iniziativa del MPRO e delle organizzazioni
rivoluzionarie contro i covi e gli uomini della DC, della Confindustria,
dell'apparato militare, approfondendo e dando risalto al processo contro
il regime.
Per questo oggi più che mai, non bisogna spaventarsi della ferocia
repressiva dello Stato e tanto meno fermarsi a contemplare i successi
dell'iniziativa rivoluzionaria, ma bisogna mobilitarsi a estendere a approfondire
l'iniziativa armata contro i centri politici, economici, militari dello
SIM, concentrare l'attacco sulle strutture e gli uomini che ne sono i
fondamentali portatori, disarticolare a tutti i livelli i progetti delle
multinazionali imperialiste. Ma se è necessario sviluppare l'iniziativa
armata, è altresì fondamentale organizzarsi!
E' fondamentale realizzare quei salti politici e organizzativi che la
guerra di classe impone, costruire la direzione del MPRO, assumersi la
responsabilità di guidarlo, costruire in sostanza il Partito Comunista
Combattente.
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Comunicato n. 6
(15 aprile 1978)
L'interrogatorio al prigioniero Aldo Moro è terminato.
Rivedere trent'anni di regime democristiano, ripercorrere passo passo
le vicende che hanno scandito lo svolgersi della controrivoluzione imperialista
nel nostro paese, riesaminare i vari momenti delle trame di potere, da
quelle "pacifiche" a quelle più sanguinarie, con cui
la borghesia ha intessuto la sua offensiva contro il movimento proletario,
individuare attraverso le risposte di Moro le specifiche responsabilità
della DC, di ciascuno dei suoi boss, nell'attuazione dei piani voluti
dalla borghesia imperialista e dei cui intessi la DC è sempre stata
massima interprete, non ha fatto altro che confermare delle verità
e delle certezze che non da oggi sono nella coscienza di tutti i proletari.
Non ci sono segreti che riguardano la DC, il suo ruolo di cane da guardia
della borghesia, il suo compito di pilastro dello Stato delle Multinazionali,
che siano sconosciuti al proletariato. Il perché è molto
semplice. I proletari, gli operai, tutti gli sfruttati conoscono bene
che cosa significa il regime democristiano, perché l'hanno vissuto
e lo vivono sulla pelle; contro il potere della borghesia hanno sempre
opposto la più strenua resistenza, hanno lottato e combattuto contro
la schiavitù del lavoro salariato, per la liberazione delle infinite
energie che un pugno di padroni e di multinazionali ha continuamente saccheggiato
e rapinato, contro uno Stato che è sempre servito a perpetuare
il dominio della classe più feroce che la storia abbia mai prodotto:
la borghesia imperialista. Quali misteri ci possono essere del regime
DC da De Gasperi a Moro che i proletari non abbiano già conosciuto
e pagato con il loro sangue? "Centrismo", "centro sinistra",
"strategia della tensione", "governo delle astensioni",
ecc. sono i termini con cui la DC e i suoi complici si sono incaricati
1i mantenere sotto il giogo imperialista il nostro paese, di costringere
il proletariato alle ferree condizioni di sfruttamento che la borghesia
vorrebbe perpetuare in eterno, di condannare all'emarginazione e alla
miseria quelle parti di proletariato che l'interesse del capitale multinazionale
non ritiene "conveniente utilizzare", di scatenare il terrore
e i massacri dei sicari fascisti e di Stato ogni qual volta la lotta proletaria
ha messo in discussione il loro potere.
Ed oggi, che tutto il sistema di dominio dell'imperialismo sta attraversando
l'ultimo atto di una crisi mortale, che cosa hanno da offrire la DC, la
borghesia e il suo Stato?
Ancora sfruttamento, ancora disoccupazione, ancora emarginazione, ancora
il genocidio politico delle avanguardie comuniste con cui vorrebbe annientare
l'esigenza del proletariato di lottare per una società diversa
senza più sfruttati né sfruttatori, per una società
comunista.
L'essenza dello Stato Imperialista, di cui la DC come sempre si è
fatta massima rappresentante, è oggi sotto i nostri occhi in tutta
la sua evidenza, senza il mistificante velo di "democrazia"
formale di cui si era ammantata: rastrellamenti e arresti in massa, stato
d'assedio, leggi speciali, tribunali speciali, campi di concentramento.
Stendere una cappa di terrore controrivoluzionario sull'intera società
è l'unico sistema con cui questo stato, questo regime DC sorretto
dall'infame complicità dei partiti cosiddetti di "sinistra",
vorrebbe soffocare ed allontanare lo spettro di un giudizio storico che
il proletariato ha già decretato. Non ci sono quindi "clamorose
rivelazioni" da fare, ma nostro compito e quello di tutti i rivoluzionari
è di organizzare il proletariato, di costruire la forza che eseguirà
in modo definitivo la condanna della borghesia e dei suoi servi. Certo
l'interrogatorio di Aldo Moro ha rivelato le turpi complicità del
regime, ha additato con fatti e nomi i veri e nascosti responsabili delle
pagine più sanguinose della storia degli ultimi anni, ha messo
a nudo gli intrighi di potere, le omertà che hanno coperto gli
intrighi di stato, ha indicato l'intreccio degli interessi personali,
delle corruzioni, delle clientele che lega in modo indissolubile i vari
personaggi della putrida cosca democristiana e questi, (nessuno si stupirà),
agli altri dei partiti loro complici.
Gli scandali, le corrutele, le complicità dei boss democristiani,
se li rendono ancora più odiosi, non sono però l'aspetto
principale; fanno parte certamente della logica con cui questo putrido
partito ha sempre governato, ma quello che conta è la funzione
controrivoluzionaria della DC, il suo "servizio" agli ordini
delle multinazionali, la sua trentennale opera antiproletaria." Comunque,
come abbiamo già detto, tutto sarà reso noto al popolo,
e a questo punto facciamo una scelta. La stampa di regime è sempre
al servizio del nemico di classe, la menzogna, la mistificazione sono
per essa la regola, ed in questi giorni ne ha dato una prova superlativa,
il suo compito è quello di utilizzare l'informazione come arma
contro il proletariato, e le organizzazioni rivoluzionarie. Le informazioni
in nostro possesso quindi, verranno diffuse attraverso la stampa e i mezzi
di divulgazione clandestini delle Organizzazioni Combattenti, e soprattutto
verranno utilizzate per proseguire con altre battaglie il processo al
regime e allo Stato. Per quel che ci riguarda il processo ad Aldo Moro
finisce qui.
Processare Aldo Moro non è stato che una tappa, un momento del
più vasto processo allo Stato ed al regime che è in atto
nel paese e che si chiama: GUERRA DI CLASSE PER IL COMUNISMO.
Le responsabilità di Aldo Moro sono le stesse per cui questo stato
è sotto processo. La sua colpevolezza è la stessa per cui
la DC ed il suo regime saranno definitivamente battuti, liquidati e dispersi
dalle iniziative delle forze comuniste combattenti. Non ci sono dubbi.
ALDO MORO E' COLPEVOLE E VIENE PERTANTO CONDANNATO A MORTE.
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Comunicato n. 7
(20 aprile 1978)
E' passato più di un mese dalla cattura di Aldo Moro: un mese
nel quale Aldo Moro è stato processato cosi come è sotto
processo tutta la DC e i suoi complici; Aldo Moro è stato condannato
cosi come è stata condannata la classe politica che ha governato
per trent'anni il nostro paese, con le infamie, con il servilismo alle
centrali imperialiste, con la ferocia antiproletaria. La condanna di Aldo
Moro verrà eseguita cosi come il Movimento Rivoluzionario si incaricherà
di eseguire quella storica e definitiva contro questo immondo partito
e la borghesia che rappresenta. Detto questo occorre fare chiarezza su
alcuni punti.
1- In questo mese abbiamo avuto modo di vedere una volta di più
la DC e il suo vero volto.
E' quello cinico e orrendo dell'ottusa violenza controrivoluzionaria.
Ma abbiamo anche visto fino a che punto arriva la sua viltà.
Ancora una volta la DC, come ha fatto per trent'anni, ha cercato di scaricare
le proprie responsabilità, di confondere con l'aiuto dei suoi complici
la realtà di uno Stato Imperialista che si appresta ad annientare
il movimento rivoluzionario, che si appresta al genocidio politico e fisico
delle avanguardie comuniste. In Italia, come d'altronde nel resto d'Europa
"democratica" esistono dei condannati a morte: sono i militanti
combattenti comunisti. Le leggi speciali, i tribunali speciali, i campi
di concentramento sono la mostruosa macchina che dovrebbe stritolare nei
suoi meccanismi chi combatte per il comunismo. Gli specialisti della tortura,
dell'annientamento politico, psicologico e fisico, ci hanno spiegato sulle
pagine dei giornali nei minimi dettagli (l'hanno detto, mentendo con la
consueta spudoratezza, a proposito del "trattamento" subito
da Aldo Moro,
che invece è stato trattato scrupolosamente come un prigioniero
politico e con i diritti che tale qualifica gli conferisce; niente di
più ma anche niente di meno), quali effetti devastanti e inumani
producano lo snaturare l'identità politica dell'individuo, l'isolamento
prolungato, le raffinate ed incruente sevizie psicologiche, i sadici pestaggi
ai quali sono sottoposti i prigionieri comunisti. E dovrebbe esserlo per
secoli, tanti quanti ne distribuiscono con abbondanza i tribunali speciali.
E quando questo non basta c'è sempre un medico compiacente, un
sadico carceriere che si possano incaricare di saldare la partita. Questo
è il genocidio politico che da tempo e per i prossimi anni la DC
e i suoi complici si apprestano a perpetrare. Noi sapremo lottare e combattere
perché tutto ciò finisca, e non rivolgiamo nessun appello
che non sia quello al Movimento Rivoluzionario di combattere per la distruzione
di questo Stato, per la distruzione dei campi di concentramento, per la
libertà di tutti i comunisti imprigionati.
L'appello "umanitario" lo lancia invece la DC. E qui siamo nella
più grottesca spudoratezza. A quale "umanità"
si possono mai appellare i vari Andreotti, Fanfani, Leone, Piccoli, Rumor
e compari? Ma ora è arrivato il tempo in cui la DC non può
più scaricare le proprie responsabilità politiche, può
scegliersi i complici che vuole, ma sotto processo prima di
tutto c'è questo immondo partito, questa lurida organizzazione
del potere dello stato. Per quanto riguarda Aldo Moro ripetiamo - la DC
può far finta di non capire ma non riuscirà a cambiare le
cose - che è un prigioniero politico condannato a morte perché
responsabile in massimo grado di trent'anni di potere democristiano di
gestione dello stato e di tutto quello che ha significato per i proletari.
Il problema al quale la DC deve rispondere è politico e non di
umanità; umanità che non possiede e che non può costituire
la facciata dietro la quale nascondersi, e che, reclamata dai suoi boss,
suona come un insulto. Nei campi di concentramento dello stato imperialista
ci sono centinaia di prigionieri comunisti, condannati alla "morte
lenta" di secoli di prigionia. Noi lottiamo per la libertà
del proletariato, e parte essenziale del nostro programma politico è
la libertà per tutti i prigionieri comunisti. Il rilascio del prigioniero
Aldo Moro può essere preso in considerazione solo in relazione
alla LIBERAZIONE DI PRIGIONIERI COMUNISTI. La DC dia una risposta chiara
e definitiva se intende percorrere questa strada; deve essere chiaro che
non ce ne sono altre possibili. La DC e il suo governo hanno ~8 ore di
tempo per farlo a partire dalle ore 15 del 20 aprile; trascorso questo
tempo ed in caso di ennesima viltà della DC noi risponderemo solo
al proletariato ed al Movimento Rivoluzionario, assumendoci la responsabilità
dell'esecuzione della sentenza emessa dal Tribunale del Popolo.
2 - Il comunicato falso del 18 aprile.
E' incominciata con questa lugubre mossa degli specialisti della guerra
psicologica, la preparazione del "grande spettacolo" che il
regime si appresta a dare, per stravolgere le coscienze, mistificare i
fatti, organizzare intorno a sé il consenso. I mass-media possono
certo sbandierare, ne hanno i mezzi, ciò che in realtà non
esiste; possono cioè montare a loro piacimento un sostegno ed una
solidarietà alla DC, che nella coscienza popolare è invece
solo avversione, ripugnanza per un partito putrido ed uno Stato che il
proletariato ha conosciuto in questi trent'anni e nei confronti dei quali,
nonostante la mastodontica opera di propaganda del regime, ha già
emesso un verdetto che non è possibile modificare.
C'è un altro aspetto di questa macabra messa in scena che tutti
si guardano bene dal mettere in luce, ed è il calcolo politico
e l'interesse personale dei vari boss della DC. Come sempre è accaduto
per la DC, i giochi di potere sono un elemento ineliminabile della sua
corruzione, del suo modo di gestire lo Stato. Sono un elemento secondario
ma molto concreto, e ci illuminano ancora di più di quale "umanità"
è pervasa la cosca democristiana. Aldo Moro, che rinchiuso nel
carcere del popolo ormai ne è fuori, ce li indica senza reticenze,
e nel caso che lo riguarda vede come in particolare il suo compare Andreotti
cercherà con ogni mezzo di trasformarlo in un "buon affare"
(cosi lo definisce Moro), come ha sempre fatto in tutta la sua carriera
e che ha avuto il suo massimo fulgore con le trame iniziate con la strage
di piazza Fontana, con l'uso oculato e molto personale dei servizi segreti
che vi erano implicati. Andreotti ha già le mani abbondantemente
sporche di sangue, e non ci sono dubbi che la sceneggiata recitata dai
vari burattini di stato ha la sua sapiente regia.
La statura morale dei democristiani è nota a tutti, rilevarla può
solo renderceli più odiosi, e rafforzare il proposito dei rivoluzionari
di distruggere il loro putrido potere. Di tutto dovranno rendere conto
e mentre denunciamo, come falso e provocatorio il comunicato del 18 aprile
attribuito alla nostra organizzazione, ne indichiamo gli autori: Andreotti
e i suoi complici.
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Comunicato n. 8
(24 aprile 1978)
La risposta della Democrazia Cristiana.-
Alle nostre richieste del comunicato n.7 la DC ha risposto con un comunicato
di due frasi. Di questo comunicato si può dire tutto tranne che
è "chiaro" e "definitivo". Nella prima frase
la DC afferma la sua "indefettibile fedeltà allo stato, alle
sue istituzioni, alle sue leggi". Che di questo stato della borghesia
imperialista la DC è il pilastro fondamentale non è una
novità; le leggi dello Stato Imperialista la DC non solo le rispetta
ma, scegliendosi di volta in volta i complici, le leggi le fa, le impone
e le applica sulla pelle del proletariato. Basta ricordare l'ultimo pacchetto
di leggi speciali varate con un decreto del governo Andreotti con cui
si sancisce il diritto delle varie polizie del regime di perquisire, arrestare,
torturare, chiunque e dovunque, senza alcun limite della propria ferocia.
Per far queste leggi la DC e il suo Governo hanno impiegato poco più
di un quarto d'ora e i loro complici le hanno felicemente approvate. Quindi,
la prima frase del comunicato della DC non dice con chiarezza assolutamente
nulla rispetto alla nostra richiesta dello scambio di prigionieri politici.
Da parte nostra riaffermiamo che Aldo Moro è un prigioniero politico
e che il suo rilascio è possibile solo se si concede la libertà
ai prigionieri comunisti tenuti in ostaggio nelle carceri del regime.
La DC e il suo Governo hanno la possibilità di ottenere la sospensione
della sentenza del Tribunale del Popolo, e di ottenere il rilascio di
Aldo Moro: diano la libertà ai comunisti che la barbarie dello
Stato imperialista ha condannato a morte, la "morte lenta" dei
campi di concentramento.Nessun equivoco è più possibile,
ed ogni tentativo della DC e del suo Governo di eludere il problema con
ambigui comunicati e sporche dilatorie manovre, sarà interpretato
come il segno della loro viltà e della loro scelta (questa volta
chiara e definitiva) di non voler dare alla questione dei prigionieri
politici l'unica soluzione possibile. Da più parti ci viene richiesto
di precisare in concreto quali siano i prigionieri comunisti a cui la
DC e il suo Governo devono dare la libertà. Innanzi tutto nelle
carceri, nei lager di regime sono rinchiusi a centinaia dei proletari
comunisti, l'avanguardia del movimento proletario che lotta e combatte
per una società comunista.Tra questi ci sono dei condannati alla
"morte lenta": sono quei compagni che nel seno della lotta proletaria
hanno imbracciato il fucile, hanno scelto di porsi alla testa del movimento
rivoluzionario e di costruire l'organizzazione strategica per la vittoria
della rivoluzione comunista e l'instaurazione del potere proletario. Mentre
ribadiamo che sapremo lottare per la liberazione di tutti i comunisti
imprigionati, dovendo, realisticamente, fare delle scelte prioritarie
è di una parte di questi che chiediamo la libertà. Chiediamo
quindi che vengano liberati: SANTE NOTARNICOLA, MARIO ROSSI, GIUSEPPE
BATTAGLIA, AUGUSTO VIEL, DOMENICO DELLI VENERI, PASQUALE ABATANGELO, GIORGIO
PANIZZARI, MAURIZIO FERRARI, ALBERTO FRANCESCHINI, RENATO CURCIO, ROBERTO
OGNIBENE, PAOLA BESUSCHIO e, oltre che per la sua militanza di combattente
comunista, in considerazione del suo stato fisico dopo le ferite riportate
in battaglia, CRISTOFORO PIANCONE.
Chi cerca di vedere per il prigioniero Aldo Moro una soluzione analoga
a quella a suo tempo adottata dalla nostra organizzazione a conclusione
del processo a Mario Sossi, ha sbagliato radicalmente i suoi conti. A
questo punto le nostre posizioni sono completamente definite, e solo una
risposta immediata e positiva della DC e del suo Governo, data senza equivoci,
e concretamente attuata potrà consentire il rilascio di Aldo Moro.
SE COSI' NON SARA' TRARREMMO IMMEDIATAMENTE LE DEBITE CONSEGUENZE ED ESEGUIREMO
LA SENTENZA A CUI ALDO MORO E' STATO CONDANNATO.
La DC e il suo Governo nel tentativo di scaricare le proprie responsabilità
incaricano (ma anche in questo caso non vogliono essere chiari) la Caritas
Internationalis a prendere "contatti". Noi, allo stato attuale
delle cose, non abbiamo bisogno di alcun "mediatore", di nessun
intermediario.
Se la DC e il suo governo designano la Caritas Internationalis come loro
rappresentante e la autorizzano a trattare la questione dei prigionieri
politici, lo facciano esplicitamente e pubblicamente. Noi non abbiamo
niente da nascondere, né problemi politici da discutere in segreto
o "privatamente".
Gli appelli umanitari -
Alcune personalità del mondo borghese, e alcune autorità
religiose, ci hanno inviato con molto clamore appelli cosiddetti umanitari
per il rilascio di Aldo Moro. Ne prendiamo atto, ma non possiamo fare
a meno di nutrire qualche sospetto; che cioè dietro il presunto
spirito umanitario ci sia invece un concreto sostegno politico e propagandistico
alla Democrazia Cristiana, e sia in realtà un "far quadrato"
intorno alla cosca democristiana come sta avvenendo per tutte le componenti
nazionali e internazionali della borghesia imperialista e delle sue organizzazioni,
da quelle americane a quelle europee. Ora queste insigni personalità
hanno tredici nomi di altrettanti uomini condannati a morte, e per la
liberazione dei quali hanno la possibilità di appellarsi alla DC
e al suo Governo in nome della stesa "umanità", "dignità
cristiana" o altri "supremi ideali" ai quali dicono di
riferirsi dimostrando cosi la loro proclamata imparzialità ed estraneità
ad ogni calcolo politico. Sta ad essi dimostrare che il loro appello si
pone veramente al di sopra delle parti e non è invece una subdola
e turpe mistificazione, e che i nostri sospetti nei loro confronti sono
soltanto dei pregiudizi.
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Comunicato n. 9
(5 maggio 1978)
ALLE ORGANIZZAZIONI COMUNISTE COMBATTENTI, AL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO,
A TUTTI I PROLETARI.
Compagni, la battaglia iniziata il 16 marzo con la cattura di Aldo Moro
è giunta alla sua conclusione. Dopo l'interrogatorio ed il Processo
Popolare al quale è stato sottoposto, il Presidente della Democrazia
Cristiana è stato condannato a morte. A quanti tra i suoi compari
della DC, del governo e dei suoi complici che lo sostengono, chiedevano
il rilascio, abbiamo fornito una possibilità, l'unica praticabile,
ma nello stesso tempo concreta e reale: per la libertà di Aldo
Moro, uno dei massimi responsabili di questi trent'anni di lurido regime
democristiano, la libertà per tredici
Combattenti Comunisti imprigionati nei lager dello Stata imperialista.
LA LIBERTÀ' QUINDI IN CAMBIO DELLA LIBERTÀ'.
In questi 51 giorni la risposta della DC, del suo governo e dei complici
che lo sostengono, è arrivata con tutta chiarezza, e più
che con le parole e con le dichiarazioni ufficiali, l'hanno data con i
fatti, con la violenza controrivoluzionaria che la cricca al servizio
dell'imperialismo ha scagliato contro il movimento proletario. La risposta
della DC, del suo governo e dei complici che lo sostengono, sta nei rastrellamenti
operati nei quartieri proletari ricalcando senza troppa fantasia lo stile
delle non ancora dimenticate SS naziste, nelle leggi speciali che rendono
istituzionale e "legale" la tortura e gli assassinii dei sicari
del regime, negli arresti di centinaia di militanti comunisti (con la
lurida collaborazione dei berlingueriani) con i quali si vorrebbe annientare
la resistenza proletaria.
Lo Stato delle multinazionali ha rivelato il suo vero volto, senza la
maschera grottesca della democrazia formale è quello della controrivoluzione
imperialista armata, del terrorismo dei mercenari in divisa, del genocidio
politico delle forze comuniste.
Ma tutto questo non ci inganna. La ferocia, la violenza sanguinaria che
il regime scaglia contro il proletariato e le sue avanguardie, sono soltanto
le convulsioni di una belva ferita a morte, e quello che sembra la sua
forza dimostra invece la sua sostanziale debolezza. In questi 51 giorni
la DC e il suo governo non sono riusciti a mascherare, nemmeno con tutto
l'armamentario della controguerriglia psicologica, quello che la cattura,
il processo e la condanna del Presidente della DC Aldo Moro, è
stato nella realtà: una vittoria del Movimento Rivoluzionario,
ed una cocente sconfitta delle forze imperialiste. Ma abbiamo detto che
questa è stata solo una battaglia, una fra le tante che il Movimento
di Resistenza Proletario Offensivo sta combattendo in tutto il paese,
una fra le centinaia di azioni di combattimento che le avanguardie comuniste
stanno conducendo contro i centri e gli uomini della controrivoluzione
imperialista, imprimendo allo sviluppo della Guerra di Classe per il Comunismo
un formidabile impulso. Nessun battaglione di "teste di cuoio",
nessun super specialista tedesco, inglese o americano, nessuna spia o
delatore dell'apparato di Lama e Berlinguer, sono riusciti minimamente
ad arrestare la crescente offensiva delle forze comuniste combattenti.
E' questa in realtà la maggiore sconfitta delle forze imperialiste.
Estendere l'attività di combattimento, concentrare l'attacco armato
contro i centri vitali dello Stato imperialista, organizzare nel proletariato
il Partito Comunista Combattente è la strada giusta per preparare
la vittoria finale del proletariato, per annientare definitivamente il
mostro imperialista e costruire una società comunista. Questo oggi
bisogna fare per inceppare e vanificare i piani delle multinazionali imperialiste,
questo bisogna fare per non permettere la sconfitta del Movimento proletario
e per fermare gli assassini capeggiati da Andreotti. Per quanto riguarda
la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché
venisse sospesa la condanna e Aldo Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto
registrare il chiaro rifiuto della DC, del governo e dei complici che
lo sostengono e la loro dichiarata indisponibilità ad essere in
questa vicenda qualche cosa di diverso da quello che fino ad ora hanno
dimostrato di essere: degli ottusi, feroci assassini al servizio della
borghesia imperialista. Dobbiamo soltanto aggiungere una risposta alla
"apparente" disponibilità del PSI.
Va detto chiaro che il gran parlare del suo segretario Craxi è
solo apparenza perché non affronta il problema reale: lo scambio
dei prigionieri. I suoi fumosi riferimenti alle carceri speciali, alle
condizioni disumane dei prigionieri politici sequestrati nei campi di
concentramento, denunciano ciò che prima ha sempre spudoratamente
negato; e cioè che questi infami luoghi di annientamento esistono,
e che sono stati istituiti anche con il contributo e la collaborazione
del suo partito.
Anzi i "miglioramenti" che il segretario del PSI come un illusionista
cerca di far intravedere, provengono dal cappello di quel manipolo di
squallidi "esperti" che ha riunito intorno a sé, e che
sono (e la cosa se per i proletari detenuti non fosse tragica sarebbe
a dir poco ridicola) gli stessi che i carceri speciali li hanno pensati,
progettati e realizzati. Combattere per la distruzione delle carceri e
per la liberazione dei prigionieri comunisti, è la nostra parola
d'ordine e ci affianchiamo alla lotta che i compagni e il proletariato
detenuto stanno conducendo all'interno dei lager dove sono sequestrati,
e lo faremo non solo idealmente ma con tutta la nostra volontà
militante e la nostra capacità combattente.
Le cosiddette "proposte umanitarie" di Craxi, qualunque esse
siano dal momento che escludono la liberazione dei tredici compagni sequestrati,
si qualificano come manovre per gettare fumo negli occhi, e che rientrano
nei giochi di potere, negli interessi di partito od elettorali, che non
ci riguardano. L'unica cosa chiara è che sullo scambio di prigionieri
la posizione del PSI è la stessa, di ottuso rifiuto, della DC e
del suo governo, e questo ci basta. A parole non abbiamo più niente
da dire alla DC, al suo governo e ai complici che lo sostengono. L'unico
linguaggio che i servi dell'imperialismo hanno dimostrato di saper intendere
è quello delle armi, ed è con questo che il proletariato
sta imparando a parlare.
Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza
a cui Aldo Moro è stato condannato.
"P.S. - Le risultanze dell'interrogatorio di Aldo Moro e le informazioni
in nostro possesso, ed un bilancio complessivo politico militare della
battaglia che qui si conclude, verrà fornito al Movimento Rivoluzionario
e alle O.C.C. attraverso gli strumenti di propaganda clandestini".
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