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Ingr.Stud.Fotografico
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<<< Qualcosa di personale >>>

(Ritagli di memoria)


Indice:

- A Scuola insieme

- Il "Fotografo" non era il mio mestiere

- Io......c'ero

- .....E lu Pucci misi l'ali .....

- Piango per Ignazio Buttitta


A Scuola insieme.

Mio padre, che nacque il 1°/8/ 1908, quando si parlava di Renato Guttuso, mi diceva:
-Andavamo a scuola insieme.
Io non avevo mai approfondito la notizia. Non avevo motivo per farlo.
Oggi che mi ritrovo a riflettere e controllare alcuni dati, mi rendo conto che mio padre
(il quale avrà frequentato si e no l'allora terza elementare) e Renato Guttuso, avevano
quattro anni di differenza d'età perché quest'ultimo era nato il 2 gennaio 1912.
Che forse mio padre intendesse dire che per andare a scuola facevano la stessa strada?

Bagheria, ottobre 2000


Il "fotografo" non era il mio mestiere

Nel 1962, a seguito di una campagna pubblicitaria della "Brillantina Linetti", credo, un
gruppo di persone dello spettacolo, più o meno conosciute, si accompagnavano al cantante
Achille Togliani che ne era il leader. Facevano degli spettacoli nei locali delle città.
A Bagheria fu scelto il Cinema Teatro Roma, credo da sempre, proprietà della famiglia Tripoli.
Un componente della famiglia, molto amico del mio "principale" ma non tanto amico da
fargli risparmiare il costo del biglietto d 'ingresso, lo invitò a presenziare per fare
delle foto durante lo spettacolo.
Io, apprendista fotografo, poco pratico dei servizi esterni (anzi quello era il primo), fui mandato
equipaggiato dell'attrezzatura necessaria. Macchina fotografica, flash, rullini, cavo
di alimentazione per ricarica della batteria.
Lo spettacolo andò avanti per qualche ora con comici, cantanti, spot pubblicitari ecc.
ed io continuavo a fare foto.
Quando venne il momento dell'esibizione di Achille Togliani, la batteria del flash elettronico,
si scaricò.Credevo di ovviare inserendo la spina del cavo di alimentazione ma aimè era
corto e l'unica presa di corrente era molto distante.
Non ebbi modo e tempo di poter provvedere altrimenti.
Così, fotografai tutto, tranne quello che interessava.
Non vi dico la rabbia del "principale" che aveva fatto un' investimento per farsi
della pubblicità che poi non è riuscita.
Fu un'esperienza che forse ebbe la sua importanza sulla mia decisione di continuare
o meno la strada della fotografia professionale.-

Bagheria, ottobre 2000


Io……..c'ero.

Nel 1962, a Bagheria, presso l'Istituto della Trasfigurazione della Montagnola di
Serradifalco, vi fu una mostra di pittura in onore di Renato Guttuso, per
festeggiare il cinquantenario della sua nascita.
Io, allora, ero apprendista fotografo presso uno studio fotografico del luogo.
Fui inviato, dal mio "principale", presso quell'Istituto (non ricordo come ci arrivai ma è probabile
che abbia chiesto a qualche amico di accompagnarmici perché Lui non possedeva nemmeno
una bicicletta in quanto credo non sapesse condurre nemmeno quella).
Non ricordo quanti rullini avessi a disposizione.
Ricordo, però, di essere stato munito di macchina fotografica professionale Rolleicord e di un flash
elettronico con batteria ricaricabile, il "Megablitz".
Avevo la disposizione di non fare spreco di fotografie e se i privati me le chiedevano,
avrei dovuto farmi pagare in anticipo.
Soprattutto dovevo fare le foto per l'inaugurazione della serata, i brindisi principali, gli incontri
con le autorità e comunque gli avvenimenti degni di rilievo.
Infine la serata si concluse.
Non so come arrivai a casa ( allora era un problema muoversi, le auto private non
erano a portata di tutti).
Il giorno successivo. Nel laboratorio dello studio fotografico, mi accinsi a sviluppare
i rullini impressionati.
Già dall'inizio mi resi conto e ne ebbi la conferma a pellicole asciutte, che i fotogrammi
erano tutti scuri. Neri direi.
Erano state scattate tutte con una sottoesposizione. Forse per l'emozione del momento.
Forse per mia disattenzione ma comunque per mia colpa.
Non fu una bella scoperta specie per il mio " principale" che si aspettava di attrarre la clientela
con l'esposizione delle foto di Renato Guttuso nella bacheca.
Rimproveri e " non ti avevo raccomandato altro", si susseguirono per alcuni giorni.
Io ero molto mortificato, anche perché come fiasco, si aggiunse ad altro simile, e precedente.
Non ho potuto raccontare la mostra con le foto ma ricordo benissimo l'affluenza della gente,
specie quella che conta di Bagheria.
Le autorità locali erano intervenute per rendere omaggio al grande artista Renato Guttuso.
Le feste che i compaesani e coetanei dell'artista gli facevano.
Qualcuno per far vedere che effettivamente lo conosceva da tempo, gli chiedeva:-
Ti ricordi quando…………-
Insomma fu una bella festa.
Opere di grande valore artistico, signore ingioiellate, uomini eleganti, luci che abbagliavano.
Dolci, spumante, vermout e tanta allegria.
Era la festa per la ricorrenza del cinquantenario dalla nascita di Renato Guttuso e…io c'ero.-

Bagheria, ottobbre 2000.-


…E lu pucci misi l'ali…

Era il 1962. Sotto le feste Natalizie, quando la gente del posto, pensa ai preparativi per fare
gli sfincioni.
Ignazio Buttitta, il poeta Bagherese, stava seduto davanti alla salumeria di famiglia,
che si trovava in questo Corso Umberto I, verso Piazza Madrice. Dopo e nello stesso
lato della ex Pescheria ma prima del fu Bar Aurora.
Io vi andavo per comperare due etti di formaggio svizzero per il mio "principale"
F.co Caltagirone, allora, fotografo.
Commissione che facevo regolarmente due volte alla settimana.
Il poeta era intento a scrivere su un grande foglio di carta bianco, di quelli usati in salumeria.
Non si accorse nemmeno che mi fermai ad osservarlo.
Aveva appena scritto un messaggio pubblicitario per invogliare i clienti a comprare il primosale
(formaggio locale, fresco appena appena gustoso) usato per gli sfincioni, che recitava
così:-E LU PUCCI MISI L'ALI SCATINO' LU TIMPURALI.
TIMPURALI SUTTA VENTU, PRIMUSALI A CINCUCENTU. (Si consideri la svalutazione dal 1962 ad oggi.
Da £.500 nel 1962 a £. 10.000 al kg. Nel 2000.
Per 37 anni, questa frase me la sono tenuta dentro, ricordandomela sempre.
L'anno scorso, nel 1999, erano gli ultimi giorni in cui la salumeria della famiglia Buttitta,
era aperta alla clientela.
Improvvisamente l'esercizio restò chiuso, senza mai più riaprire.
Prima che ciò avvenisse mi trovai a passare ed entrai non ricordo per cosa.
Vidi che il negozio era quasi vuoto e la signora, credo la sorella di Ignazio Buttitta,
mi disse di essere fornita solo di qualche scatoletta.
Si parlò del passato commerciale e mi ricordai di quella frase che esternai.
La signora non se ne ricordava per niente.
La volle ridetta, dettata e, se la scrisse su di un pezzo di carta paglia molto usata in passato.
Disse che se l'aveva scritto il poeta, aveva la sua importanza.

Bagheria, ottobre 2000.-


Piango per Ignazio Buttitta

Nell'anno scolastico 1988/89, ero operatore scolastico presso la Scuola Media Statale G.
Carducci di Bagheria.
Una ragazza di 11 - 12 anni, aveva portato da casa, per aversela fatta prestare dai genitori,
una pubblicazione di poesie di Ignazio Buttitta.
L'aveva chiesto l'insegnante d'italiano, per approfondire le nozioni sul dialetto.
Come fu, come non fu, questo libretto si smarrì.
Lo si cercò dappertutto. Sotto i banchi, nei cassetti della cattedra e degli armadi in classe. Nelle
intercapedini della lavagna-armadio. Addirittura nel cestino della carta.
La ragazza propose di cercarlo nel giardino ove qualcuno per dispetto poteva
averlo buttato da una finestra dell'aula.
Nel cercare, appunto in giardino, la ragazza inciampò in dei rami secchi e si scorticò un ginocchio.
Rimase a terra ed improvvisamente scoppio a piangere.
Credendo piangesse per il bruciore provocatoLe dalla ferita, cercai di consolarla
dicendo che bastava disinfettarla per alleviare il bruciore che presto sarebbe svanito.
La ragazza alzò lo sguardo e rispose:-
IO NON PIANGO PER IL GINOCCHIO MA PER IGNAZIO BUTTITTA,-

Bagheria, ottobre 2000.-

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