Il miracolo

 

Ospedale Saint Michelle     10/06/01    07: 47 PM

Mulder camminava nervosamente nella sala in penombra, mentre qualche neon cominciava a fare luce dove il sole non arrivava più. Aveva le gambe rigide, le braccia come ingessate, che si muovevano goffamente seguendo il movimento del corpo. Il suo volto, costantemente conteso tra la spettralità ed una sottilissima ironia, era adesso provato dalla stanchezza, dalla tensione, e da un fuoco che lo soffocava, facendolo respirare a fatica. Skinner sbarrò gli occhi semichiusi al lievissimo suono di una goccia di sudore che cadeva a terra dal volto irriconoscibile di Mulder. Il silenzio era così pressante, che stringeva i due uomini in una morsa dolorosissima, ed ogni piccolo rumore era assimilato con spavento e terrore. Ora contemplava paternamente la porta, un tempo bianca, che Scully aveva varcato due ore prima, come un fedele che aspetta in preghiera l’assoluzione di chissà quale Dio.

Mulder cercò di riprendere lucidità, si sedette, fece qualche respiro profondo, e si lasciò vincere dai ricordi, che lo assalirono dolcemente accarezzando quel cuore che pompava sangue più del dovuto. La mente tornò indietro, molto indietro, a quei pochi ricordi felici della sua miserabile esistenza: ricordava ancora con minuziosa precisione l'incontro con Scully. I loro infiniti litigi. Infiniti, e così tremendamente affascinanti… come lei d’altronde. Avrebbe voluto trovarsela davanti, in un’accesa discussione sul paranormale, magari anche a suo svantaggio. Avrebbe voluto aprire gli occhi e vederla accanto a lui, sorriderle ironicamente e baciarla. Davanti a Skinner. Senza preavviso, senza calcoli, senza razionalità. Baciarla. Ricordava l’ultima volta che lo aveva fatto. L’aveva svegliata con un bacio, dopo una magnifica notte trascorsa insieme. Il solo pensiero di averla posseduta gli fece più male di quanto si aspettasse, ma non frenò la sua mente, oramai inabissata in quei ricordi. Avevano concluso un caso importantissimo per lui, e Scully aveva dimenticato tutta la sua scienza per aiutarlo. Mulder si sentiva in debito con la sua collega, ed amica, e per la prima volta da quando la conosceva, si lasciò trasportare dalle emozioni, ed avevano fatto l’amore.

Ne era lusingato, ed impressionato al tempo stesso. Aveva un profondo rispetto per lei, e la sfiorava con devozione, e terrore di perdere quell’intesa che erano riusciti a costruire in sette lunghi anni di contrasti. Scully lo notava. Osservava con curiosità fanciullesca l’uomo che aveva davanti, bambino anche lui, che la toccava come si farebbe ad un quadro troppo prezioso per essere sporcato con le dita di un ragazzino. E come due creature nate da poco, si scambiavano i sogni e le convinzioni.

Dopo quella volta, ce ne erano state altre, ma Mulder in quel momento sembrava le avesse dimenticate. Ricordava solo quella mistica emozione, nel vederla avanti a lui, nuda, ed ora, riaprendo gli occhi da quel tuffo nel passato, non poté nascondere una fitta di dolore al petto.

Era stato un rumore di passi a far riavere Mulder da quello stato di semi-incoscienza, ed ora guardava con disprezzo attraverso il vetro che li separava, la persona che lo aveva fatto tornare alla realtà. Anche Skinner lo fissava, ma nessuno riuscì a capire se quello sguardo fosse di rabbia, o di disperazione. Dogget si trovava ora in mezzo a loro, e salutò entrambi con quel fare usuale, osservando però attentamente ogni piccolo movimento di Mulder, e guardandolo con odio, e rancore.

Anche lui ricambiava questo glaciale sguardo, con l’aggiunta di quella rabbia, per chi lo aveva fatto risvegliare dal mondo dei ricordi. Da quando si conoscevano, non avevano fatto altro che odiarsi vicendevolmente, in lotta per il lavoro, e per Dana. Lo “spettrale” avrebbe voluto saltargli addosso, e fargli capire che era lui il primo, in entrambi i campi, ma un’occhiata supplichevole ed al tempo stesso autoritaria di Skinner, lo fece desistere dall’idea. Si ripromise di farlo quando tutta quella storia fosse finita.

Semmai fosse finita.

Rivedeva Scully su quella barella, e si sentiva rimbombare nel cervello le sue grida…. e la sua impotenza. In questo momento, come mai prima, si sentiva impotente e disarmato, avrebbe voluto piangere. Ma c’era Dogget davanti a lui, non poteva farlo. Non doveva farlo, non doveva abbassare la guardia neanche adesso, che era solo, e che si sentiva privato di una parte di sé.

 

Ospedale Saint Michelle     11/06/01    00: 12 AM

Skinner fu il primo ad alzarsi. Corse freneticamente verso la dottoressa, che usciva madida di sudore dalla sala operatoria, con un fagotto di coperte fra le mani. Anche Mulder lo raggiunse. Nei pochi metri che lo separavano da colei che sapeva tutto, la scrutò attentamente, sperando di carpire qualche informazione. Ne ricevette solo una grande gioia. Si avvicinò, e sbirciò timidamente tra quelle coperte: Samantha era lì, la SUA Samantha era lì. Era come incantato dal miracolo che aveva sotto gli occhi, e il suo volto brillava, mente le guance si bagnavano di lacrime. Ora non gli importava più di Dogget. Poteva vederlo piangere, urlare anche, oramai aveva vinto. Su tutto, su tutti. Sugli alieni, che sei mesi prima lo avevano portato via da Scully, su Smoking Man, che gli aveva rovinato la vita, sui cospiratori, che ancora tramavo chissà cosa.

In un istante di ritrovata lucidità alzò lo sguardo sulla dottoressa, che lo fissava sorridendo. Voleva parlare, ma non ci riuscì. Questa lo precedette: ”Sta bene, signor Mulder, la signora Scully sta bene”.

Prese in braccio quella piccola creaturina, e corse nella camera dove avevano portato Dana. Si fermò sulla porta aperta, in una mistica contemplazione, maggiormente efficace di quella di Skinner sulla porta, vedendo l’amata, con il volto disfatto e stanco, ma bellissima ed affascinante. Si avvicinò cauto, si guardarono perdendosi ognuno negli occhi dell’altro, e si baciarono. Un bacio indescrivibilmente dolce, tenero, sentito, sensibile e delicato. Il LORO bacio.

Skinner, che aveva pazientemente aspettato fino ad allora, non seppe resistere, e si avventò sul frutto di quell’innominato amore. Piangeva anche lui. Non riusciva a parlare, e s sentiva morire. Abbracciò convulsamente Scully, che stinse le sue possenti spalle. Mulder appoggiava la mano su quella di Dana, che a sua volta giaceva sulla schiena di Skinner.

Quell’istante durò per sempre nelle loro menti. Quando tutti e tre furono sazi di quella gioia, si districarono, anche se i loro cuori non riuscirono più a lasciarsi.

D’improvviso Scully guardò sulla porta, come in attesa. Mulder e Skinner si girarono di scatto, e videro Dogget: aveva il sorriso sulla labbra. Si avvicinò a loro, e disse: “Congratulazioni, agente Scully” poi, guardando il padre di Samantha, aggiunse “e congratulazioni anche a lei, agente Mulder. Adesso capisco molte cose. E mi spiace di non essere riuscito ad esserle amico. Grazie di avermi aperto gli occhi.”

Mulder lo guardava interrogativo, ma la sua gioia era tanto grande, che riuscì solo ad annuire, prima che si voltasse, e scomparisse nel corridoio dell’ospedale.

 

 

Residenza di Mulder e Scully     25/10/15     05: 03 PM             

Scully guardava con rammarico il suo album di fotografie, stretta nel caldo abbraccio di Mulder.  

“Ti ricordi come eri nervoso? Eri teso come una corda di violino”

“Si, ma evitavo di suonare” -il suo umorismo faceva ancora sorridere una Scully più matura, oramai vicina alla vecchiaia- “Ero talmente preoccupato. Quella complicazione mi aveva stava facendo impazzire”

“E’ andato tutto bene, amore”.

Dall’altra stanza una voce li richiamò alla realtà: “Ma’… stasera esco… c’è una festa a scuola, mi accompagna Johon (Dogget) ”

Mulder e Scully sorrisero, mentre si guardavano negli occhi e si scambiavano un piccolo e tenerissimo bacio.

“E’ andato tutto bene”, ripeté Mulder.