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GIORGIO SIDNEY SONNINO

Giorgio Sidney Sonnino è stato un uomo politico italiano.
Nacque a Pisa nel 1847 dalla famiglia dei baroni Sonnino, una antica e molto ricca famiglia israelita di Livorno.
Il padre Isacco aveva accumulato ingenti ricchezze in Egitto alla corte del Kedivè. La madre era inglese e da lei imparò a parlare un bellissimo inglese, che gli fu molto utile nella sua carriera politica.
Si laureò in Legge e andò nello studio di un grande avvocato di Pisa.
Il secondo giorno di lavoro, Sidney si presentò al principale dicendogli: "Ho letto la pratica del nostro cliente. Ha certamente torto e noi non dobbiamo difenderlo". Così, la sua carriera di avvocato si arrestò prima di incominciare e il padre lo destinò allora alla carriera diplomatica.Ma presto fu chiaro che il suo carattere non si prestava all'ambiente diplomatico; era scostante e impertinente come lo può essere un giovane della sua condizione sociale.
Si dimise dunque dal servizio, a soli 26 anni.
Comincia allora a Firenze la sua comunanza con un gruppo di giovani disinteressati, colti e ricchi: il fratello Giorgio Sonnino, il conte Guiciardini, il barone Leopoldo Franchetti.
Franchetti fu una bella figura di studioso e di politico, deputato per vent'anni, senatore dal 1909 e uno dei colonizzatori della Libia.

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Fu comproprietario e condirettore della rivista di politica e cultura "La rassegna settimanale", che poi lascerà interamente a Sonnino nel 1881, perché il matrimonio fra i due caratteri così diversi era durato anche troppo a lungo.
Franchetti infatti, compatibilmente con il suo ceto e la sua ricchezza, era "quasi socialista", un filantropo che elargì il suo patrimonio con generosità e lasciò in eredità le sue terre ai mezzadri.
Sonnino e Franchetti organizzarono una spedizione nell'Italia meridionale e ne nacque un'inchiesta che i due fecero e pubblicarono insieme: La Sicilia nel 1876. Uscì stampata a Firenze in coppia con La mezzadria in Toscana di Sonnino. L'inchiesta fu condotta coi loro mezzi e non dipese nè dal Parlamento nè da alcun ufficio pubblico.
Nell'inchiesta criticavano severamente i latifondisti isolani, per la durezza dello sfruttamento cui sottoponeva i contadini e affermavano che la conduzione agraria con il contratto di mezzadria fosse il sistema giusto per migliorare le condizioni dei contadini e per risolvere la questione dell'arretratezza del Mezzogiorno.
Facevano un confronto con la Toscana che aveva risolto i suoi problemi con la mezzadria, e pensavano di trasferire in Sicilia lo stesso sistema, come alternativa al latifondo.
L'idea era giusta, ma non attuabile perché non teneva conto della storia e della realtà della Sicilia.
Passerà quasi un secolo prima che il latifondo venga superato ma non completamente sostituito dalla mezzadria.
L'inchiesta in Sicilia fu pubblicata da Vallecchi nel 1925 e fu preceduta da una prefazione del prof. Enea Cavalieri.
Cavalieri fu compagno di viaggio e di studio di Sonnino e Franchetti, ma nell'inchiesta non compare il suo nome. Egli descrive i preparativi per la spedizione in Sicilia: tende, brande, revolver, come se dovessero andare in Africa. Non fu necessario usare questo equipaggiamento, perché l'ospitalità dei nobili siciliani lo resero inutile.
Cavalieri collaborò coi due toscani, ma al ritorno si divisero perché Cavalieri doveva intraprendere un altro viaggio, e così a Roma Sonnino e Franchetti firmarono il volume con solo i loro due nomi.
Sonnino era un conservatore, ma era aperto alle questioni sociali, infatti si batté anche per il voto alle donne.
Fu sottosegretario del Tesoro e ministro delle finanze con F Crispi e dimostrò di avere una forte volontà politica e di non essere interessato alla facile popolarità.
Infatti, per risanare il bilancio dello Stato mise in atto un intervento molto sgradito, che consisteva nell’aumento delle tasse dirette e indirette.
Nella crisi di fine secolo, nell’ articolo "Torniamo allo Statuto" sostenne che per salvare lo Stato liberale dall’attacco dei socialisti e dei cattolici, sarebbe stato necessario abbandonare il governo parlamentare di tipo inglese e tornare ad una rigida interpretazione dello "Statuto Albertino" che restaurasse i poteri del sovrano.
Più tardi, dopo le elezioni del 1900, che videro la vittoria dell’estrema sinistra, Sonnino si riconciliò con il sistema parlamentare.
Leader dell’opposizione liberal- conservatrice nei governi Giolitti fu a capo di due brevi ministeri detti " dei 100 giorni", che non potevano avere un grande peso a causa della fragile base parlamentare.
Sonnino fu ministro degli esteri della 1° Guerra Mondiale a fianco dell’Intesa.
Alla conferenza di pace a Parigi si batté per l’integrale applicazione del patto di Londra con l’aggiunta di Fiume, scontrandosi con il presidente degli Stati Uniti Wilson.

Il castello prende il nome dalla famiglia Sonnino.
Sidney Sonnino è stato per tanti anni sindaco di Montespertoli e S.Casciano nell’ultimo ventennio del 1800. Ebbe come segretario politico il conte Guicciardini.
Appartenente ad una famiglia molto ricca, egli stesso era banchiere, Sidney Sonnino tra i figli (tre sorelle e due fratelli) era il preferito dal padre che gli lasciò più proprietà ed azioni rispetto agli altri.
Sidney Sonnino, dal carattere austero e dagli inderogabili principi morali, vendette tutto nel momento in cui si dedicò alla politica, perché non si potesse dire che la posizione economica aveva favorito la sua carriera.
Di lui si sa che al Congresso di Versailles ebbe a scontrarsi con il presidente Wilson: Sidney Sonnino, da buon conservatore e dai principi morali, non si trovò assolutamente d’accordo con Wilson il quale optava per una divisione territoriale nettamente politica.
La correttezza e la determinazione gli imposero di abbandonare il Congresso.Al Comune di Montespertoli Sidney Sonnino donò gran parte del suo terreno e nella piazza centrale del paese c’è una fontana (donata al Comune dai conti Guicciardini) con una lapide che ricorda la donazione. La sorgente lì presente riforniva di acqua tutto il paese.
Il territorio che si estende dal Castello fino alla Piazza Vecchia di Montespertoli è stato da lui donato al Comune e la strada che l’ attraversa, per tale motivo, porta il suo nome.

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