sabato 13 novembre 1999

martedì 15 febbraio 2000

mercoledì 16 febbraio 2000

venerdì 18 febbraio 2000

La “Mano del Petrarca”

La mano del Petrarca nel museo civico?
Rubata nel 1630 da un frate portogruarese.
A Santa Agnese ce n'è una uguale mummificata

Mano del Petrarca: altre analisi
Bolzicco: «Ci sono coincidenze straordinarie»

Storici dell'Università di Padova in visita alla «mano del Petrarca»

Luigi Doretto

Luigi Doretto

Luigi Doretto

Luigi Doretto

PORTOGRUARO — Oggetto della ricognizione: mano mummificata custodita presso il Museo della Città di Portogruaro nella "Torre di Sant'Agnese", via Rastrello.
Data della ricognizione: sabato 13 novembre 1999.
Orario della ricognizione: 10,20 - 10,55.
Presenti: Dott.ssa Laura Pavan, Sig. Luciano Guareschi, Ing. Sandro Bassetti.

Sintesi della ricognizione.

Il reperto è costituito da una mano destra mummificata, distaccata con accurata precisione dal polso, non recando le ossa alcun visibile segno di contatto con lo strumento usato per reciderla. Esternamente si presenta di colore nero, compresa la parte terminale delle ossa, e, nel perimetro del polso, presenta alcune sfilacciature del tessuto epidermico di colore avana scuro-marrone chiaro.

Il palmo è nudo, con un foro di parassita al centro, e lascia vedere sia l'epidermide che le sottostanti muscolatura e ossatura. Il dorso è quasi interamente ricoperto di un tessuto, forse posato per unire parti in distaccamento per taglio o frattura. Sopra detto tessuto è stata posata una etichetta bianca bordata di blu contenente il numero di inventario. Il tessuto ha trama e ordito estremamente fini e regolari e difficilmente risale a prima dell'era industriale iniziata nel 1870.

Il reperto, proveniente dal deposito del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro (sorto nel 1885), non possiede una collocazione archeologica, ma è solo definito nell'inventario come "mano di mummia". La sola ipotesi escludibile è quella della preparazione e dell'uso della mano per rituali esoterici in quanto viene utilizzata la sola mano sinistra e non la destra: quella parzialmente escludibile è che la mano sia una reliquia perché, specie in epoche dove la religione è tenuta in grande considerazione e rispetto, il Museo non l'avrebbe accettata, né comunque l'avrebbe registrata come anonima. Ancora escludibile è l'ipotesi che sia una mano di un giustiziato (impiccato in genere) poiché per certi scopi presunti gli vengono tagliate entrambe le mani e non una sola e, praticamente mai, viene ordinatamente ricomposto l'arto (come in questo caso), ma viene lasciato contratto quale è al sopraggiungere del rigor mortis.

Dalla sola ricognizione visiva, quindi, non è possibile accertare se si tratti di una mano di mummia egizia o di uno degli esperimenti dei due Bellunesi, il dottor Segato e del suo discepolo il farmacista Bartolomeo Zanon (1792-1855). Rimanendo nel campo delle ipotesi, notando la ricorrenza degli anni 1836, 1855, 1870, 1885, valutando il tipo del reperto (mano), ricordando il recente ritrovamento di altri simili pezzi anatomici, legando il tutto con un po' di immaginazione, si potrebbe anche azzardare quanto segue: "La mano è un prodotto degli studi di Bartolomeo Zanon che la produce, come diverse altre, tra il 1838 ed il 1855, la presenta insieme ad altri reperti a S.A.I. l'Arciduca Viceré nel 1838: collezione che i suoi eredi ripresentano alla esposizione di Belluno del 1871. Scomparsi nel tempo, alcuni pezzi riappaiono nel 1937 (tra i quali una mano di uomo morto all'età di 40 anni: peso 170 g, lunghezza 23 cm) ed altri nel 1965 a Padova (lì finiti nel 1910) dopo la morte dell'ultima erede di Bartolomeo, la Signora Anna Zanon De Marzi. E' possibile che alla fine del 1800 qualcuno abbia voluto liberarsi di un pezzo tanto particolare, ed anche mal ridotto, donandolo al neo nato (1885) Museo Nazionale Concordiese che ne blocca l'ulteriore deterioramento e lo ripone nel proprio deposito, dove rimane quasi fino ad oggi".

Il reperto è molto deteriorato e ciò non è di aiuto per ulteriori analisi visive. Potrebbe risultare utile procedere progressivamente come segue:

· fotografarne tutta la sua superficie;
· definirne le dimensioni lineari: lunghezza, larghezza, altezza;
· misurarne il peso;
· effettuarne una ispezione superficiale al microscopio elettronico;
· effettuarne una radiografia;
· eseguirne una analisi patologica per definire sesso ed età del proprietario;
· eseguirne una analisi con Carbonio-14 sul materiale organico per definire la datazione radiometrica del reperto.

PORTOGRUARO — Quando le coincidenze sono veramente singolari i misteri diventano, senza alcun dubbio, ancor più interessanti. Come quello che coinvolge Portogruaro, il poeta Petrarca, un frate portogruarese del Seicento, Tommaso Martinelli, ed una mano destra mummificata di ignota provenienza che si trova nel «Museo della città» nella Torre di Sant'Agnese, gestito dalla Pro Loco. Questi i fatti che concorrono a comporre il «giallo» della «mano di mummia» proveniente dal museo nazionale concordiese, sorto nel 1885. Il 27 maggio 1630 il frate domenicano Tommaso Martinelli, di Portogruaro, aiutato da alcuni paesani, ruppe uno spigolo dell'arca che conteneva i resti di Francesco Petrarca, ad Arquà, e trafugò il braccio destro del poeta. Dell'arto asportato non si seppe più nulla. Per quanto riguarda la mano che si trova nel museo della città di Portogruaro, uno dei responsabili aveva a suo tempo ipotizzato che si potesse trattare di una «mano di gloria», ossia di quel raccapricciante feticcio (mano sinistra) che, asportato dal cadavere di un impiccato, veniva utilizzato dagli alchimisti nei loro esperimenti. In proposito sono state anche effettuate, via Internet, molte ricerche. Ha risposto alla Pro Loco tra gli altri un esperto del ramo, un ingegnere umbro residente però, per motivi di lavoro, guarda un po', proprio a Portogruaro. Una sua ispezione sulla mano mummificata ha escluso, però, con un dettagliato rapporto, che si tratti di una «mano di gloria», per il semplice fatto che quella custodita nel museo della città è una mano destra. Già, proprio come quella del braccio asportato dalla tomba del Petrarca. Se si considera poi, per chiudere il «cerchio», che quel frà Tommaso Martinelli era di Portogruaro e che, poco tempo dopo il fattaccio di Arquà, perdonato dalle autorità ecclesiastiche, tornò a Portogruaro dove tra il 12 dicembre del 1647 ed il 7 gennaio 1651, fu l'ultimo priore dei domenicani nella chiesa e convento di San Giovanni Evangelista, le congetture che si possono fare sono molte, non ultime, anche se forse un po' troppo azzardata, che abbia portato con se dal padovano un qualche ricordino. Sicuramente un'indagine più approfondita, magari con l'analisi del carbonio 14 o con altre tecnologie moderne per definire la datazione radiometrica del reperto, potrebbe finalmente risolvere il mistero della «mano di mummia» presente nel museo della città di Portogruaro.

PORTOGRUARO — Interesse, curiosità, voglia di saperne di più: questo lo spirito dei commenti che hanno accompagnato a Portogruaro la notizia dell'accostamento della mano destra mummificata custodita nel museo della città, nella Torre di S. Agnese, con l'azione sacrilega del frate domenicano Tommaso Martinelli di Portogruaro compiuta ad Arquà Polesine il 27 maggio 1630, reo confesso, condannato e poi perdonato, per l'asportazione della mano destra dalla salma del poeta Francesco Petrarca.

Marcantonio Bolzicco

Molto cauto, in proposito, si è dimostrato anche il presidente della Pro Loco di Portogruaro, Marcantonio Bolzicco. «In effetti - spiega - ci sono delle straordinarie coincidenze su questo fatto, ma da qui ad affermare che la mano custodita presso il museo della città che noi gestiamo nelle Torre di S. Agnese è la stessa del grande poeta Petrarca, il passo è lungo». «Intendiamo ora - sottolinea il presidente della Pro Loco - intervenire presso tecnici competenti per chiarire questo mistero, ma anche, soprattutto, per dare una denominazione alla mano di mummia che tuttora ha ancora la catalogazione del fondatore, nonchè primo direttore del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro, da cui il reperto proviene, Dario Bertolini (1823-1894): «mano di mummia ignota».

Sandro Bassetti

Senza una congettura precisa ma con argomentazioni storico-scientifiche sulla utilizzazione da parte degli alchimisti della mano sinistra (non quindi destra come quella che si trova nel «museo della città» di Portogruaro) risulta, invece l'analisi ed i suggerimenti del primo (e finora unico) esperto che ha effettuato una ricognizione sulla mano: l'ingegner Sandro Bassetti, umbro ma di passaggio a Portogruaro per motivi di lavoro. «Il reperto è molto deteriorato - dice nella relazione - e ciò non è di aiuto per ulteriori analisi visive. Potrebbe risultare utile invece procedere progressivamente come segue: fotografare tutta la sua superficie, definirne le dimensioni lineari (lunghezza, larghezza, altezza), misurarne il peso, effettuare una radiografia, eseguire una analisi patologica per definire sesso ed età del proprietario, effettuare, infine, una analisi con Carbonio-14 sul materiale organico per definire la datazione radiometrica del reperto». Poi, ovviamente, tutto andrà comparato con i resti del Petrarca.

 

PORTOGRUARO — Sono già quattro le scuole che si sono prenotate per una visita al museo civico, all'interno della Torre di Sant'Agnese. E' lei, ora, la «regina» del piccolo ma interesante «Museo della Città»: la mano destra mummificata, che ora, ancora prima degli esami scientifici, viene già chiamata «mano del Petrarca». E la prossima settimana hanno preannunciato una visita alcuni storici dell'Università di Padova. Non importa che, pur rimanendo nel campo delle ipotesi, alcuni esperti, stiano «deviando» la sua provenienza dal padovano al bellunese. Anche Luciano Guarneschi in proposito, scrittore portogruarese ma anche volontario al «Museo della Città», sembra concordare con l'ing, Sandro Bassetti che, dopo la ricognizione alla mano della mummia aveva ventilato l'ipotesi che «la mano possa essere un prodotto degli studi del farmacista Bartolomeo Zanon (1792-1855), sperimentatore bellunese, come diverse altre». La curiosità ed il desiderio di ulteriori analisi visive, tuttavia, stanno comunque superando, ormai, i ristretti confini dei consueti occasionali visitatori per «colpire» anche più lontano. La prossima settimana, infatti, come ha confermato il presidente della Pro Loco di Portogruaro, Marcantonio Bolzicco, che cura, con un gruppo di volontari, il Museo della Città, hanno preannunciato una visita, dopo la notizia dell'ipotesi che la mano mummificata possa essere quella del poeta Francesco Petrarca, ben quatto scuole medie del Portogruarese ed alcuni studiosi di storia del Padovano. Evidentemente le tante e singolari coincidenze che uniscono la mano trafugata (e mai trovata) dalla tomba del poeta Francesco Petrarca ad Arquà in provincia di Padova, l'autore del furto sacrilego, il padre domenicano Tommaso Martinelli, reo confesso ma perdonato dalla autorità acclesiastica, e la sua presenza, come priore del convento e dalla chiesa di San Francesco in Portogruaro qualche anno dopo il fatto, hanno suggerito che, comunque, una visita al reperto del museo portogruarese al fine di togliere ogni dubbio sulla attribuzione fosse d'obbligo.

 

 

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