PORTOGRUARO Oggetto della ricognizione: mano
mummificata custodita presso il Museo della Città di
Portogruaro nella "Torre di Sant'Agnese", via Rastrello.
Data della ricognizione: sabato 13 novembre 1999.
Orario della ricognizione: 10,20 - 10,55.
Presenti: Dott.ssa Laura Pavan, Sig. Luciano
Guareschi, Ing. Sandro Bassetti.
Sintesi della ricognizione.
Il reperto è costituito da una mano destra
mummificata, distaccata con accurata precisione dal polso, non
recando le ossa alcun visibile segno di contatto con lo strumento
usato per reciderla. Esternamente si presenta di colore nero,
compresa la parte terminale delle ossa, e, nel perimetro del polso,
presenta alcune sfilacciature del tessuto epidermico di colore avana
scuro-marrone chiaro.
Il palmo è nudo, con un foro di parassita al
centro, e lascia vedere sia l'epidermide che le sottostanti
muscolatura e ossatura. Il dorso è quasi interamente ricoperto
di un tessuto, forse posato per unire parti in distaccamento per
taglio o frattura. Sopra detto tessuto è stata posata una
etichetta bianca bordata di blu contenente il numero di inventario.
Il tessuto ha trama e ordito estremamente fini e regolari e
difficilmente risale a prima dell'era industriale iniziata nel 1870.
Il reperto, proveniente dal deposito del Museo
Nazionale Concordiese di Portogruaro (sorto nel 1885), non possiede
una collocazione archeologica, ma è solo definito
nell'inventario come "mano di mummia". La sola ipotesi
escludibile è quella della preparazione e dell'uso della mano
per rituali esoterici in quanto viene utilizzata la sola mano
sinistra e non la destra: quella parzialmente escludibile è
che la mano sia una reliquia perché, specie in epoche dove la
religione è tenuta in grande considerazione e rispetto, il
Museo non l'avrebbe accettata, né comunque l'avrebbe
registrata come anonima. Ancora escludibile è l'ipotesi che
sia una mano di un giustiziato (impiccato in genere) poiché
per certi scopi presunti gli vengono tagliate entrambe le mani e non
una sola e, praticamente mai, viene ordinatamente ricomposto l'arto
(come in questo caso), ma viene lasciato contratto quale è al
sopraggiungere del rigor mortis.
Dalla sola ricognizione visiva, quindi, non è
possibile accertare se si tratti di una mano di mummia egizia o di
uno degli esperimenti dei due Bellunesi, il dottor Segato e del suo
discepolo il farmacista Bartolomeo Zanon (1792-1855). Rimanendo nel
campo delle ipotesi, notando la ricorrenza degli anni 1836, 1855,
1870, 1885, valutando il tipo del reperto (mano), ricordando il
recente ritrovamento di altri simili pezzi anatomici, legando il
tutto con un po' di immaginazione, si potrebbe anche azzardare quanto
segue: "La mano è un prodotto degli studi di Bartolomeo
Zanon che la produce, come diverse altre, tra il 1838 ed il 1855, la
presenta insieme ad altri reperti a S.A.I. l'Arciduca Viceré
nel 1838: collezione che i suoi eredi ripresentano alla esposizione
di Belluno del 1871. Scomparsi nel tempo, alcuni pezzi riappaiono nel
1937 (tra i quali una mano di uomo morto all'età di 40 anni:
peso 170 g, lunghezza 23 cm) ed altri nel 1965 a Padova (lì
finiti nel 1910) dopo la morte dell'ultima erede di Bartolomeo, la
Signora Anna Zanon De Marzi. E' possibile che alla fine del 1800
qualcuno abbia voluto liberarsi di un pezzo tanto particolare, ed
anche mal ridotto, donandolo al neo nato (1885) Museo Nazionale
Concordiese che ne blocca l'ulteriore deterioramento e lo ripone nel
proprio deposito, dove rimane quasi fino ad oggi".
Il reperto è molto deteriorato e ciò non
è di aiuto per ulteriori analisi visive. Potrebbe risultare
utile procedere progressivamente come segue:
· fotografarne tutta la sua superficie;
· definirne le dimensioni lineari: lunghezza,
larghezza, altezza;
· misurarne il peso;
· effettuarne una ispezione superficiale al
microscopio elettronico;
· effettuarne una radiografia;
· eseguirne una analisi patologica per definire
sesso ed età del proprietario;
· eseguirne una analisi con Carbonio-14 sul
materiale organico per definire la datazione radiometrica del reperto. |
|
PORTOGRUARO Quando le coincidenze sono
veramente singolari i misteri diventano, senza alcun dubbio, ancor
più interessanti. Come quello che coinvolge Portogruaro, il
poeta Petrarca, un frate portogruarese del Seicento, Tommaso
Martinelli, ed una mano destra mummificata di ignota provenienza che
si trova nel «Museo della città» nella Torre di
Sant'Agnese, gestito dalla Pro Loco. Questi i fatti che concorrono a
comporre il «giallo» della «mano di mummia»
proveniente dal museo nazionale concordiese, sorto nel 1885. Il 27
maggio 1630 il frate domenicano Tommaso Martinelli, di Portogruaro,
aiutato da alcuni paesani, ruppe uno spigolo dell'arca che conteneva
i resti di Francesco Petrarca, ad Arquà, e trafugò il
braccio destro del poeta. Dell'arto asportato non si seppe più
nulla. Per quanto riguarda la mano che si trova nel museo della
città di Portogruaro, uno dei responsabili aveva a suo tempo
ipotizzato che si potesse trattare di una «mano di gloria»,
ossia di quel raccapricciante feticcio (mano sinistra) che, asportato
dal cadavere di un impiccato, veniva utilizzato dagli alchimisti nei
loro esperimenti. In proposito sono state anche effettuate, via
Internet, molte ricerche. Ha risposto alla Pro Loco tra gli altri un
esperto del ramo, un ingegnere umbro residente però, per
motivi di lavoro, guarda un po', proprio a Portogruaro. Una sua
ispezione sulla mano mummificata ha escluso, però, con un
dettagliato rapporto, che si tratti di una «mano di gloria»,
per il semplice fatto che quella custodita nel museo della
città è una mano destra. Già, proprio come
quella del braccio asportato dalla tomba del Petrarca. Se si
considera poi, per chiudere il «cerchio», che quel
frà Tommaso Martinelli era di Portogruaro e che, poco tempo
dopo il fattaccio di Arquà, perdonato dalle autorità
ecclesiastiche, tornò a Portogruaro dove tra il 12 dicembre
del 1647 ed il 7 gennaio 1651, fu l'ultimo priore dei domenicani
nella chiesa e convento di San Giovanni Evangelista, le congetture
che si possono fare sono molte, non ultime, anche se forse un po'
troppo azzardata, che abbia portato con se dal padovano un qualche
ricordino. Sicuramente un'indagine più approfondita, magari
con l'analisi del carbonio 14 o con altre tecnologie moderne per
definire la datazione radiometrica del reperto, potrebbe finalmente
risolvere il mistero della «mano di mummia» presente nel
museo della città di Portogruaro. |
|
PORTOGRUARO Interesse, curiosità, voglia
di saperne di più: questo lo spirito dei commenti che hanno
accompagnato a Portogruaro la notizia dell'accostamento della mano
destra mummificata custodita nel museo della città, nella
Torre di S. Agnese, con l'azione sacrilega del frate domenicano
Tommaso Martinelli di Portogruaro compiuta ad Arquà Polesine
il 27 maggio 1630, reo confesso, condannato e poi perdonato, per
l'asportazione della mano destra dalla salma del poeta Francesco Petrarca.
Molto cauto, in proposito, si è dimostrato
anche il presidente della Pro Loco di Portogruaro, Marcantonio
Bolzicco. «In effetti - spiega - ci sono delle straordinarie
coincidenze su questo fatto, ma da qui ad affermare che la mano
custodita presso il museo della città che noi gestiamo nelle
Torre di S. Agnese è la stessa del grande poeta Petrarca, il
passo è lungo». «Intendiamo ora - sottolinea il
presidente della Pro Loco - intervenire presso tecnici competenti per
chiarire questo mistero, ma anche, soprattutto, per dare una
denominazione alla mano di mummia che tuttora ha ancora la
catalogazione del fondatore, nonchè primo direttore del Museo
Nazionale Concordiese di Portogruaro, da cui il reperto proviene,
Dario Bertolini (1823-1894): «mano di mummia ignota».
Senza una congettura precisa ma con argomentazioni storico-scientifiche
sulla utilizzazione da parte degli alchimisti della mano sinistra
(non quindi destra come quella che si trova nel «museo della
città» di Portogruaro) risulta, invece l'analisi ed i
suggerimenti del primo (e finora unico) esperto che ha effettuato una
ricognizione sulla mano: l'ingegner Sandro Bassetti, umbro ma
di passaggio a Portogruaro per motivi di lavoro. «Il reperto
è molto deteriorato - dice nella relazione - e ciò non
è di aiuto per ulteriori analisi visive. Potrebbe risultare
utile invece procedere progressivamente come segue: fotografare tutta
la sua superficie, definirne le dimensioni lineari (lunghezza,
larghezza, altezza), misurarne il peso, effettuare una radiografia,
eseguire una analisi patologica per definire sesso ed età del
proprietario, effettuare, infine, una analisi con Carbonio-14 sul
materiale organico per definire la datazione radiometrica del
reperto». Poi, ovviamente, tutto andrà comparato con i
resti del Petrarca. |
|
PORTOGRUARO Sono già quattro le scuole
che si sono prenotate per una visita al museo civico, all'interno
della Torre di Sant'Agnese. E' lei, ora, la «regina» del
piccolo ma interesante «Museo della Città»: la mano
destra mummificata, che ora, ancora prima degli esami scientifici,
viene già chiamata «mano del Petrarca». E la
prossima settimana hanno preannunciato una visita alcuni storici
dell'Università di Padova. Non importa che, pur rimanendo nel
campo delle ipotesi, alcuni esperti, stiano «deviando» la
sua provenienza dal padovano al bellunese. Anche Luciano Guarneschi
in proposito, scrittore portogruarese ma anche volontario al
«Museo della Città», sembra concordare con l'ing, Sandro
Bassetti che, dopo la ricognizione alla mano della mummia aveva
ventilato l'ipotesi che «la mano possa essere un prodotto degli
studi del farmacista Bartolomeo Zanon (1792-1855), sperimentatore
bellunese, come diverse altre». La curiosità ed il
desiderio di ulteriori analisi visive, tuttavia, stanno comunque
superando, ormai, i ristretti confini dei consueti occasionali
visitatori per «colpire» anche più lontano. La
prossima settimana, infatti, come ha confermato il presidente della
Pro Loco di Portogruaro, Marcantonio Bolzicco, che cura, con un
gruppo di volontari, il Museo della Città, hanno preannunciato
una visita, dopo la notizia dell'ipotesi che la mano mummificata
possa essere quella del poeta Francesco Petrarca, ben quatto scuole
medie del Portogruarese ed alcuni studiosi di storia del Padovano.
Evidentemente le tante e singolari coincidenze che uniscono la mano
trafugata (e mai trovata) dalla tomba del poeta Francesco Petrarca ad
Arquà in provincia di Padova, l'autore del furto sacrilego, il
padre domenicano Tommaso Martinelli, reo confesso ma perdonato dalla
autorità acclesiastica, e la sua presenza, come priore del
convento e dalla chiesa di San Francesco in Portogruaro qualche anno
dopo il fatto, hanno suggerito che, comunque, una visita al reperto
del museo portogruarese al fine di togliere ogni dubbio sulla
attribuzione fosse d'obbligo. |
|