TERNI Tralasciando volutamente il periodo
etrusco, il castello fu caposaldo di avvistamento e contrasto e sede
di guarnigione: romana (dal 209 a.C. al 476); ostrogota (dal 476 al
537); bizantina (dal 537 al 571); longobarda (dal 571 al 774);
pontificia (dal 774 all809). Castello feudale dall809 al
1695). Palazzo baronale (dal 1695 al 1978). Residenza condominiale
(dal 1985). Insomma, stiamo parlando del maniero di Monte Rubiaglio
in quel di Castel Viscardo. E i dati sopra riportati provengono dal
libro, "Un fiume, un ponte, un castello", dellingegnere
Sandro Bassetti, inquilino del piano nobile. Dunque, date da lui,
sono notizie da prendere a scatola chiusa. E ora, grazie al
meraviglioso minitascabile scritto dal giornalista Jader Jacobelli,
anche lui monterubiagliese dadozione, possiamo parlare degli
illustri personaggi che nei secoli hanno soggiornato nel castello.
Sono imperatori, papi, re, regine, due ospiti tristemente famosi, ma
soprattutto Cristina di Svezia e il fantasma che ancora si aggira, in
un certo periodo, per quelle storiche stanze. Il volumetto,
sponsorizzato dalla Cassa di Risparmio di Orvieto, costa 10.000 lire,
e può essere richiesto al Centro studi e comunicazioni sociali
di Monte Rubiaglio.
Per primo arrivò Ottone III
Il primo grande ospite del castello, scrive Jacobelli,
fu lImperatore del Sacro Romano Impero di Germania, Ottone III
(908-1002). Un impero che, bene o male, si resse fino al 1806 quando
Napoleone Bonaparte lo cancellò dalla storia futura. Ottone -
prosegue Sandro Bassetti - fu Imperatore a 14 anni e lo
istruì il cugino Brunone che ne aveva 22 e che era anche il
suo confessore. Per gratitudine - allora si poteva - lo fece Papa, il
primo Papa tedesco, Gregorio V. Ottone era cagionevole di salute ed
aveva il temperamento del sognatore. Avrebbe voluto che Roma tornasse
agli antichi splendori di centro universale della cristianità.
Ma di ciò non gli furono grati né i tedeschi, né
i romani. Laria romana lo ritemprava, ma non poté
respirarla molto perché due volte andò a Roma e due
volte lo cacciarono. Deposero anche il suo Papa, ma lui ne
nominò un altro che gli era stato maestro, Silvestro II.
Ottone visitò il castello di Monte Rubiaglio nel 1002 quando,
cacciato da Roma la seconda volta, si rifugiò fra Viterbo e
Orvieto. In quello stesso anno morì vicino a Viterbo. Aveva
soltanto 22 anni. La salma fu tumulata ad Acquisgrana vicino alla
tomba di Carlo Magno. Con lui - conclude Sandro Bassetti - si
estinse la Dinastia dei Sassonia, quella che aveva come insegna
unaquila appollaiata su un drago.
Da parte nostra, prima di passare ad un altro grande
personaggio storico che soggiornò a Monte Rubiaglio, Carlo I
DAngiò (1226-1285), ci piace ricordare che Ottone III,
recatosi a Roma nel 996 per farsi incoronare Imperatore dal Papa,
lasciò ad Alviano il suo fido conte Offredo, dal quale nacque
la Dinastia degli Alviano.
Carlo I DAngiò - torna Sandro
Bassetti - fu il secondo grande ospite del castello di Monte
Rubiaglio nel 1286. Aveva 42 anni ed era Re di Sicilia, come figlio
del Re di Francia, Luigi VIII. Fu Papa Clemente IV che lo volle su
quel trono contestato per impedire che da Palermo la Dinastia sveva
potesse mettergli contro lItalia. Anche per questo
trasferì la capitale del Regno a Napoli. Per quasi
ventanni gli andò bene. Nella Crociate conquistò
Corfù, Valona, Durazzo, il reame dAlbania |
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e quello di Gerusalemme. Ma nel 1282 - era il
lunedì di Pasqua - i siciliani si rivoltarono e lo
spodestarono a vantaggio degli Aragonesi. Fu quella
linsurrezione popolare - prosegue Bassetti - cosiddetta
del Vespro il cui bilancio fu di quattromila morti. Ad accendere la
miccia fu linasprimento delle imposte per pagare i debiti di
guerra e la politica di prestigio che gli angioini conducevano. La
visita al castello di Monte Rubiaglio - conclude il giornalista -
avvenne durante un incontro con i Monaldeschi, la potente famiglia
che per secoli ha dominato la zona come grande feudataria dello Stato Pontificio.
Ed eccoci a Niccolò IV (1230-1292).
Fu il primo Papa francescano, più preoccupato delle cose
spirituali che di quelle materiali. Egli delegò praticamente
ai principi Colonna il governo dello Stato pontificio suscitando la
reazione di altre famiglie nobili romane, in testa gli Orsini. Non
trovandosi a suo agio nella solennità del Palazzo Vaticano,
Niccolò IV mise la sua residenza prima a Rieti, poi a Viterbo;
tornando a Roma soltanto quando cera da comporre qualche
conflitto. Ospite dei monaldeschi di Monte Rubiaaglio il 9 giugno
1290 provenendo da Viterbo, morì a Roma nel 1292 ed è
sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Non era niente -
rileva Bassetti -, ma è interessante sapere che gli
succedette quel Celestino V che era stato eremita e che, come lui,
non si adottò al genere di vita pontificia, tanto che
"fece il gran rifiuto", cioè si dimise e presto
morì, ucciso dai protestanti i quali gli conficcarono un
chiodo in fronte, come è stato accertato recentemente aprendo
la sua tomba. Ventun anni dopo fu fatto Santo, forse per quel
rifiuto, o forse per quel chiodo.
Ecco anche Caterina De Medici
Facciamo la conoscenza con un altro grande personaggio
storico a suo tempo ospite del castello di Monte Rubiaglio: Caterina
De Medici, (1519-1589). Il Castello aprì le porte a
Caterina nel 1532 quando aveva soltanto 13 anni e non era ancora,
ovviamente, Regina di Francia. Lo diventò a 40 anni. Orfana di
padre e di madre fin dalla culla, ebbe come alto tutore Clemente VII,
che era suo cugino e che la rinchiuse, per proteggerla, nel convento
della Santissima Annunziata, a Firenze. Ma non vi rimase molto
perché a 14 anni, lanno dopo essere stata al Castello e
aver visto Orvieto guidata dai Monaldeschi, andò sposa al duca
dOrleans, il secondogenito del Re di Francia, Francesco I, che
poi diventerà Enrico II. Questo Enrico - prosegue Sandro Bassetti
- aveva però fra le sue donne di corte il vero amore, Diana di
Poitiers, che Caterina, umiliata e offesa, dovette sopportare al suo
seguito "per ragioni di Stato", al punto che chi faceva
qualche dono a lei, lo doveva fare riservatamente anche a Diana, per
rendersi gradito al Re. Per dieci anni Caterina non ebbe figli, e la
causa fu attribuita al fatto che aveva cavalcato troppo sul mulo come
un cavaliere. Questo animale - si diceva allora - aveva il potere di
comunicare la sua sterilità. Così Caterina prese a
cavalcare da amazzone, cioè sedendosi sulla sella di fianco.
Vedi caso, nei dieci anni seguenti Caterina mise al mondo dieci
figli, bella rivincita di una donna sterile. Nel 1559 - Caterina
aveva 40 anni - morì il Re marito, Enrico II. In un festoso
torneo la scheggia di una lancia gli trafisse un occhio e lo uccise.
Salì allora al trono un principe di 15 anni, Francesco II, che
morì però lanno dopo. Fu |
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allora la volta di uno dei figli di Caterina De
Medici, che divenne Carlo IV, ma che aveva soltanto 10 anni, per cui
la madre fu nominata Reggente. Caterina si trovò così a
dover governare e ad affrontare la lotta fra cattolici e protestanti
che scosse lo Stato francese alle radici. In questa difficile
funzione mostrò tutta la sua intelligenza ed il suo equilibrio
facendo una politica di pacificazione. Il 2 agosto 1572, nella ormai
storica "notte di San Bartolomeo" avvenne il massacro dei
protestanti (gli Ugonotti) inseguiti casa per casa dai cattolici: una
tristissima pagina della guerra fra i fanatici delle diverse
religioni - sottolinea Sandro Bassetti -, che così
conclude: nel 1574, a soli 14 anni, morì Carlo IX di Francia e
lo sostituì suo fratello Enrico III. Caterina De Medici
si tirò allora da parte, ma il suo ascendente di donna colta e
volitiva non si interruppe fino alla morte che avvenne nel 1589,
quando aveva 70 anni.
Enrico IV di Borbone
Il quinto personaggio storico che Sandro Bassetti
elenca fra i visitatori del castello di Monte Rubiaglio è
Enrico IV di Borbone, (1533-1610), re di Francia. La sua storia
è collegata a quella della Regina Caterina perché
divenne Re proprio quando fu ucciso suo figlio, Enrico III, per mano
di un monaco folle il quale intese vendicarsi delle concessioni fatte
ai protestanti. Per salire al trono, Enrico IV, che era calvinista,
cioè protestante, si convertì al cattolicesimo. Anche
lui aveva sposato unitaliana: Maria de Medici, figlia del
Granduca di Toscana, Ferdinando I. Nonostante lopportunistica
conversione, prosegue Bassetti, Enrico IV si alleò con
i protestanti tedeschi per impedire un accordo tra gli Asburgo
dAustria e quelli spagnoli. Ma questa alleanza suscitò
la reazione dei cattolici, e anche lui fu pugnalato da uno di loro,
di nome Ravaillac. Fu unironia della sorte essere uccisi da un
fanatico in nome della religione che aveva abbracciato, e non di
quella che aveva abbandonato. Enrico IV, che è considerato il
fondatore della Francia moderna, trascorse qualche giorno nel
Castello di Monte Rubiaglio a 12 anni, nel 1545. Fu durante un
viaggio in Italia con soste a Firenze, Orvieto e Roma. Chi andava a
Orvieto era sempre ospite dei Monaldeschi e questi non mancavano di
far visitare quello che era il loro Castello più vicino e
più amato.
Ora Sandro Bassetti passa a presentarci con un
lungo scritto rispetto agli altri, unaltra illustre e famosa
ospite della fortezza di Monte Rubiaglio: Cristina di Svezia,
(1626-1689). Questa è lospite del Castello che suscita
la maggiore curiosità. Per questo la sua biografia è
più ampia delle altre. Del resto - nota Bassetti - sono
poche le Regine a cui è stato dedicato un grande film
americano, come quello interpretato dalla Garbo. Il fatto è
che nella sua vita cè del rosa e del giallo. Cristina
era nata nel dicembre 1626 da Gustavo Adolfo Re di Svezia. Il padre
morì in guerra contro la Germania e Cristina diventò
Regina a 6 anni. Fino a 18 fu un fiore di ragazza: educatissima e
molto intelligente. Imparò ben otto lingue, fra cui il greco e
il latino.
Cristina di Svezia, affamata di uomini
Studiò filosofia e anche scienza. Il libro a
cui era più affezionata era il "Principe" di
Machiavelli, tradotto in francese. Era anche una ragazza piena di
vita, energica, simpatica. Non bellissima, daspetto un po
mascolino e un poco pelosetta, vestiva sempre |
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da cavallerizzo, velluto verde, cappello piumato e
spada al fianco, ma aveva - evidenzia ancora Sandro Bassetti
-quello che oggi si chiama "sex appeal", una forte
attrazione sessuale. Il suo vizio era però dessere
volubile, impaziente, autoritaria, affamata di uomini. A proposito
della sua mascolinità si racconta che una volta, visitando un
collegio di ragazze, tutte volevano baciarla. La cosa la
preoccupò e disse al suo maggiordomo: "Si vede che mi
hanno preso per un uomo". E maliziosamente aggiunse: "Ma
voi sapete bene che sono una donna". Per suo impulso, la Svezia
raggiunse la pace con la Danimarca. La pace di Westfalia pose infatti
termine alla "guerra dei trentanni" fra i due paesi.
Tutto bene, dunque, fino a 18 anni, ma poi Cristina si scatenò.
In tutti i sensi e con tutti i sensi. Si stancò di essere
Regina e non ne volle più sapere di amministrare con saggezza
i beni dello Stato e di rendere conto ai suoi Ministri delle spese
che faceva. Si stancò di essere casta e passò da un
amante allaltro. Aveva una preferenza per gli italiani e, in
particolare, per i napoletani. Si stancò anche di stare in
Svezia. Prima andò in Belgio e si mise sotto la protezione del
cattolicissimo Re di Spagna Filippo IV, perché aveva paura che
i protestanti si vendicassero per la sua conversione. Poi - prosegue Bassetti
- a 29 anni, dopo avere adbicato a favore del cugino Carlo Gustavo,
venne in Italia. Avrebbero voluto farle sposare quel cugino, ma lei
si oppose dicendo che un uomo per sempre non le sarebbe bastato.
Aveva tanti vizi, fra cui una sincerità spregiudicata,
provocatoria ed esibizionistica. Il viaggio in italia fu un trionfo
perché Papa Alessandro VII intuì che una regina
convertita faceva gioco, e fece organizzare per lei a Roma feste
straordinarie con spettacoli teatrali, concerti, balli, gare
sportive. Ma Cristina si stancò presto anche di questo
carnevale romano e le famiglie nobili la presero in antipatia per il
carattere instabile e per i suoi comportamenti imprevedibili. Le
mogli dei nobili romani temevano poi per i loro mariti. Intanto,
ormai allenata a tradire tutto e tutti, tradì la Spagna,
passando dalla protezione del Re Filippo IV a quella della Francia
soltanto perché gli era saltata in testa la voglia - è
proprio il caso di definirla così, rileva Sandro Bassetti
- di diventare Regina di Napoli. Ma non le riuscì perché
la Francia non glielo concesse, sebbene lei si fosse trasferita
vicino a quella Corte, a Fontainebleau, con il seguito di mille
cavalleggeri. Cristina di Svezia aveva allora 31 anni. Ma qui
entriamo nel vivo della sua storia e di quella del Castello di Monte
Rubiaglio. Ne parleremo nella prossima puntata. |
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