TERNI - Oggi, con le Antiche riformanze municipali
giunte a noi grazie a Lodovico Silvestri, siamo al 13 aprile 1482.
Giorno in cui «è riportato in questa pagina un nuovo
regolamento del pubblico spettacolo della corsa de cavalli, che
da antico aveva luogo nella più volte rammentata fiera di San
Paolo. Quattro deputati scelti da entrambi i ceti (cittadini e
banderari, ndr) avevano ingerenze ad essa ed al buon ordine pubblico;
sei corridori (e dal cancelliere si registravano i nomi de
rispettivi proprietari) erano ammessi alla carriera avanti un
distinto marchio al piede; dovean esser tenuti esattamente a segno
nella sortita, e nel posto assegnato a ciascuno con estrazione a
sorte: il suono della tromba dava il segnale della mossa, ed il
più valente corridore, che primo toccasse la linea stabilita
per meta, guadagnava il palio. Questo consisteva in un drappo di
panno di lana di otto braccia (brachia octo cum dimidio")
del valore di 94 bolognini. Il cavallo vincitore era portato in
trionfo per tutta la città per mano del padrone istesso o suo
rappresentante, lieto di far mostra della riportata vittoria in mezzo
alla stipata popolazione plaudente. La encomiata deputazione stando
per losservanza esatta di cotesto regolamento decideva della
valentia de corridori».
Lultimo cenno che le Antiche riformanze fanno
della manifestazione commerciale è del 20 aprile 1603, ma
della corsa non dicono. Eccone il testo: «Lantica fiera di
San Paolo della seconda festa di Pasqua, replicate volte discorsa
né precedenti libri (e da noi in articoli, ndr), già da
vari anni indietro a suggerimento e per opera di Paolo Rosati, mentre
era priore, venne traslocata dal soppresso Monastero di San Paolo di
Galleto, nelle vicinanze di Porta Romana: ad onta che avesse di molto
prosperato per laffluenza del bestiame, e merci che ivi da ogni
banda venivano condotte, onde incoraggiarla maggiormente si
decretò accordarle una piena franchigia per due giorni,
cosicché i commercianti e le merci fossero esenti da ogni
pedaggio ed imposizione. Cotesta fiera fu posta sotto la presidenza
della Confraternità del Santissimo Sacramento la quale
officiava la Chiesa della Madonna del Cassaro».
La ricorda leffige nelledicola di fronte
al Duomo ove sorgeva loratorio della confraternita.
Limmagine prosegue lUmbria, manuali per il
territorio" , dipinta a fresco nella metà del XVI
secolo, venerata un tempo nellomonima chiesa di Porta Romana,
è scampata alla demolizione delledificio. Ora, per
saperne di più sulla Corsa al Bravio", andiamo ad
una ricerca storica (Terni nel Medioevo") effettuata con
la classe IID a tempo prolungato della scuola media Orazio
Nucola" nellanno scolastico 1989-90 dallinsegnante
Renzo Segoloni, a suo tempo pubblicata dal Cestres. Vi si apprende
che la corsa partiva dalla strada pubblica presso il ponte di
Colleluna" (allincirca nei pressi dellHotel Garden).
Al segnale del mossiere - prosegue la ricerca - i cavalli a corsa
sfrenata attraversavano Porta SantAngelo, risalivano il tratto
ovest della via decumana (via Cavour), per giungere in piazza delle
Colonne (ora piazza della Repubblica, dove era fissato il traguardo.
Il Bravio" era appeso alla colonna dove si misurava il
grano, ed il fantino che per primo riusciva a toccarlo risultava
vincitore. Poi - aggiungiamo noi -, festa grande, con cibarie e vino
a volontà. Ecco cosa riferisce Lodovico Silvestri sul
più importante luogo pubblico di Terni: «La nostra piazza
maggiore (si chiamò anche così, ndr) posta nel centro e
più elevato punto della città, ove tuttora esiste
comecché di molto ampliata in più epoche, era chiamata
piazza delle Colonne, perocché ivi sorgessero due colonne
striate allintorno per tutta laltezza loro, innalzate,
come asserisce il nostro Angeloni, ed inaugurate allImperator
Federico Barbarossa: alcuni frammenti di queste si osservano ancora
(si osservavano, ndr) in qualche luogo della città, lo che
porge prova di fatto di quanto asserisce lelogiato scrittore».
Sindaco Raffaelli, se le colonne erano due, potrebbe
far accertare perché abbiamo via Tre Colonne? Poi,
chissà se il prossimo Bravio" vedrà tornare
la gara delle balestre, nata nel 1453? |
|
E già prima di questa data ci fu una sorta di
braccio di ferro tra i frati di San Pietro e il Comune per i tanti
beni appartenuti a quelle monache clarisse. 9 giugno 1465, Lodovico
Silvestri: «Questi Reverendissimi Padri Agostiniani di San
Pietro pretendeano ritenersi tutti gli effetti mobili, ed arredi
sacri non che disporre delle rendite dei terreni pertinenti al
già soppresso monistero e chiesa di San Paolo di Galleto, col
pretesto di doverne assumere la custodia, autorizzati da lettera del
Cardinal Greco Arcivescovo di Nicea, al quale per Breve del III
Callisto del 15 febbraio 1458 era stato ceduto quel luogo con tutti i
fondi stabili, adiacenze, e quantaltro ivi si rinveniva per
commenda o beneficio ecclesiastico. Il Consiglio (comunale, ndr) ed
il Magistrato energicamente si opposero alle loro pretenzioni,
volendo con più equità, che i sacri arredi ed alcuni
mobili fossero divisi e concessi a profitto anco delle altre chiese
di San Francesco de Minori Conventuali e di San Giovanni di
Piazza (poi San Giovannino, che poggia sopra i resti di un edificio
romano, ndr), e ne implorava gli opportuni permessi dalla suprema
podestà ecclesiastica: ma frattanto decretava, si dessero in
consegna i menzionati effetti a vari ragguardevoli cittadini».
Le Antiche riformanze della città di Terni ci dicono pure che
il 6 agosto 1458 «aveva cessato di vivere Calisto III dopo il
breve Pontificato di anni tre e mesi quattro. Compiute le solenni
esequie si adunò in conclave il Sacro Collegio de
Cardinali, ed in men di tre giorni fu innalzato allApostolico
seggio Elia Silvio Piccolomini Senese, assumendo il nome di Pio II.
Si ordinarono dai congregati di credenza pubbliche esultanze, e la
pronta trasmissione di oratori per umigliargli sinceri tributi di
fedeltà e di devozione», da parte dei Ternani. |
|
TERNI - PER QUELLA via ove la bellezza corre... No,
no, niente Divina Commedia, anche se di vie, anzi di "quartieri
o rioni" vogliamo parlare, sempre allo scopo di far
vieppiù conoscere e meglio apprezzare "Oppidum Interamna
dietum". E per farlo, la nostra bussola sarà la
"Storia di Terni" di Francesco Angeloni, che "fu
nelletà sua uno de primi Segretari della Corte
Romana, nella quale carica impiegossi al servizio del Cardinale
Hippolito Aldobrandini Pronipote di Clemente VIII". E quando se
ne daranno le circostanze, attingeremo anche ad altre fonti.
Allora: «In sei quartieri dunque o rioni essa
è divisa, i quali occupando un piano di forma ovato di ben due
miglia e mezzo, vengono circondati da alte mura di quadrate pietre
con trenta torrioni, disposti in giusta distanza: sta nel dintorno in
alcuni luoghi il fiume Nera, che nellorgoglioso e rapido suo
corso non lascia che col valicarlo a quelle possa appressarsi, e
perciò si rende forte da ogni lato: oltre che per entro varie
case nella città furono già edificate circa trecento
torri ad uso di combattervi delle inimiche cittadinesche fazioni; e
ora (1546) si vedono per la maggior parte abbattute». Le
«inimiche cittadinesche fazioni» erano quelle dei
Cittadini, nobili, e dei Banderari, popolani rappresentati delle Arti
e mestieri. Mentre delle trecento case-torri, ancora oggi alcune sono
in piedi, e di altre se ne vedono chiaramente i segni.
Aveva cinque porte e due ponti
Proseguendo nel nostro scorrazzare sulle fatiche
seicentesche di Francesco Angeloni, vediamo che «Da cinque porte
e due ponti vi segue lentrata e luscita (da Terni, ndr);
e senza la strada maestra, che dalluna porta, detta Romana,
allaltra di tre Monumenti per lo spazio di un miglio per lungo
la città divide, altre ampie strade da quelle si diramano, che
nel traverso e in ogni lato a varii trivi, piazze e luoghi pubblici e
privati son indirizzate. Vi trascorrono per entro varii concotti
dacque derivati dal fiume Nera, per comodo delle arti, degli
edifici, dei lavatori e delle delizie dei giardini. Ma discendendo
dalla generalità di tali cose alle più particolari,
mostrarsene almeno la superficie, giacchè impossibile è
il tutto con adeguare, e più si avrà riguardo alla
parte, che di cristiana pietà fa segno, che allaltra dei
particolari che vi sono al pari di ogni città». Ed ora
inizia il vero e proprio giro turistico, per una Terni che invero non
cè più, ma che comunque è facile
"leggere", magari affidandosi a sorella fantasia.
«Vedesi pertanto nel rione chiamato Di Sotto allentrare
del ponte per condursi alla porta Romana, la divota Chiesa eretta
alla Madonna del Cassaro (la cui immagine malridotta è nel
giardino di fronte alla nostra Cattedrale, un tempo sede della
confraternita del Santissimo Sacramento), laddove Andrea Tomacelli
fratello di Bonifacio nono, fatte iscemare le suddette torri, con
quelle pietre il Forte mentovato Cassaro». Che i ternani, quando
poterono, «a scaricare con sfrenato ardore si diedero, in tanto
che al niente, a breve andare, lo distrussero: ma ben pagarono la
pena del temerario ardir loro col doverlo poco appresso a proprie
spese riedificare. Ebbero pace solo quando dal pontefice Eugenio (IV,
ndr) non ottennero licenza di poterlo affatto scaricare di
nuovo». Comera la chiesa della Madonna del Cassero?
«Condotta co riguardevole architettura a giusta
proporzione, mostra la sua faccia arricchita di colonne, architravi,
cornicioni e altri ornamenti di travertino. Ha nel didentro ben
disposte cappelle e altari, e viene mantenuta di qualunque cosa al
divino culto opportuna da confrati del Santissimo Sacramento, che ne
furono edificatori». Lasciamo il forte e lomonima chiesa e
proseguiamo ad andare per il rione di sotto. «Dove stanno
situati la non umile Chiesa dellAnnunziata e suo monastero di
monache Francescane: alla spesa dei quali edifici concorsero in gran
parte detti Confrati, come la iscrizione postavi lo palesa; e
più oltre si trova S. Angelo del fiume, dove la antiche Terme
erano disposte». Prendendo a sinistra, «sincontra un
tempio della Regina dei Cieli col titolo di Carmine, al quale sta
congiunto loratorio, in cui esercitansi altri confrati laici: e
pochi passi più oltre, si offerisce lantico portico
della Cattedrale, sostenuto da colonne di marmo con quattro porte,
che in Chiesa conducono: luna delle quali, che al Duomo antico
serviva, viene abbracciata nel superiore cornicione da una fascia di
pietra con lettere di carattere Longobardo di tal tenore
"...(Isabella) di Francesco Donatuzzi, (Donati) fece fare questo
lavoro nellanno 1439...", denotandovisi che una pietosa
donna, forse chiamata Isabella, giacchè il nome si legge
tronco, figliola dei Donatutii, oggi detti Donati, fece fabbricare la
parte di tal facciata con la porta intagliata di bianco marmo. Tale
chiesa dedicata alla protettrice delluniverso per la sua
Assunzione, fu mentre lidolatria era incolmo, ricetto del falso
idolo di Giove; ma poscia dai santi vescovi illustrata coi miracoli e
dalla pietà dei cittadini con edificio nobile costrutta,
vedesi scompartita in tre navate con sua croce; nel cui mezzo sotto
convenevole tribuna, sta elevato il maggiore altare, intorno del
quale siede il Clero, che nel Vescovo, Priore, tredici Canonici,
diversi chierici e altri ministri si distingue, usandovisi vari sacri
paramenti, fra i quali ve ne sono di quelli che servirono alla Romana
pontificia sagrestia, portativi da Giacomo Barba, prima sacristia dei
Papi, e poscia vesvovo di tal Chiesa. Serbansi diverse sante
reliquie, raccolte in più onorati vasi: e in due braccia
dargento, fatte dal pubblico, e vi sono di quella di San
Valentino vescovo, martire e cittadino di Terni; e anche di
santAnastasio confessore, parimente vescovo. Vi è
eziando un frammento della santissima Croce, in cui il Salvatore
nostro ebbe sua morte: oltre che dentro Cappella fabbricata dal quel
Comune al glorioso vescovo Anastasio, ha il sacro corpo di lui suo riposo.
Le mura dellAnfiteatro nellabitazione vescovile
Labitazione vescovile, che congiunta è
alla chiesa e allaltro campanile, contiene le antichissime mura
dellAnfiteatro, che a quella si raggiravano: vedendosi
allincontro diviso da convenevole piazza, il palazzo dei Rossi
(ora Bianchini - Ricciardi, ndr), a lato al quale (ne abbiamo
già accennato, ndr) è loratorio dei Confrati
instituiti per servizio del Santissimo Sacramento; la cui pietà
in altre opere senza le già dette ad ogni ora risplende. Nel
mezzo delle narrate chiese e nella via, che conduce per diritto alla
maggior piazza, incontrasi la parrocchiale dei SS. Filippo e Giacomo
(distrutta dai bombardamenti dellultima guerra, ndr); dove con
pio affetto una compagnia di Schiave alla beata Vergine, nelle lodi
di lei va esercitandosi». E dal rione Di Sotto, «che
prendendo la Città per larghezza è ripieno di vaghe e
comode abitazioni e giardini, sentra nellaltro detto dei
Rigoni; alla cui destra sta situata lantichissima parrocchia di
S. Salvatore di forma sferica con sua testudine, già eretta al
sole. Dimora nella vicina via piana un ridotto di monache pinzochere
di SantAgostino; e indi non lungi scorgesi unospedale per
le donne con laltro di S. Antonio (poi, da ospedale, ad
anfiteatro Gazzoli che sorse sulle sue rovine, abbattuto per la
pubblica igiene, e successivamente Politeama ternano, ed infine
Politeama Lucioli, ndr); in cui i Disciplinati danno albergo ai
pellegrini, custodiscono infermi, e fanno altre opere caritative:
oltre a ciò nel Gennaio e nel Giugno vi si radunano due fiere
di varie cose; nè piccol popolo alla divozione e al comprar
delle merci si conduce. |
|
Il palazzo dei conti Spada
Scorgesi in quel tratto il magnifico palazzo dei conti
Spada, il cui fondatore fu Michelangelo, ed ora il conte Giovanni
Girolamo lo gode; e quantunque la fabbrica imperfetta, vedendosene
alzata poco più della metà, il fornito nondimeno
è tanto grande, capace ed eminente, che comodo riuscì
allora, che passando ivi per Ferrara papa Clemente VIII, molti
Cardinali e Principi vebbero agiato ricetto, e il Pontefice nel
palazzo, detto apostolico (oggi Bibliomedioteca, ndr), alloggiò
nella cui maggior sala furono pocanzi a pubbliche spese stuccate dal
valente G. Francesco Errici, Ternano, le armi di quella Santità
e dei Cardinali e altri signori della famiglia Aldobrandina, che
successivamente per prima e dappoi, furono di tal città
protettori. Appresso il palazzo degli Spada trovasi la parrocchiale
di San Giovanni Evangelista (San Giovannino, ndr), detta anche De
Calumnis, perchè era allora la più vicina chiesa alla
piazza maggiore, chiamata Platea Columnarum, per ragione di due
striate colonne dirizzatevi, secondo si tiene, in adulazione di
Federico Barbarossa imperatore, che occupata quella Città di
Pontefici, tirannicamente per alcun tempo la dominò; ed in
essa chiesa vedesi con varietà di nobili pietre una ornata
cappella, fabbricatavi dai parrochiani».
Le devastazioni portate dal Barbarossa
Sulle vicende storiche di Terni fino al Barbarossa,
ecco la guida della città redatta nel 1899 da Luigi Lanzi e
Virgilio Alterocca. Lepoca dei barbari - dice - segnò un
periodo nefasto per questa città, giacchè, dopo aver
sofferto il saccheggio dei Carpi nel 370, dai Goti condotti da Totila
nel 546, dai Longobardi (da Lang - bart, uomini dalla lunga barba,
ndr) guidati da Astolfo nel 755, fu devastata ed arsa dalle
soldatesche germaniche del Barbarossa nel 1162. Questi aveva
conceduta la città in feudo al cardinale Ottaviano Orese dei
Monticelli conte di Tuscolo, ma essendosi gli abitanti opposti a tale
atto, lImperatore inviava su Terni il fiero arcivescovo di
Magonza, Cristiano, che quasi interamente la distrusse. Ancora: anche
Federico II disertò il territorio Ternano, atterrando, fra gli
altri, il Castello dellIsola che sorgeva nelle vicinanze della
città. E fama che alla difesa delle mura assediate
accorressero perfino le donne e i fanciulli, dando prove di
miracoloso valore, e che Federico, venuto a patti, in segno di pace
concedesse allora ai Ternani dinnestare alla insegna della
città laquila nera in campo doro della Casa Sveva.
Una copia dellaquila imperiale è ammirabile
nellatrio della Bibliomedioteca, dirimpetto al nostro "Tiro".
Seguitando ad andare per il rione "detto dei
Rigoni" e tornando allAngeloni, siamo al "Santo
Alò, già tempio di Cibele, con suoi leoni di
travertino. «E ora è commenda dei Cavalieri
Gerosolimitani, avendo ivi appreso santo Girolamo (che non
cè più, ndr), dove confrati laici senza vestir
sacco in buone opere simpiegano: e pocoltre è la
parrocchia di Santa Croce, nella quale il rione dei Fabbri ha suo
principio, succedendo egli nella destra parte della maggior strada,
che la Città divide, e di dove si fa passaggio da una piccola
piazza allaltra più grande, circondata da antiche e
moderne fabbriche, le cui basse parti sono ridotte ad uso degli
artefici contendendosi nel destro angolo un palazzo dedicato al
divino culto, ove sotto il titolo di Confraternita della Madonna in
San Nicandro, si congrega una schiera di primarii cittadini, che
senza luso dei sacchi, esercitando molte opere di pietà,
perocchè amministrandovi ricche rendite, ne maritano
fanciulle, ne sovvengono poveri vergognosi, e ne mantengono spedali
in servizio dei forestieri».
La confraternita di San Nicandro
La confraternita di San Nicandro, per la sua
ubicazione detta anche della Madonna di piazza, ce la presentano gli
inventari degli archivi del Monte di Pietà e, appunto, delle
antiche confraternite a Terni, pubblicati nel 1986. Eccola:
«Quaranta Confrati, tutti del ceto patrizio, componevano la
Venerabile e Nobile Confraternita di San Nicandro. Il Capitolo XVII
de suoi Statuti, riformati nel 1822 sopra le antichissime
costituzioni ospitaliere della città di Terni, stabilisce che
nel numero dei Confrati non possa essere ammesso che non avrà
lonore del Patriziato di Terni... Si avverte di andare alle due
processioni della domencia delle Palme e del Corpusdomini in abito
nero colla Spada (da ciò anche Confraternita degli Spadiferi,
ndr) come si pratica in altre città ragguardevoli». Per
insegna aveva una Madonna che copre con il manto un Papa, un Re, un
Cardinale (San Bonaventura) e devoti che portano le insegne della
Confraternita. A parte il fatto che, sempre per riscoprire il nostro
passato e pro turismo, sulle 20 confraternite laiche avute da Terni
torneremo con un servizio apposito, ecco, ancora dagli Inventari
Carit, alcune testimonianze sullimportanza e il peso di quella
di San Nicandro ai suoi tempi. Terni, 11 settembre 1291: «Andrea
Cittadoni, chierico e rettore della Chiesa di San Nicandro, col
consenso del Vescovo fra Tommaso, concede in enfiteusi a Giovanni
Andree Rinaldi Madij e Pietro Jannucci e priori della Fraternita
della Beata Vergine Maria, totum inclastrum et ortum della chiesa di
San Nicandro ad uso della Confraternita, per la somma di 15 libre di
denari cortonesi, da impiegare per il restauro della chiesa».
1309: «Andriyetus quondam Angeloni Agresti, facendo testamento,
lascia alla Confraternita della Beata Vergine Maria, alla quale il
testatore appartiene, uno staio di canapina nel vocabolo
Galleto». 1351: «Cicchollus Clarichti de Interapne, facendo
testamento elegge la sepoltura presso la Chiesa di San Francesco, e
tra le altre disposizioni lascia allOspedale di SantAngelo
«Porte Ricone» due letti per i poveri, alla fraternita di
Santa Maria layicorum de San Nicandulo 25 soldi cortonesi, ecc...
1366: Handreictus Cole dopni Andree e Angelus Francischitti, da
Terni, sindaci e procuratori della Confraternita della Beata Vergine,
quesolet congregati in ecclesia santi Nicandoli dee Interapne, come
da testamento di Tristano Jovanucci; fondano nel palazzo lasciato da
sopradetto Tristano dopo l a morte della moglie Gragnetta,
lospedale di Santa Maria per i poveri di Cristo, allestendo 4
letti. Eleggono come rettore dellospedale Fra Santoro
jovannicti, da Terni, del terzordine di San Francesco».
Mentre tutti conosciamo Via dellOspedale, rileviamo che ora il
Santa Maria attuale non è meno individuabile. |
|