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SAN VITO - Sarà una casualità, ma la polemica sul nuovo carcere da costruire a San Vito riporta di l'attenzione sulle implicazioni locali legate al Castello di Pordenone. L'editore sanvitese Ellerani lo scorso anno pubblicò il libro "Bartholomeo Liviano d'Alviano , unego sior de Pordenon", dell'autore umbro (con lungo passato nostrano) Sandro Bassetti. Un testo che ancora in queste settimane viene presentato in Umbria con cerimonie ufficiali e grossa attenzione di critica, mentre a Pordenone l'idea di una presentazione nella dimora d'Alviano - il Castello - resta un sogno. Anzi, il libro non è stato neppure presentato. E pensare che nel 1508 fu Bartolomeo Liviano a fondare quell'Accademia che richiamò in riva al Noncello i più famosi letterati e musici dell'epoca, con Pietro Edo, Vegenzio "Cimbriaco", Giacomo Zanella e molti altri. Un'accademia che sostituì nel pensiero filosofico lo studio di Padova. Non solo: alla corte del feudatario trovarono onori anche famiglie locali come Gregoris, Mantica, Ricchieri e condottieri come il sanvitese Montico. «Strana storia, quella dell'unico vero "signore" di Pordenone, con tanto di Bolla dogale - commentano gli Ellerani -. In vita venne trascurato dalla sua terra e fece fortuna a Pordenone; ora è Pordenone a dimenticarlo, mentre in Umbria viene rivalutato. E pensare che invece è un editore pordenonese ad aver creduto al suo valore storico. Spiace vedere così snobbato un personaggio che portò la cultura a Pordenone e fu il vero signore di quel Castello che ora si vuol recuperare proprio nel nome della cultura».
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