Palazzo Gregori-Canale-Morelli

Quando un vetusto palazzo torna a risplendere, la città torna a sorridere. E’ il caso del "Palazzo Grande del Rione Adultrini" di Terni, meglio conosciuto come Palazzo Gregori-Canale, oggi Morelli, al cui piano nobile ospita il circolo Drago. Fatto edificare tra il XVII e XVIIISalone del Palazzo Gregori-Canale-Morelli secolo dalla famiglia dei conti Gregori — scrive nelle sue ricerche sulla famiglia dei conti Gregori Maria Paola Morelli - passò in eredità, come dote della contessa Caterina Anna al marito conte Giovanni Maria Canale, discendente dei Chiaravalle di Todi, signori dei castelli di Canale e Lagoscello in quel di Amelia. Il palazzo divenne Morelli perché nel 1900 Mariano Morelli lo acquisì, salvandolo dal degrado in cui era finito per il lungo abbandono dopo la morte (21 novembre 1863) dello storico papignese Lodovico Silvestri e il disinteresse dei Fonzoli che gli erano subentrati. Possiamo andare alle origini della stirpe Chiaravalle—Canale, che a Rieti diventano Canali come l’avvocato Guglielmo Canali, Ternano d’adozione e ultimo proprietario degli imponenti e suggestivi ruderi del castello di Guardea antica.

Per dire delle origini dei Chiaravalle-Canali bisogna risalire al 773 quando Offredo, figlio di Ildebrando Duca di Spoleto, che era figlio di Liutprando, re dei Longobardi (lang-bart, uomini dalla lunga barba, traduceva Elia Rossi Passavanti nella sua Storia di Terni) mette su famiglia. Ma come al solito le notizie sui capostipiti delle antichissime casate non sono quasi mai univoche. E così vediamo che nel 961 tal conte Arnolfo, insediato in Acquasparta da Ottone I di Germania nella sua calata a Roma per ricevere dal Papa la corona di imperatore, avrebbe dato il via alla dinastia. Ma non finisce qui. Perché nell’anno 995 abbiamo un’altra versione sul capostipite dei Chiaravalle-Canale: sarebbe il conte Offredo, venuto in Italia al seguito di Ottone III di Sassonia, incoronato dal papa Re d’Italia il 24 dicembre 983, e imperatore del Sacro Romano Impero il 21 maggio del 996.

I Chiaravalle nel 1139 erano divenuti una delle più potenti famiglie umbre, e cacciano da Todi l’altra famiglia potente, i Trinci, che si ritirano a Foligno. I signori di "Lagus Scelereis", (Lagoscello) avevano per stemma un cane alato in campo rosso. Turbolenti signori. Nel 1285 Gualtiero, figlio di Alberto di Chiaravalle, e Domenico, suo cugino, sono scomunicati per aver bastonato il parroco di Sant’Angelo delle Fontanelle di Todi; mentre qualche anno prima altri chiaravallesi, sempre in Todi, avevano invaso un convento di suore, violentandole. E a Todi per loro era un andare, anzi fuggire, e tornare. Nel 1452 (27 aprile) Carlo Attilio Chiaravalle è capopriore di Terni. Nel 1470 governatore della città è Nicola Canale, come nel 1487 e nel 1491 lo furono Lorenzo e Attilio, e nel 1532 lo fu Giacomo. Dai Canale di Terni fu messa in valore una villa storica nei pressi della città in contrada Piedimonte. Era una villa citata per resti di altre epoche e per ricchezza di coltivazione, dove furono trovati segni della presenza e delle opere del console romano Auifidio, vissuto circa 150 anni prima dell’era cristiana. Vi sottostava — emerge dalla documentazione di Alessandra Martinelli — un uliveto talmente vasto da essere capace a quei tempi di produrre sino a mille rubbia, ossia circa duemila ettolitri, di olio. Con il 1500 facciamo la conoscenza di Altobello Chiaravalle di Canale. Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI, governatrice di Spoleto, voleva debellare i Ghibellini di Todi, ed in particolare i Chiaravalle. Per vincerli si congregano Paolo Orsini col figlio Fabio, Vitellozzo Vitelli, Giampaolo Baglioni, l’Abate di Alviano (che per noi dovrebbe essere Bartolomeo) e Ludovico degli Atti con molta fanteria spoletina ed i primi pezzi d’artiglieria avuti dai Francesi. Erano oltre quindicimila assedianti. Per quattro giorni continuò il bombardamento di Castel Canale. Dopo la rovina della rocca, Altobello, per un passaggio segreto sotterraneo, fuggì in Acquasparta, dove fu ospitato e nascosto da una sua amante. A Girolamo Canale fu mozzata la testa. Altobello tradito cadde in mano al nemico. Fu linciato dalla folla dei Todini. Come d’usanza, ne fu anche mangiata e venduta la carne. Si narra che ne morse il cuore una vecchia megera chiamata la “sparviera".

Agli inizi del 1700 comincia a mettersi in evidenza un giovane Canale di Terni di nome Saverio (nato a terni nel 1695, morto a Roma il 20 marzo 1773, sepolto a S. Marcello a 78 anni), il quale per i suoi alti meriti assurse al grado di cardinale (creato da papa Clemente XIII col titolo di Santa Maria della Scala il 26 settembre 1766 n.d.r.) e di Tesoriere Generale della Reverenda Camera Apostolica (1 dicembre 1766 n.d.r.). Il porporato promosse a Terni studio e cultura, facendo risorgere l’Accademia dei Costanti e dando impulso a scuole di musica, canto e teatro; per l’educazione delle fanciulle e per l’istruzione dei giovani, creò l’istituto delle maestre pie e ripristinò il liceo ginnasio; lasciò alla città una ricca biblioteca contenente libri, manoscritti, documenti di interesse privato e cittadino, biblioteca disgraziatamente smembrata e andata dispersa.

Ed ora saliamo al piano nobile del “Palazzo Grande del Rione Adultrini" guidati dalle ricerche storiche di Maria Paola Morelli e dalla cortesia dell’ingegner Giovanni Amati, presidente del “Circolo il Drago". E’ composto da un principesco salone realizzato a corpo unico fino al tetto, lungo trenta metri. E’ collegato ad altre sale, due delle quali decorate, una con la glorificazione dello stemma del cardinale Saverio Canale e l’altra con un’Aurora ancora ornata di stucchi. Inoltre nella volta di una delle sale fu raffigurata l’allegoria di Flora, simbolo del fiore delle scienze e delle arti che in quel luogo avrebbero avuto giusta dimora, opera probabilmente di Girolamo Troppa. Degno di nota e di interesse storico - prosegue la Morelli - è il ricordo del passaggio per Terni del pontefice Pio VI e di tutta la sua corte in occasione del viaggio a Vienna, dove andava in visita all’Imperatore Giuseppe II. Lo storico Gradassi Luzzi descrive così l’avvenimento: «Un eclatante ricevimento fu offerto il 28 febbraio 1782 al pontefice Pio VI (Braschi) dal conte Paolo Canale nella grandiosa e artistica galleria del suo palazzo». Che ospitò per un trentennio la regia scuola tecnica "Orazio Nucola“, e nel 1924 l’educandato femminile delle suore Orsoline.

Il 2 febbraio 1926, in occasione dell’anniversario della visita di Pio VI, fu inaugurata la galleria, completamente restaurata, e fu ricordato l’avvenimento con una targa marmorea. Il restauro fu opera di Aloisi di Roma, Blasi e Castellani di Terni che riprodussero a tempera lo stemma del cardinale Canale e le due allegorie della Fama. Il fantastico salone fu illuminato con tre enormi lampadari di Murano e impreziosito con appliques dell’epoca ancora oggi al loro posto. Questa parte dell’immenso palazzo, oltre alla galleria, comprende il mobilio del grazioso salotto stile Impero, la sala di lettura in stile fiorentino-umbro, il salone dei biliardi, ed è di proprietà della famiglia Morelli. Il Messaggero del 2 marzo 1926 descrive così l’avvenimento della rinascita del “Palazzo Grande del Rione Adultrini": «Con una dotta conferenza del prof. Don Gelindo Ceroni, regio ispettore onorario ai monumenti, è stata inaugurata la magnifica sala Morelli restaurata per nobilissima iniziativa dei proprietari signori Morelli e per opera del valente pittore Aloisi di Roma». Sempre nel 1926 il piano nobile divenne la sede dell’Automobil Club d’Italia per opera di Felice Bosco. Nel febbraio del 1938 fu offerta, presso il palazzo, dall’allora prefetto Varano, una colazione in onore del principe dello Yemen in visita a Terni.

Stemma del Cardinale Saverio Canale

Araldica del Cardinale Saverio Canale. Nell'insegna cardinalizia sono rappresentati tutti i valori di Saverio. La croce patente simbolo della Fede, le aquile bicipiti, segno di comando e d'illuminismo ed insegna della famiglia di papa Clemente XIII, suo benefattore; lo scudo del cuore, quello centrale, con il cane alato a ricordo dei suoi antenati (i Chiaravalle). Inquartato alla croce patente di rosso: d'azzurro all'aquila bicipite d'oro sui quattro quarti; d'argento (a volte di rosso) al cane alato d'oro rivolto.

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Insegna di Papa Clemente XIII

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