martedì 25 luglio 2000

venerdì 26 maggio 1995

Su Bartolomeo d’Alviano anche un libro Scritto dal ternano Alessandro Bassetti narra la vita del capitano di ventura a Pordenone

Per Contrade e Castelli

P. S.

Enio Navonni

ALVIANO — Bartolomeo d’Alviano ha un nuovo libro a lui dedicato. L’ha scritto un ingegnere ternano appassionato di storia, Alessandro Bassetti, che da tempo vive a Pordenone, città dove Bartolomeo fu “Unego sior”, ovvero feudatario-principe, agli inizi del 1500. La comunanza di itinerari di vita ha spinto Bassetti a raccogliere tantissime informazioni su Bartolomeo d’Alviano, e a racchiuderle in un libro. Il titolo è “Bartholomeo Liviano d’Alviano. Unego sior de Pordenon” e ha un sottotitolo “Historia de lo governador zeneral di la zente d’arme de la Serenissima nostra Veneta Repubblica”. Il libro è stato edito da Ellerani Editore di San Vito al Tagliamento, Pordenone, e può essere richiesto al numero 0434-875400. Nel libro su Bartolomeo, oltre a fatti storici e a vicissitudini di quel tempo, ci sono anche degli aneddoti di tipo culinario e gastronomico, che legano l’Umbria a Pordenone. Il primo sono gli “stringoli al radicchio rosso trevisano”, piatto tipico di quell’area. L’origine degli stringoli come pasta fresca è sicuramente umbra, mentre i condimenti sono locali. Peraltro i colori questi condimenti riassumerebbero il bianco e il rosso, che sono quelli del blasone della famiglia Alviano. Poi c’è il vino ad accomunare Alviano con Pordenone. bartolomeo, si legge nel libro, chiedeva al suo cancelliere “due botti de vin del suo de Pordenon, perché è fama a Venezia non esservi boni vini”.

TERNI — Mettere insieme un sindaco a far veleggiare il “suo” comune verso approdi turistici significativi, un giornalista famoso che periodicamente vi risiede, un quotatissimo ingegnere Eni: può venirne fuori “Un ponte, un fiume, un castello”.

Il libro sul castelviscardese Monte Rubiaglio, un tempo “Monte dei Monaldeschi”.

Enrico patrizi, col voto del 23 aprile ha dovuto cedere lo scettro di primo cittadino di Castel Viscardo a Marcello Tomassini. Ma il merito di aver “tirato” per la pubblicazione di quella che sarà la nostra bussola per dire di Monte Rubiaglio gli rimane tutto. A Tomassini gli auguri di buon lavoro, sperando che potrà farci avere altre notizie su questo splendido lembo di Umbria. Le divulgheremo.

Gli altri due personaggi? Jader Jacobelli e Sandro Bassetti, ternano, laureato in ingegneria chimica. Però il famoso giornalista non scrive ma legge, e sprona l’ingegnere a pubblicare le ricerche su Monte Rubiaglio, fatte “per sé, per diletto”.

Bassetti batteva la zona del Paglia per lavoro ma anche alla ricerca di un posto a “misura d’uomo”, dove posarsi un giorno in pensione. Come fu, come non fu, il luogo è di quelli che incantano, il castello era tornato abitabile: “decisi così di acquistare pressoché l’intero piano nobile”. Compreso il fantasma di Giovanni Rinaldo II Monaldeschi della Cervara, che vi “abita” dal 6 novembre 1657, da quando fu vittima, in Francia, della regina di Svezia che ne era stata l’amante.

Almeno così si tramanda. Non c’è dubbio, Sandro Bassetti colma una lacuna secolare: la mancanza di notizie storiche documentate su eventi “minori”, che minori non furono. Monaldo Monaldeschi della Cervara, Canonico di san Pietro in Roma nel 1584 scriveva: “Nelle parti del Patrimonio e d’Orvieto, che sono compresi nell’antica Hetruria, succedevano cose degne di memoria; ma perché non vi sono stati historici, i cui scritti siano in luce, poca notitia se ne puote havere: benché nelle croniche, et altre scritture d’Orvieto, e d’altri luoghi convicini se ne trova notate molte cose ma per non esser in stampa, et alcuni autori incerti, e senza nome, non si puote di quelli far continua e chiara narratione”.

Per Monte Rubiaglio non è più così.

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