La Regina delle Nevi
Gerda e
Hans, due allegri scolari, erano vicini di casa e grandi amici. I loro
terrazzini confinavano e così i due ragazzi si vedevano ad ogni ora del giorno.
Una domenica, Hans, mentre stava parlando con la piccola amica, sentì un
bruscolo entrargli in un occhio.
Cercò di liberarsene, ma non vi riuscì e rimase di pessimo umore.
- Che hai Hans? - gli chiese Gerda. - Che ti succede?
- Proprio nulla che ti interessi - rispose sgarbatamente il ragazzo e Gerda si
meravigliò e si addolorò nel sentirlo parlare così duramente.
Era successa una cosa orribile.
Il diavolo, tanto tempo prima, aveva creato uno specchio magico che rendeva
cattivi tutti coloro che vi si specchiavano.
Uno giorno lo specchio andò in mille frantumi che il vento portò con sé.
Proprio uno di quei frantumi era entrato nell'occhio di Hans e di qui era sceso
nel suo cuore che diventò duro e freddo come la pietra.
Da allora il ragazzo non fu più lo stesso né a casa né a scuola: diventò
cattivo, scontroso, maleducato e volgare. Fu la disperazione di Gerda.
L'inverno giunse presto quell'anno e tutto il paese era ricoperto di neve.
Un mattino, mentre si recava a scuola con la sua slitta, Hans vide affiancarsi
alla sua, una slitta grande ed elegante tirata da due candidi cavalli.
- Come mi piacerebbe farmi trascinare a scuola! - pensò.
Come per incanto la grande slitta diminuì l'andatura e Hans riuscì ad
attaccarvi la sua.
I cavalli ripresero allora a trottare a gran velocità: era divertente correre
così di carriera. Ma ad una tratto la slitta lasciò la città e corse
velocissima per le vie della campagna.
- Lasciatemi, lasciatemi! - gridò allora piangendo Hans ma non fu ascoltato.
A sera la slitta si arrestò, ne scese una bellissima signora, tutta bianca.
Egli la riconobbe: era la Regina delle Nevi.
La signora lo baciò sulla fronte ed egli cadde addormentato con un gran gelo in
cuore.
La dama bianca lo trasportò sulla sua carrozza e partì per il suo regno.
Quando Gerda, dopo molti giorni, si rese conto che Hans non sarebbe ritornato,
decise di andare alla sua ricerca.
Se ne partì di nascosto da casa e camminò a lungo finché giunse ad un fiume.
Qui vide una barchetta: vi balzò sopra.
Si lasciò trascinare dalla corrente per chilometri e chilometri, quando fu
stremata dalla fame e dalla stanchezza Gerda vide sulla riva del fiume una
casetta, vi si fermò chiedendo ospitalità per una notte.
Fu accolta dalla gentile vecchietta che vi abitava.
L'anziana signora era una maga che da anni viveva sola, la compagnia di Gerda le
piaceva e per impedirle di andarsene usò su di lei un pettine fatato che faceva
perdere la memoria. Ogni mattina appena alzata la pettinava e Gerda perdeva il
ricordo del suo viaggio e del perché si trovasse lì.
Un giorno la vecchietta si dimenticò di ripetere il suo rito e la bambina
riprendendo coscienza di sè, fuggì di nascosto.
Dopo aver corso e camminato tanto, stanca si fermò a riposare ai piedi di un
albero.
Era disperata e mentre rifletteva su cosa avrebbe potuto fare per trovare il suo
amico, sentì sopra la sua testa due corvi parlare tra loro di un certo Hans,
venuto da lontano e di umili origini che stava per sposare la principessa del
luogo.
Gerda corse a palazzo, vi si intrufolò di nascosto, ma arrivata nella stanza
reale conobbe i futuri sposi e si rese conto che il ragazzo di cui aveva sentito
parlare dai corvi non era il suo Hans.
I due ragazzi impietositi dalla storia della bambina, decisero di aiutarla e le
regalarono una carrozza e dei cavalli.
Gerda riprese il suo viaggio, purtroppo le brutte sorprese in agguato per lei
non erano finite, passando di notte in un bosco, fu aggredita da un gruppo di
zingari, non aveva soldi con sé e il capo di questi disse di ucciderla.
Sua figlia, però, non ne volle sapere:
- Tu non la ucciderai, la voglio per me!. -
Così la povera Gerda divenne la schiava della piccola ladra. Ma la piccola
ladra a poco a poco cominciò a volerle bene e volle sapere la sua storia.
- Tu vuoi ritrovare Hans? Ti aiuterò! Piccioni, piccioni miei, venite! - gridò.
Ed ecco uno stormo di piccioni giungere accanto a lei.
- Avete visto un bimbo con paltoncino azzurro che si chiama Hans?
- L'ha rapito la Regina delle Nevi.
- E come potrò giungere fino a lui? - Pianse Gerda disperata.
La sua piccola amica la prese per mano, l'accompagnò vicino ad una grossa renna
e disse alla bestia:
- Accompagna Gerda dalla Regina delle Nevi e poi sarai libera!
Gerda abbracciò l'amica salì sulla groppa della renna che partì velocemente
verso il paese dei ghiacci.
Dopo aver galoppato a lungo attraverso una terra desolata e gelida, la renna si
fermò: - Guarda, là c'è il palazzo della Regina delle Nevi. Va' ora, ti
aspetterò per riportarti indietro.
Non appena Gerda fu scesa dalla groppa della renna fu assalita da una miriade di
fiocchi di neve che volevano impedirle di avanzare.
A stento, invocando Dio, riuscì a giungere al castello.
Nel palazzo il freddo era tale che la bimba non poteva quasi muoversi.
Vide ad un tratto, in una delle immense sale, Hans seduto sopra un piccolo
trono.
- Hans! - gridò - Sono io Gerda!
L'altro non la guardò nemmeno e Gerda piangendo l'abbracciò e le sue lacrime
scesero nel cuore di pietra dell'amico e sciolsero il frammento dello specchio
diabolico.
Allora Hans si scosse, la riconobbe, la prese per mano:
- Fuggiamo! - disse.
Giunsero trafelati accanto alla renna, le salirono in groppa e, con le mani
unite, felici, ripresero la via del ritorno.
- Oh, cara Gerda, se non ci fossi stata tu, che ne sarebbe stato di me? Mi hai
ridato la vita!