FONTE:
MISNA
AFRICA 6/7/2004 2:07 |
VERTICE
UNIONE AFRICANA:
GESTIONE
CONFLITTI E FINANZIAMENTI, OSTACOLI A SVILUPPO
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Politics/Economy, Standard |
I
conflitti africani e il grande ostacolo che rappresentano per lo
sviluppo dell’Africa saranno i temi centrali del vertice annuale
dell'Unione Africana (Ua) che si apre oggi ad Addis Abeba (Etiopia)
e che chiuderà i lavori l'8 luglio prossimo. Oltre ai numerosi capo
di Stato e di governo provenienti da quasi tutti i 53 Paesi membri,
all'apertura del summit sarà presente anche il segretario generale
dell'Onu, Kofi Annan, che da ieri si trova nella capitale etiope
dove ha lanciato la proposta di una "rivoluzione verde"
per risollevare il continente cominciando dalla lotta per
l'alimentazione. Tra le defezioni di rilievo, spiccano quella del
presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, e
del suo omologo togolese, Gnassinbé Eyadema. Nella stessa occasione
il presidente della Commissione dell'Unione Africana, Alpha Oumar
Konaré, ha preannunciato le posizioni che oggi verranno riproposte
durante il vertice e che sono condivise da molti capi di Stato
africani: non è possibile parlare di sviluppo e di progresso
africano se prima non si risolveranno definitivamente i conflitti
che sconvolgono il continente minando possibilità economiche,
culturali e sociali di numerosi Paesi. Per questo al centro
dell'incontro di questi giorni ci saranno le proposte di creazione
di una forza militare di intervento rapido tutta africana in grado
di intervenire qualora se ne presentasse la necessità;
un'istituzione che insieme al Consiglio per la pace e la sicurezza
creato lo scorso maggio (studiato sulla falsariga del Consiglio di
sicurezza dell'Onu) dovrebbe fornire uno strumento sufficientemente
adatto e versatile per intervenire politicamente e fisicamente
bloccando sul nascere i conflitti del continente. Si tratta di piani
di grande valore politico, ma che si scontrano con alcune
problematiche che emergono sugli aspetti 'pratici' ancora da
definire. Il primo ostacolo è sicuramente il reperimento dei fondi
necessari a finanziare la forza di intervento rapido e le eventuali
missioni di pace. Se alcune istituzioni internazionali (Unione
Europea in testa) hanno già garantito stanziamenti economici di
livello, in seno all'Ua c'è chi si interroga su quali governi del
continente saranno disposti a destinare fondi delle spesso già
disastrate casse statali per la costituzione di una brigata africana
e quanto saranno disposti a versare. Ma tutta da chiarire resta
anche l'indifferenza mostrata da alcuni Paesi africani sia sul
Consiglio per la pace e la sicurezza sia sulla forza di
interposizione continentale. L'Ua nasce dalle ceneri della vecchia
Organizzazione per l'unità africana (Oua) che aveva fatto della non
interferenza nelle questioni interne dei vari Paesi del continente
uno dei cardini della sua politica. Dal momento che la quasi totalità
delle guerre che si combattono in Africa sono interne (anche se
spesso gli attori locali sono mossi o strumentalizzati da attori
esterni e interessi internazionali) intervenire nei conflitti vuol
dire interferire con le politiche di singoli governi o di alcune
oligarchie di potere. Nel dichiarare guerra ai conflitti del
continente, l'Ua ha quindi deciso di rompere con la linea politica
dell'Oua, partendo dall'assunto che i conflitti africani non solo
minacciano in maniera diretta o indiretta intere regioni, ma causano
ricadute negative sull'immagine dell'intero continente, allontanando
investitori stranieri e dando alla comunità internazionale
l'immagine di un' Africa perennemente instabile. "L'insicurezza
impedisce la produzione e la mancanza di produzione alimenta
l'insicurezza. Finché dureranno le guerre e i conflitti con il loro
macabro corteo di violenze, saccheggi e rifugiati, l'Africa non potrà
mai affrontare le sfide della produzione" ha detto ieri il
presidente della Commissione africana ed ex capo di Stato del Mali,
Alpha Oumar Konaré. Per stessa ammissione di Konaré, il continente
africano è il primo responsabile dei propri fallimenti, dei calcoli
sbagliati e del mal governo che ha condotto alle guerre, "ma
l'Africa è spesso aiutata in maniera insufficiente, troppo spesso
mal consigliata e vittima di una concorrenza sleale e di sovente
costretta a negoziare trattati economici con un coltello puntato
alla gola. Finora raramente il continente ha potuto scegliere le sue
politiche, costretto com'è stato a subire la dittatura del corto
termine". "Un'altra Africa è possibile - ha concluso
Konaré - un'Africa più solidale, più laboriosa e più giusta.
Quest'Africa non può più attendere".
[MZ]
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dal sito www.misna.org
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