Vangeli e Corano dicono no alla guerra e al terrorismo di MONI OVADIA Kamikaze e bombe nelle sinagoghe ad Istanbul. Il liceo israelita di Parigi incendiato nottetempo. E morti, ancora morti. Guerra di religione? Se lo chiedono in molti, in troppi. Ma io dico no. Pensarlo è sciocco, demenziale. In nessuno dei grandi pensieri sapienziali, se li si studia a fondo, la guerra di religione è ammessa, o anche solo adombrata. Il Corano considera meritevoli di amore e degni di rispetto i popoli del Libro, l'ebreo e il cristiano. Dice un versetto (ho chiesto consulenza a Gabriele Mandel Khan, vicario generale di una importante confraternita Sufi): «Se Allah avesse voluto fare di voi una sola umma (comunità di fede, n.d.r. ) lo avrebbe fatto. A ciascuno di voi ha dato una regola e una via: gareggiate nelle opere di bene, un giorno tornerete ad Allah e lui vi spiegherà la ragione del vostro essere variegati. Non è la volontà del Divino di creare una sola fede». I profeti delle altre religioni sono anche profeti dell'Isiam. Gesù è definito e considerato «sigillo di santità». Recita il versetto numero 136 della seconda Sura: «Dite crediamo in Dio, in ciò che ci ha rivelato e in ciò che ha rivelato ad Abramo, a Israele, a Isacco, a Giacobbe, alle Tribù, e in quel che è stato dato a Mosè e a Gesù, e in quel che è stato dato ai profeti del Signore: non facciamo alcuna differenza fra di loro». E ancora, nel versetto numero 46 della ventinovesima Sura: «E non disputate con le genti del Libro se non nel modo più cortese... e dite crediamo in ciò che è stato fatto scendere a noi e in ciò che è stato fatto scendere a voi; il nostro (Dio) e il vostro (Dio) sono uno... Certo quelli che credono, gli Ebrei, i Sabei, i Cristiani, chiunque crede in Dio, nel Giorno ultimo, e compie opere buone, nessun timore su di loro, e non verranno afflitti...». Il Corano e l'Islam non ammettono per nessun motivo ne l'intolleranza, ne gli integralismi. Diversamente si comportano gli islamisti politici, forsennati e furiosi, i responsabili di fanatismo e violenza, i soli colpevoli di tanta perversione. Ma non dimentichiamo che sia la Torah, sia i Vangeli, sia il Corano, vale a dire i tre grandi Pensieri monoteisti, sottolineano come l'Uomo nasca libero e responsabile e come a lui, all'esercizio del suo libero arbitrio, vada imputata ogni responsabilità. Della guerra, non responsabilizziamo il Divino dei monoteismi. Guai a cadere in questa trappola. Ecco perché l'idea di una guerra di religione è una banalità. I Pensieri non cozzano l'uno contro l'altro, bensì sono a disposizione degli uomini, che spesso li strumentalizzano per i fini che liberamente scelgono di perseguire. Gli uomini, non i Pensieri, fanno le differenze, e usano i concetti in maniera vile e pervertita, causando immani disastri. Non guerra di religione, no, ma odio di uomini contro altri uomini. Odio come scorciatoia. E parole come pallottole. Attenti, ad usare le parole. Non si dica «guerra degli Ebrei» per parlare della guerra di Bush: potrebbe originarsi l'anticamera di un altro inferno. Pensiamo bene prima di generalizzare: se Islam vuoi dire "via della Pace" e una delle traduzioni di musulmano è "il pacifico", esiste gente che usa questi termini per uccidere. Se è vero che San Francesco è cristiano, lo fu anche Torquemada. E sono ebrei, ad esempio, certi guerrafondai, ma anche le cinque punte di diamante dei no-global statunitensi, e Susan Sontag, e Naomi Klein, e Noam Chomsky... Evitiamo le semplificazioni. Non parliamo di guerra di religione. L'unica guerra sensata è quella alla fame, alla sopraffazione, allo sfruttamento, all'abbandono. testo integrale tratto da "Il Messaggero" - 16 Novembre 2003 |