FONTE:
MISNA
PALESTINIAN 5/11/2004 4:43 |
L’ULTIMO
SALUTO AD ARAFAT ?
di
Pietro Mariano Benni
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Peace/Justice, Standard |
Nelle
moschee dei Territori Palestinesi, a Gaza come in Cisgiordania,
stanotte si è pregato per Yasser Arafat. A Clamart, sobborgo di
Parigi, davanti all’ospedale militare Percy, presidiato e
transennato dalla polizia, tra uno sventolio di bandiere
palestinesi, dozzine di cronisti di tutto il mondo, forse anche 200,
hanno trascorso la notte in attesa della ‘storica notizia’. Il
presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese è ricoverato a
Clamart da venerdì scorso, dopo esservi stato trasportato
d’urgenza dal suo diroccato quartier generale in Cisgiordania, a
pochi chilometri da Gerusalemme. Israele, che da quasi tre anni non
gli permetteva di lasciare Ramallah, aveva alfine concesso la sua
autorizzazione e garantito l’eventuale rientro. I giornalisti,
davanti e dentro l’ospedale Percy, attaccati ai loro cellulari che
non hanno mai smesso di squillare, sono restati in attesa. Ma almeno
per altri, tra i quali il presidente degli Stati Uniti che da ore
aveva chiesto a Dio di benedirne l’anima, Arafat era morto già
ieri. Bush, appena riconfermato sul suo scranno in cima al pianeta,
sapeva cose che i poveri cronisti e i comuni mortali non sanno? O
aveva fatto solo una gaffe degna del suo livello? Per molti, che non
riescono a immaginare il mondo senza di lui, Arafat non sarebbe
neppure in coma profondo, quarto livello dicono i medici, o comunque
potrebbe ancora uscirne indenne. C’è chi ha parlato di ‘morte
cerebrale’ ma non di ‘morte clinica’; e secondo altre
informazioni, Arafat ‘sopravvivrebbe’ – e potrebbe restare così
ancora per giorni e giorni – solo grazie alle apparecchiature
sanitarie a cui è collegato. I medici che lo assistono sono stati
ieri tutt’altro che ottimisti, ma il dottor Christian Estripeau,
in una conferenza stampa richiesta da Suha, la moglie del paziente,
ieri sera, ultima comunicazione ufficiale dell'ospedale, ha
semplicemente detto: “La situazione si è complicata, ma il signor
Arafat non è morto”. Lo scrivono stanotte nelle loro ultime
notizie on-line le fonti più diverse, dall’israeliana
‘Haaretz’ all’araba ‘Al-Jazira”, dalla britannica 'Reuters'
alla nuova e sconosciuta 'Lcn', emittente televisiva del Quebec che,
come altre reti planetarie, diffonde notizie 24 ore su 24 e le
aggiorna di continuo per quel territorio francofono vicino al Polo
Nord. “Tecnicamente non è morto” avrebbe anche detto
all’agenzia di stampa francese Afp una fonte medica attendibile ma
anonima. Questa folle ridda di notizie contrastanti - già
sviluppatasi una volta, quando l’ammalato era ancora a Ramallah e
fonti israeliane lo avevano subito dato per morto o moribondo - è
ricominciata mercoledì sera a Parigi. E si è intensificato il
mulinello di voci, spesso impietose, su tutto: soprattutto sulla sua
successione politica - una spartizione di poteri o la ricerca di un
equilibrio? - e ancor più sulla sua sepoltura. Perfino, come ha
appena accennato Al Jazira, sul suo possibile avvelenamento: da
farmaci?…. Voci sibilanti che in molti casi non riescono a
sottrarsi al sospetto di essere pura speculazione politica,
trattativa dura e pragmatica dietro porte chiuse, in sedi diverse e
lontane tra loro. Ne farebbe parte anche l’interrogativo sul luogo
in cui il paziente dovrebbe, a tempo debito, essere sepolto. Arafat
sarebbe proprietario di 13 metri quadrati di terra a Gerusalemme ma
Israele, a quanto pare, non ne permetterebbe mai l’inumazione in
una città che è e rimane simbolo preteso da uno Stato esistente e
capitale sperata di un altro che cerca di esistere. Si pensa allora
a Gaza, al cimitero di Khan Yunis, dove riposa il padre di Arafat.
In un mondo che a volte, e non solo in circostanze come queste,
sembra non voler più distinguere chiaramente nemmeno tra la morte e
la vita, anche il luogo in cui alfine troverà pace Abu Ammar,
l’altro nome di Arafat, non è più una questione di “pìetas”
ma solo di politica, di potere, di “business”. (Pietro
Mariano Benni)
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dal sito www.misna.org |