FONTE: MISNA
IRAQ 7/5/2004 2:17 |
OFFENSIVA
USA A NAJAF E KERBALA, TORTURE:
BUSH
CONFERMA FIDUCIA A RUMSFELD
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General, Standard |
È
stata, quella di ieri, una giornata di guerra in tutto l’Iraq e,
in particolare, nelle città sante sciite di Kerbala e Najaf (quest’ultima,
è considerata dai musulmani meno importante solo della Mecca e di
Medina). Il lungo e sanguinoso 6 maggio si è aperto con
l’esplosione di un’autobomba carica di Tnt (600 chilogrammi) non
lontano dal quartier generale statunitense a Baghdad; nella
deflagrazione del mezzo, lanciato ad alta velocità, sarebbero morte
almeno sei persone, tra le quali un soldato statunitense, mentre
altri tre sarebbero rimasti forse feriti. Alcune ore più tardi, il
gruppo Jama'at al Tawhid e Jihad, secondo gli Usa guidato da Abu
Musab al Zarqawi, uno dei principali esponenti di al Qaeda, ha
rivendicato l’attentato suicida. Poco dopo, due bombe hanno
distrutto (ferendo una sola persona) a Baaquba, città a maggioranza
sunnita dell’Iraq centrale, la sede dell’Unione patriottica del
Kurdistan (Upk) il cui leader, Jalal Talabani, fa parte del
Consiglio provvisorio iracheno, sostenuto dagli Stati Uniti. Quasi
contemporaneamente, nel sud del Paese, a Nassiriya, i carabinieri
italiani dell’Unità specializzata multinazionale subivano il
primo dei due attacchi della giornata, al termine dei quali il
bilancio sarà di un ferito lieve (dopo il secondo attacco) tra i
soldati inviati da Roma, che nelle ultime due settimane hanno subito
almeno un assalto al giorno. Intanto, mentre la televisione araba
‘Al Arabiya’ mandava in onda le immagini che ritraevano un
presunto ostaggio statunitense caduto nelle mani della resistenza,
tra Baghdad, Najaf e Kerbala si sono verificati gli eventi che più
profondamente hanno segnato la giornata di guerra, e forse anche una
parte degli avvenimenti dei prossimi giorni. Nella capitale,
infatti, a metà pomeriggio l’amministratore civile statunitense
Paul Bremer ha presentato alla stampa il nuovo amministratore di
Najaf, Adnan al Sharifi, chiedendo con forza il disarmo del leader
radicale sciita Moqtada al Sadr. Chi si chiedeva come Sharifi,
presentato come “l’uomo adatto” per “un’amministrazione
irachena forte”, avrebbe fatto a insediarsi a Najaf, completamente
nelle mani delle milizie armate di al Sadr, ha avuto la risposta
pochi minuti dopo, quando nelle vicinanze della città sacra hanno
cominciato a sentirsi le prime esplosioni e si sono alzate le prime
colonne di fumo. Alla fine della giornata di combattimenti, le forze
statunitensi hanno annunciato di aver ucciso 41 combattenti
iracheni, ma forse solo oggi, sempre e solo da fonte Usa, sarà
possibile avere un aggiornamento sull’esito degli scontri.
Nell’operazione, le forze americane hanno completamente circondato
la città di Najaf, ottenendo il controllo di tutte le vie di
comunicazione, e soprattutto della strada lunga circa 200 chilometri
che collega la città con l’altra località sacra agli sciiti,
Kerbala. Qui, dal primo pomeriggio i tank Usa sono penetrati fin nel
cuore della città, concentrando la loro opera di distruzione
soprattutto sugli edifici occupati dagli uomini di al Sadr; fino a
tarda serata non si sono avuto notizie di vittime. La giornata ha
riservato, però, combattimenti anche in altre località: a Kufa,
nel centro del Paese, sempre secondo fonte statunitense riportate
dalla ‘Cnn’ sarebbero stati uccisi una ventina di guerriglieri
di al Sadr; a Bassora, nell’estremo sud, invece, quattro colpi di
mortaio sono stati sparati contro l'aeroporto, dove si trova il
quartier generale delle forze britanniche: non ci sono state
vittime. Sul fronte interno statunitense, il presidente George W.
Bush ha affrontato oggi una nuova, dura giornata di polemiche in
riferimento alla spinosa questione delle torture inferte ai
prigionieri iracheni da parte dei soldati Usa nel carcere di Abu
Ghraib. Il capo di Stato, incontrando il re di Giordania Abdallah ha
ripetuto – come aveva fatto il giorno prima intervistato da una
televisione araba – di essere dispiaciuto e rammaricato per le
umiliazioni e le violenze inferte agli iracheni, ma ha poi
confermato la sua fiducia al segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld,
che “resterà nel mio governo” ha detto Bush, nonostante parti
sempre più ampi del Paese e dell’opposizione ne chiedano la
testa. A proposito delle torture, c’è da sottolineare che,
secondo il quotidiano statunitense ‘Washington Post’, oltre a
quelle mostrate dalla trasmissione della ‘Cbs’ ‘60 Minutes
II’, che hanno provocato lo scandalo che ha fatto inorridire
l’America e il mondo, ce ne sarebbero in circolazione un altro
migliaio, alcune delle quali ritrarrebbero i militari Usa in scene
raccapriccianti (altre, invece, sarebbero del tutto innocenti).
Questa questione, oltre che condizionare la permanenza in Iraq dei
soldati statunitensi e di quelli degli altri Paesi appartenenti alla
coalizione internazionale, rischia di avere un peso non indifferente
anche nella campagna elettorale per le presidenziali Usa, che avrà
a luglio e agosto, con le convention prima del Partito democratico,
poi di quello repubblicano, due momenti importantissimi, prima
dell’appuntamento elettorale di novembre. Sulla spinosa questione
delle torture ha parlato, oggi, anche il cardinale Roberto Tucci
che, rispondendo alle domande del canale in Fm di ‘Radio
Vaticana’, ha dichiarato che “si tratta di crimini, di veri
crimini, perché anche in guerra ci sono leggi da rispettare”.[LL]
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dal sito www.misna.org
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