"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
LA TERZA ETÀ ALLO SPECCHIO di Marzio Bartolini Anziani ottimisti ma preoccupati per l’economia Indagine Censis sugli ultrasessantenni: prevale la serenità anche se resta paura per le malattie e il reddito dei propri cari. Niente più bastone e panchina ai giardinetti: gli italiani, anche alla soglia degli 80 anni. non si considerano affatto vecchi. Anzi, nella maggior parte dei casi si sentono in buona salute e ottimisti. Con l’unico limite delle preoccupazioni legate alla salute, in primo luogo, e poi al futuro economico e pensionistico anche dei propri cari. A smentire i tradizionali stereotipi legati alla terza età è un inedito identikit sul pianeta anziani tracciato dal Censis (su incarico della Pfizer) che ieri ha presentato a Roma una approfondita ricerca sugli over 60 d’Italia. Che, a sorpresa, rifiutano seccamente l’etichetta di vecchietti: la grande maggioranza (il 75,4%) dichiara, infatti, di non sentirsi anziano anche quando si supera la soglia dei 75 anni (68,7%) e addirittura degli ottanta (47,7%). La vecchiaia arriva, invece, solo con la malattia (34,8%) o peggio con la perdita dell’autosufficienza (27,5 per cento). Non solo: gli anziani, oltre a sentirsi bene, nella maggior parte dei casi (ben il 68.8% del campione) si considera anche felice. Certo le preoccupazioni non mancano: a partire dalla salute e dal futuro dei propri cari, e soprattutto dai timori economici. Se è vero, infatti, che la grande maggioranza degli intervistati possiede la casa nella quale abita (84,3%), è però molto alta anche la percentuale di chi dichiara di aver osservato nell’ultimo anno una riduzione dei risparmi (67,11%), mentre il 25,9% parla, invece, d una riduzione del reddito. Sul fronte salute, gli over 60 italiani risultano nel complesso in condizioni abbastanza buone: quasi tre quanti del campione dichiara di gode re di «ottima» o «buona» salute, mentre il 23,9% ha definito «mediocre» il proprio stato e il 3,8% «pessimo». Circa la metà si sottopone ad accerta menti diagnostici in assenza di sintomi con regolarità, poco meno di un terzo ha dichiarato di sottoporsi regolarmente a visite mediche preventive e il 23,5% lo fa sporadicamente, mentre la maggioranza assoluta de gli intervistati — circa i tre quarti — non utilizza mai farmaci e integratori a scopo preventivo. Nel complesso la maggioranza (43,7%) effettua visi te e controlli medici almeno una volta l’anno, ma è consistente (27,7%) la quota di chi dichiara controlli più frequenti, ogni due tre mesi circa. Nel caso di un problema di salute serio si conferma, infine, il ruolo assolutamente centrale dell’ ospedale, pubblico o convenzionato (al quale si è rivolto il 65,7% degli intervistati), così come è di primaria importanza la funzione del medico di famiglia, cui si è affidato il 40% circa del campione per farsi curare. Cure, queste, che incassano anche l’apprezzamento della maggior par te degli intervistati (circa l’85%), ma con un grossa riserva: troppe le attese e le code in corsia e negli ambulatori, a conferma che i tempi troppo lunghi per le prestazioni so no il vero tallone d’Achille della Sanità italiana. Insomma, tutto bene per la terza età? Non sempre: «C’è chi è tagliato fuori dalle opportunità ha spiegato Concetta Vaccaro, responsabile del settore We]fare del Censis, che ha diretto la ricerca — sostanzialmente perché è malato o non dispone di servizi adeguati sul territorio e ne soffre». TABELLA IL
NEMICO E’ LA SOLITUDINE Gli eventi
di vita che fanno sentire una persona anziana,
per sesso (valori in %)
Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte. La ricerca “invecchiare in salute’ è stata realizzata dal Censis, grazie al contributo di Pfizer Italia nel corso di un anno di indagini approfondite, suddivise in due fasi: una di analisi regionale, che ha riguardato 5 Regioni, e una nazionale svolta su un campione dii .500 over 60 Fonte: indagine Censis, 2004. Testo
integrale tratto da “Il
Sole 24 ore” 23
settembre 2005
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